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SiO 2 Rocce più comuni H 2 O aria 26 nm 20-70 nm 100 nm 63µm

2.6 S ORGENTI DI RADON E FENOMENI DI TRASPORTO

2.6.3.1 Le Acque Potabil

L’acqua potabile erogata dagli acquedotti, o da singoli pozzi e sorgenti, può contenere sostanze radioattive di origine artificiale e contiene normalmente, in misura variabile, sostanze radioattive di origine naturale.

La presenza di radionuclidi di origine artificiale nelle acque destinate al consumo umano è dovuta all’utilizzo di tecnologie nucleari (produzione energetica, ricerca, industria militare) o alle normali pratiche ospedaliere.

La presenza di radionuclidi di origine naturale è un fenomeno comune a tutte le acque e presenta una notevole variabilità sia a livello territoriale che temporale dovuta a:

• fattori idrogeologici e geologici

• caratteristiche chimiche e fisiche degli acquiferi • fenomeni meteorologici

• miscelamento delle acque di falda

Le principali sorgenti della radioattività naturale nelle acque sono i radionuclidi appartenenti alle serie di decadimento radioattivo (238U, 232Th e 235U), il 40K di origine primordiale sopravvissuto fino ai giorni nostri grazie al suo lungo tempo di dimezzamento. Lo

studio della distribuzione e della variabilità delle concentrazioni di tali radionuclidi può fornire utili informazioni riguardanti le caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del territorio posto sotto indagine.

Per quanto riguarda le sostanze radioattive artificiali, scopo dei controlli è quello di individuare eventuali situazioni di contaminazione di origine antropica.

Il D.L. 230/95 (attuazione delle direttive Euratom in materia di radiazioni ionizzanti) regolamenta in modo molto rigido la possibilità di immettere sostanze radioattive nell’ambiente. Questo riduce la probabilità di contaminazione delle acque destinate al consumo umano, comunque già molto bassa in quanto le falde acquifere sono generalmente profonde e quindi poco vulnerabili. La verifica della normativa viene comunque effettuata accertando l’assenza nelle acque di tali sostanze radioattive.

Per quanto riguarda le sostanze radioattive naturali, scopo dei controlli è quello di ricostruire la distribuzione della concentrazione dei radionuclidi nelle acque e stimare la dose alla popolazione.

Infatti, il D.Lgs 31/01 (Attuazione delle direttive comunitarie in materia di qualità delle acque destinate al consumo umano) prevede l’obbligo di verificare il rispetto dei valori di due parametri relativi alla radioattività nelle acque e prescrive l’adozione di contromisure per ridurre eventualmente tali valori entro limiti ritenuti più accettabili.

I due parametri sotto controllo sono il trizio e la dose totale indicativa, con i seguenti valori da rispettare riportati in Tabella 2.7:

Tabella 2.7 - Parametri e valori limite previsti dal D.L. 31/01

Categoria di radionuclidi Valore di parametro

Trizio 100 Bq/l

Dose totale indicativa 0.1 mSv/y

Il trizio di origine naturale viene prodotto dall’interazione tra la radiazione cosmica e gli alti strati dell’atmosfera, entra nel ciclo dell’acqua e si trova normalmente nelle acque di falda con concentrazioni di pochi Bq/l.

Una sorgente antropica di trizio è legata all’esercizio di particolari tipi di reattore nucleare che possono immettere in ambiente reflui contaminati. Il D.L. 31/01 considera la possibilità di inquinamento da trizio in quanto tale problema è realmente esistente in alcuni paesi della Comunità Europea dotati di reattori nucleari. Tuttavia in Italia si può ritenere che tale problema sia limitato solo a particolari contingenze in cui il trizio viene utilizzato per scopi di ricerca.

Per questo motivo la verifica dei valori di tale parametro risulta del tutto secondaria a quella del valore di dose totale indicativa. Poiché il radon presente nelle acque destinate al consumo umano causa un’esposizione per ingestione o per inalazione, tale dose è una misura

contenute nell’acqua. Essa non può essere misurata direttamente, ma viene stimata a partire dai valori di concentrazione dei radionuclidi misurati tramite opportuni coefficienti di conversione che tengono conto sia del tipo di sostanza radioattiva presente, sia delle diverse categorie di persone che costituiscono la popolazione. La valutazione della dose richiede quindi la misura del contenuto di radioattività delle acque, che viene effettuato attraverso la determinazione delle concentrazioni di attività α totale e attività β totale [ARPA, 2003].

