Legge: D=P*e -ETP/P
6.5. Acquisizione di nuove disponibilità: le acque di riuso
L'approvvigionamento idrico a livello regionale è ottenuto principalmente dalle acque superficiali e in misura assai minore da acque sotterranee e non convenzionali. Sono proprio queste ultime, rappresentate principalmente dalle acque reflue recuperate, che possono contribuire in maniera significativa alla riduzione dei prelievi di acque superficiali.
6.5.1. Il riuso delle acque reflue nel bacino idrografico della Sardegna
Il recupero dei reflui, apportando dei vantaggi diretti in termini di risparmio quantitativo e indiretti in termini di minor impatto qualitativo degli effluenti comunque sversati, ha ricadute estremamente positive sugli equilibri del sistema idrico migliorandone lo sfruttamento in termini di sostenibilità. In termini diretti infatti l’aumentata disponibilità idrica limita, in primo luogo, la forte carenza nei comparti direttamente destinatari (principalmente quello irriguo) e in secondo luogo, limitando la pressione quantitativa sulla risorsa idrica primaria, determina una maggiore disponibilità di risorsa per altri usi quale quello potabile. D’altra parte, la conseguenza indiretta del riuso dei reflui consiste nella migliorata tutela qualitativa del corpo idrico recettore consentendo il rilascio di un refluo con basso carico inquinante in assenza di riuso e l’eliminazione degli scarichi durante la stagione irrigua. Inoltre il recupero di risorse, potendo determinare un aumento della superficie irrigata contribuisce a contrastare il pericolo della desertificazione, presente ormai in diverse zone della Sardegna.
A tal fine la Giunta Regionale della Sardegna, su proposta dell’Assessore della Difesa dell’Ambiente, ha approvato con Delibera n. 75/15 del 30.12.2008 la direttiva sul riutilizzo delle acque reflue depurate, pubblicata sul supplemento straordinario del Buras n. 6 del 19.02.2009.
Nel complesso e articolato quadro della normativa comunitaria e nazionale sull’acqua, la Regione Sardegna intende, pertanto, promuovere una politica di governo con l’obiettivo della tutela, riqualificazione e corretta utilizzazione, secondo principi di solidarietà, di salvaguardia delle aspettative e dei diritti delle generazioni future, di rinnovo e risparmio delle risorse e di uso multiplo delle stesse, con priorità di soddisfacimento delle esigenze idropotabili della popolazione e con attenzione alle peculiarità dei corpi idrici interni, marino costieri e sotterranei. Nel 2006 la Regione ha adottato il Piano di Tutela della Acque che costituisce il riferimento fondamentale per la tutela integrata e coordinata degli aspetti qualitativi e quantitativi della risorsa idrica. Tra
le misure previste dal Piano di Tutela della Acque sono contemplate azioni di tipo normativo volte alla regolamentazione del comparto idrico e fognario regionale, tra le quali la definizione di un’apposita normativa di disciplina del riutilizzo delle acque reflue recuperate.
Il riuso delle acque reflue depurate per fini ambientali, irrigui, industriali e civili (non potabili) rappresenta una strategia prioritaria della Regione Sardegna volta al perseguimento dell’obiettivo di promuovere l’utilizzo razionale e sostenibile delle risorse idriche, che consente di dare risposte strutturali e non emergenziali al problema della gestione dell’acqua e che si rivela in tutta la sua forza ed efficacia in particolare, ma non solo, nei periodi di siccità o di scarsa disponibilità.
Il riutilizzo dei reflui depurati può contribuire al raggiungimento degli obiettivi volti alla tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, alla limitazione dei prelievi di “risorsa fresca” dalle acque superficiali e sotterranee, alla riduzione degli impatti degli scarichi sui corpi idrici recettori.
6.5.2. Quantità potenzialmente disponibili
Il contributo al soddisfacimento dei fabbisogni idrici da parte della risorsa idrica non convenzionale, derivabile dal riutilizzo di acque reflue depurate, è stimato in circa 114 Mm3/anno, recuperabili dai 33 impianti di depurazione cosiddetti “prioritari” (elencati nell’Allegato 1 alla Direttiva) distribuiti sull’intero territorio regionale ed aventi potenzialità di trattamento superiore ai 10.000 abitanti equivalenti. Molti degli impianti prioritari sono già realizzati, alcuni sono in costruzione, mentre altri necessitano di un’implementazione del ciclo di trattamento, che troverà copertura finanziaria nella programmazione regionale. L’elenco degli impianti “prioritari” potrà essere integrato mediante provvedimento regionale, a seguito di istanza motivata.
