CAPITOLO 2: LA PROSODIA
2.2. L A COMPETENZA FONOLOGICA NEL Q UADRO C OMUNE E UROPEO (QCER)
2.1.2. L’accento nel QCER 2018
Come abbiamo visto gli studi sulla pronuncia hanno fatto passi da gigante negli ultimi decenni passando da essere considerata una componente trascurabile a una componente che gioca de facto una funzione primaria nelle lingue. Tante sono state (e sono tutt’oggi) le domande su come insegnare la pronuncia ma ciò che è certo è che nel corso degli anni l’obiettivo finale è cambiato: se prima, infatti, si aspirava al raggiungimento di un livello native-like, completamente scevro dall’influenza della lingua madre e quindi perfettamente nativo in tutte le sue parti, adesso è accreditata l’idea che sia più giusto concentrare l’attenzione sull’intelligibilità del proprio parlato, intesa come la sua accettabilità. In altre parole, la perfezione linguistica non è più ritenuta necessaria ma bisogna piuttosto considerare la lingua come uno strumento e lavorare sui fattori che davvero ledono la comunicazione rendendo il messaggio che vogliamo trasmettere incomprensibile. In questo senso Horner avanza l’idea di stabilire delle gerarchie tra i vari aspetti che compongono la pronuncia e dividerli tra quelli più e meno importanti; successivamente, Troflimovich e Isaacs (2012), soffermandosi sul problema
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dell’accento, sottolineano come sia problematico considerarlo correlato a un parlato comprensibile per cui «[they] stess the need of ‘disentangle accent from different aspects
of communicative effectiveness’» (cit. in Piccardo 2016: 10). Questa idea viene
confermata anche da Derwing e Murno (2015) i quali ritengono l’accento parzialmente indipendente dalla comprensibilità e dall’intelligibilità e indicano questi ultimi due come più rilevanti per una «successful communication» (cit. in Piccardo 2016: 12). Per quanto quindi lo studio della pronuncia venga al giorno d’oggi ritenuto non solo possibile ma anche desiderabile, per molti risulta necessaria la creazione di standard che si allontanino alla norma dei parlanti nativi e accettare l’accento a tutti i livelli della proficiency della lingua poiché si ritiene che una accented-pronunciation, una pronuncia in cui si mantiene il proprio accento L1, non dimostri una povera competenza fonologica. Come è scritto nel documento ufficiale:
In language teaching, the phonological control of an idealised native speaker has traditionally been seen as the target, with accent being seen as a marker of poor phonological control. The focus on accent and on accuracy instead of on intelligibility has been detrimental to the development of the teaching of pronunciation. Idealised models that ignore the retention of accent lack consideration for context, sociolinguistic aspects and learners’ needs. (Council of Europe 2018: 134)
Così come le idee sono cambiate, anche il QCER ha modificato le sue scale e i relativi descrittori. Nel 2015, infatti, è stata apportata una corposa revisione alla scala fonologica del 2001, considerata quella addirittura meno riuscita dell’intero documento in quanto, prima di tutto, troppo semplicistica e, in secondo luogo, perché prendeva ancora in considerazione il raggiungimento di una pronuncia nativa come obiettivo finale. Più nello specifico, ciò si traduceva in unrealistic goal and expectations per gli apprendenti specialmente nel passaggio dal livello B1 (Pronunciation is clearly intelligible even if a
foreign accent is sometimes evident and occasional mispronunciations occur) al livello
B2 (Has a clear, natural, pronunciation and intonation) (Tabella 2-1) presupponendo che nei livelli successivi al B2 non sarebbe più stato presente alcun accento della propria lingua (Piccardo 2016: 21) ma vari studi hanno dimostrato che non è propriamente così e anche a livelli alti di proficiency è ancora possibile avvertirne delle rimanenze (Piccardo 2016: 21).
50 C2 No descriptor available.
C1 Can vary intonation and place sentence stress correctly in order to express finer shades of meaning.
B2 Has a clear, natural, pronunciation and intonation
B1 Pronunciation is clearly intelligible even if a foreign accent is sometimes evident and occasional mispronunciations occur.
A2 Pronunciation is generally clear enough to be understood despite a noticeable foreign accent, but conversational partners will need to ask for repetition from time to time.
A1 Pronunciation of a very limited repertoire of learnt words and phrases can be understood with some effort by native speakers used to dealing with speakers of his/her language group.
Tabella 2-1. Scala fonologica QCER 2001.
