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ADESIONE ALLA COSTITUENDA ASSOCIAZIONE “CENTRO PER L’INTEGRAZIONE DI TREVIGLIO” E APPROVAZIONE DELLO

STATUTO RELATIVO -

Presidente

Abbiamo allora ancora due argomenti, adesione alla costituenda associazione Centro per l’integrazione di Treviglio e approvazione dello Statuto relativo. L’Assessore ai Servizi Sociali. Allora riprendiamo, per favore un attimo di ordine… gli Assessori adesso rientrano. La parola all’Assessore Lingiardi per illustrare il provvedimento.

Assessore Lingiardi

Due parole per appunto annunciare con la delibera di questa sera l’adesione alla costituenda associazione Centro per l’integrazione di Treviglio e approvazione quindi del relativo Statuto. Per fare un po’ di storia sulla questione appunto attività di integrazione rispetto alla popolazione immigrata, devo dire che il tutto è partito 12 anni fa, 13 anni fa con lo sportello immigrazione che allora aveva un’attività, un servizio rispetto ai cittadini nuovi di Treviglio; allora appunto incominciava a incrementarsi la fase di arrivo degli immigrati e questo sportello è andato avanti per 10 anni, aveva proprio il servizio di aiuto primario di conoscenza delle logiche appunto locali, quindi riguardava i diritti e la conoscenza dei diritti e doveri sull’immigrazione. Questo sportello due anni fa ha avuto un percorso diverso, è passato all’Ambito, all’Ufficio di Piano, a Risorsa Sociale Gera d’Adda che già gestiva due sportelli, lo sportello di Caravaggio e lo sportello di Arcene.

Quindi i tre sportelli, Treviglio, Arcene e Caravaggio sono rientrati in un ambito complessivo di distretto. Questo perché ormai anche lo sportello immigrati di Treviglio aveva un afflusso non più solo di cittadini trevigliesi immigrati, ma anche esterno.

Due anni fa abbiamo quindi deciso di spostare lo sportello all’interno dell’Ambito, così facendo però si è sviluppato un percorso con le associazioni, un percorso di rete che ha portato a un primo progetto, quello della costruzione di una comunità trevigliese multiculturale che adesso confluisce appunto in questo Centro per l’integrazione di Treviglio che è un soggetto terzo fatto da associazioni, a cui anche il

Comune di Treviglio aderisce e che porterà avanti il percorso appunto di integrazione a livello di piena autonomia. Fino adesso il progetto di costruzione di una comunità trevigliese multiculturale era un progetto dell’Amministrazione di Treviglio; con questo centro per l’integrazione e l’approvazione dello Statuto verranno a far parte appunto del Centro anche altre associazioni come i sindacati C.I.S.L., C.G.I.L. e U.I.L., la Banca di Credito Cooperativo di Treviglio, l’Agenzia per l’integrazione di Bergamo e quindi questo è fatto un po’ sulla scorta dell’Agenzia dell’integrazione di Bergamo che lavora da 12 anni nell’ambito appunto provinciale e comunale rispetto a Bergamo, però ci ha dato una grossa mano per costruire questo percorso; ci sarà la Cooperativa sociale Dos Ancos, l’Associazione Hauser come soci fondatori, speriamo dovrebbe essere socio fondatore anche Risorsa Sociale Gera d’Adda, ci ha già detto che vorrebbe entrare; speriamo che entri anche l’ASL e mi sembra anche l’Azienda ospedaliera, per ora come sostenitori, ma poi speriamo che entrino anche come soci fondatori.

Nel cartaceo che avete c’è un prospetto appunto dei soci fondatori e dei soci fondatori in corso di definizione, quelli ordinari e quelli sostenitori, e quindi li avete tutti lì. Io mi fermo qui, nel senso che volevo un po’

individuare quale era la strategia che sottendeva al discorso dello sportello 12 anni fa e adesso io credo bisogna ormai superare la logica del servizio dello sportello, anche perché se si parla di Servizi Sociali, si parla di Servizi Sociali a tutti i cittadini; qui invece la logica è quella di attivare delle politiche di integrazione con i soggetti che sul territorio vogliono partecipare a questa tipologia di discorso. Lascio la parola alla Dott.ssa Monica Falchetti, anche perché lei stessa ha seguito tutto questo percorso in questi ultimi anni e darà appunto delle delucidazioni in più. Grazie.

Presidente

Bene, la parola allora alla Dott.ssa Falchetti.

