Come dovrebbero le università porsi nei confronti del tasso di abbandono? Aver frequentato un istituto universitario, senza ottenere però il diploma di laurea, è comunque utile per l'individuo una volta nel mercato del lavoro? Quanto è importante per ottenere la laurea in tempo? Alla luce di quanto discusso precedentemente, le differenti teorie economiche suggeriscono un diverso approccio nel valutare i comportamenti e le performances degli studenti quali ad esempio l‟abbandono degli studi e il tempo necessario per il conseguimento della laurea.
Se si considera l‟istruzione come un mezzo per segnalare le proprie abilità al mondo del lavoro, allora più velocemente si completa il percorso di studi (più velocemente si ottiene il diploma di laurea), più forte è il segnale che si può dare al mercato del lavoro (vale a dire maggiori abilità da segnalare) e maggiore è la possibilità di ottenere un lavoro migliore e ben pagato. Inoltre, d'altra parte, il tempo in più che si perde per completare un corso di studi (ad esempio gli anni in più spesi all'università), senza il conseguimento del titolo, non dovrebbe avere effetti positivi sui profitti o potrebbe avere anche effetti negativi a causa del cattivo segnale dato al mondo del lavoro. L'idea è che in questo modo gli individui daranno un segnale negativo al mercato del lavoro, ed in
55Anche se l‟autore ha sottolineato che questo risultato dovrebbe essere considerato prendendo in considerazione che i laureati entrano nel mercato del lavoro attraverso uno stage, che in genere è legato al campo di studio, ma non sempre è ben pagato. Quindi una volta che hanno terminato i tirocinio, il laureati potrebbe avere l'esperienza per trovare un lavoro meglio retribuito che può anche non essere più relativo al proprio settore di studio o di formazione. Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, perché è stato trovato maggiore sostegno a favore della teoria del
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particolare quello di essere meno capaci di coloro che hanno completato il corso di studi (es. laurea) in tempo. Ottenere il diploma di laurea nei tempi richiesti dovrebbe ancora avere qualche ritorno positivo sui guadagni futuri, in quanto può comunque essere utilizzato come un segnale di elevate capacità ed abilità degli individui. In base a quanto detto fino a questo momento, l'abbandono dagli studi universitari è sicuramente un pessimo segnale verso i datori di lavoro e considerando le implicazioni di policy, l'università dovrebbe cercare di ridurre quanto più possibile il tasso di abbandono. In questo caso se un individuo abbandonasse l'università, la causa potrebbe essere un problema finanziario o perché ha sottovalutato il segnale che potrebbe inviare al mercato del lavoro avendo un titolo universitario56.
Se, invece, si considera l‟istruzione come strettamente legata all‟incremento del proprio capitale, umano ottenere in tempo il diploma di laurea può avere effetti positivi sul reddito futuro perché gli effettivi anni di istruzione aumenteranno il capitale umano e quindi la produttività, mentre non dovrebbe avere effetti positivi (o quanto meno non dovrebbe averne di negativi) saltare degli anni ed ottenere il diploma di laurea prima della durata legale degli studi. Gli anni in più spesi per ottenere un determinato grado di istruzione (ad esempio il numero di anni ripetuti all‟università) non dovrebbero avere effetti negativi sui guadagni futuri, perché non aumentano il capitale umano individuale, senza compromettere la produttività e i salari (a meno che non siano considerati nel mondo del lavoro come una quantità di tempo in cui aver studiato in profondità una determinata materia e quindi avere un piccolo effetto positivo sui salari futuri). In questo modo l'abbandono dell‟università permette comunque agli studenti di acquisire delle competenze e delle esperienze. Se l'istruzione aumenta la produttività individuale, allora avere un anno in più di istruzione significa avere una maggiore possibilità di trovare un lavoro migliore. In tal caso anche le aspettative individuali assumono un valore molto importante. Prima di iscriversi all'università un individuo potrebbe pensare che avere una maggiore istruzione aumenterà la sua produttività e che gli/le permetterà di avere un lavoro migliore57. Se tali aspettative si adattano al mondo del lavoro ottenere un diploma di laurea ha effetti positivi e anche in caso di abbandono degli studi universitari, l'individuo potrebbe considerare tali anni comunque un buon investimento.
