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ORGANIZZAZIONE DELLE CAMPAGNE DI MONITORAGGIO

4.1 C RITERI PER LA SCELTA DELLE AREE DA M ONITORARE

4.1.1 D ESCRIZIONE DELLE AREE MONITORATE

4.1.1.1 Inquadramento geologico dell’Arco Calabro Peloritano

L’ Arco Calabro Peloritano (A.C.P.) rappresenta il tratto di catena che raccorda l’Appennino Meridionale, ad andamento NW-SE, con le Megrebidi Siciliane ad andamento E- W.

Esso è costituito da una serie di falde cristalline derivanti dalla deformazione di litosfera oceanica e continentale.

Secondo Tortorici (1982) l’Arco Calabro Peloritano è delimitato, a nord, dalla linea di Sangineto interpretata da alcuni autori come faglia trascorrente sinistra, e a sud, dalla linea di Taormina, interpretata come faglia trascorrente destra (Figura 4.2).

L’A.C.P. con i suoi terreni cristallini, presenta delle nette differenze rispetto ai terreni sedimentari appenninici e siciliani, e proprio per le sue particolarità ha sempre rappresentato uno dei problemi più affascinanti della geologia del Mediterraneo centrale.

Secondo Tortorici, (1982), l’Arco Calabro-Peloritano, rappresenta un frammento della catena Eo-Alpina Europa vergente, sovrascorso, durante il Miocene inferiore, sulle unità più interne dell’Appennino. Esso è costituito da una serie di coltri cristalline derivanti dalla deformazione di crosta oceanica e continentale.

4.1.1.2 Castrovillari

Per meglio comprendere e descrivere la stratigrafia geologica delle aree esaminate, ci si è avvalsi della Carta Geologica della Calabria in scala 1:25000, pubblicata dalla Cassa del

Figura 4.2 – Schema geologico dei rapporti tra A.C.P. ed elementi

Dall’analisi dei fogli 221 II-NO “Castrovillari”, e 221 III-N.E “Saracena” il contesto geologico nel quale si colloca l’area che comprende Castrovillari risulta essere caratterizzato dall’alto verso il basso da:

- prodotti di dilavamento misti a materiale alluvionale e a detriti di frana;

- un’alternanza di sabbie gialle o gialle-rossastre, e conglomerati con piccoli e grossi ciottoli. Sono presenti localmente bande di conglomerati associati a sabbie grossolane o lenti di sabbie, a grana fine e media, poco cementate, mal stratificate e talvolta a stratificazione incrociata. Risulta caratterizzato da una moderata resistenza all’erosione, comunque variabile in funzione del diverso grado di cementazione, e una permeabilità generalmente elevata;

- argille mal stratificate con locali intercalazioni di arenarie, da fini a grossolane, di sabbie e conglomerati a carattere lenticolare. La permeabilità si presente piuttosto bassa; la resistenza all’erosione è generalmente scarsa e le argille, quando sature di acqua, tendono a dar luogo a movimenti franosi;

- dolomie e calcari dolomitici da grigi a nerastri, con occasionali brecce intraformazionali ed intercalazioni di argilliti fogliettate ed arenarie. Le rocce presentano elevata permeabilità e sono spesso ben stratificate, ma localmente presentano un’intensa fratturazione. Nella parte NO di Castrovillari alle dolomie sono associate rocce basiche vulcaniche. La resistenza all’erosione è generalmente elevata, eccetto quando esse non siano intensamente tettonizzate;

- scisti filladici con sottili e frequenti intercalazioni di quarzo in cui si trovano sparsi numerosi e piccoli ammassi di rocce basiche. Il complesso si presenta a bassa permeabilità, intensamente deformato e intersecato da diverse superfici di discontinuità che ne riducono la resistenza e che localmente tendono a dar luogo a movimenti franosi.