Dott.ssa Falchetti

Grazie. Buona sera a tutti. La proposta che vi viene sottoposta questa sera di adesione a questa associazione, di approvazione dello Statuto, deve essere contestualizzata, come accennava l’Assessore Lingiardi, all’interno del progetto: “Costruzione di una comunità trevigliese multiculturale”, in quanto questa proposta rappresenta già un primo esito in cui è sfociato questo percorso progettuale. Il progetto, come giustamente ha già ricordato, ha avuto inizio proprio con il trasferimento della gestione dello sportello immigrazione di Treviglio all’Azienda speciale consortile Risorsa Sociale della Gera d’Adda, trasferimento

che è avvenuto il primo gennaio del 2009 ed è avvenuto con la consapevolezza che l’utenza che vi afferisce proviene da tutto il territorio della Bassa Bergamasca e quindi dalla valutazione dell’opportunità di una compartecipazione alla spesa da parte di tutti i Comuni dell’Ambito.

Tuttavia a fianco all’attività dello sportello immigrazione vi era la sussistenza di tutta una serie di azioni collaterali, servizi e politiche per l’integrazione, mediazione in situazioni critiche e quello che era stato definito progetto a rete tra le associazioni che operavano in materia di immigrazione. Se lo sportello soddisfaceva i bisogni di primo livello, di prima accoglienza, di svolgimento di pratiche burocratiche per le persone straniere, le attività collaterali andavano a approfondire bisogni di secondo livello rivolti ai cittadini già stabili sul territorio, superata la prima fase critica di inserimento, di regolarizzazione. La scelta dell’Amministrazione Comunale è stata quella di proseguire in questa attività, impiegandovi in qualche modo il risparmio ottenuto dal trasferimento della gestione dello sportello e proprio sulla base di questa scelta era stato elaborato agli inizi del 2009 un capitolato tecnico per la gestione di tali attività collaterali allo sportello.

Questo capitolato aveva previsto sei aree di azione che andavano, ve le elenco velocemente, ma proprio perché ci riportano un po’ alle origini del discorso, andavano ad intervenire sia sull’accesso ai servizi e la comunicazione, cioè in una logica di incidere anche sui servizi comunali affinché siano servizi capaci di rispondere a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro provenienza e oltre a questo, questa come primaria di intervento, oltre a questo se volevano promuovere azioni nell’ambito di un empowerment dei cittadini stranieri ovvero di crescita di consapevolezza, di capacità, di propositività, dall’altra parte sensibilizzazioni e azioni rivolte alla cittadinanza trevigliese, quindi si voleva agire su entrambi i fronti, sia sulla comunità migrante, sia sulla comunità trevigliese, in una logica proprio di integrazione, di valorizzazione delle differenze; una quarta area di azione era la gestione di situazioni critiche che mano a mano si erano evidenziate sul territorio e la quinta area d’azione era la mediazione culturale in situazioni specifiche e in ultimo il coordinamento e la valorizzazione delle reti locali.

Allora, questa proposta di capitolato e di gara, è risultata forse troppo ambiziosa, nel senso che la gara si è conclusa proprio con una mancata aggiudicazione, proprio perché è stato forse ambiziosa e non vincente l’idea di individuare un appaltatore esterno che gestisse tale attività nel nostro territorio. E questa esperienza, torno lì, perché ci ha consentito di comprendere fino a fondo e probabilmente agli inizi non l’avevamo

chiaro, la vera natura dell’attività che si intendeva promuovere. Ovvero non si tratta soltanto di gestione di servizi o solamente di gestione di servizi, ma si tratta di promozione di politiche sociali, di politiche rivolte all’integrazione. Quindi questa esperienza ci ha permesso di comprendere il ruolo dell’ente in questo ambito, quindi non gestione di servizi per, ma un ruolo di garanzia, un ruolo di promozione e quindi un ruolo di regia e di coordinamento, di valorizzazione.

