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Tawada sostiene inoltre di trovare molto più interessante l'acqua rispetto alla tipica immagine del ponte, in termini di metafora per rappresentare il contatto e la connessione: un ponte unisce sì un luogo a un altro, ma non è flessibile; una volta posto non lo si può più cambiare o spostare, è un collegamento forzato. Al contrario, l'acqua risulta invece essere una possibilità flessibile per i collegamenti: può unire, separare, la si può attraversare direttamente o indirettamente, ci si può perdere, tuffare o la si può percorrere in superficie. L'acqua veicola un intero immaginario di rappresentazioni simboliche.47

Inoltre, per sua stessa natura, non è ferma: non ha una forma fissa, cambia costantemente, muta, rendendo così possibili trasformazioni e, appunto, metamorfosi. L'acqua è una delle metafore più antiche per la rappresentazione della vita intesa come trasformazione.

È uno degli elementi fondamentali dell'opera Il bagno, dove centrale è la figura della donna-pesce, che richiama figure mitologiche appartenenti a entrambe le tradizioni asiatica ed europea. La protagonista, una ragazza giapponese, si sta truccando di fronte allo specchio per eliminare le differenze che le sembra sussistano tra l'immagine che vede riflessa e una fotografia scattatale da un amico tedesco (specchio e foto sono entrambi immagini virtuali della percezione di sé). La seconda in particolare rappresenta lo sguardo “altro”, come uno straniero vede ciò che noi percepiamo come “proprio”. Nel fare ciò, scopre delle squame sulla sua pelle (Schuppen, e per questo viene definita Schuppenträgerin, “portatrice di squame, donna delle squame”), elemento che rimanda ulteriormente all’acqua e si ricollega a un mito giapponese.

L'identità non è quindi vista come qualcosa di fisso, stabile; in Tawada non si ritrova il tema della perdita dell'identità comune a tanti scrittori della migrazione. L'identità è soggetta alla stessa metamorfosi dei corpi, in quanto il confine tra ciò che percepiamo come “proprio” (das Eigene) e ciò che vediamo invece come “straniero, estraneo” (das Fremde) è in continuo mutamento. È un continuo rimettersi in gioco stimolato dalle esperienze che si possono fare in terra straniera, dal contatto con popoli diversi che ci percepiscono come “l'altro, lo straniero”, mettendo in discussione categorizzazioni stereotipate.

Ne Il bagno questa metamorfosi è riflessa nella percezione stessa dei confini del proprio corpo (Körperverwandlung, metarmorfosi del corpo): il corpo umano è composto dall'80% d'acqua, che nella poetica di Tawada è l'elemento che muta, incostante e fluido per definizione. Se ne deduce che il corpo divenga specchio di questi mutamenti:

Non c'è da meravigliarsi se ogni mattina allo specchio appare un viso diverso. La pelle della fronte e delle guance cambia continuamente, così come il fango in una palude a seconda del movimento dell'acqua che vi scorre al di sotto, e del movimento delle persone che vi lasciano sopra le proprie impronte.48

Quindi persino lo spazio “proprio” per eccellenza, il nostro corpo, è soggetto a continui cambiamenti e metamorfosi: non solo a quei cambiamenti irreversibili che suddividono le fasi della vita come crescita, pubertà, invecchiamento – e non a caso il raggrinzirsi della pelle è dovuto alla progressiva diminuzione della riserva di idratazione – ma a trasformazioni apparentemente minime che avvengono ogni giorno.

Si tratta di una perenne ridefinizione dei confini più vicini all'io, quelli per l'appunto corporei con cui viene percepito l'ambiente circostante, che quindi fanno sì che anche le percezioni stesse si trovino in uno stato di continua metamorfosi.

Capitolo Cinque

Il corpo e la fisicità

5.1 La percezione della lingua

Nelle opere di Tawada è presente una percezione del linguaggio non solo mentale ma anche fisica, perché il corpo (der Körper; karada 体) è compartecipe di questo processo. L'estraneità viene avvertita non solo con le orecchie, ma con ogni fibra del proprio essere.

