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INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI E MERCATO IMMOBILIARE

Nel documento Consuntivo 2013 (.pdf 1.4mb) (pagine 138-166)

La struttura del settore. A fine 2013 sono 71.739 le imprese attive in Emilia-Romagna, di cui 57.140 artigiane, con un’occupazione pari a circa 126.000 addetti, corrispondenti al 6,5 per cento del totale degli occupati.

Secondo i dati di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, nel 2013 il valore aggiunto ai prezzi di base è ammontato, a prezzi correnti, a 6 miliardi e 962 milioni di euro, equivalenti al 5,5 per cento del totale regionale (5,5 per cento in Italia).

Una delle caratteristiche del settore è costituita dal forte sbilanciamento della compagine produttiva verso la piccola dimensione, in gran parte rappresentata da imprese artigiane. Le relative 57.140 imprese attive iscritte all’Albo hanno costituito l’80,1 per cento del totale di settore (69,3 per cento in Italia), rispetto alla media del 73,7 per cento dell’industria emiliano - romagnola.

L’evoluzione del reddito. Secondo le stime contenute nello scenario redatto a fine maggio 2014 da Unioncamere Emilia-Romagna - Prometeia, l'industria delle costruzioni e installazioni impianti ha registrato nel 2013 una diminuzione reale del valore aggiunto pari al 5,1 per cento, in contro tendenza rispetto alla moderata crescita del 2012 (+0,1 per cento), che aveva interrotto la fase largamente negativa del quadriennio 2008-2011.

Siamo di fronte a un andamento che è apparso in linea con quanto emerso, come vedremo diffusamente in seguito, dalle indagini congiunturali del sistema camerale che hanno riguardato, occorre notare, le imprese fino a 500 dipendenti, trascurando pertanto l’attività dei grandi gruppi, i quali hanno, per ovvi motivi, un grosso peso nella formazione del valore aggiunto dell’edilizia.

Tavola 8.1 – Volume d’affari delle imprese edili. Emilia-Romagna e Italia. Periodo 2003-2013.

Variazioni percentuali sull’anno precedente.

Emilia-Romagna Italia

Totale Imprese Imprese Imprese Imprese Imprese Imprese Imprese

imprese da 1 a 9 da 10 a 49 da 50 a 500 Totale da 1 a 9 da 1 a 49 da 10 a 49 da 50 a 500 edili dipendenti dipendenti dipendenti imprese edili dipendenti dipendenti dipendenti dipendenti

2003 -0,9 -1,0 -1,5 0,8 -1,6 -1,7 …. -2,4 1,0

2004 -1,7 -2,3 -2,5 2,5 -1,8 -2,1 …. -2,4 0,9

2005 -0,3 -0,7 0,1 0,3 -1,9 -2,9 …. -0,6 -0,4

2006 1,3 0,1 3,8 0,5 -0,8 -2,1 …. 0,9 0,3

2007 0,2 -0,3 1,1 0,8 -2,0 …. -2,5 …. 1,4

2008 -0,9 -1,3 -0,5 -0,2 -2,9 …. -3,3 …. 0,0

2009 -3,9 -4,3 -3,6 -3,6 -7,2 …. -7,6 …. -5,7

2010 -2,7 -3,1 -2,3 -1,9 -5,1 …. -5,7 …. -1,9

2011 -4,6 -4,7 -2,8 -6,5 -3,5 …. -3,8 …. -2,1

2012 -1,5 1,7 -3,2 -7,0 -11,4 …. -11,9 …. -8,3

2013 -5,6 -6,2 -5,6 -3,7 -10,9 …. -11,0 …. -9,8

(.…) Dati non disponibili.

Fonte: Sistema camerale dell’Emilia-Romagna e Unione italiana delle Camere di commercio.