La complessità relativa all’attuazione del riuso dei reflui depurati deriva principalmente dalla molteplicità dei soggetti coinvolti: Gestore dei servizi idrici multisettoriali (ENAS), Autorità d’Ambito territoriale Ottimale (AATO), Gestore unico del Servizio Idrico Integrato (SII), altri Gestori non inclusi nel SII, Consorzi di Bonifica, Consorzi Industriali provinciali, Province, Comuni, Enti gestori delle aree di interesse naturalistico e utilizzatori finali. Inoltre, la correlazione tra la sostenibilità di un progetto di riuso e le condizioni locali del territorio in cui si opera, ha portato necessariamente ad individuare un livello di pianificazione della gestione del riutilizzo “sito-specifica”. Per questi motivi la Direttiva regionale ha individuato il Piano di Gestione quale strumento attuativo del riutilizzo delle acque reflue recuperate per ogni singolo impianto di trattamento o gruppo di impianti.
Ciascun Piano di Gestione sarà predisposto dai vari soggetti coinvolti, appositamente consorziati, attraverso uno specifico protocollo d’intesa, sotto la responsabilità e il coordinamento di un unico soggetto, individuato sulla base della casistica prevista dalla stessa Direttiva.
La predisposizione del Piano di Gestione è obbligatoria per gli impianti “prioritari”. Il Piano di Gestione verrà sottoposto ad un accordo tra la Regione Sardegna, il soggetto Gestore dell’impianto di trattamento, e il soggetto Gestore della rete di distribuzione delle acque depurate, nonché, il soggetto responsabile della redazione del Piano di Gestione, attraverso il quale tutti i sottoscrittori si impegnano ad attuare quanto
previsto nello stesso. Entro 6 mesi dall’entrata in vigore della direttiva devono essere predisposti i piani di gestione per gli impianti prioritari.
Nella tabella seguente si evidenziano gli impianti di depurazione prioritari, esistenti o comunque di cui è finanziata la realizzazione, dotati delle sezioni di affinamento del refluo. La quantificazione del volume complessivamente recuperabile è pari a circa 100 Mm3/anno, rimandando agli approfondimenti dei summenzionati Piani di Gestione, relativamente alle problematiche legate al completamento della filiera del riutilizzo (per es. accumulo del refluo affinato nei periodi di scarsa richiesta o individuazione dei comparti destinatari che siano già infrastrutturati per tale finalità o meno). Dell’elenco fanno parte sia impianti di depurazione consortili (S) che singoli (SI) per i quali viene indicato lo stato di attuazione sia per la parte di depurazione convenzionale che per la parte relativa all’affinamento per il riutilizzo. Per rappresentare sinteticamente lo stato di attuazione è stata utilizzata la seguente simbologia:
R: opere già Realizzate;
C: opere in Costruzione o parzialmente operative e soggette a Completamento;
F: opere non realizzate ma inserite in un programma di Finanziamento a breve termine (APQ, POT).
NF: opere Non inserite in un programma di Finanziamento a breve termine.
Tabella 6-5 Impianti prioritari da destinare al riutilizzo
Prog. Codice
14Attualmente è previsto lo scarico su corpo idrico in quanto l'impianto non è stato progettato con la finalità specifica del riutilizzo ma con modifiche minime potrebbe affinare i reflui per il riutilizzo, infatti ha una sezione di filtrazione, la destabilizzazione e la chiariflocculazione con rimozione combinata del fosforo e la disinfezione chimica mentre manca un’opportuna sezione di disinfezione compatibile con il riutilizzo.
Prog. Codice
Machiareddu Consortile CA 297.000 R R
32 294 ZIR Iglesias Consortile CI 57.600 R R
33 310 San Giovanni Suergiu Consortile CI 47.072 R C
TOTALE VOLUMI RECUPERABILI 150.520.900 m3
TOTALE VOLUMI RECUPERABILI DA IMPIANTI DI AFFINAMENTO REALIZZATI 114.630.000 m3
La ripartizione dei volumi idrici recuperabili di acque reflue depurate, in funzione per i sette sistemi idrici regionali, è riportata nella seguente tabella:
Tabella 6-6 Ripartizione volumi da acque reflue per sistema
Sistema Totale volumi
recuperabili [Mm3]
Totale volumi recuperabili da impianti realizzati [Mm3]
Sulcis 9,90 4,50
Tirso 21,88 11,36
Nord Occidentale 28,15 25,65
Liscia 15,50 8,50
Posada Cedrino 4,45 4,45
Sud Orientale 7,90 1,80
Flumendosa, Campidano, Cixerri 62,75 58,38
TOTALE 150,52 114,63