III. Lo sviluppo e il declino di altri siti della Sicilia ellenistica e romana Inquadramento
III.I L’agora e il teatro di Monte Iato
Sito di eccezionale importanza per la particolare posizione strategica che ebbe, in grado di controllare sia l’area d’accesso alla Conca d’Oro e all’antico emporio punico di Panormos, sia la via di naturale di collegamento con la costa meridionale dell’isola (il fiume Belice) e, in particolar modo, con Selinunte, Monte Iato si caratterizza per la lunghissima durata di frequentazione e di insediamento289.
Proprio come nella vicina Segesta, in età ellenistica si riscontra anche qui una fase di grandioso rinnovamento monumentale, tuttavia non motivato da una precedente distruzione. Della città arcaica furono preservati solamente il tempio di Afrodite e l’edificio punico di IV sec. a. C., mentre il tempio a oikos della zona sud-occidentale dell’agora venne ricostruito e adattato al nuovo piano della piazza. Lo sviluppo architettonico d’età ellenistica si riscontra anche in età romana tardorepubblicana, testimoniato da una serie di opere di rifacimento ma anche di nuove costruzioni. La vita nella città si protrasse senza soluzione di continuità fino alla prima età imperiale, quando si data l’abbandono di diversi edifici e l’inizio del declino del centro urbano290.
Ad opinione di Isler, l’archeologo svizzero che ha diretto le molteplici campagne di scavo nel sito, non è tuttavia possibile parlare di un vero e proprio abbandono della città, poiché si riscontra solamente un abbassamento nel tenore di vita291. In età tardoantica si attesta infatti un
insediamento, che riutilizzò alcune delle strutture antiche. Si segnala inoltre una rioccupazione durante il medioevo.
L’agora
L’agora ellenistica di Iaitas (FIG. 33), identificata nel secondo anno dello scavo, è una piazza lastricata di 50 x 40 m delimitata da tre portici sui lati Nord, Est e Ovest. Sul lato Sud, libero da costruzioni al fine di permettere la veduta sulla vallata antistante, era presente un accesso con rampa, affiancata da vani nella parte a quota più bassa, che si apriva direttamente sul lastricato292. Al fine di regolarizzare e livellare il pendio, l’impianto della piazza comportò massici
lavori di sbancamento della roccia sia sul lato Nord sia nel settore centrale e opere di sostruzione sul lato Sud lungo il declivio, con l’accumulo di un potente strato di riempimento artificiale. Tale accumulo ricopre i resti dell’abitato arcaico precedente, di cui si sono rintracciati singoli muri e angoli di muro appartenenti a piccole case monolocali rettangolari, risalenti in buona parte al VI secolo a.C. Il materiale rimosso, composto da schegge di pietra tenera, terra ed un elevato numero di frammenti ceramici, fu invece parzialmente utilizzato per il riempimento sottostante
289 La prima fase insediativa è attestata dal X-IX secolo a. C. Il sito visse fasi di continua rioccupazione fino al 1246
d.C., anno in cui venne definitivamente distrutto dalle truppe dell’imperatore Federico II. Per la storia del sito si rimanda a ISLER 1992a, con ampia bibliografia.
290 Cfr. WILSON 1990b, p. 144. 291 ISLER 1980-1981, p. 1008.
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i settori centrale e orientale della cavea del teatro. Il nuovo progetto urbanistico fu certamente condizionato dalla presenza delle strutture antiche che vennero preservate, i due edifici sacri situati nell’angolo sudoccidentale, ossia il tempio a oikos e l’edificio punico di IV sec., e l’edificio scenico del teatro posto nell’ angolo nordoccidentale, i quali influirono sulla pianta e sull’andamento dell’agora. L’imponente opera di monumentalizzazione dell’area, che comportò evidentemente un notevole impegno non solo in termini di lavoro ma anche economico, si attuò in tempi e fasi diverse. La loro cronologia risulta ancora una volta controversa.
È possibile distinguere due grandi fasi. La prima, datata da Isler al 300 a. C., previde sia la posa in opera del lastricato in arenaria della piazza e degli assi viari di accesso all’area, sia la costruzione del portico orientale, della stoa settentrionale e del retrostante complesso architettonico, formato dal cosiddetto “primo bouleuterion”, dalla sala a Nord e dal cortile a peristilio antistante. La cronologia sembra, tuttavia, da abbassare almeno al primo trentennio se non alla metà del III secolo a. C. L’insieme architettonico del lato occidentale dell’agora, così come gli ambienti nel settore sudorientale, sono invece da riferire ad una fase edilizia di epoca tardorepubblicana, collocabile tra la fine del II e la prima metà del I secolo a. C.
