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3. Analisi del discorso di Dakar

3.3. Il carattere intertestuale del discorso

3.3.3. Le citazioni di Senghor

I riferimenti a Senghor nel discorso sono di diverso tipo: innanzitutto, il nome di Senghor viene usato per corroborare i contributi africani al mondo del XX secolo. È stato notato, tuttavia, che i contributi citati appartengono soltanto all’ambito artistico, rientrando così nella visione colonialista dell’africano come essere primitivo ma

maggior sogno di pace e prosperità che Europei e Africani siano capaci di concepire insieme. Allora, miei cari amici, allora soltanto, il bambino nero di Camara Laye, in ginocchio nel silenzio della notte africana, saprà e capirà che può alzare la testa e guardare con fiducia l’avvenire. E questo bambino nero di Camara Laye sentirà riconciliate in lui le due parti di sé stesso. E si sentirà finalmente un Uomo come tutti gli altri Uomini dell’Umanità. (trad. mia)

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Così parlava Léopold Senghor, che fa onore a tutto ciò che l’Umanità contiene come intelligenza. Questo grande poeta e grande Africano… (trad. mia)

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“artistico”; per riassumerlo con le parole dello storico Pierre Boilley (2008 : 120), De

grands enfants qui rient très fort, marchent souplement, et surtout ont « le sens du rythme »134 !

L'influence de l'Afrique a contribué à changer non seulement l'idée de la beauté, non seulement le sens du rythme, de la musique, de la danse, mais même dit SENGHOR, la manière de marcher ou de rire du monde du XXe siècle.135 (allegato I, righe 121-124)

Poco oltre nel discorso, Sarkozy cita due brani apparsi nella postfazione della sua raccolta di poesie Ethiopiques, in cui Senghor esalta la lingua francese come portatrice di valori universali.

« Nous sommes des métis culturels, (...) si nous sentons en nègres, nous nous exprimons en français, parce que le français est une langue à vocation universelle, que notre message s'adresse aussi aux Français de France et aux autres Hommes. » Il disait aussi : « Le français nous a fait don de ses mots abstraits -- si rares dans nos langues maternelles (...). Chez nous les mots sont naturellement nimbés d'un halo de sève et de sang ; les mots du français rayonnent de mille feux, comme des diamants. Des fusées qui éclairent notre nuit. »136 (allegato I, righe 222-229)

Poco prima di questa citazione, Senghor è celebrato come qualcuno che ha cercato per tutta la vita a conciliare le eredità e le culture francese e africana (in linea con le due parti che costituirebbero ogni africano, di cui abbiamo parlato nella sezione precedente). Di Senghor viene inoltre celebrata l’opera poetica, e tramite essa descritta ancora una volta l’Africa per come essa è vista dall’autore del discorso:

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Degli adulti bambini che ridono forte, camminano molleggiandosi, e soprattutto hanno “il senso del ritmo”! (trad. mia)

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L'influenza dell'Africa ha contribuito a cambiare non soltanto l'idea di bellezza, non soltanto il senso del ritmo, della musica, della danza, ma anche, dice Senghor, il modo di camminare o di ridere del mondo del XX secolo. (trad. mia)

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«Siamo dei meticci culturali […] sentiamo da negri, ci esprimiamo in francese, perché il francese è una lingua dalla vocazione internazionale, che il nostro messaggio si rivolga tanto ai francesi quanto agli altri Uomini». Diceva anche: «Il francese ci ha regalato le sue parole astratte – così rare nelle nostre lingue madri […] Da noi, le parole sono naturalmente cinte da un alone di linfa e di sangue; le parole del francese invece irradiano di mille luci al modo dei diamanti. Dei razzi che illuminano la nostra notte». (trad. mia)

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Ce grand poète et ce grand Africain voulait que l'Afrique se mît à parler à toute l'Humanité et lui écrivait en français des poèmes pour tous les Hommes. Ces poèmes étaient des chants qui parlaient à tous les Hommes d'êtres fabuleux qui gardent des fontaines, chantent dans les rivières et qui se cachent dans les arbres, des poèmes qui leur faisaient entendre les voix des morts du village et des ancêtres, des poèmes qui faisaient traverser des forêts de symboles et remonter jusqu'aux sources de la mémoire ancestrale que chaque peuple garde au fond de sa conscience, comme l'adulte garde au fond de la sienne le souvenir du bonheur de l'enfance.137 (allegato I, righe 230-238)

Le considerazioni necessarie riguardo a questo brano sono principalmente tre: innanzitutto, il carattere di universalità ancora una volta (come abbiamo avuto modo di osservare nella sezione precedente) attribuito a ciò che è francese (o europeo), per cui il francese ricoprirebbe il ruolo della lingua universale. Questa argomentazione sembra trovare la sua legittimazione nelle citazioni di Senghor: tuttavia, innanzitutto il poeta e politico non ha mai inteso l’adozione del francese come sostitutiva alle lingue africane, bensì come parte di un progetto che lo affiancasse a esse138; inoltre, le sue idee hanno ricevuto aspre critiche, a partire da quelle di Cheikh Anta Diop che si è opposto alla concezione secondo la quale Senghor attribuiva una dimensione emotiva all’Africa e alle lingue africane, e una dimensione razionale al francese (e prima ancora al greco).

La seconda considerazione include il riferimento implicito a Baudelaire e alle sue

Corrispondenze con l’espressione “foreste di simboli” (un altro riferimento si trova

poco lontano nel testo, alla riga 242, in cui si dice che nel tempo “dell’eterno presente” attribuito all’Africa tout était signes et correspondances139

); Baudelaire

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Questo grande poeta e grande Africano voleva che l’Africa si mettesse a parlare a tutta l’Umanità e lui stesso scriveva in francese poesie per tutti gli Uomini. Queste poesie erano canti che parlavano a tutti gli Uomini di esseri favolosi che sorvegliano delle fontane, cantano nei fiumi e che si nascondono negli alberi, poesie che facevano sentir loro le voci dei morti del villaggio e degli antenati, poesie che facevano attraversare delle foreste di simboli e risalire fino alle sorgenti della memoria ancestrale che ogni popolo mantiene in fondo alla propria coscienza, come l’adulto mantiene in fondo alla sua il ricordo della felicità dell’infanzia. (trad. mia)

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Si veda a tale proposito l’articolo della rivista online Ethiopiques al seguente indirizzo:

http://ethiopiques.refer.sn/spip.php?article35

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viene qui usato per rafforzare l’atmosfera fiabesca e mitica attribuita all’Africa, e in particolare all’Africa come descritta da Senghor secondo il discorso di Dakar. Infine, notiamo che ancora una volta l’Africa viene paragonata all’infanzia, con tutte le implicazioni colonialiste del caso.