Le generalità. L'agricoltura emiliano - romagnola riveste una grande rilevanza in ambito sia nazionale che regionale. In poche regioni troviamo una presenza dell'agricoltura che abbia lo stesso significato in termini di reddito, ma anche di integrazione nelle dinamiche di sviluppo dell'economia regionale nel suo complesso. La peculiarità più rilevante del settore primario è rappresentata dalla sostanziale tenuta della produzione nonostante i profondi cambiamenti in atto nella struttura produttiva, rappresentati dal calo di addetti, aziende e superficie agraria utilizzata.
Il settore agricolo perde tendenzialmente addetti senza che il fenomeno incida proporzionalmente sulla capacità di produrre. In Emilia-Romagna, secondo la serie dei conti economici divulgata da Istat nel novembre 2013, tra il 1996 e il 2012 il contributo del settore primario alla formazione del valore aggiunto regionale ai prezzi di base, compresa silvicoltura e pesca, è diminuito in termini reali dal 4,2 al 2,3 per cento, in proporzioni inferiori rispetto al calo dal 7,8 al 5,0 per cento della quota delle corrispondenti unità di lavoro sul totale regionale. Tale andamento ha sottinteso, nello stesso periodo, una crescita reale della produttività (valore aggiunto ai prezzi di base per unità di lavoro), pari a un incremento medio annuo del 3,3 per cento (+2,3 per cento in Italia), superiore alla crescita dello 0,5 per cento del totale dell'economia (+0,3 per cento in Italia).
Il miglioramento della produttività reale, tenuto conto delle oscillazioni legate ai capricci del clima, può dipendere da svariati fattori: tecniche di coltivazione sempre più moderne, mezzi di produzione (sementi, concimi ecc.) in grado di aumentare le rese, impiego di macchine sempre più efficienti in grado di accrescere la produttività, economie di scala consentite dagli accorpamenti aziendali.
Quest’ultimo fenomeno è tra le cause della costante diminuzione delle aziende.
I dati definitivi del Censimento dell’agricoltura 2010 diffusi dall’Istituto nazionale di statistica hanno evidenziato un nuovo calo della consistenza delle aziende agricole, in linea con quanto avvenuto nel Paese. Dalle 171.482 aziende censite nel 1982 si è scesi alle 106.102 del 2000 per approdare alle 73.466 del 2010. In termini di superficie totale, nell’arco di ventotto anni, si è passati da 1.760.278,58 a 1.361.153,25 ettari. Un analogo calo ha riguardato la superficie agricola utilizzata scesa da 1.290.712,11 a 1.064.213,79 ettari. La superficie agricola utilizzata media per azienda è tuttavia progressivamente aumentata dai 7,53 ettari del 1982 ai 14,49 ettari del 2010, largamente superiori alla media nazionale di 7,93 ettari. Tra il 2000 e il 2010 sono “scomparsi” più di 65.000 ettari di superficie agraria utilizzata, che sottintendono un “consumo” del territorio che si può in gran parte attribuire al processo di urbanizzazione. Sotto questo aspetto, giova sottolineare che tra il 2000 e il 2010, il territorio dell’Emilia-Romagna ha assorbito quasi 317 milioni di metri cubi di nuovi fabbricati e ampliamenti, con una “copertura” di oltre 6.300 ettari di superficie.
La struttura delle 73.466 aziende agricole censite nel 2010 in Emilia-Romagna è caratterizzata dalla forte incidenza delle imprese a conduzione diretta del coltivatore, che è ammontata al 93,6 per cento del totale, a fronte della media nazionale del 95,4 per cento. La piccola proprietà contadina è in sostanza assai ramificata, anche se è in atto un processo di accorpamento, vuoi per motivi economici, vuoi per raggiunti limiti d’età. Secondo i dati del Censimento del 2010, c’erano 48.367 aziende con superficie agricola utilizzata inferiore ai dieci ettari, equivalenti al 66,3 per cento del totale. Nel Censimento del 2000 erano 77.960 per una percentuale del 73,7 per cento. Nel 1982 se ne contavano 137.011 pari all’80,5 per cento del totale.
