III. Lo sviluppo e il declino di altri siti della Sicilia ellenistica e romana Inquadramento
III.II L’agora e il teatro di Solunto
Sorta come emporium punico nei pressi del promontorio di Sòlanto, la città di Solunto fu fondata nel IV secolo a. C. alle pendici del monte Catalafano secondo canoni urbanistici tipicamente greci, con un impianto ippodameo adattato al terreno attraverso la realizzazione di terrazzamenti342 .
Nel corso della lunga storia del sito, tra III e II secolo a. C. si riscontra un’intensa attività edilizia volta ad una trasformazione in chiave monumentale dell’abitato, che comportò la costruzione sia di sontuose abitazioni private con corte a peristilio su duplice ordine, sia di edifici pubblici quali il teatro, il bouleuterion e la grande stoa dell’agora.
L’agora tardoellenistica comprendeva uno spazio aperto di 20 x 55 m con pavimentazione in mattoni quadrati, purtroppo non ben conservata, e una grande stoa ad alae o a paraskenia (FIGG. 35 - 38) ubicata sul lato occidentale, a ridosso del taglio del banco roccioso. Impostato al di sopra dei resti del più antico portico di III secolo a. C., l’edificio si articolava su due ordini, dorico inferiore e ionico superiore con balaustre a reticolo di losanghe a protezione343. Il lungo braccio
occidentale presentava sul retro nove vani o esedre che si aprivano sull’ambulacro antistante, aventi ciascuna dimensioni diverse e panche in muratura sul fondo. Sebbene si siano conservati i resti solamente della prima esedra a Sud e qualche traccia dell’ultima a Nord, si presume che ogni vano avesse due colonne di ordine dorico con basi sfaccettate in antis, poste tra due pilastri a semicolonna. Il rinvenimento in situ di due iscrizioni greche, di fine III - prima metà II sec. a. C., all’interno dell’esedra angolare nordoccidentale testimoniano che essa ebbe un’importante funzione sacrale ed amministrativa. Nei testi, incisi su lastre rettangolari collocate al di sotto di una grande nicchia344, si leggono nomi dei due amphipoloi345 Apollonio e Aristone, padre e figlio, a cui furono dedicate le statue e dei due sacerdoti, entrambi di nome Philon, che le dedicarono. Le epigrafi recitano:
1) ε͗πὶ ι͑εροθύτα Φίλωνος ͗Απ[ολλωνίου] ͗Αρίστω[ν] ͗Α[πολλωνίο]ν τὸν π[ατέρα]
339 ISLER 1981b, pp. 58 – 61. 340 Cic. Verr. II, 3, 103.
341 ISLER 2000a, pp. 211 - 213. Un abbandono tuttavia non definitivo: all’edificio scenico venne addossata
un’abitazione tardoantica; la struttura fu in seguito riutilizzata in età medievale.
342 Per la storia del sito e della ricerca archeologica si rimanda a VILLA 2005.
343 Si veda la stoa Nord di Segesta, anch’essa su duplice ordine e con balaustre litiche decorate a reticolo di losanghe. 344 La nicchia, delle dimensioni di 2,45 m di larghezza per 0,65 m di profondità, presenta nella parte inferiore quattro
fori irregolari funzionali al fissaggio delle statue, che si presume essere state in bronzo. Cfr. TUSA 1963, pp. 185 – 186.
345 L’amphipolia era una carica civile e religiosa connessa a Zeus Olimpio. Essa venne istituita da Timoleonte a
116 ͗Απολλώνιον ʾΑ[ρίστωνος α͗μ]φιπ[ολή]σα[ντ]α Διὶ ʾΟλυμπίωι καὶ θεοι̃ς πα̃σι; 2) ε͗πὶ ι͑εροθύτα Φίλω[νος] ʾΑριστωνος ʾΑπολλώνιος καὶ Φ[ίλων] καὶ ʾΑρίστων ʾΑρίστωνος τὸν πατέρα ʾΑρίστ[ωνα ʾΑ]πολλωνίου αμιπολήσαντα Διὶ ʾΟλύμπίωι καὶ θεοι̃ς πα̃σι346.
Sembra verosimile che anche gli altri vani fossero, allo stesso modo, adibiti a funzioni amministrative, giuridiche e religiose.
Subito al di fuori dell’esedra 9, ad angolo con l’ala settentrionale, una scalinata ad L permetteva il collegamento con la terrazza superiore in cui sorgevano il teatro e il bouleuterion347. In assenza
di pubblicazioni sui materiali provenienti dal sito, le datazioni proposte dagli studiosi si fondano solamente sui rapporti di cronologia relativa, su un esame preliminare dei reperti rinvenuti durante le campagne di scavo degli anni ’50 e, soprattutto, sulle caratteristiche epigrafiche delle iscrizioni e sulle peculiarità architettoniche. Su queste basi, la costruzione del portico soluntino è datata nel corso del II secolo a. C., verosimilmente nella metà del secolo, e sembra da ricondurre al periodo di floridezza economica della città connessa al consolidamento del potere romano nell’isola348. La tipologia edilizia del resto, confrontabile con le stoai ad ali su duplice ordine di
Alesa e Segesta, si inserisce perfettamente nel più ampio quadro dell’architettura pubblica della Sicilia di tarda età ellenistica. L’abbandono dell’area agoraica e la distruzione degli edifici pubblici ad essa connessi sono invece da collocarsi nel corso del III secolo d. C. 349
Il teatro (FIG. 39), costruito sul terrazzamento occidentale retrostante l’agora, aveva una cavea semicircolare che poggiava interamente su una massicciata di riempimento artificiale. Essa era iscritta in un muro di analemma della forma di poligono aperto regolare di 13 lati, con i due setti murari del koilon ai lati dell’orchestra e a ridosso delle due parodoi non allineati, ma obliqui e convergenti verso il centro. Secondo la ricostruzione di Wiegand, l’edificio scenico (FIG. 40), del tipo a parasceni, si articolava in un piano inferiore decorato con colonne e semicolonne doriche ed un piano superiore con colonne e semicolonne di ordine ionico. La facciata del primo ordine presentava tre grandi aperture in posizione centrale e due figure in forma di cariatidi agli angoli esterni dei parasceni350. Anche qui si tratta di Stützfiguren con “schema chiuso di Atlante”, del
tipo spesso attestato in diversi centri dell’isola durante l’età ieroniana. Balaustre decorate a reticolo di losanghe erano poste a protezione del secondo ordine dei parasceni, secondo una caratteristica riscontrabile anche negli edifici scenici di Tindari, Monte Iato e verosimilmente
