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Affitto e disagio abitativo: le traiettorie abitative dei migrant

5. Precarietà abitativa e processi di filtering: abitare da immigrati in affitto a Bologna

5.2 Affitto e disagio abitativo: le traiettorie abitative dei migrant

Per quanto riguarda l’abitazione in locazione, oltre agli elementi qui sopra già analiz- zati, si è deciso di approfondire ulteriormente alcune caratteristiche che incidono sul be- nessere abitativo. Il grafico 5.4 mostra come la popolazione straniera residente a Bologna (così come a livello nazionale, vedi capitolo 3) sia maggiormente esposta al sovraffolla- mento, abitando case di dimensioni inferiori rispetto alla media degli autoctoni. Per quanto riguarda il dato relativo ai nuclei misti, va qui ricordato che il dato di questo gruppo è fortemente influenzato, come già detto, dalla residenza presso il luogo di lavoro di molte lavoratrici e lavoratori stranieri legati al lavoro di cura presso famiglie italiane benestanti.

Grafico 5.4 Superficie media abitazioni occupate da persone residenti per cittadinanza. Co- mune di Bologna. Censimento 2011

Attraverso l’analisi delle interviste ai migranti è stato possibile ricostruire le traiettorie residenziali di questa fetta di popolazione, che maggiormente risente di varie forme di disagio abitativo.

Una prima considerazione che emerge riguarda l’epoca di approdo nel Paese, infatti i migranti di lungo corso, raccontano di sistemazioni molto provvisorie, spesso in luoghi vissuti abusivamente, spazi abitativi d’emergenza, come raccontano due immigrati ma- schi, che risiedono in Italia sin dagli anni ’80.

R., marocchino, mi racconta del suo primo insediamento a Bologna, di quando viveva insieme ad altri stranieri sotto il ponte di via Stalingrado:

Passa un anno in questo ghetto e uno di noi, un lavoratore di 25 anni, Mohamed Sahif, viene ucciso dal suo compagno metalmeccanico, è stato proprio…

La pressione l’hanno distrutto. E questo ha creato ribellione all’interno della comunità e c’era bisogno di organizzarci.

La comunità decide e mi fanno una specie di voto e votano me come rappresentante della comunità. E abbiamo fatto la battaglia contro questo crimine che è stato fatto all’interno della fabbrica metalmeccanica di questo ragazzo. E la causa poi dopo, il processo… E abbiamo nominato il ghetto Mohamed Sahif.

[…]

Non basta questa rappresentanza della comunità che il comune un muro se io ho fatto e la c’era un circolo vicino a noi, Che Guevara, e che è venuto a trovarci per fare resistenza, lotta con noi per la dignità dei lavoratori. Lì c’è venuta l’idea di fondare un movimento, una realtà giuridica.

Sopra i ponti, con tutta questa storia.

Sopra i ponti nasce, comincia la lotta per la casa. Per la dignità. Abbiamo occupato la piazza, abbiamo dormito in piazza per far valere… nel frattempo sono stati creati altri ghetti, insomma, Stalingrado, altri… si. Altri ghetti. (R., uomo, marocchino, 60 anni)

Anche T., etiope in Italia da 35 anni, a Bologna da 17, mi racconta del suo primo periodo in Italia. È arrivato in Sardegna, a Cagliari dove risiedevano alcuni amici e dove

0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0 120,0 Sup media abitazioni

ha vissuto i primi 3 anni. Poi si è spostata a Roma, dove ha frequentato le scuole. Per quanto riguarda Bologna, dove arriva da adolescente e studia da perito meccanico, rac- conta:

All’inizio, come dicevo prima si. Proprio in partenza. Io magari mettevo l’annuncio sul giornale o boh, ovunque, arrivavano un sacco di telefonate. Sentendo parlare italiano non se lo aspettano, poi arrivi li e ti dicono subito “no no, è già affittata”. O “pensavo fossi italiano”.

No va beh, io almeno non ho mai avuto problemi… come, cioè non ti posso dire… su questo che mi è capitato te lo posso dire perché era così. Ho sempre trovato casa tramite amici, tramite conoscenti… Però all’inizio quando son venuto, ahi voglia. Li era proprio un casino, infatti quasi due anni ho vissuto appoggiato ad amici, così… perché era impos- sibile che ti affittassero, sia privati che agenzia. Peggio le agenzie.