Per quanto concerne l’età degli imprenditori è in atto un processo d’invecchiamento, in linea con quello della popolazione.
Secondo i dati Inps, nel 2002 i lavoratori autonomi con meno di quarant’anni di età pesavano per il 22,7 per cento del totale. Nel 2012 la percentuale scende al 15,7 per cento. Da notare che nello stesso periodo i conduttori con almeno 70 anni di età sono stati l’unica classe di età a crescere: da 6.196 a 8.324. Nel 2012 l’età media degli autonomi è di 54,7 anni (51,5 in Italia) contro i 51,8 del 2002 (49,2 in Italia). Tra le varie categorie di autonomo, i più anziani sono i coloni e mezzadri (62,1 anni), seguiti dagli imprenditori agricoli professionali (56,8) e coltivatori diretti (54,6).
Secondo i dati Istat riferiti al valore aggiunto ai prezzi di base aggiornati al 2013, l’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per importanza, dopo la Lombardia, e figura tra le prime regioni in termini di potenza meccanica per ettaro. Dal lato della dimensione economica delle aziende agricole, il Censimento del 2010 ha descritto una situazione che vede l’Emilia-Romagna ai primi posti della graduatoria nazionale. Le aziende con almeno 50.000 euro di fatturato hanno inciso per il 27,9 per cento del totale e solo la Lombardia ha evidenziato un’incidenza superiore, pari al 28,8 per cento. Se si restringe l’osservazione alle aziende con una dimensione economica da 250.000 euro in su, l’Emilia-Romagna continua a occupare la seconda posizione con una quota del 6,2 per cento, alle spalle della Lombardia (10,5 per cento).
Sotto l’aspetto dell’utilizzo della superficie, secondo i dati definitivi del Censimento 2010 le aziende agricole emiliano-romagnole sono per lo più orientate ai seminativi (78,0 per cento della S.a.u.), in misura largamente superiore alla media nazionale (54,5 per cento), cosa questa abbastanza comprensibile visto che quasi la metà del territorio regionale è pianeggiante rispetto alla media nazionale del 23,2 per cento.
Secondo i dati censuari 2010, circa il 70 per cento delle persone a capo delle aziende non è andato oltre la licenza di scuola media inferiore, a fronte della media nazionale del 71,5 per cento. Per quanto concerne i titoli di studio specialistici36 l’Emilia-Romagna ha occupato la terza posizione della graduatoria nazionale con una percentuale dell’8,9 per cento (4,2 per cento la media nazionale), preceduta da Lombardia (9,5 per cento) e Trentino-Alto Adige (16,4 per cento).
Per quanto riguarda le colture erbacee, in Emilia-Romagna sono particolarmente sviluppati i cereali (frumento tenero, mais, orzo, frumento duro, sorgo e risone ), mentre tra le colture industriali si segnalano soia, girasole e ultimamente la colza. La barbabietola da zucchero, dopo la riforma dell’Ocm che ha decretato la chiusura di numerosi zuccherifici, appare in declino. Nel 2012 ha occupato circa 26.000 ettari, rispetto ai circa 76.000 del 2000. Nell’ambito delle altre colture erbacee, gli investimenti più ampi, vale a dire oltre i 2.000 ettari, nel 2013 sono stati costituiti da carote, cipolle, fagioli freschi, piselli freschi, pomodori e patate. Accanto alle produzioni in pieno campo esiste tutta una gamma di serre, che nel 2013 si sono estese su circa un migliaio di ettari, in gran parte orientati alla produzione di meloni, lattuga, fragole e pomodori da mensa.
Nel 2013 le principali colture frutticole della regione hanno occupato circa 63.000 ettari. Le colture frutticole più sviluppate, oltre i 5.000 ettari di superficie totale coltivata, sono state rappresentate da albicocche, pesche, nettarine e pere. Susine e mele si sono aggirate attorno ai 4.500 ettari. La coltura del kiwi, che si può considerare relativamente “nuova” rispetto alle altre varietà frutticole, ha occupato più di 4.300 ettari. Non sono inoltre trascurabili le coltivazioni di ciliege e loti, le prime attorno i 2.300 ettari, i secondi intorno i 1.000.