346 Per le iscrizioni si veda TUSA 1963, pp. 186 - 187.
347 Identificato come odeon e così chiamato in tutta la letteratura precedente, si preferisce qui abbandonare
l’erronea identificazione e definirlo per le funzioni che ebbe, ossia di bouleuterion, onde evitare il perpetrarsi dell’errore.
348 WOLF 2013, pp. 41 - 42 e p. 81. Cfr. inoltre WOLF 2012, pp. 226 – 227; WILSON 2012, p. 252. 349 WOLF 2013, pp. 41 - 42 e p. 81
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Segesta, che rispecchia un uso decorativo tipico dell’età ellenistica351. Per quanto riguarda la
datazione del teatro di Solunto, è impossibile tenere in considerazione i materiali ceramici in quanto rimangono tutti finora inediti. Le uniche considerazioni possibili si possono, pertanto, basare solo sull’analisi degli elementi architettonici e decorativi. Di certo le affinità con i teatri tardoellenistici di Segesta e Tindari fanno propendere per una datazione successiva all’ultimo trentennio del III secolo a. C., data di costruzione del teatro siracusano che funse da modello352.
Gli studiosi non sono, tuttavia, ancora giunti ad una proposta cronologica univoca, la quale oscilla tra il pieno III secolo a. C. e gli ultimi decenni del II a. C.353
Il piccolo bouleuterion, ubicato poco più a Sud rispetto al teatro, era un edificio a pianta rettangolare in cui si inseriva una cavea semicircolare (FIG. 41). Le gradinate, di cui si conservano solamente porzioni di tre file di sedili, erano suddivise in tre kerkides da due strette klimakes con disposizione radiale e si sviluppavano con andamento concentrico attorno l’orchestra, pavimentata in opus signinum. Contrariamente alla precedente ipotesi che prevedeva un accesso centrale con due colonne in antis sulla facciata dell’aula volta verso Est, la più recente proposta ricostruttiva colloca invece due aperture ai lati dell’orchestra. Le estremità della prima fila di sedili presentavano, infatti, un taglio a baionetta funzionale alle due entrate laterali alla sala del consiglio. Sebbene la ricostruzione dell’alzato sia difficile, si ipotizza che l’edificio avesse un’altezza di almeno 5 m e finestre nella parte più alta, per garantire una giusta illuminazione e abbastanza spazio al pubblico che doveva essere di massimo 100 persone (FIG. 42)354. Come per
il teatro, attribuito alla stessa fase edilizia del bouleuterion, non siamo in possesso di un inquadramento cronologico basato sui materiali presenti nei livelli di fondazione dell’edificio, ma di una proposta di datazione fondata su argomentazioni di carattere generico. Le caratteristiche planimetriche e architettoniche della struttura, così come il confronto con il bouleuterion di Segesta e il secondo di Monte Iato, la cui costruzione si ricorda viene datata sulla base dei materiali ceramici, potrebbero indicare una datazione nella seconda metà o nel tardo II secolo a. C. cui riferire l’edificazione della sala assembleare soluntina355. L’assenza di pubblicazioni sui
materiali ceramici impedisce, purtroppo, di collocare cronologicamente la fase di abbandono dei due edifici pubblici del terrazzamento superiore dell’agora. Si ritiene, comunque, che la città di Solunto visse quel processo di declino e spopolamento, riscontrato anche in numerosi centri
351Si mantiene qualche riserva sulla ricostruzione dei parasceni di Segesta con balaustre a reticolo di losanghe, dal
momento che non si conosce la provenienza di tali frammenti. Vd. supra a proposito del teatro segestano. Si ricorda, tuttavia, che le balaustre di questa tipologia, con funzione protettiva e decorativa del secondo ordine ionico, sono presenti in moltissime architetture sia pubbliche che private di tarda età ellenistica, quali ad esempio la Casa a peristilio 1 di Monte Iato e la stoa Nord di Segesta. Tale caratteristica si riscontra anche nella stoa di Attalo II ad Atene.
352 Cfr. CAMPAGNA 2006, p. 18; WILSON 1990b, p. 18.
353 H. P. Isler sostiene una datazione nel III sec. a. C.; A. Wiegand la colloca negli ultimi decenni del II sec. a. C.; Wolf
infine sostiene una cronologia tra la fine del III e gli inizi del II sec. a. C. Si veda WOLF 2012, p. 226 per un riesame delle cronologie e la relativa bibliografia.
354 WOLF 2012, p. 224.
355 CAMPAGNA 2006, pp. 27 – 28. Wolf preferisce una datazione tra la fine del III e gli inizi del II secolo a. C., per cui
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urbani sicelioti nel corso della prima e della media età imperiale, che portarono all’abbandono della città: le ultime tracce di vita non vanno oltre i primi anni del III secolo d. C.356