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5. SVILUPPI METODOLOGICI PER IL RIESAME E L'AGGIORNAMENTO DELL'ANALISI DELLE PRESSIONI E DEGLI IMPATTI SIGNIFICATIVI ESERCITATI

5.2. Analisi pressioni acque superficiali

5.2.1. Pressioni puntuali

Come detto in precedenza, con l’aggiornamento del Piano di Gestione l’analisi delle pressioni svolta nel primo ciclo di pianificazione è stata integrata e affinata tenendo conto di quanto stabilito dalle linee guida Comunitarie e nel rispetto delle raccomandazioni della Commissione Europea conseguenti alla valutazione del primo ciclo di pianificazione e alle correlate interlocuzioni bilaterali del 2013.

La significatività delle fonti di inquinamento puntuale, tenendo conto di quanto stabilito dalle linee guida Comunitarie e nel rispetto delle raccomandazioni della Commissione Europea, è stata valutata considerando le seguenti categorie di pressioni:

- depuratori di acque reflue urbane, suddivisi in:

− scarichi derivanti da agglomerati con carico generato compreso tra 50 e 2.000 a.e.

− scarichi derivanti da agglomerati con carico generato maggiore di 2.000 a.e.

- sfioratori di piena

- scarichi provenienti da attività produttive soggette a Direttiva IPPC (EPRTR) - scarichi provenienti da attività produttive non IPPC

- siti contaminati/siti industriali abbandonati

12Soil and Water Assessment Tool (SWAT) è un modello di pubblico dominio sviluppato in collaborazione tra l'USDA Agricultural Research Service (USDA-ARS) e il Texas A&M AgriLife Research (The Texas A&M University). http://swat.tamu.edu/

- discariche - acque di miniera - acquacoltura

Pressioni Puntuali - Depuratori di acque reflue urbane e scarichi puntuali provenienti da industrie non IPPC

L’analisi è rivolta agli scarichi provenienti da agglomerati serviti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane con un carico generato superiore a 50 a.e. e agli scarichi generati da attività produttive non IPPC considerato che questi ultimi, per come è organizzato e gestito il comparto fognario depurativo del distretto idrografico della Sardegna, confluiscono verso impianti consortili di acque reflue urbane ed il relativo carico inquinante è stato quindi considerato come quota parte del carico totale generato dalla pressione puntuale 1.1 - depuratori acque reflue urbane.

Relativamente agli scarichi urbani, nella precedente versione di piano si consideravano gli scarichi di impianti di trattamento delle acque reflue urbane con un carico generato superiore a 2000 a.e. In questo aggiornamento, rispetto alla precedente versione, le valutazioni sono state integrate estendendo l’analisi anche agli scarichi inferiori a 2.000 a.e., in recepimento delle osservazioni pervenute dalla Commissione Europea a seguito degli incontri bilaterali tenutisi con l’Italia.

Per quanto riguarda gli scarichi si è fatto riferimento alle informazioni tratte da ricognizioni periodiche relative allo stato di attuazione della Direttiva 91/271/CEE, ai dati del Piano di Tutela delle Acque e del Nuovo Piano regolatore generale degli Acquedotti, ai dati delle autorizzazioni allo scarico rilasciate dalle autorità competenti (Province), alle informazioni fornite dai gestori e ai dati degli ultimi censimenti ufficiali sulla popolazione resi disponibili dall'ISTAT. Ulteriori informazioni correlate alla presenza di sostanze pericolose negli scarichi degli impianti di acque reflue urbane e all'evidenza di superamenti dei relativi limiti allo scarico previsti dalla normativa nazionale, sono state acquisite dalle banche dati dei controlli effettuati dall'autorità preposta, ossia l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Sardegna (ARPAS).

Sulla base delle informazioni così raccolte sono stati presi in esame i seguenti aspetti: carico generato da ogni agglomerato (espresso in a.e.), carico in ingresso agli impianti di trattamento, idoneità dimensionale dell’impianto in riferimento al carico trattato ed efficienza depurativa. Tali dati sono stati inoltre integrati con ulteriori informazioni più specificatamente operative e di esercizio fornite dai gestori degli impianti.

Metodologia per l’individuazione della significatività delle pressioni puntuali

Per ogni bacino idrografico la significatività delle pressioni puntuali è stata stabilita in riferimento al carico totale di nutrienti derivante dagli scarichi presenti nel bacino in esame assumendo come soglia di riferimento il valore di concentrazione che può determinare il fallimento dell’obiettivo. A tal fine per i corsi d’acqua privi di opere di sbarramento a monte del tratto in esame si è considerata la portata media annua del corpo idrico in condizioni di naturalità. In alternativa, cioè in caso di presenza di sbarramenti a monte del tratto di corso d’acqua in esame, si è considerata la portata del Deflusso Minimo Vitale (DMV) come stabilito dalla norma vigente (pari al 10% della portata in condizioni di naturalità salvo deroghe in casi di carenza idrica).