La Raccomandazione della Comunità Europea 2001/928/Euratom sulla tutela della popolazione contro l’esposizione al radon nell’acqua potabile, notificata il 28 dicembre 2001, prende in considerazione il problema dell’esposizione della popolazione causato dalla presenza di 222Rn e di alcuni suoi prodotti di decadimento. Inoltre, nella stessa direttiva si legge che l’esposizione dei lavoratori al radon inalato negli stabilimenti in cui notevoli quantitativi di radon possono essere emessi dall’acqua il locali chiusi, in particolare nelle aziende di erogazione dell’acqua, nelle terme e nelle piscine, dovrebbe essere oggetto di controllo conformemente al titolo VII delle direttiva 96/29/Euratom e conformemente alle raccomandazioni <<Protezione dalle radiazioni 88>> del 1997…da parte del gruppo di esperti costituito ai sensi dell’articolo 31 del trattato Euratom.

Per quanto riguarda la fornitura d’ acqua della rete idrica pubblica o commerciale, si ritiene che, per le concentrazioni di Radon superiori a 1000 Bq/l, un’azione correttiva sia giustificata in base a criteri di protezione dalle radiazioni.

Oltre una concentrazione di 100 Bq/l, gli Stati membri devono comunque definire un livello di riferimento per il radon, da utilizzare per stabilire se occorrano azioni correttive per tutelare la salute umana.

Generalmente nelle acque di fiumi e ruscelli non è presente una grossa quantità di Radon, visto che esso diffonde in gran parte nell’aria circostante; pertanto nelle abitazioni che vengono rifornite da corsi superficiali i livelli di tale gas nell’acqua sono generalmente bassi.

Lo stesso fenomeno diffusivo caratterizza il rifornimento idrico delle grandi città in cui, il passaggio dell’acqua in grossi sistemi aperti, permette ancora l’aerazione della stessa e quindi la perdita di concentrazioni radioattive; inoltre la maggior parte del Radon rimanente decade in genere durante i lunghi tempi necessario al trasporto per raggiungere la abitazioni.

In molte aree di campagna, al contrario, l’acqua di pozzo è usata come principale risorsa idrica. I piccoli impianti realizzati a tale scopo sono spesso costituiti da sistemi chiusi e non areati e poiché sono generalmente posti nelle vicinanze del luogo di utilizzo, il breve tempo di transito nelle condutture fa sì che solo una piccola percentuale di Radon decada e che la maggior parte rimanga disciolta nell’acqua [A. Lugg, 1997]. Se quest’ultima viene utilizzata per bere, quindi, viene ingerita anche una quantità di Radon non trascurabile; se viene utilizzata in altro modo, ad esempio per fare la doccia, lavare vestiti o piatti, può costituire comunque una fonte di pericolo perché contribuisce all’aumento della concentrazione di Radon nell’aria che viene respirata [B. Dumbleton 1995].

2.6.4ARIA

Quando gli atomi di Radon fuoriescono dal suolo, sono miscelati nella bassa atmosfera dalla diffusione turbolenta dei venti. L’emanazione di Radon dal suolo varia da punto a punto e dipende, oltre alle caratteristiche del terreno anche da quelle atmosferiche. La concentrazione di Radon a 1 mt sopra a superficie può aumentare anche di un fattore 10 se il Radon, come altri inquinanti generati nei pressi della superficie, è intrappolato da un’inversione termica.

Molti sono i fattori che contribuiscono con al trasposto e alla dispersione del Radon in atmosfera: il gradiente verticale di temperatura, la velocità e la direzione del vento, la turbolenza dell’aria, le precipitazioni. La distribuzione verticale del Radon in atmosfera può essere descritta dalla seguente equazione:

d/dz (K(z) · dCRn/dz) - λCRn = 0

dove K(z) è il coefficiente di diffusione turbolenta all’altezza z. Tale coefficiente cresce con l’altitudine ed è influenzato dai cambiamenti verticali della velocità del vento e dalla stabilità atmosferica. Le variazioni diurne e stagionali rientrano in tale modello.