Poi ci sono le case abusive, quelle in via Barbieri. Non le conosci? M… io ho vissuto lì 10 anni. Non lo fa più perché ha perso la causa contro il Comune. Perché faceva vivere le persone in cantina. […] si pagava in regola. No, lui ti faceva pagare l’arredamento. Non ti faceva pagare l’affitto. Come affitto tu pagavi 15-20 euro, di affitto. E poi il resto pagavi per l’arredamento. Per cui alla fine pagavi sui 300- 350 euro, 20 euro l’affitto, il resto ar- redamento. ‘Mazza che arredamento che c’avevi… (ride…).

Però all’inizio lui ha salvato un sacco di persone, sia gli studenti, perché erano tutti lì, poi sono usciti gli studenti e sono entrati gli stranieri. Però era illegale vivere in cantina, tutto quanto… però te lo permettevano. Te facevi la domanda per la casa lì perché non si può vivere in cantina, ma il comune non gli fregava niente. c’è gente che ha fatto famiglia lì. Aveva tutta una via, lui. Via barbieri partiva dal 98 fino a 100 e qualcosa era tutto suo. 125…fino al 130, anche di più. Era quasi una mezza via tutta sua. Tutti edifici alti. Sei piani, 5-6 piani. Fino a giù in cantina, perché anche le cantine sono piene di gente… Poi ce n’era anche un altro a Corticella, poi hanno buttato fuori tutti perché stava crollando. Poi ce n’era anche uno qua (al Pilastro)… si, uno lì… c’erano gli studenti anche li, poi gli stranieri, e adesso le prostitute… ma più o meno è uguale. Anche perché loro, presenti come M, piani di sopra divideva tutti appartamenti e faceva posto letto. In una camera così ci metteva due posti, due letti, poi fissava posto letto a 200 euro -300. Posto letto, eh. E in un appartamento c’erano 6 persone… con un bagno, due bagni. Poi non è che paghi quelle 200-300 euro. Li di affitto paghi, come ti dicevo, paghi 15-20 euro. Poi paghi l’arreda- mento. Per cui non pagava le tasse sull’affitto.

Solo che lo sapevano tutti… […] almeno quando sono arrivato io già c’era. Ma quando sono arrivato io era pieno di studenti, infatti era pieno. Tutti gli studenti erano li. Anche perché in quel periodo come ti dicevo non affittavano appartamenti… a quelli del sud, la maggior parte andava lì, poi gli hanno iniziato ad affittare, sono usciti da lì e hanno iniziato ad affittare agli stranieri.

Io ho lavorato anche per lui… cerca manodopera, muratori, idraulico… cambiare mobili, arredamenti, pulizie… cambi quello che è rotto. hai voglia, con tutte quelle case lì, il lavoro era per 7-8 lavoratori. Poi ci sono quelli che vengono ogni tanto…

Per quanto riguarda i migranti di “nuovo corso”, l’analisi delle interviste sembra met- tere in evidenza un doppio canale per la prima sistemazione abitativa: una buona parte ha trovato una sistemazione, spesso provvisoria, presso centri di accoglienza, a volte pub- blici a volte del privato sociale o presso enti benefici ed ecclesiastici. In un secondo mo- mento sono riusciti, spesso attraverso l’aiuto dei datori di lavoro, ad entrare nel mercato abitativo.

Come riferisce B, donna, albanese, in Italia dal 2005, oggi vive in una casa dove ha abitato inizialmente in convivenza con un’altra famiglia straniera che non conosceva. L’affitto, come racconta B. le è stato concesso, nonostante sia lei sia il coniuge abbiano un lavoro e un reddito sufficiente, solamente con la firma di un garante, italiano.

L’inizio era difficile, perché sono stata 8 mesi nell’istituto delle suore. Ero incinta, mio marito un po’ in giro. L’inizio è stato difficilissimo. Il primo anno… poi dopo abbiamo vissuto 4 anni con una coppia romena, sempre in questa casa qua. Che non era facile con un bimbo piccolo.

Li conoscevate già? No, erano persone così… Poi?

Poi siamo andati 2 anni via, in una casa di nostri amici. L’avevano messa in vendita, quindi eravamo messi un po’ così, per aria, finche non la vendevano… poi dopo siamo stati bene, insomma.

L’inizio è stato difficilissimo, l’inizio… difficile, si. Difficilissimo. Beh, praticamente è stato quando mia figlia aveva 8 mesi, che sono venuti, che siamo stati tutte e 3, che abita- vamo con altre persone, però… stavamo insieme… Ma dalle suore… come devo dire, era abbastanza perché avevo un tetto e da mangiare per far nascere un figlio, però si… si… appena arrivi in un paese, con la lingua che conoscevo poco… però abitando con tutte donne straniere, bambini, problemi… insomma, non era facile. Quando ci penso… eh va beh

O ancora, come riporta M., donna, 52 anni, marocchina, in Italia da 12 anni, ma ha vissuto prima in Francia e Belgio.