Da qui allora nella logica se vogliamo di attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale e quindi di una responsabilità allargata alla società civile nelle sue diverse forme di organizzazione sociale. Questa diciamo la prima motivazione, la prima ragione, la prima esperienza che ci ha portato alla nascita di questo percorso; dall’altra parte e non meno importante, la sollecitazione del territorio, le stimolazioni e le sollecitazioni della società civile per l’appunto, che richiedeva a forza a gran voce la ripresa di un coordinamento su questa materia. Quindi è stato un po’ ridefinito l’obiettivo in una sorta di promozione virtuosa del capitale sociale che già esiste nel trevigliese, in quest’ambito, perché di capitale sociale si tratta ed è presente ed è titolato a svolgere appieno questa funzione. Da qui nell’agosto del 2009 la Capogruppo ha deliberato il progetto, progetto denominato Costruzione di una comunità trevigliese multiculturale, un progetto triennale 2009-2011 che ha visto la costituzione di una cabina di regia denominata Comitato tecnico scientifico composto dal Servizio Sociale comunale e dalla presenza di due partner importanti che ci hanno accompagnato nel percorso, l’Università degli studi di Bergamo, la Facoltà di scienza della formazione, e per la precisione il Centro di ricerca interdisciplinare Scienze umane e salute e malattia, e l’Agenzia per l’integrazione di Bergamo; capite bene due soggetti differenti, l’uno più cultore della materia in senso astratto, l’altro più operativo e capace di traduzioni operative dell’argomento in oggetto.

Il senso di questa cabina di regia era quello di supervisionare e coordinare le azioni specifiche attivate in capo ai tre soggetti in tema di politica appunto per l’immigrazione, oltre che selezionare il mediatore culturale che poi è stato impegnato nel progetto. Il progetto si è articolato in 4 fasi sostanzialmente, una fase di ricercazione, una fase di formazione, la traduzione operativa del percorso formativo e una quarta fase di confronto e di riflessione tra i diversi attori locali che sono stati coinvolti. Va precisato che questa fasi non sono semplicemente sequenziali, ma si sono sviluppate a spirale dentro un processo che è iniziato nel 2009 e che sarà accompagnato per tutto il 2011.

Allora la prima fase della ricercazione, si è scelto questo strumento perché sulla base della considerazione nella ricercazione il processo

conoscitivo è compiuto solo nel momento in cui lo stesso può essere tradotto in azione sociale, ovviamente con il coinvolgimento dei partecipanti a questo processo. E questa poteva essere una finalità che poteva essere sposata da questo progetto proprio perché non era una conoscenza fine a se stessa, ma finalizzata a una traduzione operativa.

La ricerca si è svolta da ottobre 2009 a marzo 2010, ha previsto una consultazione capillare di tutti i luoghi e di tutti gli attori che nel trevigliese operano nell’ambito dell’immigrazione e dell’integrazione, con la finalità di mapparli e coinvolgerli nella fase successiva della formazione. Il report di ricerca è disponibile sul sito per chi volesse approfondire l’argomento.

I principali aspetti che sono emersi da questa ricerca sono senz'altro la ricchezza del nostro territorio in quest’ambito, nel senso che esiste molto e molte realtà sono impegnate su questo fronte, ma al tempo stesso a fianco della ricchezza evidenziata è stata evidenziata una grande frammentazione, competizione, autoreferenzialità, purtroppo una scarsità di relazioni. Una sorta, è stata così definita, di comunicazione interrotta rispetto alla comunicazione che era stata attivata negli anni precedenti, forse proprio perché unidirezionale e non reciproca e paritaria tra i diversi soggetti. Per dirlo in modo sintetico, per sintetizzare il fattore di ricerca può essere sintetizzato nell’espressione:

no di forti, ma relazioni deboli. Da qui la conseguente necessità di lavorare sulle relazioni anziché sui nodi che abbiamo evidenziato esserci ed essere molti.

La seconda fase è stata la fase della formazione, nel periodo maggio-novembre 2010 condotta dall’Università, rivolta a tutta una serie di soggetti, quelli mappati nella precedente fase di ricerca, scuole, oratori, ASL, Azienda ospedaliera, banche, sindacati, associazioni di italiani e associazioni di stranieri. La finalità era quella di fornire strumenti teorici e metodologici utili al lavoro nell’ambito dell’integrazione e dell’immigrazione. Il metodo di lavoro sono state lezioni frontali ma con poi un lavoro di gruppo, su contenuti interdisciplinari, dalla sociologia all’antropologia, all’economia, all’etnopsichiatria, alla pedagogia. Cioè ci si è soffermati sui temi relativi all’associazionismo, all’immigrante, al migrant banking, alla scuola interculturale, al rapporto tra le religioni;

c’è stato in questo percorso, percorso faticoso, lungo, tuttavia un’ampia partecipazione, un ampio coinvolgimento, una costanza, un impegno da parte dei vari soggetti che vi hanno partecipato e questo percorso ha contribuito a costituire una rappresentazione comune del fenomeno migratorio, una conoscenza, una competenza e si è creata oserei dire una intenzionalità, una consapevolezza sul tema.

