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L’accessibilità: profili d’indagine

Il tema dell’accessibilità ha progressivamente coinvolto ambiti discipli- nari differenti, interessando la psicologia, la sociologia, l’etica, la tecnologia, l’architettura, l’urbanistica; l’attenzione è da sempre stata rivolta ai profili “umanistici” della questione in oggetto, tralasciando, in genere, gli aspetti di carattere economico. In effetti, il concetto di accessibilità è stato

Nel 2001, nel documento approvato dal Consiglio d’Europa Resolution on the introduction of

the principles of universal design into the curricula of all occupations working on the built environment, si sottolinea la rilevanza del ruolo e delle responsabilità – nel rispetto delle spe-

cifiche competenze - di tutti i soggetti coinvolti nel processo di realizzazione dell’ambiente circostante (amministratori, professionisti, imprese di costruzione, ecc.). In particolare, nel documento al punto 3) dell’appendice, si legge: «To ensure equal chances of participation in

economic, social, cultural, leisure and recreational activities, everyone of whatever age, size and ability must be able to access, use and understand any part of the environment as inde- pendently and as equally as possible. Education and training of all occupations working on the built environment should be inspired by principles of universal design».

Il 15 novembre 2010 la Commissione Europea promuove la European Disability Strategy

2010-2020: A Renewed Commitment to a Barrier-Free Europe e con riferimento all’accessi-

bilità riporta: «It will encourage the incorporation of accessibility and ‘design for all’ in ed-

ucational curricula and training for relevant professions. It will also foster an EU-wide mar- ket for assistive technology».

Il 30 novembre 2016 il Consiglio d’Europa adotta la nuova Strategy on the Rights of Persons

with Disabilities 2017-2023 e dedica un paragrafo a Universal design and reasonable accom- modation dove, di fatto, richiama quanto affermato dalla Convenzione ONU: «Accessibility challenges can be avoided or greatly diminished through intelligent and not necessarily costly applications of the universal design, which benefits everyone. In addition to necessary acces- sibility measures related to groups, individual barriers can further be overcome by individu- ally tailored reasonable accommodation. Denial of reasonable accommodation as well as denial of access can constitute discrimination. Both of these concepts are defined and de- scribed in the UNCRPD (Articles 2 and 4)».

73 City of New York (2010) Active Design Guidelines: Promoting Physical Activity and

storicamente ed erroneamente associato soltanto alla nozione di disabilità, nonchè alla necessità di rimozione del maggior numero possibile di barriere negli spazi, beni e servizi pubblici e privati, ponendo, quindi, l’enfasi esclu- sivamente sui costi che una migliore accessibilità è suscettibile di compor- tare.

In realtà, l’affermazione di un orientamento all’accessibilità configura una questione a cui si lega strettamente la realizzazione di benefici e di costi – diretti e indiretti, misurabili e non quantificabili, sociali ed extrasociali – direttamente riferibili allo svolgimento dell’attività aziendale.

Nel sopra esposto ambito, assumono, pertanto, specifica rilevanza le im- prese e la pubblica amministrazione, in quanto attori chiave nello svolgi- mento di combinazioni economiche nel rispetto di una maggiore accessibilità a favore di “tutti”: in termini di erogazione di beni e servizi, allestimento di spazi e luoghi, creazione di condizioni di lavoro inclusive. In effetti, l’orien- tamento a rispondere alle esigenze di “tutti”, indistintamente dalle caratteri- stiche di ogni individuo, configura una condizione sucettibile di creare suc- cesso nel medio-lungo periodo sia per l’imprea che per la pubblica ammini- strazione.