2.4. CONCLUSIONI
I risultati sopra menzionati riportano evidenza sia della presenza della teoria del Capitale Umano che della teoria del “Signaling/Screening”, a sottolineare che probabilmente non esiste soltanto
56L‟idea che il livello di istruzione viene considerato per assumere individui nel mercato del lavoro, è legato anche al minor costo sostenuto dalle aziende nell‟ottenere tali informazioni. Potrebbe essere ragionevole affrontare il rischio di assumere la persona sbagliata guardando la sua / il suo livello di istruzione, ma allo stesso tempo, risparmiare denaro e tempo in interviste e diverse procedure di assunzione
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Cosa succede se le aspettative degli individui più istruiti di avere un lavoro migliore rispetto ai meno istruiti in realtà non si adattano al mondo del lavoro?
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una teoria che mostra il vero ritorno dell‟istruzione (in particolare di quella universitaria) in termini di futuri guadagni. È oggettivamente difficile trovare una totale evidenza a favore dell‟una o dell‟altra teoria. Sia le abilità innate che le esperienze scolastiche contribuiscono a migliorare la produttività dei lavoratori. Al di là di nuove metodologie che possono essere applicate dai ricercatori, è un dato di fatto che non si può escludere né l‟idea secondo la quale gli anni di istruzione aumentano la produttività dei lavoratori (attraverso le competenze acquisite) né il concetto che l‟istruzione segnala il fatto di essere un lavoratore più produttivo. Nel mondo reale entrambe le teorie possono essere valide anche contemporaneamente. In realtà, probabilmente, non importa se ottenere più anni di istruzione significa aumentare la produttività degli individui (attraverso le competenze acquisite) o significa segnalare al mercato del lavoro di essere un lavoratore abile e più produttivo. Poiché vi è una correlazione positiva tra istruzione e reddito futuro, dunque è sempre un buon investimento per gli individui avere più anni di istruzione (Psacharopoulos, 1994).
Al fine di attuare qualsiasi politica di intervento (sia da parte degli organi universitari che da parte del Ministro dell‟Istruzione), è importante capire, con risultati ancora più efficaci, se avere un diploma di laurea, un certificato di master o dottorato, è considerato una misura dell‟intelligenza degli individui, come una sorta di assicurazione che le persone lavoreranno seriamente, o se gli individui che vanno all'università (non importa se ottengono la laurea o meno) saranno lavoratori più produttivi e forse più intelligenti. Come specificato in precedenza, anche se dal punto di vista individuale entrambe le teorie considerano i salari come una funzione crescente dell‟istruzione (quindi una correlazione positiva tra reddito e istruzione), al contrario, ci sono delle importanti differenze dal punto di vista sociale. Se l'istruzione è considerata come un segnale e non contribuisce direttamente ad aumentare la produttività individuale (come sostiene la teoria del “Signaling/Screening”), allora dovrebbe essere considerata come un segnale molto costoso e che richiede tempo. Si potrebbe cercare di scoprire un altro modo più economico per far conoscere alle imprese le capacità e le abilità dei lavoratori. Cosa accadrebbe se la persona non fosse in grado di ottenere un diploma di laurea a causa dei vincoli finanziari o perché sottovaluta il ritorno che da questo potrebbe ottenere in termini di guadagni futuri? In questo caso l'istruzione non può segnalare gli individui più produttivi (Kyelland, 2008). Se, invece, la teoria del Capitale Umano spiega il valore reale dell‟istruzione universitaria, allora un completamento, anche, parziale di diploma di laurea (cioè frequentare due anni su tre e superare 10 esami su 20) è comunque importante. L'individuo potrà comunque ottenere delle competenze e