L’andamento congiunturale. L’indagine trimestrale avviata dal 2003 dal sistema camerale dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con l’Unione italiana delle camere di commercio, ha registrato nelle imprese fino a 500 dipendenti un andamento negativo, più intenso rispetto a quanto emerso nel 2012, in sintonia con quanto evidenziato dalle stime sul valore aggiunto di Unioncamere Emilia – Romagna - Prometeia.

Le agevolazioni sulle ristrutturazioni edilizie57 e le opportunità offerte dai lavori di ricostruzione, dopo il sisma che il 20 e 29 maggio ha colpito alcuni comuni delle province di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, non hanno apparentemente avuto alcun impatto.

Nel 2013 il volume di affari delle imprese edili emiliano-romagnole è diminuito mediamente del 5,6 per cento rispetto al 2012, allungando la fase negativa in atto dall’estate del 2007.

Per l’Osservatorio sul credito dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, il 50,6 per cento delle 176 imprese edili intervistate tra dicembre e i primi giorni di gennaio ha chiuso la seconda metà del 2013 con una diminuzione del fatturato rispetto al semestre precedente, a fronte di appena il 10,2 per cento che lo ha invece aumentato. Ne è scaturito un saldo negativo di circa 40 punti percentuali, superiore a quello generale di circa 30.

Secondo l’indagine congiunturale del sistema camerale, il punto più basso del ciclo è stato toccato nel primo trimestre, quando è stata registrata una diminuzione tendenziale del 6,8 per cento. Nei successivi trimestri il calo si è un po’ raffreddato, pur restando su livelli comunque elevati, oltre la soglia del 5 per cento. In Italia è stata rilevata una diminuzione annuale del volume di affari molto più accentuata (-10,9 per cento), causata da andamenti trimestrali sostanzialmente dello stesso tenore, segno questo di una crisi che non ha avuto pause. E’ da notare che contrariamente a quanto osservato per l’Emilia-Romagna, la tendenza negativa è in atto in Italia dal 2003, vale a dire dal primo anno nel quale è stata avviata l’indagine congiunturale del sistema camerale.

Le piccole imprese da 1 a 9 dipendenti, che sono quelle dove è maggiore la presenza dell’artigianato, hanno mostrato l’andamento più negativo, rappresentato da una flessione media annua del 6,2 per cento, che ha cancellato l’aumento dell’1,7 per cento rilevato nel 2012. A un primo trimestre assai negativo (-7,6 per cento) è seguita una fase di diminuzioni più contenute, ma costantemente superiori al 5 per cento.

Nella classe intermedia, da 10 a 49 dipendenti, il fatturato è diminuito su base annua del 5,6 per cento, proponendo uno scenario più negativo di quello rilevato nel 2012 (-3,2 per cento). Nella fascia più strutturata da 50 a 500 dipendenti, più orientata all’acquisizione di grandi commesse pubbliche, è stato rilevato il calo meno sostenuto (-3,7 per cento), con un rallentamento rispetto ai magri risultati conseguiti nei due anni precedenti. Il basso profilo delle imprese medio-grandi si è associato al calo in valore delle gare per lavori pubblici bandite in regione.

La flessione delle piccole imprese da 1 a 9 dipendenti descritta dall’indagine camerale ha trovato conferma nell’indagine dell’Osservatorio congiunturale delle micro e piccole imprese (Trender), che analizza la congiuntura delle imprese da 1 a 19 addetti. In tale ambito, non omogeneo con la classe delle piccole imprese analizzata dall’indagine camerale, è stato rilevato un calo reale del fatturato totale pari al 10,2 per cento, che ha del tutto annullato il timido aumento riscontrato nell’anno precedente (+0,7 per cento). A una prima metà d’anno segnata da una flessione del 10,6 per cento è seguito un secondo semestre dello stesso tenore (-10,0 per cento).

