2. INTERNAZIONALIZZAZIONE NEI PASI IN VIA DI SVILUPPO: OPPORTUNITÀ E MINACCE
2.2. Affrontare la burocrazia nei paesi emergenti
Come suggerisce anche il sondaggio di Global Intelligence Alliance (2012), la burocrazia è una delle più importanti fonti di problemi per le aziende che vogliono accedere a nuovi mercati. La tabella 2.1 riporta il riassunto delle risposte fornite dalle aziende alla domanda “quali sono le 3 maggiori minacce che ostacoleranno il successo delle aziende tra 2012 e 2017?”. Poiché il 35% degli intervistati l’ha indicata tra le 3 maggiori minacce, troviamo la burocrazia al primo posto tra le minacce percepite dalle aziende, seguita dalla corruzione (con il 33%) e dalla competizione delle aziende locali (con il 28%).
Luo e Junkunc (2008) hanno studiato come le imprese rispondono alla burocrazia nei mercati emergenti. Gli autori definiscono la burocrazia governativa come un insieme di superflue e ingombranti barriere amministrative che, assumendo varie forme, ostacolano gli investimenti e le attività commerciali nelle regioni o industrie governate da burocrati e funzionari. La burocrazia indica la qualità e l'efficienza dei servizi forniti dalle agenzie governative, così come la disponibilità, la prevedibilità e la coerenza delle informazioni sulle norme e sui regolamenti imposti dal governo, le quali impattano sulle attività commerciali delle aziende. Luo e Junkunc (2008) sostengono che, con l’aumentare della privatizzazione, i governi diventino più corrotti e meno trasparenti, costringendo le aziende private a dedicare più tempo alla gestione della burocrazia, che aumenta di conseguenza. Gli autori spiegano che la burocrazia ostacola gravemente lo svolgimento delle attività di routine e i nuovi investimenti. Per questo, le procedure burocratiche dovrebbero essere migliorate attraverso riforme che riducano le difficoltà per le aziende e migliorino la trasparenza dei regimi normativi. La riduzione della burocrazia può favorire l'ingresso sul mercato, l'espansione delle attività, lo sviluppo
economico e la crescita imprenditoriale che, a sua volta, produrrebbe più ricchezza e posti di lavoro per la società. Inoltre, la riduzione della burocrazia può contribuire alla buona amministrazione, migliorando la qualità, l’obiettività e la professionalità degli organismi di regolamentazione del governo, riducendo le possibilità di corruzione.
Tabella 2.1
Principali minacce per le aziende nei mercati emergenti
Minacce
Percentuale di aziende che hanno indicato la minaccia tra le 3 di maggiore
ostacolo al successo nei paesi
emergenti (425 aziende internazionali intervistate)
Burocrazia 35%
Corruzione/scarsa applicazione della legge 33% Competizione di aziende locali 28% Competizione di altre aziende straniere 26%
Volatilità economica 23%
Leggi e tasse 23%
Mancanza di comprensione del mercato
locale da parte della sede centrale 21%
Rischio politico 20%
Mancanza d’infrastrutture 19%
Mancanza d’informazioni affidabili sul
mercato 18%
Inaffidabilità dei partner locali 17%
Fonte: Global Intelligence Alliance, 2013
Luo e Junkunc (2008) affermano che gli imprenditori devono essere in grado di rispondere in maniera appropriata alla burocrazia, e possono farlo con due generiche strategie politiche: l’impegno politico e l’influenza politica. L’impegno politico è definito come la misura in cui il management di livello superiore di un'azienda investe tempo nel relazionarsi attivamente con le agenzie governative e con i funzionari per chiarire le regole o le politiche esistenti, interpretando nuove leggi o regolamenti, verificando
cambiamenti nelle regole o leggi vigenti o richiedendo una gestione più rapida delle formalità più scomode per l’azienda. L’influenza politica riguarda la misura in cui un’organizzazione riesce a modellare il contenuto di una nuova legge o a impattare sul tema trattato da una norma, regolamento o decreto in discussione che, se entrasse in vigore, potrebbe influenzare in modo significativo l’attività e la performance dell'organizzazione.
Come ipotizzato all’inizio della ricerca, Luo e Junkunc (2008) hanno rilevato che l’impegno politico e l’influenza politica aumentano all’aumentare della burocrazia. Inoltre, gli autori hanno rilevato che:
-‐ le nuove imprese tendono a impegnarsi di più in entrambe le strategie politiche rispetto alle imprese già affermate;
-‐ le imprese di origine imprenditoriale (cioè quelle che non sono mai state di proprietà governativa) tendono ad impiegare un minor impegno politico;
-‐ sia le imprese di proprietà governativa, sia le imprese di proprietà estera, tendono a impiegare una minore influenza politica.