La viticoltura è largamente diffusa, anche se in misura più contenuta rispetto al passato. In Emilia – Romagna, secondo i dati definitivi diffusi dall’Istat relativi al censimento 2010, sono 25.336 le aziende che se ne occupano, rispetto alle 44.599 censite nel 2000. Nel 2012 le aree investite a vite da vino (l’uva da tavola occupa appena 25 ettari) sono ammontate a oltre 55.000 ettari, vale a dire circa 4.300 ettari in meno rispetto alla superficie media del decennio 2002-2011. Nel 1975 la vite da vino si estendeva su oltre 242.000 ettari, scesi vent’anni dopo a circa 62.000. Tra i vini più rinomati si ricordano Albana, Bosco, Lambrusco, Sangiovese, Fortana, Malvasia, Pignoletto, Pagadebit, Trebbiano, Montuni, Bonarda, Ortrugo e Gutturnio. La coltura dell’olivo è prevalentemente praticata nella zona della Romagna e si caratterizza per l’ottima qualità, ma negli ultimi anni stanno sorgendo impianti anche nelle province occidentali. Si tratta di una produzione di nicchia che nel 2010, secondo i dati relativi al Censimento, ha occupato circa 3.814 ettari, in aumento di oltre 1.100 ettari rispetto al 2000. Le aziende impegnate nella olivicoltura sono risultate 4.922, vale a dire 136 in meno rispetto al censimento del 2000.
36 Diploma di qualifica 2-3 anni agrario, diploma di scuola media superiore agrario, laurea o diploma universitario agrario.
Nel panorama italiano, l'agricoltura dell'Emilia Romagna si conferma tra quelle maggiormente internazionalizzate, meno assistite, più produttive e più propense a investire al proprio interno per elevare l'efficienza delle aziende.
Passiamo ora a esaminare l’andamento dell’annata agraria 2012-2013 sotto i vari aspetti climatici, economici, produttivi37, commerciali, occupazionali ecc..
Le condizioni climatiche. Riassunto. Secondo le rilevazioni dell’Agenzia regionale prevenzione e ambiente, l’annata agraria 2012-2013 è stata caratterizzata da un andamento straordinariamente piovoso, all’opposto della fase sostanzialmente siccitosa dell’anno precedente. Nel periodo estivo non sono mancate le ondate di gran caldo, anche se meno frequenti rispetto al 2012.
In novembre, mese di avvio della stagione agraria 2012-2013, le precipitazioni sono apparse prossime alla norma sul settore orientale e superiori nelle province occidentali, con temperature oltre la norma. Dicembre si è presentato in una veste diversa dal mite novembre, con scarse precipitazioni, ma con temperature inferiori alla norma, specie nella prima metà del mese. Gennaio è stato invece caratterizzato da piogge abbondanti e temperature prossime alla norma. Febbraio ha acuito la tendenza del mese precedente, evidenziando precipitazioni molto superiori alla norma, con neve assai abbondante sui rilievi. Un andamento simile ha caratterizzato marzo, che ha registrato piogge eccezionali e temperature piuttosto basse. In aprile è continuata la fase piovosa, con eventi estremi per abbondanza in alcune zone, che si è protratta al mese di maggio, caratterizzato da temperature inferiori alla norma nella seconda metà del mese e da eventi devastanti, tre tornado, che si sono abbattuti su alcuni comuni del bolognese e modenese. Il bimestre giugno-luglio si caratterizza per le scarse precipitazioni e per due ondate di gran caldo, oltre al solito corollario di eventi estremi, quali trombe d’aria e grandinate. In agosto si registra la terza ondata di caldo intenso, che ha fine nella seconda metà del mese, grazie a una serie di temporali. Settembre si caratterizza per le scarse precipitazioni e temperature piuttosto elevate. Ottobre chiude la stagione agraria 2012-2013 con abbondanti precipitazioni e temperature oltre la norma nell’ultima decade, invertendo la tendenza fredda dei primi giorni.