La portata di ogni scarico è stata calcolata a partire dalla dotazione idrica di 250 l/ab/d moltiplicata per il numero di abitanti equivalenti totali serviti dall’impianto. Il carico di nutrienti in azoto e fosforo totale è stato determinato considerando la concentrazione allo scarico stabilita in sede di rilascio dell’autorizzazione allo scarico.

La pressione viene considerata rilevante (potenzialmente significativa) se il carico di Azoto totale o Fosforo totale derivante dagli scarichi in rapporto alla portata del corpo idrico (compresa la portata degli scarichi afferenti) risulta superiore alla soglia di riferimento, come descritta sopra, fissata pari al valore di concentrazione che può pregiudicare il mantenimento o il raggiungimento del buono stato di qualità del corpo idrico.

L’analisi condotta ha inoltre tenuto conto dell’effetto combinato sul corpo idrico generato dalle pressioni puntuali con le pressioni diffuse agro zootecniche.

L’analisi comparata tra le diverse tipologie di pressione correlate al medesimo impatto e i dati di monitoraggio consente di individuare, tra quelle rilevanti, le pressioni significative che pregiudicano il raggiungimento dello stato di qualità buono del corpo idrico.

La potenziale significatività della pressione 1.4 - industrie non IPPC - è stata inoltre valutata tenendo conto sia della rilevanza dei singoli scarichi generati dalle attività produttive, con un carico generato superiore ai 50 a.e., sia della densità (numerosità) di tali attività produttive in relazione alla superficie del bacino idrografico del corpo idrico preso in esame, attraverso l'adozione di un'opportuna soglia di rilevanza.

Pressioni Puntuali - Sfioratori di piena

Le pressioni originate dagli sfioratori di piena sono state valutate attraverso la definizione di un indicatore rappresentativo dell’estensione percentuale delle aree ad uso urbano, rispetto all'area dell’intero bacino idrografico afferente al corpo idrico in esame.

Pressioni Puntuali - Impianti IPPC (EPRTR)

Mantenendo invariato l’approccio adottato nel Piano di Gestione vigente sono state considerate pressioni puntuali significative: la presenza di attività produttive soggette alla Direttiva IPPC (EPRTR) e la presenza di attività produttive a potenziale rilascio di sostanze incluse nell’elenco di priorità come individuate nell’allegato 3 sezione 2 del Piano di Gestione “Indagine sulla presenza di sostanze pericolose derivanti da comparti produttivi operanti sul territorio della Regione Sardegna”. Tale indagine tiene conto sia del rilascio diretto di sostanze sul corpo idrico superficiale e sul suolo che del rilascio indiretto per emissione in atmosfera. Un maggiore dettaglio sull'analisi di questa tipologia di pressione viene riportato nell'Allegato 3 sezione 2.

Pressioni Puntuali - Siti contaminati/siti industriali abbandonati

Per la valutazione della pressione puntuale da siti contaminati/siti industriali abbandonati si sono censiti e georeferenziati tutti i siti contaminati e siti industriali abbandonati, presenti sul territorio regionale.

Tra i siti contaminati ricadono anche le discariche dismesse di rifiuti solidi urbani. In questa categoria rientrano tutti quei siti potenzialmente inquinati da attività di smaltimento controllato o incontrollato di rifiuti

solidi urbani o assimilabili, attualmente non in esercizio. I dati rilevati dal Censimento CEN.DI (Censimento delle Discariche non Autorizzate in Sardegna, 1996) hanno evidenziato la presenza di 402 siti, a cui il Piano di Bonifica dei Siti Inquinati aggiunge due siti censiti nel Piano Ansaldo e non riportati nel CEN.DI: la discarica di San Lorenzo nel comune di Cagliari e la discarica dismessa del comune di Padru.

La provincia avente un maggior numero di discariche dismesse sul totale è quella di Cagliari (29,6%), seguita da quella di Nuoro (27,6%), da quella di Sassari (21,6%) e infine da quella di Oristano.

Per quanto riguarda invece le superfici interessate da discariche dismesse di rifiuti solidi urbani la provincia al cui interno ricadono gli areali maggiori è quella di Cagliari (38%), seguita a lunga distanza da Sassari (22%), Nuoro (21%), Oristano (19%).

Per quanto riguarda invece le volumetrie stoccate in discarica il CEN.DI evidenzia che esistono:

− 50 discariche con capienza superiore ai 50.000 m3;

− 26 discariche con capienza compresa tra i 30.000 e i 450.000 m3;

− 120 con capienza compresa tra 10.000 e 30.000 m3;

− 208 con capienza inferiore ai 10.000 m3.

Metodologia per l’individuazione della significatività della pressione puntuale

Per ciascun corpo idrico si è provveduto a predisporre una banca dati contenente delle informazioni di sintesi riferite a ciascun sito individuato. La pressione è stata valutata come numero di impianti per unità di superficie del bacino drenato dal corpo idrico superficiale in esame.