L’intento è stato quello di modificare questa semplice lista in una vera tabella dettagliata di descrittori dividendola in core areas and concepts. All’inizio ne sono stati identificati cinque: l’articolazione (inclusa la pronuncia di suoni/fonemi), la prosodia (inclusa l’intonazione, il ritmo, l’accento lessicale o frasale e la già citata prosody phrasing) , l’accentedness (l’accento e la deviazione dalla “norma”, dallo standard); l’intelligibilità (la comprensione di un enunciato da parte di un ascoltatore) e la comprensibilità (la difficoltà di un ascoltatore di comprendere l’enunciato). Queste sono state però successivamente ridimensionate in tre:
1. Controllo fonologico generale; 2. Articolazione del suono; 3. Prosodia;
in quanto l’accentedness, l’intellegibilità e comprensibilità sono state considerate come abilità trasversali presenti in differenti livelli e da inserire negli altri gruppi (Piccardo 2016: 15-16). Inoltre, per quanto riguarda l’accento, esso doveva figurare in ogni livello sottolineando come la differenza tra un livello base a uno avanzato non fosse la presenza o meno di un retained accent quantomeno la sua influenza più o meno negativa sull’intellegibilità del parlato (Piccardo 2016: 21). In Tabella 2-2 riportiamo la scala fonologica del 201817.
17 Per ragioni di spazio è stata omessa la colonna sound articulation disponibile in Council of Europe (2018: 136).
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OVERALL PHONOLGICAL CONTROL
PROSODIC FEATURES
C2 Can employ the full range of phonological features in the target language with a high level of control – including prosodic features such as word and sentence stress, rhythm and intonation – so that the finer points of his/her message are clear and precise.
Intelligibility and effective conveyance of and enhancement of meaning are not affected in any way by features of accent that may be retained from other language(s).
Can exploit prosodic features (e.g. stress, rhythm and intonation) appropriately and effectively in order to convey finer shades of meaning (e.g. to differentiate and emphasize).
C1 Can employ the full range of phonological features in the target language with sufficient control to ensure intelligibility throughout. Can articulate virtually all the sounds of the target language; some features of
accent retained from other language(s) may be noticeable, but they do not affect intelligibility.
Can produce smooth, intelligible spoken discourse with only occasional lapses in control of stress, rhythm and/or intonation, which do not affect intelligibility or effectiveness.
Can vary intonation and place stress correctly in order to express precisely what he/she means to say.
B2 Can generally use appropriate intonation, place stress correctly and articulate individual sounds clearly;
accent tends to be influenced by other language(s) he/she speaks but has little or no effect on intelligibility.
Can employ prosodic features (e.g. stress, intonation, rhythm) to support the message he/she intends to convey, though with some influence from other languages he/she speaks.
B1 Pronunciation is generally intelligible; can approximate intonation and stress at both utterance and word levels. However, accent is
usually influenced by other language(s) he/she speaks.
Can convey his/her message in an intelligible way in spite of a strong influence on stress, intonation and/or rhythm from other language(s) he/she speaks.
A2 Pronunciation is generally clear enough to be understood, but conversational partners will need to ask for repetition from time to time. A
strong influence from other language(s) he/she speaks on stress,
Can use the prosodic features of everyday words and phrases intelligibly, in spite of a strong influence on stress, intonation and/or rhythm from other language(s) he/she speaks.
52 rhythm and intonation may affect intelligibility, requiring collaboration from interlocutors.
Nevertheless, pronunciation of familiar words is clear.
Prosodic features (e.g. word stress) are adequate for familiar, everyday words and simple utterances.
A1 Pronunciation of a very limited repertoire of learnt words and phrases can be understood with some effort by interlocutors used to dealing with speakers of the language group concerned. Can reproduce correctly
a limited range of sounds as well as the stress on simple, familiar words and phrases.
Can use the prosodic features of a limited repertoire of simple words and phrases intelligibly, in spite of a very strong influence on stress, rhythm, and/or intonation from other language(s) he/she speaks; his/her interlocutor needs to be collaborative
Tabella 2-2. Nuova scala fonologica presente nel QCER 2018.
In conclusione, vogliamo precisare che, tenendo in considerazione quanto detto finora, il nostro successivo esperimento didattico avrà un carattere pratico e mirerà a comprendere se sia possibile un miglioramento nella percezione dell’accento nella varietà di Tōkyō legato, come vedremo, al contorno intonativo della frase e alla corretta distinzione di alcune parole del vocabolario giapponese, senza però andare a scavare sul raggiungimento o meno di una percezione (e successiva produzione) nativa la quale, nemmeno per noi, risulta l’obiettivo fondamentale di questo studio.
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