STATUNITENSI A OKINAWA
2.1 Conseguenze delle basi militari statunitensi a Okinawa
2.2.4 The SACO Final Report
Tra la popolazione okinawana continuava a crescere il malcontento dovuto all’impatto delle basi militari presenti nella provincia. In modo particolare il malcontento era dovuto al fatto che la cospicua estensione nel territorio di queste basi e infrastrutture si ripercuoteva sullo sviluppo economico di Okinawa che di fatto veniva pesantemente ostacolato da questa scomoda presenza. Come abbiamo visto, all’incirca il 75 per cento delle basi americane era concentrato proprio nella provincia di Okinawa. Questa massiccia presenza militare poneva inevitabilmente dei limiti allo sfruttamento del territorio. Per esempio, ostacolava lo sviluppo delle reti di trasporto,159 il libero accesso alle spiagge, e
158
Ibidem, p.288.
159 Gli Stati Uniti controllano il traffico aereo di Okinawa. In aggiunta i voli commerciali devono ottenere il permesso dalla base aerea di Kadena per poter atterrare all’aeroporto di Naha.
67 limitava l’uso del terreno da utilizzare a scopo industriale. Non solo molti okinawani percepivano dunque la presenza militare statunitense come un ostacolo al proprio sviluppo economico, la popolazione concordava pienamente sul fatto che le basi militari fossero inoltre la causa di gravi problemi sociali e ambientali.
Come abbiamo visto fu l’incidente del settembre 1995, in cui una dodicenne okinawana fu rapita e stuprata da tre militari statunitensi, e le manifestazione che ne conseguirono a suscitare un crescente senso di turbamento tra la popolazione. L’incidente riaccese inoltre la questione riguardo l’impatto delle basi militari americane, rendendo di conseguenza molto difficile per alcuni membri della Dieta giapponese continuare ad appoggiare la continua e cospicua presenza statunitense in Giappone. L’incidente pose dunque una sfida agli Stati Uniti, alla loro abilità nel mantenere salda la loro forza armata in Giappone. Al fine di discutere su questa fondamentale questione, tra i governi dei due paesi ebbero così inizio diversi negoziati bilaterali.
Nel novembre del 1995, al fine di affrontare la crisi, i governi di Washington e Tokyo, crearono così il Comitato di Azione Speciale su Okinawa (SACO)160 che fu poi approvato dal Comitato Consultivo di Sicurezza nell’aprile del 1996. Il 2 dicembre del 1996, il SACO realizzò il Rapporto Finale del Comitato di Azione Speciale su Okinawa. Quest’ultimo, che servì anche allo scopo di rafforzare il rapporto bilaterale tra Stati Uniti e Giappone, elencava ventisette raccomandazioni per ridurre l’impatto della presenza militare statunitense sulla popolazione di Okinawa.161
Il Rapporto Finale del SACO prevedeva un piano per la restituzione del ventuno per cento del totale delle terre utilizzate dalle forze armate statunitensi nella provincia di Okinawa. In particolare, il Rapporto Finale invitava gli Stati Uniti al trasferimento di undici tra le strutture e aree statunitensi presenti a Okinawa. Molte di queste, incluse la base aerea di Futenma e il porto militare di Naha, dovevano essere trasferite all’interno del territorio della provincia di Okinawa, altre meno importanti sarebbero state dismesse e le terre da queste occupate sarebbero state restituite alla provincia. Il piano prevedeva il trasferimento in nuove strutture delle attrezzature e del personale dalle basi che sarebbero state chiuse, mentre prevedeva la consolidazione per quelle basi che sarebbero invece state mantenute nel territorio.
160 Nome ufficiale in inglese: Special Action Commitee on Okinawa. 161
68 Figura 2.2: Impianti e aree relative al Rapporto Finale del Comitato di Azione
Speciale su Okinawa
Fonte: Japan Ministery of Defence, Defence of Japan 2012.
La tabella 2.3 mostra le aree che secondo il Rapporto Finale sarebbero state restituite alla provincia, la data stabilita per il loro ritorno, e i piani per il rimpiazzo delle funzioni che venivano, al momento dell’accordo, ancora svolte da tali basi.162
Tabella 2.3: Terreni da restituire al Giappone sotto raccomandazione del Rapporto Finale SACO
Land return Planned return date Replacement facility
MCAS Futenma Between 2001 and 2003 Sea- based facility
162
69
About 9,900 acres of the Northern Training Area
March 2003 Remaining Northern Training Area
plus new acreage to be added by March 1998 plus new acreage to be added by March 1998
Aha training area March 1998 Acreage added to the Northern
Training Area
Gimbaru training area March 1998 Kin Blue Beach training area and
Camp Hansen
Sobe communications site March 2001 Camp Hansen
Yomitan auxiliary airfield March 2001 le Jima auxiliary airfield
Most of Camp Kuwae March 2008 Camp Zukeran and others
facilities
Senaha communications station March 2001 Torii communications station
Small portions of the Makiminato service area
Between 1998 and 2001 Remaining Makiminato service
area and Kadena air base
Naha Port No date established Urasoe pier area
Housing consolidations on Campus Kuwae and Zukeran
March 2008 Remaining portions of Campus
Kuwae and Zukeran
Fonte: Overseas Presence. Issues Involved in Reducing the Impact of the U.S. Military Presence on Okinawa, United States General Accounting Office, GAO Report, Washington, March 1998, p.26.
L’accordo più significativo, ma anche quello per cui i rapporti tra i due paesi si acuirono maggiormente, riguardava il trasferimento della base aerea Marine Corps Air Station
Futenma. Quest’ultima, circondata dall’area residenziale altamente popolata di Ginowan,
situata sull’isola principale di Okinawa, copriva ben 1,188 acri di terra. La base aerea di Futenma era dunque una componente cruciale del Corpo della Marina americana. La funzione primaria della base consisteva nel gestire e mantenere strutture militari e nel provvedere materiali e servizi in supporto alle operazioni aeree della Marina.163
Il dilemma stava nel fatto che mentre la popolazione chiedeva la chiusura o il trasferimento di queste strutture militari al di fuori dei confini di Okinawa, il Rapporto Finale ne raccomandava invece il trasferimento all’interno. In aggiunta, la questione del
163
70 trasferimento all’interno della provincia poneva un ulteriore fondamentale problema, dovuto alla scarsità di terreno ancora disponibile e al fatto che una grossa percentuale delle terre fosse già occupata da strutture militari statunitensi.164
L’accordo SACO non risolse dunque il problema della presenza delle basi militari statunitensi a Okinawa, ma quantomeno permise ai due governi di ritardare lo scoppio di un’inevitabile crisi.165
164 Hook and Siddle, 2003, pp.123-124. 165
71