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STATUNITENSI A OKINAWA

2.1 Conseguenze delle basi militari statunitensi a Okinawa

2.2.1 Il caso del 4 settembre

Il giorno 4 settembre del 1995, tre uomini della Marina americana rapirono e violentarono una studentessa okinawana di dodici anni. Si trattava dell’ennesimo caso di violenza da parte del personale militare americano che si verificava in Okinawa a seguito dell’occupazione americana della provincia. Tuttavia, a differenza dei precedenti casi (si calcolano circa 4800 incidenti tra il 1972 e il 1995), questo in particolare scatenò un immediato e profondo trauma non solo in tutta la provincia, ma anche nel resto della nazione e negli Stati Uniti.137

A differenza degli altri crimini, una prima differenza stava nel fatto che la vittima denunciò alle autorità la violenza subita. Lo stupro aveva poi una serie di caratteristiche che provocò nei cittadini un’immediata esplosione di rabbia. In primo luogo per via della particolare brutalità della violenza e della giovane età della vittima. In secondo luogo, per il fatto che lo stupro avvenne in concomitanza con due significativi avvenimenti. In particolare, ricorreva quell’anno il cinquantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale e dunque i cinquanta anni di presenza militare statunitense in Okinawa. Inoltre, a Pechino era in corso di svolgimento la Quarta conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle Donne, durante la quale la violenza contro le donne venne riconosciuta come una violazione dei diritti umani.138

A seguito dell’incidente, nonostante l’Ambasciatore americano Walter Mondale e il Presidente William J. Clinton furono rapidi nel porgere al Giappone le proprie scuse (entrambi fecero personalmente visita al Governatore Ota), l’opinione pubblica giapponese, e in particolare, quella okinawana, divenne estremamente accesa per il percepito ritardo nella consegna da parte americana dei tre sospetti sotto le autorità giapponesi. Anche in questo caso, i tre soldati furono sottoposti alla Corte marziale americana e non ad un tribunale giapponese. Aumentavano dunque gli attriti dovuti all’articolo 17 dell’accordo sullo Status delle Forze, secondo il quale i militari statunitensi sospetti o colpevoli di reato dovevano essere processati non secondo la legge giapponese, ma davanti alla Corte

137

Eldridge, 2004, pp.98-101. 138

S. Takazato, Okinawa: Effects of a long-term US Military Presence. Novembre 2012. Anche Yacine Mancastroppa, Le “figlie-prostitute di Okinawa” conversazione con Takazato Suzuyo, in DEP n.13-14 anno 2010, pp.339.

61 militare statunitense. La popolazione percepiva dunque l’articolo come una vera e propria ingiustizia oltre a costituire un’evidente violazione della sovranità giapponese.139

Il governo della provincia di Okinawa nel frattempo preparò quindi una petizione al governo centrale per la revisione dell’articolo 17 che permettesse alle autorità giapponesi di prendere il personale statunitense sospetto o colpevole di un crimine sotto propria custodia. La richiesta fu fatta di persona dal governatore della provincia di Okinawa, Ota Masahide,140 durante la sua visita a Tokyo nel settembre dello stesso anno, al ministro degli affari esteri Kono Yohei. Tuttavia, il ministro Yohei rifiutò di proporre al governo statunitense una revisione del SOFA. Ota ne fu molto contrariato e di conseguenza nel mese di ottobre rifiutò, a differenza di quanto aveva fatto nel 1991141, di firmare i contratti per il rinnovo degli affitti dei terreni dati in uso alle autorità militari statunitensi.142 La scelta del Governatore non fece quindi che intensificare il distacco con il governo di Tokyo.

Numerose manifestazioni si tennero in diverse parti della provincia, la più importante delle quali si svolse nel mese di ottobre. In quest’ultima, che per la notevole portata, erano infatti presenti 85.000 persone, richiamò l’attenzione della stampa nazionale e internazionale. I manifestanti chiedevano una rapida revisione del SOFA e una tempestiva e corretta gestione del risarcimento, oltre che delle scuse, alle vittime dei crimini commessi dal personale statunitense. Gruppi locali di attivisti politici e sindacati presero inoltre parte alle manifestazioni allargando la protesta alla sfera politica e indirizzandola così verso rivendicazioni di giustizia e sovranità nazionale. La protesta inoltre si sommava e si intrecciava alle rivendicazioni per un ridimensionamento della concentrazione delle basi militari presenti nella prefettura e al riottenimento delle terre da esse occupate.143

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Eldridge, 2004, pp.98-101. Una prova evidente dell’iniquità dell’accordo sullo Statuto delle Forze tra Giappone e Stati Uniti è proprio il fatto che il Giappone non abbia giurisdizione sui crimini commessi da parte dei dipendenti civili delle forze armate statunitensi in servizio. The Ryukyu Shimpo, [Editorial] U.S.-

Japan Status of Forces Agreement needs to be revised for cases involving civilian employees of the military “on duty”, 22 novembre 2011. Novembre 2012.

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Ota Masahide, governatore della provincia di Okinawa dal 1990 al 1998. Ota era un noto studioso di storia okinawana e un forte oppositore dell’ingente presenza militare nella prefettura di Okinawa.

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Eletto governatore, Ota dichiarò di volere instaurare un nuovo rapporto di collaborazione con il governo centrale del Giappone. Tra le più importanti dimostrazioni a tale proposito, la firma, nel maggio del 1991, dei contratti per il rinnovo degli affitti dei terreni adoperati a scopo militare, che i proprietari avevano rifiutato di sottoscrivere. In cambio di questa azione, che mise Ota in una posizione alquanto delicata nei confronti del proprio elettorato, il Governatore auspicava da parte del governo di Tokyo una maggiore collaborazione in merito al problema delle basi militari. Caroli, 1999, pp.281-282.

142 Caroli, 1999, pp.287-288. 143

62 Questo episodio risollevava inoltre il peso che gli accordi sulla sicurezza facevano gravare sul Giappone e in modo particolare su Okinawa. A seguito dell’esplosione della rivolta contro lo stupro del 1995, i governi, giapponese e statunitense, affrontarono questa delicata situazione in diversi modi. Primo, i due governi studiarono e si accordarono per un miglioramento dell’applicazione dell’articolo 17 del SOFA. Secondo, stabilirono una commissione bilaterale (SACO) per esaminare il ridimensionamento nel territorio delle basi militari e altre misure per ridurre il peso sostenuto da Okinawa. Terzo, in entrambi i governi, ma in particolare in quello giapponese in quanto l’“Okinawa mondai” letteralmente il problema di Okinawa, era comunque principalmente una questione interna, si riaccese l’interesse sui problemi legati alla provincia.144

Il Governo giapponese si rese dunque conto che al fine di mantenere uno stabile e sano rapporto bilaterale con gli Stati Uniti era necessario intervenire sul piano interno, affrontando perciò il problema di Okinawa.