Passiamo ora a illustrare più dettagliatamente l’andamento dei mesi da novembre 2012 a ottobre 2013, facendo riferimento ai bollettini agrometeorologici curati dal servizio Idrometeoclima dell’Agenzia regionale prevenzione e ambiente dell’Emilia-Romagna.
Novembre 2012. E' proseguita la tendenza dei due mesi precedenti, rappresentata da temperature miti, superiori alla norma e precipitazioni prossime o superiori ai riferimenti climatici. Le precipitazioni si sono concentrate tra la fine della prima decade e l'inizio della seconda e negli ultimi 7 giorni. In entrambi i periodi i fiumi sono andati in piena a seguito delle intense piogge registrate sui rilievi. Riguardo all'andamento delle temperature, il mese è stato assai più caldo della norma, mediamente tra 2 e 4 °C per la minime e circa 2 °C per le massime. Gli scostamenti più elevati (rispetto al clima 1991-2010), si sono registrati nell'ultima decade quando in Romagna si sfioravano ancora massime di 20 °C.
Dicembre 2012. Dopo un novembre molto mite, tra i più caldi degli ultimi 25 anni, dicembre è iniziato in condizioni decisamente invernali, con temperature in picchiata e neve anche in pianura.
Il 28 novembre le minime erano ancora prossime a 10 °C, dopo circa 10 giorni in tutta la pianura centro-occidentale si sfioravano i -10 °C e nel piacentino si registrava la punta estrema di -14.8 °C.
La neve è caduta anche in pianura dal pomeriggio di venerdì 7 alla mattina di sabato 8, con accumuli tuttavia inferiori a 10 cm. Nel successivo fine settimana, a causa dell’arrivo di correnti più miti in quota e temperature ancora prossime allo zero in pianura, si è osservato il fenomeno del gelicidio. Le precipitazioni sono state deboli in pianura, ma localmente elevatissime sui rilievi centrali ed occidentali; nella sola giornata di sabato 15 sul crinale appenninico modenese sono stati registrati 177 mm di pioggia. La seconda parte del mese ha visto un miglioramento delle condizioni meteorologiche, ma mentre sui rilievi le buone condizioni di insolazione hanno permesso di
37 Parte della descrizione dell’andamento di alcune colture è stata estratta dalla relazione annuale dell’Assessorato regionale all’Agricoltura.
raggiungere massime sino a 15 °C, sulla pianura interna, almeno sino a Natale, hanno prevalso nebbie persistenti e temperature massime non superiori a 5-6 °C. Le precipitazioni del mese sono apparse molto inferiori alla norma, in pianura sono caduti tra 20 e 25 mm rispetto ai 50 attesi nel periodo.
Gennaio 2013. Su quasi tutta la pianura sono piovuti oltre 50 mm, 100 e oltre i mm caduti dal reggiano al piacentino. Tanti, se si considera che gennaio è climaticamente uno dei mesi meno piovosi dell’anno e che in pianura sono attesi, secondo le medie 1991-2010, circa 30-40 mm. Per trovare simili precipitazioni in questo mese bisogna tornare indietro agli anni ‘96 e ‘97, e più indietro ancora agli anni dall’85 all’87. Prosegue quindi, dopo l’eccezionale siccità, la fase di lento recupero delle riserve idriche iniziata nell’autunno 2012. A eccezione di dicembre infatti, tutti i mesi a partire da settembre 2012 hanno registrato, in generale, precipitazioni superiori alla norma.
Sul reggiano, parmense e in tutta la fascia di media e bassa pianura si calcolano, rispetto alle medie del periodo, maggiori precipitazioni tra 100 e 150 mm. In Romagna le piogge da settembre 2012 a gennaio sono invece risultate nella norma. Le precipitazioni di gennaio si sono concentrate nella seconda decade, dal 13 al 20. Gli ultimi giorni del mese, complici la stabilità atmosferica e correnti calde da sud-ovest, hanno visto un curioso divario termico con temperature elevatissime sui rilievi (punte massime prossime e superiori a 20°C), mentre in pianura, causa la presenza di nebbia, i valori restavano di pochi gradi oltre lo zero.
