STATUNITENSI A OKINAWA
2.1 Conseguenze delle basi militari statunitensi a Okinawa
2.2.3 Gli accordi dell’aprile
Nell’aprile del 1996 a Tokyo, il primo ministro giapponese Hasimoto Ryutaro149 e il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, firmarono un accordo che prevedeva alcuni cambiamenti nell’organizzazione delle basi militari a Okinawa. Fu dunque il governo guidato dal liberaldemocratico Hashimoto che, insistendo sulla questione della restituzione
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Di 62 casi di crimini o incidenti avvenuti in Okinawa tra il 2006 e il 2010, coinvolgenti dipendenti civili appartenenti alle forze armate statunitensi, nessuno di questi è stato portato sotto corte marziale, mentre 27 sono stati processati e ritenuti non soggetti a pena. The Ryukyu Shimpo, [Editorial] U.S.-Japan Status of
Forces Agreement needs to be revised for cases involving civilian employees of the military “on duty”, 22
novembre 2011. Novembre 2012.
146Dipendenti civili delle forze armate che hanno causato incidenti stradali in Okinawa, vivono tranquillamente grazie alla loro esenzione dai procedimenti penali sia in Giappone che negli Stati Uniti. Sul Governo giapponese grava quindi un’enorme responsabilità, sia per avere permesso che questo avvenisse, sia per non avere modificato tale legge. The Ryukyu Shimpo, [Editorial] U.S.-Japan Status of Forces
Agreement needs to be revised for cases involving civilian employees of the military “on duty”, 22 novembre
2011. Novembre 2012. 147
Yacine Mancastroppa, Basi militari americane e violenza sulle donne: il caso di Okinawa (1945-2010), in DEP n.15, anno 2011.
148 Eldridge, 2004, pp.98-101 149
64 delle terre occupate dalle basi americane, infine riuscì ad introdurre nuovi cambiamenti riguardo alla presenza delle forze militari in Okinawa.150
Il 12 aprile 1996, il primo ministro Hashimoto e l’ambasciatore statunitense a Tokyo, Mondale, dichiararono di essere giunti ad un accordo riguardo la restituzione ai proprietari delle terre occupate dalla base aerea di Futenma e di altre dieci basi presenti nella provincia. L’accordo riguardava la restituzione di circa il 10 per cento dell’area sotto amministrazione militare statunitense.151
Il 17 aprile, Hashimoto e il presidente Clinton sottoscrissero a Tokyo la Dichiarazione congiunta sulla sicurezza: l’alleanza per il XXI secolo, riaffermando e rafforzando in questo modo il Trattato di sicurezza tra Stati Uniti e Giappone. Difatti, la Dichiarazione congiunta aveva come finalità quella di fornire garanzie alla sicurezza e alla prosperità nella regione dell’Asia-Pacifico, confermando a tale fine l’importanza fondamentale del ruolo del Giappone in quanto supporto logistico alle operazioni militari statunitensi. 152
Tuttavia, la Dichiarazione del 1996, non stabiliva la futura destinazione della base di Futenma e non garantiva inoltre il trasferimento delle basi militari al di fuori del territorio della provincia. Inizialmente infatti fu lasciato intendere che la restituzione di Futenma sarebbe stata completata nell’arco di cinque-sette anni. Successivamente invece il ritorno della base aerea sarebbe stato condizionato dal mantenimento delle sue funzioni all’interno del territorio della provincia. Questo perciò, dopo l’iniziale euforia dovuta all’accordo, scatenò nella popolazione, una nuova ondata di risentimento.153
Questo aspetto deluse quindi le aspettative degli okinawani, e lo stesso Ota manifestò le sue preoccupazioni riguardo le condizioni ancora poco chiare per il ritorno delle terre occupate. Il presidente Clinton esprimeva invece la sua determinazione nel mantenere una consistente presenza militare americana sia in Giappone che nell’intera regione.154
L’8 settembre 1996 si tenne ad Okinawa un referendum consultivo sulla permanenza delle basi militari esistenti all’interno dei confini della provincia. Si trattava della prima volta che veniva indetto un referendum di questo tipo in Giappone, e le autorità di Tokio si impegnarono dunque in una massiccia campagna per garantire 150 Caroli, 1999, pp.288-289. 151 Ibidem, p.289. 152 Di Filippo, 2002, p.35. 153
Douglas H. Mendel, Japanese Attitudes Toward American Military Bases, in “Asian Survey”, vol. XXXVII, n. 10, ottobre 1997, p.890. Novembre 2012.