Per quanto riguarda il pavimento della piazza, costituito da lastre di arenaria quadrangolari disposte diagonalmente, è stato possibile indagare i livelli sottopavimentali individuati nella zona meridionale e, in particolare, nella zona sudorientale a ridosso del muro di sostruzione e delimitazione Sud dell’agora, in cui non si conserva in situ il lastricato. Tali strati non sono che il riempimento artificiale funzionale al livellamento dell’area. Nonostante Isler abbia più volte insistito per ricondurre la fase di monumentalizzazione dell’agora precisamente al 300 a. C., in tempi più recenti ha sostenuto una datazione compresa tra il 300 a. C. ed il primo venticinquennio del III sec. a. C.293 In questi livelli si attestano effettivamente materiali databili tra la fine del IV e
la prima metà del III secolo a. C. 294, la cui cronologia indica però un incontrovertibile terminus
post quem e non ad quem per la posa in opera del lastricato pavimentale dell’agora, la quale non può quindi essere avvenuta anteriormente alla prima metà del III secolo a. C.
Dall’indagine in questo stesso settore della piazza sono, inoltre, ricavabili alcuni dati concernenti il periodo di rifacimento dell’area agoraica e la fase d’abbandono. La ricerca si è concentrata
293 Si veda ISLER 2011, in particolare p. 116.
294 Si veda ISLER 1994, p. 29, ISLER 1997, p. 25, ISLER 1999, p. 8. Si segnala che in queste rassegne di scavo i materiali
sono tutti ricondotti alla datazione proposta da Isler (300 a. C.), per la fase di monumentalizzazione della città e per la pavimentazione della piazza: per i singoli frammenti ceramici vengono indicati i confronti ma sono rare, se non completamente assenti, le datazioni riferite. Si decide quindi di riportare in questa sede le cronologie relative ai singoli pezzi, accuratamente ricercate dalla scrivente sulla base dei confronti stabiliti dallo stesso studioso, al fine di delineare una volta per tutte e con maggiore chiarezza il loro inquadramento cronologico. Si tratta in dettaglio di: un frammento di lekanis siceliota a figure rosse con busto di donna nuda, databile al 300 a. C. circa; un frammento di coppetta a vernice nera riconducibile al terzo trentennio del IV – primo quarto del III sec. a. C.; due fondi di coppe a vernice nera con rosetta stampigliata di fine IV – primo trentennio del III sec. a. C; uno skyphos e una coppetta a vernice nera della prima metà del III sec. a. C; tre lucerne verniciate del tutto o solo nel beccuccio databili tra il 350 e il 250 a. C.; una lucerna discoide del 330 – prima metà del III sec. a. C.; due skyphoi a vernice nera della seconda metà del IV – prima metà del III sec. a. C.; due fondi di coppe a vernice nera con decorazione stampigliata databili tra la fine/ terzo quarto del IV e gli inizi del III sec. a. C.; un piattello a vernice nera del primo trentennio del III sec. a. C.; una coppa a vernice nera della prima metà del III sec. a. C. Si veda in ultimo ISLER 2011, pp. 108 – 116, con i recenti studi sui reperti provenienti dal riempimento sotto il lastricato dell’agora e le rispettive cronologie, le quali rimandano sempre ad un arco cronologico compreso tra la fine del IV e la prima metà del III sec. a. C.
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lungo il muro di delimitazione meridionale dell’agora, in cui è stato possibile distinguere almeno tre fasi di costruzione295. Un troncone di muro arcaico venne reimpiegato in un muro ellenistico e ad esso furono addossate alcune strutture in età medievale. Queste insistono sui muri di quattro vani più antichi, ubicati ad una quota più bassa rispetto al piano di calpestio della piazza. Il secondo vano da Est è stato identificato come triklinos o sala da banchetto296. Esso presenta le
pareti rivestite da intonaco bianco ed un alto zoccolo con intonaco di colore nero. Si accedeva all’ambiente attraverso un’apertura posta sul lato Sud. L’ampia porta297 aveva soglia in calcare
bianco ed era decorata con intonaco rosso, da elementi plastici in stucco bianco e da una cornice a profilo sottile con nastro rosso. Sul piano pavimentale in opus signinum rosso sono state individuate le tracce dei mobili che si disponevano lungo i lati occidentale, settentrionale e orientale, verosimilmente tre klinai298. Il crollo dell’ambiente ha restituito diversi frammenti di ceramica sigillata italica299 che permettono di datare la distruzione dell’ambiente nel corso del I
secolo d. C. Nel vano Ovest, riutilizzato in epoca medievale, si è rintracciato solamente il pavimento pertinente ad una struttura della fase precedente. Quest’ultimo era ricoperto da uno strato di distruzione recante abbondanti tracce di bruciato, da connettere ad un incendio verificatosi in età tiberio-claudia, periodo in cui si data l’abbandono300.