4.1.1.3 Mormanno

L’area di Mormanno ricade nel complesso settore dell’Appennino Meridionale, dove vengono a contatto tettonico le unità stratigrafico-strutturali dell’Appennino calcareo (a nord) e le unità Calabridi (a sud). In tale area si evidenzia [Ietto A. et al., 1992] (Figura 4.3) la sovrapposizione di tre unità tettoniche che, procedendo geometriche dal basso verso l’alto, si identificano in: Unità di San Donato (prevalentemente metamorfiti di basso grado del Trias inferiore: facies di “scisti verdi” [Borsi S. et al., 1968; Dietrich D. et al., 1976]), unità di Piattaforma Carbonatica, Unità interne o complesso Calabride. L’area in esame, fa parte dell’”Unità di Piattaforma Carbonatica” e nello specifico della “subunità inferiore” o “subunità” Mormanno-Ciagola” costituita da rocce carbonatiche: in particolare dolomie.Tali rocce risultano essere intensamente fratturate, come testimoniato dall’assenza di una stratificazione evidente, da qui la grande quantità di materiale farinoso presente.

Osservando la morfologia dell’area si nota come le principali forme del paesaggio siano da ricondursi sostanzialmente a due processi di modellamento: rimozione gravitativi di detrito, testimoniato dalle frequenti nicchie di distacco localizzate sulle pareti, ruscellamento superficiale, come testimoniano i diversi sistemi di incisioni vallive. Dallo studio del foglio 221 IV-SO “Mormanno”, (in Allegato A-3)l’inquadramento geologico dell’area che comprende l’ospedale di Mormanno è caratterizzato dall’alto verso il basso da:

- prodotti di dilavamento misti a materiale alluvionale a detriti di falda;

- depositi sabbiosi e conglomeratici con ciottoli calcarei e dolomitici, di origine fluviale ad elevata permeabilità. I sedimenti più grossolani sono spesso cementati e resistenti all’erosione, mentre quelli più fini sono generalmente facilmente disgregabili;

- complesso fliscioide basale composto da argille a scagliette, prevalentemente, in alternanza con calcari e quarziti. Scarsa è la resistenza all’erosione e bassa è la permeabilità;

- calcari generalmente ben stratificati, spesso associati a lave basiche, con intercalazioni talvolta di argille; la permeabilità la resistenza meccanica sono generalmente elevate;

- dolomie prevalentemente scure con locali lenti di calcari e calcari dolomitici; localmente si osservano brecce intraformazionali di argilliti fogliettate. Le rocce sono ben stratificate ma in varie località, compresa quella su cui ricade Figura 4.3 - Carta degli affioramenti per unità tettoniche da Ietto (1992)

fratturazione. Le rocce presentano un’elevata permeabilità e, quando non fratturate e ridotti ad un aggregato semi-incoerente di frammenti clastici, sono molto resistenti all’erosione;

- lave basiche o spiritiche con caratteristiche geotecniche inferiori a quelle dei calcari e delle dolomie circostanti;

- scisti argillitici con intercalazioni di quarziti a grana fine e talora di calcari cristallini. Le rocce sono generalmente deformate ed attraversate da numerose superfici di discontinuità. Le aree a maggior tettonizzazione tendono a dar luogo a movimenti franosi. Permeabilità bassa.

4.1.1.4 Lungro

La zona di Lungro è situata A Nord-Est della Catena Costiera, a sud dal Massiccio del Pollino e a Nord-Ovest del Massiccio Silano, sul margine occidentale del bacino del Crati. Comprende i bacini idrografici dei torrenti Tiro e Fiumicello che ricadono nei comuni di Lungro, Firmo, Acquaformosa, Saracena ed Altomonte. Da un punto di vista strutturale Lungro si trova in una zona di confine tra la parte meridionale della Catena Appenninica e la parte settentrionale dell’Arco Calabro, in prossimità della linea del Pollino, posta poco più a nord dell’area di studio: al confine tra le litologie carbonatiche appenniniche e quelle cristalline dei Peloritani. Inoltre si trova all’estremo margine nord-occidentale del graben del Crati ad Ovest della depressione di Sibari, quindi complessivamente in un contesto strutturale abbastanza complesso.