In sostanza in questo percorso è successo qualcosa tra i soggetti che hanno partecipato e come potete immaginare ha poi sfociato, è stato poi canalizzato nella proposta odierna. Prima di addentrarmi proprio nella proposta, va comunque detto che c’è stata contemporaneamente una traduzione operativa condotta dal Servizio Sociale con il mediatore, con l’Agenzia, negli interventi di scuola di lingua araba per minori stranieri, corso di italiano per donne straniere, interventi di mediazione culturale e interventi in situazioni critiche.

Parallelamente è stata condotta un’attività di confronto tra gli attori del percorso formativo, coordinata dall’Agenzia per l’integrazione e nelle sue fasi finali anche con la partecipazione dell’Università e del Servizio Sociale. Ed è proprio da questa attività di confronto, soprattutto nell’ambito associativo, che è nata la proposta di costituzione dell’associazione, cioè si è arrivati proprio a definire che cosa fare per il futuro. Questa proposta è stata presentata nel convegno del 29 gennaio scorso, e sinteticamente diciamo rappresenta una sollecitazione e una scelta della società civile stessa e dei suoi attori, dei suoi enti e delle sue organizzazioni. È una diretta conseguenza di tutto quello che vi ho elencato, cioè l’esito di questo percorso di informazione, di formazione, di confronto, non è la somma degli attori in gioco ma è una nuova organizzazione che non vuole fare concorrenza ad altri soggetti, non invade, per capirci, il campo di azione degli altri, ma intende valorizzare il lavoro di tutti, per facilitare l’integrazione nel senso più esteso del termine, integrazione tra italiani ed immigrati, ma anche integrazione tra gli italiani stessi, integrazione tra gli immigrati stessi.

La scelta nasce dall’intenzione di superare un modello leggero di coordinamento che in passato si era già sperimentato, con la volontà di costruire un organismo stabile, sostenuto da una prospettiva culturale e quindi sottolineo apolitica e apartitica. La forma giuridica è quella di un’associazione senza scopo di lucro, i soci sono stati elencati prima e sono distinti tra soci fondatori, soci ordinari, soci sostenitori; sono soci fondatori i sindacati, il Comune, la Banca di Credito Cooperativo di Treviglio, l’Agenzia di --- integrazione di Bergamo, l’Associazione Diversamente, Cooperativa Dos Ancos, Associazione Hauser e sono stati confermati quelli che voi trovate nell’elenco solo come altri potenziali soci che nel frattempo, dacché vi è stato distribuito questo materiale, hanno deliberato la loro adesione e quindi l’Associazione amici dei popoli e soprattutto, e questo a mio avviso è un buonissimo risultato, le Associazione di migranti, quindi partecipano a questo ente l’Associazione AssoBi, l’Associazione Assalam e l’Associazione El Badere.

L’iniziativa gode del sostegno dell’Università di Bergamo, come è stato detto prima dell’Azienda consortile e dell’Azienda ospedaliera, gode del sostegno e questi soggetti poi definiranno il loro ruolo attorno a questa esperienza. Si fonda sulla necessità di competenza, per lavorare in materia di immigrazione ed integrazione, per cui non è un’associazione di volontariato, è un’associazione ai sensi del Codice Civile che coniugherà lavoro benevolo a fianco di lavoro professionale competente, quindi è retribuito. Durante il 2011 il processo d’avvio sarà sostenuto dall’Agenzia per l’integrazione di Bergamo perché riteniamo di valorizzare le esperienze già esistenti sugli altri territori o ritenute di valore, positive e funzionanti, per non ricominciare daccapo ogni volta.

L’attività di avvio è assicurata dalla quota delle risorse economiche stesse che l’Amministrazione Comunale ha investito nel progetto, altre risorse saranno garantite dalle quote associative, dalla ricerca di finanziamenti, dalla partecipazione a bandi di altri enti pubblici, privati o no profit.