Più ad Ovest, nella zona centrale del settore Sud dell’agora, nei pressi della rampa di accesso e a Sud-Est rispetto al tempio a oikos, è stato individuato un ambiente rettangolare che subì in un ampio arco di tempo diverse trasformazioni, divenendo in ultimo thermpopolium. Sono state distinte tre fasi, purtroppo non ben definibili cronologicamente: della costruzione originaria è stato riconosciuto solamente il muro settentrionale con andamento EstOvest (coevo alla realizzazione dell’agora?); in un secondo momento furono aggiunti ulteriori setti murari per la suddivisione in vani dell’ambiente; l’ultima fase consiste nella trasformazione dell’ambiente in thermopolium. Il vano, accessibile da una porta posta sul lato Sud, presentava un banco in lastre calcaree fissate con calce, a ridosso del quale è stato rinvenuto un pithos, e un forno realizzato con tegole funzionale alla cottura o al riscaldamento delle pietanze. Il piano di calpestio dietro il banco, nell’area non raggiunta dalla clientela, era realizzato in roccia ben levigata, mentre a Est l’area antistante il bancone era pavimentata con lastre301. A Ovest di questo ambiente era posto
un vano con probabile funzione di magazzino, in cui è stato individuato un livello d’uso contenente numerosi frammenti di anfore e ceramica grezza302. Non siamo in possesso di alcun
dato che consente di indicare una cronologia per la costruzione dell’ambiente e per le sue
295 ISLER 1998, pp. 17 – 18. 296 ISLER 1996, p. 9.
297 L’apertura ha ampiezza di 2,9 m. 298 Dimensioni massime di 1,2 x 2,4 m.
299 Cfr. ISLER 1996, p. 10, note 20-21. Si segnala la presenza di un fondo con planta pedis e di uno con bollo ovale
]SENTI, databili approssimativamente tra il 20 a. C. e il 20 d. C., e di due frammenti di calice a rilievo, uno con bollo
Rasinius e l’altro con figura femminile posta tra un grappolo e una maschera.
300 Cfr. ISLER 1998, p. 18. Molti dei materiali provenienti da questo livello sono databili nel corso del I d. C. Si segnala
la presenza di un piatto con maschera in rilievo e un calice con decorazione a ghirlanda e bollo C. SENT (?) in ceramica sigillata italica, databili in tarda età tiberio – claudia, di una coppa e un bicchiere biansati a pareti sottili di produzione dell’Italia centrale, di piena età claudia.
301 ISLER 2001a, p. 10. 302 ISLER 2005, pp. 6 – 7.
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trasformazioni, ma è possibile datare la fase di abbandono in età tiberio – claudia303. Non sembra
inverosimile collegare questa fase d’abbandono a quella individuata nel settore sudorientale della piazza, datata nel corso del I secolo d. C.
Come già anticipato, il progetto urbanistico, teso a conferire un aspetto monumentale all’agora, previde una quasi completa delimitazione dell’area attraverso portici e articolati complessi architettonici.
Il lato settentrionale della piazza era scandito da una stoa in ordine dorico impostata su una crepidine di tre gradini, avente orientamento EstOvest e lunghezza di 56,3 m. Non si conserva l’alzato, interamente spoliato in età medievale al fine di reimpiegare i blocchi come materiale edilizio. La planimetria generale è tuttavia ricostruibile grazie al rinvenimento in situ di alcuni elementi della crepidine e dello stilobate, recante le tracce di imposta per le colonne. Il portico era diviso in due navate304 attraverso una fila di colonne, anch’esse doriche, che si disponevano
con interasse uguale al colonnato esterno305. Presentava un pavimento in terra battuta e una
serie di vani sul retro. Il grande ambiente nell’angolo NordOvest, di funzione incerta, era decorato con un fregio dorico in stucco di colore blu, rinvenuto in frammenti nello strato di crollo, e si apriva con un ampio ingresso sulla navata interna. Si sono riconosciute due fasi costruttive. Il rifacimento di seconda fase comportò l’innalzamento del piano di calpestio interno, che venne ripavimentato in calce, ed una netta trasformazione del lato occidentale del portico. Questo fu, infatti, ridimensionato al fine di permettere la costruzione del nuovo complesso architettonico che venne aggiunto lungo il lato Ovest della piazza, addossandosi allo stilobate del portico Nord. Nell’angolo nordoccidentale della navata interna fu inoltre aggiunto un basamento con modanature, dotato di una piccola scala d’accesso, che doveva verosimilmente assolvere alle funzioni di tribunal306. All’interno del crollo individuato in questo settore è stata rinvenuta una
lastra con iscrizione CN HOST[, riferibile ad un membro della gens Hostilia che sembra collegato a tale monumento307.