La prima casa che ho affittato sono rimasta fino adesso.

E perché in privato lo trovi, basta che paghi l’affitto. Cioè correttamente tutto e… si, un po’ cara, perché è in centro, proprio in centro. Si si, in via San Vitale. Bello, allora, io l’ho cercata vicino al lavoro, perché prima io faccio la cuoca, si. Allora faccio… il lavoro che io esco alla mattina e la sera tardi… allora ho cercato una casa un po’ vicino. Per quello. Come l’hai trovata? Tramite agenzia? Conoscenze?

No, conoscenza. Si si si. […] No, al lavoro. Si si. Mi ha aiutato per quello (ride). Perché c’era una casa disponibile, lei già ha avuto dei problemi con gli stranieri che non pagano il tutto era un po’… esitata la prima volta, ma dopo… ma… […] No no, ma basta che uno è regolare e tutto, perché guarda… non possiamo giustificare tutto perché le persone non sono uguali. Uno c’è suo modo come vivere, io sono sempre stata così, troppo dritta, troppo stritta… allora… vado… mi piace le cose regolare, tutte le cose fatta bene.

[…] 32 metri, tesoro. 32 metri perché sono da sola, sono single. Per me mi basta. […] Si, 500 (euro al mese). Adesso anche con la mia busta paga non riesco ma… insomma, ci

arrivo lo stesso. Dai quello, la vita è così… si sa, devi lottare per arrivare. (M., donna, marocchina, 52 anni)

Vi è poi una quota di stranieri che vive presso il luogo di lavoro, generalmente come prestatori di lavoro di cura. Questo gruppo, che statisticamente risulta in una condizione abitativa migliore, è anche maggiormente esposto ad una condizione di vulnerabilità abi- tativa, in quanto la perdita del lavoro è direttamente connessa anche alla perdita dell’al- loggio. Infatti, A. ha nel mentre comprato un’abitazione, per non farsi trovare impreparata qualora il rapporto di lavoro finisse:

Noi viviamo qua sai perché? quando io ho iniziato a lavorare qua, che sono 13 anni che lavoro qua. Son venuta a lavorare per la sorella di signor C. Era una signora che aveva demenza… e allora prima non era così grave, solo con 2 ore… pianino pianino sono iniziate ad aumentare le ore… fino alle 4. Perché avevo mio figlio piccolo andavo a prenderlo a scuola dopo andavo a casa mia e dopo torno alle 7 che aiuto la signora che veniva dopo metterla a letto dopo vado a casa mia. […] Ha voluto andar via perché aveva da fare mio marito era senza lavoro, è uscito dal lavoro. L’hanno licenziato. E… allora mi trovo sola. Allora ho detto mio marito, tu adesso senza lavoro e lui doveva rinnovare il permesso di soggiorno. Allora ho detto mio marito, perché non rimaniamo qua. Tu lavori e fai turno di quella ragazza e rimaniamo. Io ti aiuto. Allora mi ha detto mio marito va bene, infatti gli hanno fatto il contratto, io avevo contratto. Hanno fatto lui contratto, si per lavorare. Dopo due mesi, è morta la signora. Morta la signora L. L (Il marito, vedovo) mi ha fatto la do- manda, guarda tu se vuoi rimanere qua, quella famiglia io ho bisogno della famiglia qua. Se tu vuoi andare io non ti posso obbligare, però è dura per me che andate via, perché si era abituato a mio figlio. Io con mio marito, con loro così, non abitavo ancora qua, abitavo a casa del comune. Ho detto mio marito, allora cosa dici? Ha detto va bene, rimaniamo. Guarda prima c’è tanti lavori da fare, c’è da cambiare pannolini, adesso non c’è niente. lui non vede bene… fatto quel che sono, perché devo andare a cercare un altro lavoro che è pesante. Rimaniamo qui che… e mio marito ha detto va bene, e siamo rimasti qua. Dopo io perché ho reddito alto mio e di mio marito, la casa del comune è diventata pesante. Sai. 400 arrivo di pagamento e c’era una camera e la cucina. Piccola. Sì perché la casa me l’hanno intestata prima a me perché c’era mio figlio. Dopo mio marito quando è entrato in residenza sono cambiate le cose… allora io, troppo spese, devo trovare un modo di com- prare una casa. […] No no grazie a dio tutto. Prima era un iniziato in un modo e dopo… si si… adesso siamo qui tranquilli, viviamo bene, tutto a posto. Non ci manca niente. Siamo una famiglia, non lavoro e padrone. No no. Qui siamo una famiglia, rispetto, basta. (A., donna, marocchina, 49 anni)

