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3. Analisi del discorso di Dakar

3.3. Il carattere intertestuale del discorso

3.3.2. Le citazioni nel discorso di Dakar

Sono presenti, inoltre, alcuni rimandi espliciti nel discorso, nonché alcune citazioni. In linea generale, l’uso di entrambi sembra avere lo scopo di mostrare un’unione di pensiero tra alcuni grandi pensatori e artisti africani e europei, oltre a quello, ovvio, di corroborare le tesi dell’oratore. Dal momento che questi rappresentano il carattere intertestuale deliberato del discorso (mentre è possibile, in linea di principio, che l’autore non abbia voluto rifarsi alla tradizione di Hegel e Hugo), sembra interessante

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Come altrove nell’elaborato, piuttosto che inserire la citazione come la riportano gli autori e ritradurla dal francese, ho preferito cercare il passaggio a cui si faceva riferimento in una traduzione italiana accreditata.

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considerare il ruolo che svolgono nel testo.

Il est bien connu qu’en « séparant les énoncés de leur contexte », on fait dire à un discours ce que l’on veut […] citer, c’est prélever un matériau déjà signifiant dans un discours pour le faire fonctionner dans un nouveau système signifiant. Il ne suffit donc pas d’identifier le discours dans lequel a été prélevée la citation ou d’étudier la transformation qu’il a subie, il faut en outre rendre compte de son statut dans la nouvelle structure à laquelle il est intégré.127 (Maingueneau, 1991 : 135-136)

Notiamo da subito che nel discorso sono presenti due autori a cui viene attribuita un’importanza particolare, al punto attribuire alle citazioni di ciascuno circa un paragrafo (Senghor e Césaire, di cui parleremo meglio nelle prossime sottosezioni), e di alcuni nomi che invece vengono soltanto nominati (Sofocle, Rimbaud e Camara Laye).

In un paragrafo che dovrebbe dimostrare la vicinanza tra le tradizioni artistico- culturali francese e africana, Sarkozy cita Sofocle e Rimbaud; tuttavia, anche qui è soltanto il passato dell’Europa a essere paragonato all’età contemporanea dell’Africa (o almeno, è in questa direzione che porterebbe la citazione della poesia Prière aux

masques di un’autore recente come Senghor). Inoltre, Rimbaud e le associazioni

suggestive che attribuisce alle vocali rimandano ancora una volta al campo semantico del mitico, del sensoriale e dell’emotivo, rinforzando quella che abbiamo già visto come una delle due immagini principali che il discorso dà dell’Africa. A proposito di Rimbaud è interessante notare che se il poeta se proclamait nègre au sens de rebelle,

de sauvage rétif à la religion, à la civilisation et à la morale de son mileu128 (Sow Diéye, 2008 : 506), e quindi rifiutava la stessa società (colonialista) che viene difesa dal discorso di Dakar.

L'Afrique qui a aussi ses grands poèmes dramatiques et ses

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È risaputo che “separando gli enunciati dal loro contesto”, si fa dire ciò che si vuole a un discorso […] citare significa prelevare del materiale già significante in un discorso per farlo funzionare in un nuovo sistema significante. Non è dunque sufficiente identificare il discorso in cui è stata prelevata la citazione o studiare la trasformazione che ha subito, bisogna anche rendere conto del suo status nella nuova struttura a cui è integrata. (trad. mia)

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Si proclamava negro nel senso di ribelle, di selvaggio refrattario alla religione, alla civiltà e alla morale del suo ambiente sociale (trad. mia)

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légendes tragiques, en écoutant SOPHOCLE, a entendu une voix plus familière qu'elle ne l'aurait cru et l'Occident a reconnu dans l'art africain des formes de beauté qui avaient jadis été les siennes et qu'il éprouvait le besoin de ressusciter. Alors entendez, jeunes d'Afrique, combien RIMBAUD est africain quand il met des couleurs sur les voyelles comme tes ancêtres en mettaient sur leurs masques ( masque noir masque rouge (...) masques blanc-et-noir ).129 (allegato I, righe 256-262)