Febbraio 2013. E’ proseguita la fase di abbondanti precipitazioni. Il mese è stato caratterizzato da piogge e nevicate molto superiori alla norma. Rispetto ai circa 30 mm attesi in pianura (clima 1991-2010), in gran parte della regione i pluviometri hanno registrato oltre 75 mm, con superamento dei 100 mm nel ravennate e nell’alta pianura bolognese. Molta la neve, anche in pianura. Le nevicate più intense si sono avute all’inizio della seconda decade, più precisamente tra il 21 ed il 24. In pianura misurati fino a 40 cm nel modenese, 30 nel bolognese, tra 10 e 20 cm in Romagna. In precedenza era nevicato in pianura il giorno 11, con accumuli consistenti su tutto il settore occidentale, dal reggiano al piacentino. Sui rilievi più alti la neve ha raggiunto spessori tra 1 e 2 metri. In generale i valori misurati sono apparsi tra i più elevati degli ultimi 30 anni, secondi, in molte aree, solo a quelli straordinari del febbraio 2012. Riguardo alle temperature, il mese è stato più freddo della norma, di circa 2 gradi in pianura e 3 sui rilievi, ma non sono state raggiunte le minime molto basse toccate nel 2012 e del 2010.
Marzo 2013. La fisionomia meteorologica del mese di marzo è stata determinata dalla posizione peculiare della corrente a getto. Il flusso veloce di correnti oceaniche si è venuto a trovare a una latitudine costantemente bassa sul Mediterraneo centro-meridionale. In questo modo la massa d’aria polare ha coinvolto, senza soluzione di continuità, l’Europa centro-settentrionale, mentre la massa d’aria più calda è rimasta bloccata sull’Africa settentrionale e sul Mediterraneo orientale. In seno al flusso delle correnti occidentali si sono sviluppate, come è solito, le onde associate ai singoli sistemi nuvolosi, forieri di pioggia in pianura e di neve in montagna, che in parata hanno interessato la nostra regione. L’unico periodo senza precipitazioni si è avuto durante i primi quattro giorni del mese. Oltre alle piogge abbondanti e alle piene ripetute dei fiumi, rilevante è stata la nevicata inattesa sulla pianura piacentina, che ha riversato ben 20 cm sul capoluogo; 4-5 cm sono stati registrati a Parma, mentre su Reggio Emilia sono caduti solo un po’ di fiocchi. Sulle colline si sono misurati anche 50 cm. Un leggero velo di neve si è, inoltre, depositato su zone del ferrarese nella giornata del 25, quando le piogge copiose hanno permesso un temporaneo e locale abbassamento dello zero termico. Durante il mese si è avuto qualche temporale, accompagnato da deboli grandinate. Per riassumere, marzo è stato particolarmente piovoso e piuttosto freddo.
Aprile 2013. Un altro mese, ed è il quarto consecutivo, di piogge superiori alla norma su gran parte della regione. Le situazioni peggiori sono state rilevate nuovamente nelle province occidentali dove le piogge anno raggiunto valori anche doppi rispetto a quanto atteso dal clima degli ultimi 20 anni.
In pianura le precipitazioni più elevate si sono avute sulla bassa pianura. Tra le località di Gainago e Colorno nella sola giornata di sabato 20 i pluviometri hanno registrato circa 140 mm, quando il clima dell’intero mese ne prevede circa 80. Solo la Romagna ha visto un’inversione di tendenza,
con piogge prossime alla norma in pianura e inferiori sui rilievi. Le precipitazioni hanno concesso una tregua nella seconda decade di aprile, più precisamente dal 10 al 19. Dal 20 l’arrivo di un fronte freddo ha prodotto gli eventi estremi sopra ricordati, oltre che grandinate in diverse aree della regione nella giornata del 22. Per dare un’idea dell’entità delle precipitazioni del primo quadrimestre, alla fine di aprile è caduta più della metà delle piogge attese nell’intero anno. Nelle province occidentali le precipitazioni hanno rappresentato i 2/3 del totale annuo, con punte dell’80 per cento nel parmense e reggiano.