Anche per B., uomo, senegalese, 54 anni:

qua ho fatto corso per operatori sanitari, sono operatore sanitario. Ho il corso. Si, sono operatore sanitario, come professione. Poi lavoro anche… Io quando sono arrivato in Italia contratto di lavoro e vita da una signora, cara signora… contratto come collaboratore fa- miliare, perciò…

[…] Io… quel che mi riguardo, ti so dire le difficoltà che no, perché quando sono arrivato c’era già contratto dove poteva stare, vitto e alloggio dove lavorare. Questo no. Poi dopo quando finito questo collaborazione, de lì, a cambiare… a scegliere fare un’altra vita e cambiare altro lavoro c’era un proprio periodo che fu difficile. Un pochino, come tutti. Una casa de anni, un momento e l’altro sei fuori a cambiare. Quel periodo sarebbe un po’ … non era facile da trovare. Avevo cercato e trovato qualcosa che non avevo cercato, però dovevo accettare se no non trovavo altre, in attesa di avere quello che vuoi. Quel periodo lì si. E poi tutto il resto… problemi no. Quello che mi riguarda. Sono altri amici, cono- scenza… che vivono qua, che tutti i giorni mi chiamano anche adesso, che qualcuno che mi stai cercando da due, tre settimane che vuole cambiare casa e mi ha chiesto un aiuto. Difficoltà ci sono.

Con la stabilizzazione del progetto migratorio, dovuto alla stabilità economica e lavo- rativa, tutti si sistemano nel mercato dell’affitto privato o, dopo una lunga attesa, in edi- lizia residenziale pubblica. Infatti, la presenza di discriminazioni sul mercato locativo, costituisce uno degli scogli principali, in quanto si manifesta come indisponibilità all’af- fitto sia da parte degli agenti immobiliare sia dei proprietari immobiliari. A queste diffi- coltà si aggiungono, a partire dai primi anni 2000 limitazioni all’accesso ai benefici del welfare, come evidenziato nel capitolo 2 sull’analisi delle politiche pubbliche. L’introdu- zione di misure come la “residenza storica” o la certificazione dei possedimenti immobi- liari o ancora, l’idoneità abitativa, hanno reso l’accesso al welfare abitativo sempre più difficile proprio negli anni in cui la presenza straniera in edilizia residenziale pubblica si faceva più consistente.

Come evidenziato nel capitolo 3, che riporta i dati dell’analisi censuaria, il sovraffol- lamento è una condizione che colpisce prevalentemente la popolazione straniera. Infatti, osservando il grafico, possiamo notare come questo segmento sia maggiormente presente in abitazioni di metratura bassa, mentre è composta da nuclei famigliari tendenzialmente più numerosi (nonostante il trend delle nascite straniere e della numerosità dei compo- nenti delle famiglie di origine straniera si stia abbassando, rispetto al passato).

Riprendendo la mappa 5.1 mostrata precedentemente, è possibile anche osservare come la presenza straniera in città ponga una nuova questione urbana dove problematiche urbane, sociali e lavorative sono inscindibili. Infatti, la presenza nello stesso territorio di molteplici popolazioni non definisce a priori le forme della loro coabitazione, la quale è frutto di un articolato, e spesso conflittuale, insieme di elementi di natura urbanistica, politica ed economica (Bergamaschi, 2012: 131). La geografia “molecolare” delle comu- nità straniere urbane produce differenze di natura “simbolica” ed economica, come affer- mano Lanzani e Granata (2011), difatti l’accesso al bene casa per il migrante è indicativo

di integrazione nel contesto locale, al contrario per i residenti autoctoni questo ha un si- gnificato di segno diametralmente opposto, perché vissuti come segnali di degrado del territorio in cui risiedono e che è possibile si trasformino anche in elemento di stigma o indurre a vissuti di insicurezza.