Per quanto concerne le indicazioni delle imprese sull’andamento del settore edile, l’indagine del sistema camerale ha registrato una situazione che ha replicato il deludente risultato del volume di affari. Per tutto il corso del 2013 c’è stata una netta prevalenza d’imprese che hanno espresso giudizi negativi rispetto a quelle che hanno invece considerato la situazione positiva, facendo registrare, su base annua, un saldo negativo pari a 48 punti percentuali, appena inferiore a quanto riscontrato nel 2012 (-50 punti percentuali). Nelle grandi imprese da 50 a 500 dipendenti il saldo negativo è salito a 60 punti percentuali, appena inferiore al massimo livello di -61 punti percentuali registrato nel 2012. Nelle altre due classi dimensionali, i saldi sono apparsi negativi su livelli elevati (-45 punti percentuali sia per le piccole che medie imprese), tuttavia più attenuati rispetto ai valori del 2012.

57 Si tratta del Decreto Legge n. 83/2012 (“Misure urgenti per la crescita del Paese”), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 26 giugno. Chi sostiene spese per i lavori di ristrutturazione edilizia può fruire della detrazione d’imposta Irpef pari al 36 per cento. Per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2014, la detrazione Irpef sale al 50 per cento, passando al 40 per cento per il periodo 1º gennaio 2015 - 31 dicembre 2015.

L’indagine della Banca d’Italia condotta su un campione d’imprese emiliano-romagnole di costruzioni con almeno 10 addetti indica che oltre il 40 per cento delle aziende ha registrato una perdita nel 2013 (erano i due terzi nel 2012), a fronte di meno del 10 per cento che ha chiuso l’esercizio in utile. La produzione a prezzi costanti è diminuita del 16 per cento circa (-11 per cento nel 2012).

Il mercato immobiliare. Il mercato immobiliare si è ulteriormente ridimensionato, in piena sintonia con il perdurare della crisi del settore edile.

Secondo i dati dell’Agenzia del territorio, nel 2013 il numero di compravendite residenziali, valutate in termini di transazioni normalizzate58, si è ridotto in Emilia-Romagna del 7,0 per cento (-9,2 per cento in Italia) rispetto al 2012, alleggerendo tuttavia la tendenza negativa emersa nel quinquennio 2008-2012, segnato da una flessione media del 13,1 per cento. Il calo è apparso più intenso nella prima metà dell’anno (-9,3 per cento), rispetto alla seconda parte (-4,7 per cento). Nel 2013 il numero delle compravendite ha riguardato l’1,31 per cento della consistenza di unità immobiliari (era l’1,44 per cento nel 2012 e il 2,67 per cento nel 2008), a fronte della media italiana dell’1,20 per cento, anch’essa in riduzione rispetto al 2012 (1,34 per cento).

Tavola 8.2 – Compravendite d’ immobili e mutui stipulati. Emilia-Romagna e Italia. Periodo 2007-2013.

Compravendite di unità immobiliari (a) per Mutui stipulati (a) per costituzione di ipoteca

tipologia di utilizzo immobiliare

Senza Con

Di cui: ad uso Di cui: ad uso costituzione costituzione Totale

Totale abitazione ed economico di ipoteca di ipoteca mutui

Periodo compravendite accessori (b) immobiliare immobiliare stipulati

Emilia-Romagna

2007 91.480 84.019 6.636 36.275 53.729 90.004

2008 75.947 69.393 5.999 31.360 43.747 75.107

2009 67.072 61.873 4.752 31.804 41.626 73.430

2010 66.733 61.549 4.637 30.982 40.310 71.292

2011 64.659 59.916 4.324 22.454 36.028 58.482

2012 47.987 44.021 3.582 …. 22.487 ….

2013 44.687 41.244 3.192 …. 22.260 ….

Italia

2007 1.055.585 976.953 68.827 352.697 577.660 930.357

2008 913.925 843.466 62.258 303.908 475.511 779.419

2009 822.436 762.203 53.093 310.535 448.144 758.679

2010 817.963 761.519 49.862 314.872 457.792 772.664

2011 816.758 761.077 49.387 242.662 419.440 662.102

2012 632.117 587.330 39.654 …. 262.470 ….