I risultati sopra esposti sono giustificati dal fatto che le nuove imprese devono necessariamente adattarsi in modo più aggressivo all’ambiente normativo, impegnandosi più attivamente con burocrati e funzionari, al fine di superare l’ostacolo costituito dall’essere nuove imprese e altresì al fine di acquisire maggior credibilità. Le imprese di origine imprenditoriale tendono ad impiegare un minor impegno politico in quanto, per come sono costituite, si basano maggiormente sulla propria capacità d’innovazione e sui meccanismi di mercato. Le imprese di proprietà governativa impiegano una minore influenza politica perché, come ci si può aspettare, hanno interessi coincidenti con quelli del governo, perciò non hanno la necessità di influenzarlo. Le imprese di proprietà estera tendono a impiegare una minore influenza politica perché, avendo a disposizione maggiori risorse rispetto alle altre aziende presenti nel paese, hanno minor necessità di competere operando sul piano di questa strategia politica.
Lo studio di Luo e Junkunc (2008) evidenzia che trovare adeguate risposte alla burocrazia rappresenta un problema strategico, con forti ripercussioni sui parametri istituzionali e regolamentari che le singole imprese devono affrontare: questi parametri, infatti, possono a loro volta influenzare i costi di transazione e la stabilità operativa di ciascuna impresa. Luo e Junkunc (2008) hanno dimostrato che le aziende differiscono
nella loro vulnerabilità alla burocrazia, e che questa vulnerabilità dipende principalmente dalla posizione delle aziende nell’orientamento imprenditoriale, dalla novità e dalla governance.
2.2.1. Vuoti istituzionali e burocrazia: PayPal in Asia
È possibile osservare un ottimo esempio di vuoti istituzionali e di difficoltà dovute alla burocrazia nell’articolo di Osawa (2013), dove è spiegata la situazione di PayPal nel mercato asiatico tramite un’intervista a Rohan Mahadevan (vicepresidente di PayPal e dirigente delle operazioni in Asia). Nell’intervista, Mahadevan spiega come i commercianti vogliano avere più canali di vendita (eBay , un proprio sito web e le proprie applicazioni mobile per iOS di Apple e Android): quando i commercianti vogliono utilizzare nuovi canali, PayPal li sostiene . Nei mercati in cui eBay non ha molta presenza, PayPal cerca per prima cosa di identificare i problemi delle piccole imprese, per poi costruire le capacità necessarie a superare queste difficoltà specifiche. I problemi riscontrati spesso differiscono dal Giappone, all'India, all'Australia: PayPal si impegna quindi a capire come lavorare con i partner locali. In Giappone, per esempio, PayPal ha costituito una joint venture con Softbank Corp per essere in grado di offrire i propri servizi. In tutta la regione asiatica, PayPal cerca continuativamente nuovi contatti per vedere se sia possibile individuare partner adeguati che contribuiscano a soddisfare le esigenze dei clienti locali. Per quanto riguarda la Cina, Mahadevan afferma che l’obiettivo primario per ora sono le transazioni transnazionali. PayPal sta aiutando tutti i tipi di commercianti in Cina a raggiungere i clienti d'oltremare, da privati e piccole imprese alle grandi aziende (come Jingdong Century Trading Co.). Per quanto riguarda le transazioni nazionali, PayPal sta ancora cercando di ottenere una licenza per entrare nel mercato cinese. La società sta tentando di portare a termine la procedura di richiesta, lavorando con il governo cinese perché essa venga approvata. Mahadevan sottolinea che, negli ultimi anni, la propria società sta entrando sempre più spesso in discussione con le autorità di regolamentazione locali e afferma di non saper dire quando sarà in grado di ottenere la licenza. Quando gli viene posta una domanda su come affronteranno i competitor in Cina, Mahadevan afferma di non poter rispondere alla domanda specifica, ma sostiene che ci sia sicuramente spazio per PayPal. Inoltre, il vicepresidente spiega che, quando entrano in un nuovo mercato, la domanda principale che essi si pongono è: “Quali sono le inefficienze del sistema di pagamento che creano
problemi a consumatori e commercianti?”, e uno dei servizi che PayPal può offrire è la capacità di gestione del rischio . Per esempio, una delle maggiori preoccupazioni è la frode online. Ciò che PayPal sta facendo con il suo sistema di protezione del venditore (lanciato in Asia in ottobre 2013), è incoraggiare i commercianti ad accelerare la loro crescita, trasferendosi in nuovi mercati all'estero, e lasciando a PayPal la gestione del rischio di frodi online. In alcuni mercati PayPal è l'unico fornitore di servizi in grado di elaborare le carte di debito online, questo grazie alla propria capacità di gestione del rischio.