Quanto a Camara Laye, il riferimento si trova nelle ultime righe del discorso, e in entrambi i casi è a uno dei suoi libri più famosi, L’Enfant noir: si tratta di un’opera autobiografica, in cui l’autore racconta la propria infanzia e adolescenza. Questo potrebbe essere visto soltanto come un omaggio a uno scrittore africano, ma l’opera è stata criticata per la mancanza di critica al colonialismo e per l’immagine edulcorata che trasmette delle comunità colonizzate130. Nulle part, l’enfant en question ne baisse

la tête, accablé par la douleur…d’être noir ? D’avoir été colonisé ? D’être victime du mépris ?131 (Sow Diéye, 2008 : 507)

…il s'agit de faire de cette Union [méditerranéenne] le pivot de l'Eurafrique, la première étape du plus grand rêve de paix et de prospérité qu'Européens et Africains sont capables de concevoir ensemble. Alors, mes chers amis, alors seulement, l'enfant noir de Camara LAYE, à genoux dans le silence de la nuit africaine, saura et comprendra qu'il peut lever la tête et regarder avec confiance l'avenir. Et cet enfant noir de Camara LAYE, il sentira réconciliées en lui les deux parts de lui-même. Et il se sentira enfin un Homme comme tous les autres Hommes de l'Humanité.132 (allegato I, righe 396-403)

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L’Africa che ha anch’essa i suoi grandi poemi drammatici e le sue leggende tragiche, ascoltando Sofocle, ha udito una voce più familiare di quanto avrebbe creduto e l’Occidente ha riconosciuto nell’arte africana delle forme di bellezza che erano un tempo state le sue e che provava il bisogno di riesumare. Allora udite, giovani d’Africa, a che punto Rimbaud è africano quando mette dei colori alle vocali come i tuoi antenati ne mettevano sulle loro maschere («maschera nera maschera rossa […] maschere bianco-e-nero»). (trad. mia, trad. della citazione di F. De Poli)

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Per approfondimenti si veda Le (néo)colonialisme littéraire, di Vivan Steemers.

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Il bambino in questione non abbassa mai la testa, afflitto dal dolore… di essere nero? Di essere stato colonizzato? Di essere vittima del disprezzo? (trad. mia)

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Tutti i riferimenti che abbiamo visto finora sembrano appartenere (in senso lato, dal momento che non si tratta di citazioni vere e proprie) alla categoria che il linguista Dominique Maingueneau definisce citation-preuve, citazione-prova, o più nello specifico citation-autorité, citazione-autorità: la citation-preuve è quella che contribuisce a sostenere o confutare un’argomentazione, e la citation-autorité è quella che adempie a questa funzione non per i propri contenuti, bensì soltanto in virtù dell’autorità riconosciuta all’autore (Maingueneau, 1991 : 138); infatti non viene citato nulla del pensiero di questi autori, essi sono tutti abbastanza noti e il discorso utilizza le loro figure in modo emblematico, più che una loro frase specifica. Vedremo tra poco che nel caso delle citazioni di Senghor e Césaire, questa funzione è ancora presente (con lo scopo principale di sostenere rispettivamente la lingua francese come universale e una visione di dolore universale per le sofferenze legate a colonizzazione e schiavismo), ma ad essa se ne affianca un’altra, forse attribuibile anche ai riferimenti precedenti. Si tratta della citation-culture, citazione-cultura, che non si limita a mostrare la vastità delle conoscenze dell’oratore, ma ha anche una spiccata funzione fatica, in quanto tendono a provocare l’immediata adesione dell’interlocutore (Maingueneau, 1991 : 137-138). Questa funzione è resa particolarmente evidente nel caso di Senghor dai segni celebrativi della sua figura, oltre che dal modo in cui sono commentate le citazioni; entrambi questi tratti sono evidenti nel seguente passaggio (che segue immediatamente una delle citazioni):

Ainsi parlait Léopold SENGHOR, qui fait honneur à tout ce que l'Humanité comprend d'intelligence. Ce grand poète et ce grand Africain…133 (allegato I, righe

229-230, enfasi mia)