2013 584.868 544.392 36.201 …. 254.959 ….

(....) Dati non disponibili.

(a) Convenzioni contenute negli atti notarili.

(b) Uso artigianale, commerciale, industriale; uso ufficio; uso rurale (fabbricati rurali non costituenti pertinenze di fondo agricolo).

Fonte: Istat.

58 Il numero di transazioni normalizzate è ponderato rispetto all'effettiva quota di proprietà oggetto di compravendita.

Ciò significa che se di una unità immobiliare è compravenduta una frazione di quota di proprietà, per esempio il 50 per cento, essa non è contata come una transazione, ma come 0,5 transazioni.

Un andamento dello stesso segno ha riguardato i fabbricati non residenziali. La flessione più consistente è stata accusata dal comparto del terziario (uffici, istituti di credito) le cui transazioni normalizzate si sono ridotte del 16,9 per cento. Altri vuoti sono emersi negli ambiti commerciale (-8,4 per cento), produttivo (-8,1 per cento) oltre alle pertinenze, cioè magazzini, box, stalli e posti auto (-9,4 per cento).

Anche i dati Istat inerenti alle compravendite di unità immobiliari e ai mutui stipulati hanno evidenziato una tendenza negativa del mercato immobiliare.

Nel 2013 le compravendite di unità immobiliari in Emilia-Romagna sono ammontate a 44.687, con una flessione del 6,9 per cento rispetto all’anno precedente. Si tratta del volume più basso da quando è disponibile la rilevazione a livello territoriale, cioè dal 2007. Il bilancio negativo del 2013 è stato determinato da ogni trimestre, con una intensità che è apparsa maggiore nella prima parte (-8,5 per cento) rispetto alla seconda (-5,2 per cento). In Italia è stato registrato un calo più accentuato (-7,5 per cento) e anche in questo caso è stato il primo semestre a riservare la diminuzione più consistente: -8,3 per cento contro il -6,6 per cento della seconda metà.

Nell’ambito delle compravendite a uso abitazione e accessori, che costituiscono la grande maggioranza delle transazioni, c’è stata una diminuzione del 6,3 per cento, che sale al 10,9 per cento per quelle a uso economico. Come si può notare tali andamenti sono coerenti con la flessione degli investimenti edili rilevata dall’Ance.

Per quanto concerne i mutui stipulati con costituzione d’ipoteca immobiliare, c’è stata una frenata della tendenza negativa. Alla flessione tendenziale del 10,5 per cento del primo trimestre sono seguiti nove mesi di aumenti, che hanno consentito di chiudere il 2013 con una diminuzione di appena l’1,0 per cento (-2,9 per cento in Italia). E’ da notare che l’inversione della tendenza negativa in atto dal secondo trimestre si è associata al leggero aumento delle erogazioni da parte delle banche alle famiglie consumatrici finalizzate all’acquisto dell’abitazione, aumentate tra il 2012 e il 2013, da circa 1 miliardo e 969 milioni di euro a 1 miliardo e 985 milioni (+0,8 per cento).

La flessione del mercato immobiliare ha avuto l’effetto di calmierare i prezzi delle abitazioni. Le rilevazioni trimestrali dell’Istat hanno registrato su base annua, a livello nazionale, una flessione del 5,6 per cento, sintesi dei cali del 2,4 per cento delle nuove abitazioni e del 7,1 per cento di quelle esistenti. Un anno prima c’era stata una diminuzione del 2,8 per cento, da attribuire alle abitazioni esistenti (-4,9 per cento), a fronte dell’aumento del 2,2 per cento di quelle nuove.