Il contributo tratto dall’articolo di Osawa (2013) è riassunto nella tabella 2.2.
Tabella 2.2
PayPal in Asia
PayPal Tipologia d’infrastruttura istituzionale rappresentata dalla società
Ø Aggregatore
Ø Facilitatore di transazioni
Come gestisce il processo di espansione internazionale
Ø Adattandosi in ogni paese, capendo come lavorare con partner locali (es. joint-‐venture in Giappone)
Ø Affrontando le barriere all’ingresso (es. i regolatori che impongono lunghe procedure burocratiche in Cina) Vuoto istituzionale sfruttato come
chiave del successo nei paesi emergenti
Mancanza di controlli, che comporta la diffusione di frodi online
Come il vuoto viene colmato PayPal sfrutta la propria capacità di gestione del rischio 2.3. La Cina 2.3.1 Barriere all’ingresso
Dopo esserci occupati delle caratteristiche che accomunano tutti i paesi in via di sviluppo, concentriamo ora l’attenzione sulla Cina. Seguendo quanto riscontrato nella
ricerca di Niu, Dong e Chen (2012), iniziamo descrivendo le barriere all’ingresso che si incontrano nel mercato cinese, e in particolare come esse si differenziano da quelle che si trovano nei paesi occidentali. Una barriera all’ingresso può essere definita come qualsiasi fattore che riduca la motivazione o l’abilità di potenziali entranti ad entrare in un nuovo mercato, nonostante gli alti profitti dei quali godono i primi pionieri in quel mercato. Dal momento che in Cina l’ambiente economico e le caratteristiche delle aziende sono differenti da quelli che si trovano negli altri paesi industrializzati, anche le barriere all’ingresso da affrontare nel mercato cinese sono differenti da quelle degli altri paesi. Niu, Dong e Chen (2012) definiscono tre categorie di entranti:
1. i “pionieri di mercato”, le prime aziende ad offrire un determinato prodotto/servizio in un mercato;
2. gli “early follower”, le aziende che seguono i primi entranti quando il mercato è ancora dinamico e in crescita;
3. i “late entrant”, le aziende che entrano in un mercato quando è stabile e vicino alla maturità.
Analizzando le barriere all’ingresso, gli autori si sono concentrati nell’intervistare manager appartenenti ad aziende classificabili come “early follower” o “late entrant”: le imprese appartenenti a queste due categorie possono essere anche definite come “market laggards” (cioè ritardatari di mercato). La ricerca di Niu, Dong e Chen (2012) prende in esame ventidue barriere all'ingresso incontrate dalle imprese cinesi e le raccoglie in sette categorie: le esigenze finanziarie, le risorse immateriali degli “incumbent” (i competitor già presenti sul mercato nel quale s’intende entrare), l’ambiente competitivo, i costi irrecuperabili, la differenziazione del prodotto degli incumbent, le barriere strategiche, e infine i vantaggi di costo degli incumbent. Questo quadro di sette fattori aiuta a confrontare le barriere all'entrata percepite in Cina con quelle dei paesi occidentali. Come termine di paragone, gli autori utilizzano i risultati di studi precedenti riguardanti i paesi industrializzati (Karakaya, 2002; Karakaya e Stahl, 1989, 1992). Illustriamo ora quanto riscontrato da Niu, Dong e Chen (2012) paragonando le sette categorie di barriere all’ingresso analizzate in Cina con le corrispondenti categorie analizzate dagli studi precedenti nei paesi industrializzati:
-‐ il fattore delle esigenze finanziarie, che secondo gli studi precedenti realizzati sui paesi industrializzati è uno dei più importanti, risulta molto meno importante in Cina. Questa differenza è dovuta ai diversi sistemi finanziari e all’unicità delle
politiche finanziarie in Cina. La maggior parte delle banche e delle istituzioni finanziarie in Cina è di proprietà del governo, che le gestisce. Le decisioni e le politiche in materia di prestiti commerciali sono spesso basate sulla necessità di sviluppare determinati settori o aree individuate dalle agenzie governative. Di conseguenza, se un’attività rientra in una determinata categoria o è situata in una certa area geografica, un prestito commerciale è praticamente garantito. Inoltre, al fine di promuovere la crescita economica e di aiutare le piccole e medie imprese, il governo centrale ha lanciato diverse politiche e regolamenti “amichevoli” riguardanti i prestiti alle imprese.