5.2.1 Sfratto: dati e osservazione e interviste

Come è possibile notare dai grafici e dalla tabella, negli ultimi 10 anni la motivazione prevalente di emissione dello sfratto è quella per morosità. Non esiste, tuttavia, una di- saggregazione del dato per cittadinanza e non è quindi possibile avere una panoramica con questo focus, tuttavia per ovviare a questa lacuna si è scelto di fare un periodo di osservazione presso il Tribunale di Bologna, affiancando sempre il Sunia. I dati ufficiali in termini di sfratto sono forniti dal Ministero dell’interno, il quale mette a disposizione annualmente il dato ma senza alcuna distinzione riguardo la cittadinanza.

L’incidenza degli sfratti, tuttavia, è stata registrata dal Comune di Bologna con un tasso del 4,75% dei nuclei famigliari che fanno domanda in ERP, tra questi il 60% ha nazionalità non italiana (Comune di Bologna, 2018: 73). Il report sulla domanda di casa stilato dal Comune di Bologna, inoltre, mette in evidenza che gli stranieri sono in mag- gioranza in tutte le categorie di sfratto (Comune di Bologna, 2018: 73).

Tab. 5.5 - Provvedimenti di sfratto emessi nel comune di Bologna per motivazione dal 1997 al 2018

Anni Provvedimenti di sfratto emessi

Necessità locatore Finita locazione Morosità/Altra causa Totale

1997 … … … 640 1998 3 306 205 514 1999 6 228 254 488 2000 1 222 221 444 2001 1 201 257 459 2002 0 366 424 790 2003 0 112 186 298 2004 0 144 317 461 2005 0 24 44 68 2006 0 27 109 136 2007 0 25 135 160 2008 0 20 108 128 2009 0 80 680 760 2010 0 83 786 869 2011 0 47 600 647 2012 0 101 1.029 1.130 2013 0 51 1.283 1.334 2014 0 65 1.384 1.449 2015 0 59 1.109 1.168 2016 (a) 0 50 837 887 2017 0 51 488 539 2018 0 54 365 419

(a) Per l’anno 2016 la Corte d’Appello non è in grado di fornire il dato relativo alla “necessità del locatore”; i dati risultano pertanto incompleti

Fonte: Ministero dell’Interno

Per far fronte a queste situazioni è stato istituito un Fondo destinato agli inquilini mo- rosi incolpevoli dal Decreto-legge 102 del 31 agosto 2013 (art. 6 c. 5) convertito con modifiche dalla Legge 124/20131 presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti,

al fine di sostenere le famiglie destinatarie di un atto di intimazione di sfratto per moro- sità, con sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone di locazione a causa della perdita o consistente riduzione del reddito del nucleo familiare.

1 Le risorse non sono distribuite direttamente ai cittadini ma ripartite con decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentita la Conferenza Unificata, alle Regioni e Province autonome (prioritariamente a quelle che abbiano emanato norme per la riduzione del disagio abitativo) che, a loro volta, le ripartiscono ai Comuni ad alta tensione abitativa da loro individuati.

Al fine di approfondire questa tematica durante il mio periodo di osservazione diretta presso il Sunia, ho avuto l’occasione di seguire il lavoro della sindacalista E. S., alla quale ho chiesto informazioni riguardo il funzionamento del protocollo sfratti e, chiedendole di mettere subito in luce quali, sulla base della sua decennale esperienza, sono le principali problematicità ad esso legato:

Io sono esperta del Protocollo Sfratti, tu sai già come funziona?

Ora ti spiego: per accedere al Protocollo c’è un tetto massimo di morosità di 10.000€, in realtà si ferma a 8.000. Qui c’è il protocollo.

Il servizio sociale ha un ruolo importante, in caso di sfratto vengono attivati per avere accesso ad una casa di emergenza. C’è una graduatoria interna fatta direttamente dai servizi, le possi- bilità sono 2, puoi finire in albergo per 15 giorni o ti danno una casa, che però spesso sono fuori Bologna.

Lo sfratto da diritto a 2 punti (in ACER) solo in caso di sfratto per morosità, non per quello di finita locazione. Ma per accedere al Protocollo devi essere stato licenziato da un contratto a tempo indeterminato… Ci sono state delle modifiche importanti anche per quanto riguarda i nuclei mono-genitoriali, ora secondo me va meglio…

Con il Protocollo, puoi avere accesso all’articolo 4; ovvero sanano la morosità fino al primo giorno dell’udienza (sempre nel tetto dei 10.000€ di massima). Oppure puoi richiedere l’arti- colo 6; cioè la differita esecuzione, ovvero la morosità invece resta, ma viene differita per un certo tempo T stabilito dal giudice. Con l’articolo 7 puoi arrivare ad una copertura personale sul fondo a persona che è di 12.000€.