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3. Analisi del discorso di Dakar

3.2. Una serie di contrapposizioni binarie: i campi semantici associati ai frances

3.2.1. Gli africani che emigrano: chi sono e perché lo fanno

All’immigrazione è dedicata una buona porzione del testo (circa 3.000 caratteri), ma l’immagine che ne è data subisce una sorta di slittamento attraverso questa porzione di testo. All’inizio viene presentata come un atto difficile da compiere, una scelta dolorosa e estremamente rischiosa ma che si affronta per sfuggire alle “difficoltà dell’Africa” (che è già stata descritta come un continente dilaniato da guerre, genocidi, etc.) o anche soltanto per assicurare la sopravvivenza della propria famiglia:

Je sais l'envie de partir qu'éprouvent un si grand nombre d'entre vous confrontés aux difficultés de l'Afrique. Je sais la tentation de l'exil qui pousse tant de jeunes Africains à aller chercher ailleurs ce qu'ils ne trouvent pas ici pour faire vivre leur famille […] Je sais ce qu'il faut de force d'âme pour affronter le dépaysement, l'éloignement, la solitude. Je sais ce que la plupart d'entre eux doivent affronter comme

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La sfida dell'Africa è di imparare a sentirsi erede di tutto quello che c'è di universale in tutte le civiltà umane, è di appropriarsi dei diritti dell'Uomo, della democrazia, della libertà, dell'uguaglianza, della giustizia come eredità comune di tutte le civiltà e di tutti gli Uomini… (trad. mia)

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Gioventù africana, volete la democrazia, volete la libertà, volete la giustizia, volete il diritto? Sta a voi deciderlo. La Francia non deciderà al vostro posto. Ma se scegliete la democrazia, la libertà, la giustizia e il diritto, allora la Francia si assocerà a voi per costruirli. (trad. mia)

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épreuves, comme difficultés, comme risques.121 (allegato I, righe 292-301)

Tuttavia, nelle frasi che seguono immediatamente queste affermazioni, troviamo un’immagine dell’immigrazione completamente diversa: innanzitutto, ciò che spingerebbe i giovani (come se la migrazione fosse una prerogativa della gioventù) a migrare non sarebbero più oggettive condizioni socio-economiche, bensì i loro sogni, o meglio, quelli che essi “credono essere” i loro sogni, e finisce per sembrare una sorta di capriccio, un desiderio d’avventura non meglio specificata, una voglia di esplorare il mondo:

Je sais qu'ils iront parfois jusqu'à risquer leur vie pour aller jusqu'au bout de ce qu'ils croient être leur rêve […] Je ne crois pas que la jeunesse africaine ne soit poussée à partir que pour fuir la misère. Je crois que la jeunesse africaine s'en va parce que, comme toutes les jeunesses, elle veut conquérir le monde. Comme toutes les jeunesses, elle a le goût de l'aventure et du grand large.122 (allegato I, righe 301- 308)

Non che ci sia qualcosa di sbagliato in un migrante che decide di mettersi in viaggio per seguire i propri sogni, o in un giovane che abbia voglia di viaggiare e scoprire il mondo; ma ridurre il flusso migratorio di un intero continente a questo tipo di motivazioni e ai giovani è decisamente riduttivo, e rischia di dare un quadro falsato della realtà. L’atteggiamento dell’oratore sembra apertamente accondiscendente, come se dicesse “bisogna capirli, sono giovani” e non riconoscesse un ragionamento dietro alle motivazioni di questa scelta, ma soltanto un sogno che viene ulteriormente svilito dal fatto che, secondo l’oratore, i soggetti stessi non saprebbero cosa vogliono veramente (e sarà lui stesso, invece, a dir loro cosa pensano e cosa vogliono, come abbiamo avuto modo di osservare nella sezione 4.1).

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So cos’è la voglia di partire che prova un così gran numero di voi di fronte alle difficoltà dell’Africa. So cos’è la tentazione dell’esilio che spinge tanti giovani Africani a andare a cercare altrove ciò che non trovano qui per far vivere la loro famiglia […] So quanta forza d’animo serve per affrontare lo spaesamento, l’allontanamento, la solitudine. So quali prove, quali difficoltà, quali rischi deve affrontare la maggioranza di loro. (trad. mia)

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So che a volte si spingeranno fino a rischiare la vita per andare fino in fondo a quello che credono sia il loro sogno […] Non credo che la gioventù africana sia spinta a partire soltanto per fuggire la miseria. Credo che la gioventù africana se ne vada perché, come tutte le gioventù, vuole conquistare il mondo. Come tutte le gioventù, è attratta dall’avventura e dal mare aperto. (trad. mia)

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Una volta stabilito chi emigra e perché, il discorso passa a considerare che non si deve impedire alla gioventù africana di emigrare:

Alors, je sais bien que la jeunesse africaine ne doit pas être la seule jeunesse du monde assignée à résidence. […] Elle doit pouvoir acquérir hors d'Afrique la compétence et le savoir qu'elle ne trouverait pas chez elle. Mais elle doit aussi à la terre africaine de mettre à son service les talents qu'elle aura développés. Il faut mettre un terme au pillage des élites africaines dont l'Afrique a besoin pour se développer.123 (allegato I, righe 316-323)

Al di là della prima frase, su cui sarebbe legittimo chiedersi il motivo per cui l’oratore ritiene necessario esplicitare quello che appare come un evidente diritto di tutti i popoli, il “programma” qui definito sembra comunque prevedere un certo obbligo limitato alla gioventù africana: se non dev’essere l’unica al mondo costretta a restare in Africa, l’oratore sembra però ritenere che dovrebbe essere moralmente costretta a tornarvi, perché l’Africa ne ha bisogno “per svilupparsi”. Innanzitutto il

présupposé124 (presupposto) di quest’ultima frase è che l’Africa non sia sviluppata allo stato attuale; e il resto del discorso non prevede il miglioramento di strutture di formazione delle élite africane sul territorio, e ancora meno contempla la possibilità che tali strutture già esistano (ricordiamo che il discorso ha luogo in un’università, di fronte a quella che l’oratore stesso definisce come l’élite della gioventù africana). L’unico percorso previsto dal discorso è che i giovani africani migrino (probabilmente sottintendendo “in Francia”), si costituiscano la cultura che non potrebbero mai avere in Africa, e poi tornino da dove sono partiti per contribuire allo sviluppo del Paese – una prospettiva a dir poco colonialista. E quanto al saccheggio delle élite, questo è esattamente ciò che prevedono le leggi sull’immigrazione in Francia promosse da Sarkozy stesso, che privilegiano l’autorizzazione all’ingresso nel Paese per motivi di studio o lavoro piuttosto che per il ricongiungimento familiare (come abbiamo mostrato più dettagliatamente nella sottosezione 3.2.1).

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So bene che la gioventù africana non dev’essere l’unica gioventù al mondo ai domiciliari […] Deve poter acquisire fuori dall’Africa la competenza e il sapere che non troverebbe a casa sua. Ma ha anche l’obbligo morale di mettere al servizio della terra africana i talenti che avrà sviluppato. Bisogna mettere fine al saccheggio delle élite africane di cui l’Africa ha bisogno per svilupparsi. (trad. mia)

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Mi riferisco qui al concetto di présupposé come definito dal linguista Oswald Ducrot (cit. in Kieg- Planque, 2013 : 121-124)

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