Sono state comunque considerate rilevanti le pressioni prodotte dai siti contaminati e dai siti industriali abbandonati nel caso in cui il monitoraggio dei corpi idrici superficiali abbia evidenziato degli impatti potenzialmente riconducibili a tali siti.

Pressioni Puntuali - Discariche

Discariche di rifiuti e assimilabili in esercizio

La dispersione dei rifiuti di diversa origine direttamente sulla superficie del suolo, rappresenta una potenziale causa di inquinamento delle acque. Ogni prodotto solubile presente nel materiale può essere trasportato verso i corpi idrici, sia tramite la frazione liquida del rifiuto, sia come conseguenza del dilavamento delle piogge.

I materiali di questo tipo che costituiscono fonte di rischio per i corpi idrici sono:

- reflui di scolo;

- concimi;

- rifiuti solidi urbani;

- rifiuti industriali;

- residui di lavorazioni;

- detriti.

I Centri di Pericolo CDP appartenenti a questo gruppo possono essere suddivisi nelle seguenti tipologie:

− Discariche controllate e incontrollate;

− Centri per il trattamento dei rifiuti;

− Attività di recupero e riciclaggio.

La pericolosità delle discariche per i corpi idrici è connessa con eventuali perdite di percolato; ogni discarica deve quindi essere considerata un CDP.

I principali sistemi di smaltimento determinano un allontanamento dei rifiuti dall’ambiente di produzione ed una loro più o meno completa trasformazione. Sono considerati quindi preventori e/o riduttori dell’inquinamento ma costituiscono essi stessi dei CDP per le acque. La presenza di un impianto di smaltimento comporta inoltre la realizzazione di servizi e sotto servizi (autoparchi, officine, serbatoi, tubazioni di trasporto di liquidi inquinati) che costituiscono essi stessi dei CDP.

La normativa italiana, in attuazione delle direttive comunitarie, disciplina la gestione dei rifiuti ed in particolare:

− la prevenzione nella produzione;

− il recupero;

− lo smaltimento;

− il trasporto.

Sulla base di tale normativa la gestione dei rifiuti costituisce un’attività di pubblico interesse che deve essere effettuata assicurando un’elevata protezione dell’ambiente, senza determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e la fauna.

A tal fine si promuove lo sviluppo di metodologie volte a ridurre lo smaltimento finale dei rifiuti attraverso:

1) la messa a punto di tecnologie finalizzate alla limitazione della produzione di rifiuti, in particolare di quelli pericolosi;

2) lo sviluppo di attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero, in particolare l’utilizzo dei rifiuti nella produzione di energia;

3) la diminuzione della quantità di rifiuti da avviare allo smaltimento finale, con l’utilizzo, durante questa fase, delle tecnologie più idonee a garantire un alto grado di protezione per l’ambiente e la salute pubblica, riducendo inoltre il più possibile la movimentazione dei rifiuti, trasportandoli agli impianti di smaltimento più vicini.

Per l'analisi di tali tipologie di pressioni si è tenuto conto delle discariche autorizzate di rifiuti solidi urbani, di rifiuti tossico - nocivi e di rifiuti industriali e degli inceneritori presenti su tutto il territorio regionale; in totale si tratta di circa 25 CDP, tra puntuali e multi puntuali.

Le discariche dismesse di rifiuti solidi urbani sono state invece considerate nel precedente paragrafo in quanto ricadono all’interno delle pressioni puntuali da siti contaminati/siti industriali abbandonati

Metodologia per l’individuazione della significatività della pressione puntuale

Per determinare la pressione puntuale dovuta alla presenza di discarica si è fatto riferimento al database del Piano Paesaggistico Regionale, ed in particolare all’elemento dell’Assetto insediativo – Sistema infrastrutture che identifica come elementi puntuali le infrastrutture finalizzate al trattamento e allo stoccaggio dei rifiuti urbani, speciali, tossici e nocivi.

Questo stato informativo contiene due macro-categorie:

- discariche

- impianti di trattamento e/o incenerimento rifiuti (comprendenti impianti di trattamento biologico, impianti per il riciclo di materiali, etc.).

Per ciascun corpo idrico si è provveduto a predisporre una banca dati contenente delle informazioni di sintesi riferite a ciascun sito individuato. Per valutare la significatività della pressione si è considerato il numero di siti per unità di superficie presenti su ciascun bacino sotteso dai singoli corpi idrici.

Pressioni Puntuali - Acque di miniera

Le pressioni puntuali da Acque di miniera sono dovute all’estrazione di acque da cave a cielo aperto o da miniere sotterranee verso la superficie in modo da permettere le attività di estrazione. Non sono comprese in questa tipologia di pressioni le acque di trattamento provenienti dai processi industriali.

Queste attività sono state censite e georeferenziate e valutata la loro rilevanza sui corpi idrici superficiali.

Pressioni Puntuali - Acquacoltura

Le attività di piscicoltura e mollusco-coltura sono fondamentalmente localizzate in aree lagunari in prossimità della costa o a mare e non comportano una pressione puntuale significativa sullo stato quali-quantitativo delle acque interne del distretto idrografico.