Maggio 2013. Il mese è trascorso in condizioni di tempo prevalentemente instabile o variabile. A esclusione della pianura ravennate, dove le piogge sono state in linea o lievemente inferiori al clima degli ultimi anni, ha continuato a piovere più della norma, confermando la tendenza in atto da gennaio Le anomalie più intense hanno riguardato soprattutto le aree occidentali, in particolare le province di Parma e Piacenza che con le piogge di maggio (oltre 100 mm) hanno superato, da inizio anno, i 600 mm. Prendendo a riferimento la pianura bolognese orientale (area S.Agata Bolognese), le piogge cumulate da inizio anno hanno raggiunto i 500 mm, il doppio di quanto atteso secondo il clima e più di quanto piovuto in tutto l’anno sia nel 2012 che nel 2011. La terza decade del mese è apparsa particolarmente fredda, con temperature inferiori alla norma mediamente di 4-5 °C. Il giorno 25 si è avuta una eccezionale nevicata sui rilievi, oltre i 1100 m di quota. Nel pomeriggio di venerdì 3 maggio 2013 un evento convettivo di particolare intensità ha provocato la formazione di tre tornado molto intensi (di grado F2-F338 nella scala Fujita) e numerose trombe d’aria minori nelle zone limitrofe. I danni più ingenti, tanto da richiedere lo stato di emergenza dalla Regione, si sono verificati nel modenese (Mirandola, frazione di S.Martino Spino e Castelfranco) e nel bolognese (Comuni di Argelato, Bentivoglio, San Giorgio di Piano e San Pietro in Casale), con danni notevoli all’agricoltura, alberi abbattuti, case danneggiate (soprattutto tetti scoperchiati) ed evacuazione temporanea di più di cento persone.
Giugno 2013. Diversamente dai mesi precedenti, decisamente piovosi, giugno è stato in prevalenza caratterizzato da scarse piogge e temperature superiori alla norma. Su gran parte della regione le piogge del mese non hanno raggiunto la metà di quanto atteso dal clima (1991-2010). Dal 15 al 20 una breve, ma intensa ondata di caldo ha spinto le temperature massime a punte di oltre 37 °C.
L’ultima settimana del mese ha visto una brusca variazione delle condizioni meteo, l’irruzione di aria fredda da nord ha fatto scendere le temperature a valori inferiori alla norma. Nell’ultima decade le temperature massime sono diminuite di circa 12-15 °C; in Romagna, dal 20 al 28 del mese, le massime sono passate da 35 a 18-19 °C. La brusca diminuzione delle temperature ha inoltre innescato una fase temporalesca con eventi estremi; nel pomeriggio di lunedì 24 un nubifragio di straordinaria intensità ha colpito il riminese, con fortissime grandinate e precipitazioni elevatissime.
La stazione pluviometrica regionale di Rimini Ausa ha registrato 123,6 mm in un’ora, di cui 92,6 mm in appena mezz´ora. Da quando sono disponibili i dati sull’intensità di pioggia, in Emilia-Romagna dal 1920, valori così elevati non erano mai stati registrati. Anche la stima del tempo di ritorno (Tr) di questo evento evidenzia che è stata una precipitazione da iscrivere negli annali: il tempo di ritorno per una pioggia di questa intensità sul riminese è maggiore di 100 anni.
Luglio 2013. La prima decade del mese è trascorsa senza precipitazioni di rilievo e temperature prossime alla norma. I giorni dall'11 al 13 sono stati caratterizzati da una sequenza di eventi
Luglio 2013. La prima decade del mese è trascorsa senza precipitazioni di rilievo e temperature prossime alla norma. I giorni dall'11 al 13 sono stati caratterizzati da una sequenza di eventi