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65 un’alta affluenza alle urne.155 La popolazione locale fu chiamata a votare in favore o contro due fondamentali questioni: la consolidazione delle basi militari statunitensi presenti nella provincia e la modifica dell’accordo bilaterale (SOFA) tra Stati Uniti e Giappone, il quale giustificava la presenza di truppe statunitensi in Giappone. Gli esiti del referendum mostrarono in modo nitido come più dell’89 per cento degli elettori (su un totale di 541,626 di votanti) fosse in favore sia alla riduzione e riallineamento delle basi americane, che alla revisione del SOFA. Il referendum non aveva valore vincolante per i due governi, giapponese e americano, ma era un chiaro segnale che sommato agli episodi di violenza e intolleranza che negli ultimi anni stavano divenendo sempre più frequenti, difficilmente poteva essere tralasciato. 156 Tuttavia, nonostante il significativo risultato del referendum del 1996, alle elezioni politiche tenute nel novembre del 1998, le cose non andarono come Ota si sarebbe aspettato visti i risultati del referendum tenuto due anni prima. Difatti, l’elettorato okinawano non rielesse Ota che si era da sempre battuto per il ridimensionamento del numero di militari statunitensi presenti a Okinawa, e per il trasferimento della base aerea di Futenma al di fuori della provincia. Fu invece scelto come nuovo governatore Inamine Keiichi, il candidato appoggiato dal Partito liberaldemocratico, che durante la campagna elettorale aveva insistito innanzitutto sul tema dello sviluppo economico della provincia. Inamine riteneva fondamentale al fine di affrontare i problemi economici della regione, un aiuto concreto da parte del governo di Tokyo. Inoltre, per quanto riguardava la questione di Futenma, ne proponeva, al contrario di Ota, un trasferimento interno alla provincia. Per la popolazione di Okinawa la questione economica risultò dunque essere il tema decisivo della campagna elettorale del novembre 1998. 157
Nel corso del 1996, il governo della provincia di Okinawa, appoggiando il desiderio del popolo okinawano, elaborò un Programma di Azione per la restituzione delle basi militari statunitensi presenti in Okinawa. Quest’ultimo chiedeva la restituzione delle basi in tre fasi, con l’obiettivo di liberare Okinawa dalla loro presenza entro l’anno 2015. Tra i
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La Costituzione giapponese del 1946 (articolo 95, Capitolo 8 intitolato Local Self-Government) garantisce ai cittadini giapponesi il diritto di avviare un referendum pubblico.
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John Michael, The Okinawa Referendum -8th September 1996, the ryukyu-okinawa history and culture
website© 1995-2012 john michael purves, articolo consultabile online al sito web:
http://www.niraikanai.wwma.net/pages/archive/referendum.html. Novembre 2012. 157
66 punti fondamentali alla base di questo programma le richieste del governatore Ota per: la rimozione della base aerea di Futenma, che essendo tra l’altro situata in un centro urbano, rappresentava una vera e propria minaccia alla sicurezza degli abitanti; la restituzione del porto di Naha, il quale si trovava sotto l’amministrazione militare statunitense; la fine delle esercitazioni militari sulla provinciale n. 104 e delle esercitazioni svolte dai paracadutisti alla base di Yomitan. Questo programma, che seguiva dunque il volere della gente locale, era quindi predisposto alla restituzione delle terre occupate dalle basi, e di conseguenza allo sviluppo sociale ed economico poiché grazie al riottenimento delle terre, quest’ultime si auspicava sarebbero poi state finalmente sfruttate a vantaggio dalla provincia.158
Gli Stati Uniti, nonostante il volere della popolazione locale okinawana, rimasero fermi nel mantenimento delle proprie forze armate nel territorio di Okinawa. Inoltre, secondo il Trattato di sicurezza nippo-americano, il Giappone, in cambio della rimozione di una base militare, avrebbe dovuto fornire un sito alternativo per il trasferimento della base stessa. Questa clausola rendeva quindi la situazione assai complessa. Da una parte perché le altre province erano nettamente contrarie nel prendere il posto di Okinawa nell’ospitare le basi militari. Dall’altra, in quanto la massiccia presenza nel territorio delle strutture militari rendeva difficile il reperimento di nuove aree da adibire allo scopo anche all’interno della prefettura stessa. Per queste ragioni era dunque quasi impossibile trovare un sito alternativo per il trasferimento delle basi.