Un analogo andamento ha caratterizzato l’Emilia-Romagna. Secondo le rilevazioni di Tecnocasa, nel 2013 in otto città capoluogo dell’Emilia-Romagna (non è disponibile Ravenna) i prezzi delle abitazioni sono diminuiti in un arco compreso tra il -8,3 per cento di Modena e il -21,2 per cento di Reggio Emilia, a fronte della flessione nazionale dell’8,9 per cento. Nel capoluogo di regione la diminuzione è stata dell’11,6 per cento. Un’analoga tendenza è emersa dalle rilevazioni del Consulente Immobiliare che hanno registrato per la regione una diminuzione in termini nominale del 5,6 per cento, che sale al 6,8 per cento al netto della variazione dei prezzi al consumo.

L’analisi delle compravendite realizzate dalle Agenzie del Gruppo Tecnocasa evidenzia che nel secondo semestre del 2013 più di tre acquisti su quattro hanno riguardato l’abitazione principale, il 16,6 per cento la casa a uso investimento e meno del 6 per cento la casa vacanza.

Il 45,3 per cento degli acquirenti ha utilizzato capitali propri, mentre il 54,7 per cento ha fatto ricorso al mutuo: tra questi ultimi, la concentrazione di coloro che vi ricorrono maggiormente aumenta per le fasce d’età più basse.

Quasi il 44 per cento degli acquirenti ha un lavoro come impiegato, seguono le categorie dei dirigenti, imprenditori e liberi professionisti con il 17,5 per cento e gli operai con il 15,8 per cento.

Tra gli acquirenti prevale la fascia d’età compresa tra 18 e 44 anni, nella quale la ricerca dell’abitazione principale è prevalente (più dell’80 per cento dei casi). L’acquisto a scopo d’investimento, invece, cresce nelle fasce d’età intermedie, grazie alla maggiore solidità del capitale a disposizione.

Dal lato dei venditori, appare in leggera crescita la percentuale di chi aliena per acquisire liquidità, passata dal 24,4 per cento del primo semestre 2013 al 26,6 per cento del secondo, ma la

motivazione principale continua a essere rappresentata dal desiderio di migliorare la qualità abitativa (55,1 per cento), anche per mutate esigenze di composizione familiare. La necessità di trasferirsi, invece, è manifestata dal 18,3 per cento dei venditori.

Il venditore-tipo è un soggetto di età compresa tra 35 e 54 anni (49,5 per cento), pensionato per il 34,5 per cento e sposato nel 65,1 per cento dei casi. La motivazione di vendita legata al miglioramento della qualità abitativa è prevalente nelle fasce d’età più giovani; al contrario, il bisogno di reperimento di liquidità cresce con l’avanzare dell’età, fino a toccare i valori più alti tra gli over 65.

Anche i dati dell’Osservatorio sul mercato immobiliare elaborati dalla sede regionale della Banca d’Italia hanno confermato il riflusso dei prezzi delle abitazioni. Nel 2013 c’è stata una diminuzione in termini nominali del 5,6 per cento (-2,2 per cento nel 2012). Senza considerare la variazione dei prezzi al consumo la riduzione sale al 6,8 per cento.

Gli investimenti. Secondo l’indagine del sistema camerale, nel 2013 è stata registrata una situazione meno intonata rispetto alla totalità delle attività industriali, ma meno negativa rispetto a quanto emerso nel 2012.

Il 22 per cento delle imprese edili ha realizzato investimenti, a fronte della media generale del 42 per cento, in misura più elevata rispetto alla percentuale del 10 per cento rilevata nel 2012.

Nelle imprese che hanno investito nel 2013, il 47 per cento ha registrato spese superiori a quelle sostenute nel 2012, a fronte del 26 per cento che le ha invece ridotte. Di tono più dimesso era apparsa la situazione del 2012, con una percentuale d’imprese in crescita pari al 28 per cento, contro l’8 per cento che aveva invece dichiarato un calo.