Il portico settentrionale faceva parte di un ampio complesso monumentale di carattere pubblico comprendente un bouleuterion, una sala di rappresentanza ed una corte a peristilio, ubicati alle spalle del muro di fondo della stoa. Il muro occidentale del portico non terminava con l’ultimo vano ma si estendeva ancora verso Nord, delimitando a Ovest anche la sala del consiglio e il piccolo vano adiacente. Si tratta di un piccolo bouleuterion a pianta quadrata308, con cavea
semicircolare iscritta al suo interno, capace di ospitare 60 o 70 persone. Non si conservano le gradinate, le quali si disponevano con andamento concentrico rispetto all’asse dell’orchestra per un numero massimo di cinque. Sia lo spazio semicircolare per gli oratori che la parte antistante, compresa entro il muro Est dell’aula, erano pavimentate con un bel tessellatum bianco, trovato
303 Cfr. ISLER 2001a, p, 11, note 20 e 21; ISLER 2002, p. 10, note 21-22. Lo strato di distruzione interno al
thermopolium ha restituito numerosi pezzi di ceramica sigillata italica con decorazioni a rilievo, un quadrans di
Caligola e uno di Claudio rispettivamente del 40 e del 41 d. C. (ISLER 2002, p. 10). Cfr. inoltre ISLER 2005, p. 7 per i materiali dello strato di distruzione interno al magazzino, che confermano tale datazione.
304 Dell’ampiezza di 4, 5 m ciascuna.
305 L’interasse misura 2, 95 m. ISLER 1987, pp. 15 – 16; ISLER 1988, p. 46. 306 ISLER 1992b, p. 10.
307 ISLER 1989, p. 12.
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in ottimo stato di conservazione309. Nel pavimento all’ingresso dell’aula si nota una piccola lacuna
di forma circolare, riempita successivamente con un lembo di mosaico avente una tessitura meno regolare. Si presume che questa corrispondesse al piano di posa di un piccolo altare circolare poi rimosso310. L’ampia porta d’ingresso311 si apriva a Est sulla corte a peristilio antistante. Si conserva
la soglia composta da due lastre trovate l’una in giacitura primaria, l’altra ribaltata.
La corte antistante il bouleuterion, pavimentata in calce e pietrisco, era incorniciata da un peristilio di 4 x 5 colonne312. Nell’angolo NordOvest del complesso architettonico, in posizione
adiacente alla sala del consiglio, si trovava un piccolo vano a pianta rettangolare pavimentato in
opus signinum decorato con reticolato di losanghe in tessere bianche313. Sebbene non sia stato
rinvenuto alcun elemento datante, la cronologia per la costruzione del complesso architettonico è stata fissata dagli autori al 300 a. C., nel corso della prima fase di monumentalizzazione dell’agora, solamente in base ai rapporti di cronologia relativa con le strutture del lato Ovest. Che le due azioni siano distinte e da attribuire a due fasi diverse è evidente dalle relazioni stratigrafiche dei due complessi, i quali dovettero però essere costruiti in tempi non troppo lontani, come suggeriscono i caratteri stilistici degli elementi architettonici riferibili all’alzato delle due stoai314. La planimetria del bouleuterion, del tipo con gradinata a forma di cavea teatrale semicircolare, così come l’ordito regolare del tessellatum pavimentale dell’orchestra rimandano a una datazione più recente rispetto a quella proposta da Isler, di seconda metà - fine del II secolo a. C. Il fatto che l’esempio più antico di questa tipologia planimetrica sia il bouleuterion di Mileto, del 175 – 164 a. C., costituisce già di per sé una prova della posteriorità dell’edificio ietino315. Da non sottovalutare è, inoltre, la marcata somiglianza planimetrica tra i
bouleuteria tardoellenistici di Sicilia. Le affinità maggiori sono riscontrabili, in particolare, con gli edifici di Agrigento, Solunto, Akrai e Segesta, aventi stesso tipo di gradinata e derivanti da modelli architettonici microasiatici. Come già sottolineato in precedenza, il bouleuterion di Segesta fornisce indicazioni molto utili riguardo la cronologia di fondazione dell’edificio, basata sui materiali ceramici rinvenuti nei livelli di fondazione e non su cronologie relative o su congetture. Anche il confronto tra le due sale del consiglio, che mostrano delle analogie planimetriche e strutturali, induce a propendere per un inquadramento cronologico nella tarda età ellenistica316.