Da un punto di vista morfologico l’area può essere suddivisa in due settori: un settore montuoso ad Ovest ed un settore collinare ad et, che degrada verso le forme pianeggianti della Piana di Sibari e dall’alta Valle del Crati. Questi settori sono caratterizzati da morfologie molto differenti a causa della differente natura delle litologie affioranti e del loro grado di compattezza. Infatti il settore montuoso è caratterizzato dalla presenza di carbonati e metamorfici di basso grado (filladi) dell’Unità di San Donato e si presenta con una morfologia molto aspra caratterizzata da versanti ripidi e valli strette e profonde con la caratteristica forma a “V” e con pareti sub-verticali. La morfologia di tale settore è, inoltre, influenzata dalla presenza di fenomeni di crollo di materiale roccioso; quindi sovente si osservano accumuli di materiale roccioso e, sulle pareti, di nicchie di distacco.

Una prima parte del settore collinare è, invece, caratterizzata dalla presenza di terreni costituiti da materiale eterogeneo e caotico di natura argillosa con spessori variabili ed una scarsa resistenza all’erosione.

Di conseguenza questa prima parte del settore collinare si presenta con una morfologia più dolce e l’elemento morfologico che la caratterizza (in particolar modo nei pressi del Comune di Lungro in corrispondenza dello spartiacque tra i due bacini) è un dissesto diffuso in cui si osservano vari fenomeni di instabilità dei versanti (frane, smottamenti, soliflussi), accentuati dall’azione erosiva al piede dei versanti operata dai torrenti Tiro e Fiumicello. La

morfologia di questa prima parte del settore collinare è, inoltre caratterizzata dalla presenza di valli che si allargano con un andamento più dolce, la dove affiorano litologie più facilmente erodibili. Il passaggio dal settore montuoso a quello collinare non avviene gradualmente, ma si ha un passaggio netto in corrispondenza del principale elemento tettonico dell’area: la linea di Sangineto. Questa, ad andamento NE-SW è segmentata in più punti da una serie di lineamenti tettonici lungo i quali si sviluppa il reticolo idrografico principale (Torrenti Tiro e Fiumicello).

Lungro rientra nel foglio 221 III-SE “Lungo” (in Allegato A-4), il contesto geologico nel quale si colloca l’area che comprende l’ospedale di Lungro risulta essere caratterizzato dall’alto verso il basso da:

- detriti di frana, di falda e depositi alluvionali sabbiosi e ciottolosi dei letti fluviali; - sabbie con ciottoli calcarei, arenacei e cristallini mal stratificate e talora a

stratificazione incrociata; frequente è la presenza di lenti argillose-siltose. La resistenza meccanica è funzione del locale grado di cementazione, la permeabilità è generalmente elevata.

- argille con lenti di sabbie, arenarie, grossolane e talvolta gessose, conglomerati poligenici a grossi ciottoli calcarei, con grande sviluppo locale nell’area ad est di Lungro. Limitata permeabilità e resistenza all’erosione mentre elevata è la franosità, specie in corrispondenza delle intercalazioni sabbiose;

- dolomie e calcari dolomitici da grigi a grigi-scuri. Le rocce si presentano frequentemente fratturate o brecciate andando a nascondere spesso le superfici di stratificazione originarie. La resistenza all’erosione di questo complesso varia, da moderata ad elevata in funzione del locale grado di fratturazione. Le rocce sono localmente ridotte ad un aggregato semi-incoerente di granuli clastici; la permeabilità è in genere elevata.

- complesso metamorfico costituito da calcari cristallini, localmente dolomitici, da grigio-scuri a biancastri, occasionalmente conglomeratici, di elevata resistenza all’erosione e permeabilità da media ad elevata;

- scisti filladici con intercalazioni di calcari cristallini e lenticelle di quarzo parallele alla scistosità. Le caratteristiche geotecniche sono analoghe a quelle dell’ultimo banco dell’area I.