La destinazione maggiore degli investimenti effettuati nel 2013 è stata rappresentata dall’acquisto di impianti e/o macchinari uguali a quelli esistenti (67 per cento), confermando quanto emerso nell’anno precedente. Seguono l’introduzione di nuovi impianti e/o macchinari innovativi (17 per cento) e l’apertura di nuova sede o rinnovo della stessa (14 per cento). Di fronte al perdurare della crisi, chi ha avuto il coraggio di investire ha pertanto privilegiato la mera sostituzione degli impianti e macchinari divenuti obsoleti, in linea con quanto avvenuto nell’industria, senza dimenticare gli investimenti mirati all’innovazione, ormai imprescindibili se si vuole rendere più efficiente e meno costoso il ciclo produttivo.

Le stime dell’Ance sugli investimenti in edilizia, contenute nel tradizionale rapporto congiunturale, hanno evidenziato anch’esse una situazione negativa, che si collega a quanto emerso dalle indagini del sistema camerale.

Nel 2013 gli investimenti in costruzioni59 dell’Emilia-Romagna hanno accusato una flessione in termini reali pari al 6,6 per cento, che ha consolidato la fase negativa emersa nel quinquennio 2008-2012, rappresentata da un decremento medio annuo del 5,6 per cento. Il calo reale degli investimenti in costruzioni è stato determinato dalla quasi totalità dei comparti, con l’unica eccezione della voce delle “manutenzioni straordinarie e recupero”, il cui aumento del 2,9 per cento, ha consolidato la fase moderatamente virtuosa del quinquennio 2008-2012. Su questo aumento possono avere influito le agevolazioni fiscali previste per le ristrutturazioni edilizie e per gli interventi di efficientamento energetico60. Il comparto abitativo, che ha rappresentato il 57,3 per cento degli investimenti in costruzioni, ha invece accusato una flessione del 4,9 per cento, che ha consolidato la fase negativa del quinquennio precedente, che ha avuto il suo culmine nel 2009 (-9,7 per cento). Sul nuovo riflusso delle abitazioni, causato dalla debolezza degli scambi sul mercato residenziale privato, ha pesato soprattutto la pronunciata flessione cento accusata dalle nuove costruzioni (-18,4 per cento), a fronte dell’aumento, come descritto in precedenza, del 2,9 per cento evidenziato dagli interventi destinati a manutenzioni straordinarie e recupero. Nell’ambito delle

59 Trattasi di dati al netto dei costi per trasferimento di proprietà.

60 Chi sostiene spese per i lavori di ristrutturazione edilizia può fruire della detrazione d’imposta Irpef pari al 36 per cento. Per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2014, la detrazione Irpef sale al 50 per cento, passando al 40 per cento per il periodo 1º gennaio 2015 - 31 dicembre 2015.

costruzioni non residenziali private la diminuzione quantitativa si è attestata all’8,5 per cento, e anche in questo caso dobbiamo annotare la prosecuzione della fase negativa emersa nei cinque anni precedenti, segnati da un calo medio annuo del 7,1 per cento. Un analogo andamento ha riguardato le costruzioni non residenziali pubbliche che sono apparse in diminuzione del 9,1 per cento, acuendo la fase spiccatamente negativa emersa nel quinquennio 2008-2012. La conferma delle difficoltà del comparto si evidenzia anche dal monitoraggio Ance-Infoplus dei bandi di lavori pubblicati, da cui emerge una riduzione del 26,5 per cento dell’importo posto in gara nel 2013 rispetto all’anno precedente, che si aggiunge alla flessione del 21,8 per cento del 2012.

Per riassumere c’è stato in Emilia-Romagna un nuovo ridimensionamento degli investimenti in costruzioni, che si protrarrà anche nel 2014, sia pure in misura più attenuata (-2,2 per cento).

L’andamento dell’Emilia-Romagna si è collocato in un quadro nazionale dello stesso segno.