Ogni suono estraneo, ogni sguardo estraneo, ogni sapore estraneo colpiva il mio corpo in modo sgradevole, finché il mio corpo cambiò. I suoni Ö, ad esempio, si conficcavano troppo a fondo nelle mie orecchie e i suoni R mi graffiavano la gola.

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La lingua si trova ad avere un ruolo preponderante: sia in tedesco che in giapponese si distingue tra la lingua come organo fisico sensoriale (die Zunge; shita 舌) e la lingua intesa come idioma, sistema linguistico (die Sprache; gengo 言 語, kotoba 言 葉). In entrambi i significati occupa un ruolo fondamentale fra le tematiche di Tawada.

In particolare, la lingua come organo presenta una singolare connotazione fisica e spesso sensuale, che raggiunge probabilmente il suo apice nel breve racconto “Zungentanz” (“La danza della lingua”), dove in sogno l'intero corpo della protagonista si trasforma in una lingua.

Nel racconto “Ein Gast” (“Un ospite”), la protagonista giapponese ha una percezione della lingua tedesca totalmente corporea: a una festa, anche se cerca di tenerne i suoni lontani da sé, questi ultimi finiscono per penetrarle nel corpo contro la sua volontà, in una sorta di “stupro” linguistico.

A volte cercavo di seguire solo il senso della conversazione così da non sentire i suoni della lingua. Ma penetravano il mio corpo come se ne fossero stati inseparabili.50

È infatti guardando poi nell'orecchio della protagonista che il dottor Mettinger, otorino, le diagnosticherà una gravidanza: gli organi normalmente associati a specifiche funzioni fisiche si

49 TAWADA, Where Europe..., cit., p. 87 50 Ibid., p. 173

intersecano e confondono, così che il corpo diventa un tutt'uno nel percepire la lingua straniera che proviene dall'ambiente circostante e ne subisce le conseguenze nel suo insieme.

Ne Il bagno si trova un intreccio di movimento, corpi, lingue: a queste ultime vi sono continui riferimenti, come quando la protagonista dice di ordinare sempre una sogliola ogni volta che mangia al ristorante. In tedesco “sogliola” si dice Seezunge (letteralmente “lingua di mare”), ed è appunto una sogliola che in sogno divora la lingua della protagonista.51

È sulla lingua che avverte le prime parole tedesche imparate dall'amico e amante Xander; sostiene inoltre che la sua lingua sia diventata proprietà di Xander, tanto da avvertire fisicamente il momento in cui lui aspira del fumo da una sigaretta. È della lingua che la protagonista viene privata da una donna che la soccorre quando si sente male in un albergo e la porta a casa sua, rendendo la sua bocca solo una cavità scura e vuota.

La perdita della lingua come organo comporta la perdita della lingua come idioma, processo che era già iniziato durante le lezioni di tedesco con Xander, in cui la protagonista doveva semplicemente ripetere le frasi pronunciate dall'amico, perdendo così la capacità di esprimersi in una lingua in autonomia.

Tawada sostiene che il successivo mutismo – anche se la protagonista aveva già da prima perso la capacità di parlare – la rende in grado di percepire la lingua dei morti e degli sconfitti. La perdita della lingua ufficiale comporta il sottrarsi a delle logiche di potere che le dà la possibilità di udire ciò che è più nascosto e meno immediato: la lingua non verbale, la lingua della poesia.

È una metafora di ciò che comunemente avviene durante l'apprendimento di una lingua straniera, afferma l'autrice: è necessario dimenticare per un momento se stessi, la propria lingua, tutto ciò che viene considerato “proprio” per poter riconoscere e comprendere l'idioma estraneo. Ciò comporta naturalmente frangenti in cui si prova una forte sensazione di impotenza, data dall'incapacità di esprimersi correttamente, come dei bambini che stanno imparando a parlare.52

Tawada si dice tuttavia convinta che sia un momento indispensabile nel processo di assimilazione di un idioma e di una cultura stranieri: è necessario “perdere” la propria lingua, come la protagonista de Il bagno, per poterne apprendere un'altra e acquisire una nuova capacità di percezione.

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