delle conoscenze che aumenteranno la produttività e quindi i guadagni futuri; mentre se questo non fosse vero, allora abbandonare gli studi universitari prima di ottenere il diploma di laurea potrebbe essere visto come un segnale negativo per i datori di lavoro. Nel caso in cui un individuo decidesse di abbandonare l‟università prima di completare il ciclo di studi, allora potrebbe essere molto utile fornire agli interessati un apposito certificato che non solo può essere usato per mostrare le materie studiate ad un futuro datore di lavoro, ma che potrebbe anche servire per supportare lo studente
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ufficialmente accreditando ciò che ha fatto all‟università (ad esempio dando un valore positivo anche al conseguimento di metà del corso di studi e quindi di metà del diploma di laurea). Un‟ultima considerazione riguarda le diverse interpretazioni del tasso di abbandono dall‟università e la necessità che tutte le professioni nel mercato del lavoro richiedano un‟esperienza nell‟istruzione terziaria. Da un punto di vista sociale potrebbe essere meno elitario sostenere che un potenziale abbandono dell‟università potrebbe essere fisiologico, rispetto al sostenere che se si vuole avere successo nel mondo del lavoro è necessario frequentare l‟università ed ottenere un diploma di laurea58.
58L‟istruzione terziaria entra nella funzione sociale allo stesso modo di quella secondaria? Se così non fosse, allora gli interventi di politica sociale dovrebbero essere maggiormente mirati a ridurre l‟abbandono dalla scuola superiore piuttosto che l‟abbandonano dall‟università.
53 CAPITOLO 3
REVIEW DELLA LETTERATURA
INTRODUZIONE
Gli studenti possono abbandonare gli studi per diverse ragioni tra le quali una scelta sbagliata dell‟istituto universitario (o della facoltà) da frequentare, una mancanza di integrazione sociale59 o accademica60 (vedi Tinto 1975, Bean 1982a, 1982b), una nuova informazione ricevuta successivamente all‟immatricolazione e relativa sia a nuove opportunità che alle proprie abilità quale il segnale negativo che può essere rappresentato dal non aver superato alcun esame al termine del primo anno di studio (vedi O'Higgins, N., D'amato, M., Caroleo, F.E. e Barone, A, 2007 per un modello teorico applicato all‟istruzione secondaria), un dissonanza con lo standard di qualità richiesto dall‟istituto universitario, problemi finanziari, una diversa valutazione dei costi opportunità relativi al percorso di studi iniziato o anche una errata stima dei guadagni che il tipo di istruzione potrebbe garantire nel futuro mercato del lavoro. In particolare evidenza che le caratteristiche familiari quali il titolo di studio dei genitori e il reddito familiare (Cingano e Cipollone, 2007, D‟Hombres, 2007), le caratteristiche individuali precedenti all‟immatricolazione come il tipo e il voto del diploma (Di Pietro e Cutillo, 2008, Cappellari e Lucifora, 2009), le performances universitarie quali il voto degli esami e il numeri dei crediti acquisiti (Boero et al. 2005, Bratti et al. 2010), la dotazione di capitale umano e fisico presso le università quali ad esempio il numero di biblioteche, aule studio e posti a sedere in aula e il rapporto professori studenti (Light and Strayer, 2000), le condizioni del mercato del lavoro (Bosio e Leonardi, 2011) e l‟accesso al credito e al diritto allo studio (Carneiro e Heckman, 2002 e 2005) sono tra le principali determinanti alla base della decisione di abbandonare gli studi.
Di seguito si analizzano alcune delle teorie proposte per spiegare l‟abbandono degli studi e si ripercorrono alcuni dei lavori empirici che analizzano le determinanti alla base della decisione degli studenti di abbandonare gli studi e alla base della progressione negli studi accademici, con particolare riferimento alla letteratura avente come oggetto dati sugli studenti iscritti nelle università italiane.