L’orientamento di lavoro è allegato e sintetizzato nel documento che vi è stato consegnato e è sintetizzabile in alcune parole chiave che sembrano generiche e ampie, ma che veramente costituiscono l’intento, la mission, la finalità di questo organismo, ovvero valorizzare, sostenere, promuovere e facilitare e ne trovate poi il dettaglio nel documento. Gli ambiti di lavoro sono tutti da costruire, sicuramente la promozione di progetti specifici, sicuramente la mediazione culturale valorizzando quando già esiste sul territorio, la formazione perché deve essere un filo conduttore e iniziative che verranno promosse dai soci piuttosto che commesse esterne, piuttosto che partecipazione a bandi.

Il tutto è stato ideato partendo dalla convinzione che la tematica dell’integrazione attraverso la vita, la storia di tutti e di ciascuno, nei diversi tempi, luoghi, spazi e relazioni in cui la vita stessa si realizza.

Per questa ragione il Comune ha scelto di non promuovere servizi dedicati per gli stranieri o dedicati agli italiani, ma ha scelto di promuovere relazioni, di promuovere convivenza civile. È in questa linea quindi che si è promossa questa intenzionalità, questa competenza che il Comune ha voluto promuovere questo sul territorio, la comunità ha raccolto questo messaggio, l’ha scelto, l’ha costruito nel progetto che vi abbiamo presentato, ora viene chiesto al Comune di sostenerlo nella logica appunto di responsabilità allargata nell’ambito appunto della costruzione di queste politiche per l’integrazione.

Presidente

Grazie. Due parole all’Assessore.

Assessore Lingiardi

Sì, velocissimamente, a pag. 2 della delibera propongo di cancellare dove c’è evidenziato: una donazione modale, ma mettere un contributo.

Dove c’è evidenziato, al terzo punto di evidenziato. Come nel punto sopra, quindi cancellare una donazione modale e inserire un contributo.

Presidente

Bene, grazie. Interventi? Consigliere Scarpellino.

Consigliere Scarpellino

Grazie Presidente. Solo per notare che nello Statuto del Centro per l’integrazione all’art. 2, Finalità, è prevista la semplice definizione di associazione apartitica; considerata la natura dell’associazione, io riterrei che sarebbe più che opportuno evidenziare che non ci siano discriminazioni di ordine razziale e di ordine religioso. All’art. 6, Organi sociali, io aggiungerei un Segretario dell’associazione perché sono previsti comunque degli adempimenti e qui c’è solo Presidente e Vice Presidente, come si dice dalle mie parti chi comanda non suda, ci vuole qualcuno che debba redigere gli atti. E quindi di conseguenza all’art. 12 le semplici funzioni del Segretario, che debba redigere gli atti conseguenti. Se l’Amministrazione ritiene di recepirlo.

Presidente

Vediamo. Aveva chiesto la parola la Consigliera Carla Bonfichi.

Consigliera Bonfichi

Scusate, una raccomandazione solamente. Ringrazio innanzitutto Monica e le chiedo di portare il ringraziamento all’intero ufficio per il grosso lavoro che viene sempre svolto e che noi che parliamo sempre di questioni urbanistiche qua dentro non vediamo quasi mai. Invece per l’Assessore una raccomandazione, nel sub 1 ci sono definiti ai soci sostenitori lo sportello scuola per l’intercultura, chiederei di probabilmente verificare la correttezza della dicitura perché non è dell’Istituto comprensivo, è una emanazione dell’Ufficio scolastico provinciale, opera a livello territoriale e opera su tutte le scuole materne, elementari, medie e superiori della bassa bergamasca. Credo che l’ambito copra addirittura l’intero ambito scolastico provinciale che è l’Ambito 6.

L’altra cosa che vi chiederei di verificare è che siccome sono soci sostenitori insieme al Centro per l’educazione degli adulti e nello Statuto i soci sostenitori debbono erogare contribuzioni volontarie straordinarie, essendo scuole sostanzialmente credo che i bilanci della scuola sia pressoché impossibile erogare contribuzioni volontarie straordinarie. Possono essere interessantissimi partner sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione di progetti finanziati anche da Regione Lombardia e cose di questo genere; per esempio la mia scuola ha appena ottenuto un finanziamento, cioè si è piazzata ai primi posti per un finanziamento regionale, per un progetto interculturale che coinvolge in una settimana di lavoro intensivo un gruppo di misto di alunni stranieri e italiani.

Sono certamente due realtà importanti insieme al Centro per l’educazione degli adulti; il Centro per l’educazione degli adulti opera…

tra l’altro quello di Treviglio è stato individuato dalla Prefettura di

tra l’altro quello di Treviglio è stato individuato dalla Prefettura di