-‐ Le risorse immateriali degli incumbent in Cina sono più importanti di quanto lo siano in media nei paesi occidentali, e il fattore più importante è in particolare l’esperienza dei manager, che risulta di maggiore rilevanza in un mercato che cambia rapidamente come quello cinese.
-‐ La barriera costituita dall’ambiente competitivo è valutata molto più importante in Cina rispetto a quanto lo sia nei paesi occidentali. In particolare, ciò può essere attribuito al fatto che la concentrazione di venditori nell’industria manifatturiera in Cina è aumentata in maniera significativa durante il decennio 1997-‐2007. -‐ I costi irrecuperabili hanno un peso leggermente maggiore in Cina rispetto al
peso che hanno nei paesi occidentali, perché, a causa della maggior dinamicità dell’ambiente competitivo, i dirigenti delle aziende nel mercato cinese trovano spesso più difficile valutare o prevedere gli investimenti necessari per soddisfare i requisiti locali.
-‐ La differenziazione del prodotto degli incumbent ha un valore estremamente maggiore in Cina rispetto ai paesi occidentali, perché, come spiegato da Dong e Tian (2009), quando un'impresa incumbent ha una lunga storia nel mercato cinese, i clienti cinesi tendono a percepire tale storia come un segnale di superiore qualità e prestazioni del prodotto, avendo più fiducia nel marchio dell’azienda. Di conseguenza, la pubblicità di un'impresa stabilita da lungo tempo tende ad essere più efficace nel guadagnare l'attenzione dei clienti, incoraggiando comportamenti di acquisto e aumentando le vendite. Inoltre, come risultato della fiducia acquisita tramite una permanenza più duratura nel mercato, la società incumbent può mantenere un rapporto più stabile con i membri del canale di distribuzione.
-‐ Le barriere strategiche sono valutate di minor importanza in Cina rispetto a quanto lo siano nei paesi occidentali. In particolare, l’efficienza della ricerca e sviluppo è una barriera debole in Cina, perché non è ancora diventata un punto di forza o di vantaggio competitivo per le imprese presenti nel mercato: ciò è dovuto alla generale mancanza di motivazione a fare ricerca e sviluppo data dalla diffusione dell’imitazione delle tecnologie tra le imprese, derivante dalla debole protezione della proprietà intellettuale.
-‐ I vantaggi di costo degli incumbent, una delle barriere all’entrata più importanti nei mercati occidentali, non assumono la stessa rilevanza nel contesto cinese. Questo è dovuto al fatto che il costo della produzione è attribuibile al costo del lavoro e alle tecnologie avanzate: tuttavia, attualmente, tutte le aziende in Cina hanno accesso al lavoro a basso costo e le tecnologie avanzate non costituiscono ancora un vantaggio competitivo perché nella maggior parte delle aree in Cina è ancora mancante (o scarsamente applicato) un sistema per la protezione dei diritti intellettuali.
Lo studio di Niu, Dong e Chen (2012) è per noi importante perché identifica le differenze di barriere all'entrata tra un mercato in un'economia di transizione come la Cina, e un mercato maturo come quello di un paese occidentale: ciò risulta estremamente utile alle aziende quando si trovano a dover fare scelte strategiche in materia di ingresso in tali mercati di transizione. Questa ricerca ha implicazioni manageriali soprattutto per le imprese internazionali che considerano l'ingresso nel mercato cinese. Ad esempio, dal momento che la concentrazione dei venditori è valutata come una delle più importanti barriere all'entrata in Cina, Niu, Dong e Chen (2012) suggeriscono che “early followers” e “late entrants” dovrebbero scegliere una strategia per entrare nel mercato mirando a una nicchia, che ha una bassa concentrazione di venditori: solo dopo aver accumulato abbastanza esperienza e capitale operando in Cina, questi “ritardatari di mercato” possono espandere le aziende in altri settori collegati . Niu, Dong e Chen (2012) affermano che le imprese entranti possono inoltre utilizzare campagne di marketing ad alta intensità per costruire la brand awareness, segnalare la qualità superiore del proprio prodotto, migliorare la differenziazione dei prodotti. Inoltre, sottolineano gli autori, i ritardatari di mercato dovrebbero costruire e rafforzare le relazioni con i membri del canale distributivo, offrendo incentivi aggressivi e acquisendo aziende locali leader del settore. Niu, Dong e Chen (2012) sostengono che
le imprese internazionali possono trarre beneficio dagli sforzi finalizzati a capire le politiche aziendali in Cina e dal monitorare eventuali cambiamenti nel tempo e tra aree geografiche, al fine di valutare realisticamente, se non evitare, perdite dovute a costi irrecuperabili. Infine, come affermato da Tse (2010), i dirigenti dovrebbero coltivare buone relazioni (guanxi) con funzionari chiave come fonte di vantaggio competitivo, soprattutto nelle piccole città situate in province periferiche, dove le politiche aziendali rilevanti sono più inclini al cambiamento. Una volta instaurato un buon rapporto con i funzionari più importanti, le aziende internazionali possono anche lavorare con le agenzie governative locali per stabilire altre politiche commerciali e regolamenti più accomodanti, in particolare in materia di tutela ambientale.