La rilevanza economica del tema è facilmente intuibile osservando come il nostro Paese – così come la maggior parte dei paesi industrializzati – sta vivendo importanti ed ineluttabili cambiamenti demografici (una popola- zione aziana affiancata da una costante diminuzione della natalità) e un si- gnificativo mutamento (in atto da inizio del secolo scorso) di carattere epi- demiologico per cui oggi il tasso di mortalità è imputabile a malattie di ca- rattere cronico piuttosto che di carattere infettivo. Se tutto ciò da un lato deve essere letto come un successo (allungamento della vita media), dall’altro ri- chiede importanti ed improcrastinabili risposte sulla comprensione dei biso- gni di una società che già oggi è costituita sempre più da persone anziane con malattie di tipo cronico.

Anche per queste ragioni, il tema dell’accessibilità delle città, degli edi- fici, dei beni e dei servizi non può più essere affrontato pensando che riguardi una nicchia di persone, quelle con disabilità, ma più propriamente vedendo in essa una modalità, che diviene necessità, per permettere ad una gran parte della popolazione di condurre una vita in un ambiente ‘abilitante’ che favo- risca la partecipazione e sani stili di vita.

Oltre a ciò, città, edifici, beni e servizi più accessibili costituiscono un investimento in prevenzione soprattutto per l’utenza debole (anziani) che ca- ratterizza una buona parte dell’attuale popolazione italiana: poter disporre di luoghi fruibili con facilità ed in sicurezza facilita la mobilità e amplifica la rete delle relazioni sociali, in una parola consentono di mantenere più facil- mente uno stato di salute anche in condizioni di malattia cronica.

Le precedenti considerazioni evidenziano, pertanto, come il tema dell’ac- cessibilità assuma connotazioni eterogenee e trasversali.

In tal senso, affrontare l’analisi degli effetti economici derivanti dal mi- glioramento delle condizioni di accessibilità – analisi che configura l’oggetto del presente contributo – richiede l’indagine di molteplici profili non solo economici, ma anche non economici relativi alla persona in termini di bene- fici realizzabili a fronte di una maggiore inclusione sociale. Lo studio dell’accessibilità implica la focalizzazione dell’attenzione sulla conoscenza della persona e dei suoi bisogni primari, al fine di identificare le possibili modalità con cui gli attori della pubblica amministrazione e delle aziende possono garantirne il pieno soddisfacimento.

In tal senso, l’indagine dell’accessibilità si configura come un tema com- plesso – coinvolgente dimensioni molteplici – a cui è opportuno approcciarsi secondo criteri di interdisciplinarietà diretti a consentire lo sviluppo conte- stuale e integrato di conoscenze sui molteplici aspetti riferibili al fenomeno in esame. Tale approccio si distingue da quello cosiddetto “disciplinare”, ba- sato sul recepimento periodico dell’evoluzione degli avanzamenti di altre di- scipline e da quello “multidisciplinare” caratterizzato, invece, dal collega- mento di conoscenze sviluppate secondo distinti paradigmi concettuali. Di converso, l’analisi interdisciplinare si configura particolarmente adatta allo studio di fenomeni ad alta complessità, perché diretta a favorire l’apprendi- mento sulla base dell’uso congiunto e integrato di modelli teorici di differenti discipline.

L’analisi del tema dell’accessibilità – che attribuisce rilevanza ad ambiti fortemente eterogenei – richiede il superamento della logica disciplinare che – ai fini del presente studio – è suscettibile di dare uno scarso contributo alla ricerca e la contestuale adozione del criterio interdisciplinare idoneo a con- sentire l’elaborazione di soluzioni positive e soddisfacenti ai problemi.

Nell’ambito sopra delineato, qui trova affermazione prevalente il para- digma aziendale che trae dalle altre discipline, modelli e strumenti utili per un’analisi efficace del tema dell’accessibilità; il presente studio si focalizza sull’apprezzamento degli effetti economici, positivi e negativi, riferibili al miglioramento delle condizioni di fruibilità dei servizi, dei prodotti, degli spazi e di inclusione dell’ambiente di lavoro.

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2. I PROFILI ECONOMICO-AZIENDALI