Secondo le elaborazioni di Ance su dati Istat, il 2013 si è chiuso per l’Italia con un calo reale del 6,9 per cento, destinato a protrarsi, anche se in misura più attenuata, nel 2014 (-2,5 per cento). In linea con quanto osservato per l’Emilia-Romagna, è stato il comparto delle nuove abitazioni a subire la riduzione reale più accentuata (-18,4 per cento), mentre l’unico segno positivo ha riguardato la manutenzione straordinaria e recupero delle abitazioni (+2,6 per cento).

Un ulteriore, anche se ristretto, contributo all’analisi degli investimenti del settore edile proviene dall’indagine dell’Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti)

“Trender”. In tale ambito è stata rilevata una situazione di segno negativo. Gli investimenti totali sono diminuiti nel 2013 del 18,1 per cento rispetto all’anno precedente, replicando nella sostanza la flessione del 18,8 per cento osservata nel 2012. Nell’ambito delle immobilizzazioni materiali la diminuzione è stata sostanzialmente la stessa del totale degli investimenti, e anche in questo caso c’è stata una replica dell’andamento del 2012 (-18,1 per cento). La piccola impresa ha in sostanza segnato il passo, evidenziando un livello degli investimenti totali largamente inferiore ai volumi del passato, soprattutto se si considera che nel 2009 c’è stata una flessione del 16,3 per cento. Una certa cautela nella valutazione dei dati deve tuttavia sussistere, poiché l’indagine sulla micro e piccola impresa si basa su dati raccolti per fini contabili. Per questo motivo, in taluni casi, una corretta registrazione contabile potrebbe non riflettere l’andamento reale. Per quanto concerne gli investimenti, possono presentarsi scritture di rettifica, che in alcuni casi possono determinare valori negativi.

L’occupazione.

L’indagine sulle forze di lavoro. L’industria delle costruzioni ha evidenziato un andamento dell’occupazione che non ha ricalcato la nuova pesante diminuzione del volume di affari (-5,6 per cento). Tale calo è maturato in uno scenario di basso profilo degli investimenti edili. Secondo l’Ance, c’è stato un nuovo ridimensionamento, in termini reali, pari al 6,6 per cento, con una punta negativa del 18,4 per cento nell’ambito delle nuove abitazioni.

Tra il 2012 e il 2013 la consistenza dell’occupazione edile è cresciuta da circa 125.000 a circa 126.000 unità, per una variazione dello 0,8 per cento, che è apparsa in contro tendenza rispetto a quanto rilevato sia in Italia (-9,3 per cento) che nel Nord-Est (-6,5 per cento). Il moderato aumento dell’occupazione è stato la sintesi di dinamiche trimestrali divergenti. A una prima metà dell’anno negativa, a causa della pesante flessione del secondo trimestre, sono seguiti sei mesi di crescita soprattutto in chiusura d’anno.

Tra le posizioni professionali, sono stati gli autonomi a determinare la crescita dell’occupazione, con un incremento del 14,0 per cento rispetto al 2012, equivalente a circa 8.000 addetti, a fronte della pronunciata flessione degli occupati alle dipendenze (-9,7 per cento), per un totale di circa 7.000 persone. E’ da notare che la crescita degli occupati indipendenti è maturata in uno scenario negativo della movimentazione delle imprese artigiane (-3,2 per cento) e della piccola imprenditoria

Tra le posizioni professionali, sono stati gli autonomi a determinare la crescita dell’occupazione, con un incremento del 14,0 per cento rispetto al 2012, equivalente a circa 8.000 addetti, a fronte della pronunciata flessione degli occupati alle dipendenze (-9,7 per cento), per un totale di circa 7.000 persone. E’ da notare che la crescita degli occupati indipendenti è maturata in uno scenario negativo della movimentazione delle imprese artigiane (-3,2 per cento) e della piccola imprenditoria

Nel documento Consuntivo 2013 (.pdf 1.4mb) (pagine 138-166)

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