2.3.2. La fiducia basata sulle conoscenze
Come già visto grazie al contributo di Niu, Dong e Chen (2012), coltivare buone relazioni costituisce un aspetto fondamentale del fare impresa in Cina. Puffer, McCarthy e Boisot (2010) analizzano più approfonditamente questa peculiarità che caratterizza il modo in cui le aziende tendono a rapportarsi l’una con l’altra nella cultura cinese. Gli autori spiegano che, in assenza di meccanismi formali che possono far rispettare gli accordi, la reputazione è la chiave della dimensione culturale-‐cognitiva della fiducia, conosciuta in Cina come il concetto di “faccia”. La reputazione trova espressione sociale nel concetto occidentale di onore. Gran parte dei recenti tentativi di formalizzare accordi istituzionali cinesi e lo sviluppo di un sistema giuridico funzionante è stata una risposta alla necessità di attrarre aziende straniere e di costituire una base affidabile per interagire con loro. Tuttavia, come spiegato da Puffer, McCarthy e Boisot (2010), in alcune zone della Cina persiste una certa mancanza di fiducia verso le istituzioni, e la funzione svolta dai network di conoscenze è quella di assorbire le incertezze che non possono essere del tutto azzerate attraverso accordi istituzionali formali. L’essenza del cosiddetto “guanxi” è quindi quella di facilitare le decisioni tra due parti, enfatizzando le relazioni reciproche. La base per poter sviluppare una tale relazione ha molte fonti, come provenire dallo stesso villaggio o regione della Cina, essere stati compagni di scuola o di università, avere lavorato nello stesso reparto dell’azienda. La premessa è che ci sono motivi per ritenere che, sulla base di precedenti esperienze condivise, le persone hanno qualcosa in comune e, quindi, può essere stabilito un rapporto di fiducia. Anche se le persone possono essersi incontrate per la prima volta, in un certo senso non
sono estranei. Ciò comporta che non sono tenuti a trattare sulla base di normali condizioni di mercato e la cautela nel trovare un accordo può cedere il passo a delle scorciatoie. Si può collegare il concetto di “guanxi” a quello di “faccia” (in cinese “mianzi”). In effetti, avere “guanxi” con qualcuno implica che, in qualche misura, si condivida una parte della propria rete di collegamenti con quella persona. Avere accesso a una rete sociale e professionale condivisa significa avere “scambiato gli ostaggi" (cioè avere esposto la propria reputazione, quindi la faccia, all'interno della rete di conoscenze condivise) nell’eventualità che la fiducia venga violata. Le relazioni di “guanxi” sono incorporate nella società, ma tendono ad avere per lo più natura locale: per questo motivo Puffer, McCarthy e Boisot (2010) affermano che molti ritengono che questo tipo di relazioni siano destinate a perdere il loro valore, mentre altri non sono così sicuri che ciò accadrà, ritenendo che si tratti di una pratica molto radicata nella società cinese.
Alla luce di quanto analizzato, Puffer, McCarthy e Boisot (2010) sostengono che gli occidentali devono capire che gli imprenditori cinesi si sono sempre basati sulla fiducia all'interno delle loro reti per raggiungere i propri obiettivi e gestire le proprie attività. Inizialmente, suggeriscono gli autori, si deve lavorare per guadagnare la fiducia dei propri partner in Cina, diventando membri accettati dal network di conoscenze.
2.3.3. Legami manageriali e performance
Vista la diffusa convinzione che le imprese straniere in Cina debbano basarsi su legami manageriali per fare impresa, Li, Poppo, e Zhou (2008) hanno studiato quanto questi legami siano effettivamente efficaci. I risultati di questa ricerca sono molto interessanti.