Per quanto riguarda la fase di abbandono del complesso monumentale, essa è più facilmente inquadrabile. I materiali rinvenuti nello strato di crollo del peristilio317 indicano omogeneamente
309 ISLER 1990, p. 10, in cui si afferma che il tessellatum è riferibile ad una fase successiva rispetto all’impianto
originario. Tale affermazione è stata, tuttavia, corretta (ISLER 1992b, p. 17): la posteriorità del mosaico dipende solamente dal fatto che prima furono costruiti i muri perimetrali e solo dopo posto in opera il pavimento al di sopra di uno strato di allettamento, composto da su uno strato di malta rossastra stesa su uno strato di preparazione in terra e piccole pietre.
310 ISLER 2012, p. 231. 311 Ampiezza di 2,40 m.
312 L’ambulacro è ampio 2 m sui lati Nord e Sud e 2,6 m sui lati Est e Ovest. Cfr. ISLER 1990, p. 10; ISLER 1992b p. 10. 313 L’ambiente ha dimensioni di 7,10 x 3,20 m. Cfr. ISLER 1992b p. 10.
314 CAMPAGNA 2006, p. 23.
315 Ivi, pp. 27 – 28; WILSON 2012, p. 256 e nota 116.
316 Vd. supra i dettagli sulla cronologia del bouleuterion segestano.
317 Si segnala in particolare la presenza di un piatto in ceramica sigillata italica (Esemplare K 12642 in ISLER 1992b, p.
18 e nota 42). Il pezzo trova confronti con la forma Conspectus 20.5 in ETTLINGER et alii 1990, p. 86, tav. 18 (prima metà del I sec. d. C.).
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una datazione nella prima età romana imperiale. Si desume, dunque, che la costruzione, tra II e I secolo a. C., del nuovo bouleuterion lungo il lato occidentale dell’agora non comportò l’abbandono dell’antica sala del consiglio, la quale continuò invece ad essere utilizzata. Essa assunse certamente una funzione differente, forse di natura giuridico-amministrativa e connessa con il tribunal aggiunto nella navata interna del portico. Il rinvenimento nel vano nordoccidentale di numerosi frammenti di ceramica sigillata africana di IV e V secolo d. C. testimonia, comunque, una nuova fase di frequentazione ed un parziale riuso in età tardoantica318.
In maniera simile al lato settentrionale, anche il lato occidentale dell’agora (FIG. 34), immediatamente a Nord della strada d’accesso, si presenta scandito non da un singolo edificio ma da un complesso architettonico monumentale a pianta unica, articolato in una stoa prospiciente la piazza, un secondo e più ampio bouleuterion posto alle sue spalle ed un tempio su podio più a Sud. A sottolineare la monumentalità di tale settore è anche il piano pavimentale della piazza antistante il portico, costituito da lastre di calcare disposte con orditura diversa rispetto al restante lastricato in arenaria, da cui è separato per mezzo di una linea di ortostati in calcare319. Impiantato in un periodo successivo rispetto al complesso architettonico del lato Nord
al di sopra di alcune abitazioni private e di un piccolo luogo pubblico (un sacello?320) rasati per
permetterne la messa in opera, la costruzione è da riferire ad una fase di rifacimento e ristrutturazione dell’area agoraica. Tale modifica potrebbe riflettere la trasformazione politica e istituzionale verificatasi a Iaitas tra l’ultimo quarto del II e la prima metà del I secolo a. C., legata all’intervento di Roma nelle politiche locali. Il ritrovamento in quest’area di tegole recanti bollo latino P R induce a pensare che il committente non fosse l’intera cittadinanza ma un magistrato romano, verosimilmente Publio Rupilio, il proconsole incaricato di realizzare le riforme indette da Roma a seguito alle guerre servili del 135-132 a. C. Ma su questo dato non si può tuttavia essere certi.
Non si conserva l’alzato, completamente spoliato in età medievale. Sembra certa, però,