• Non ci sono risultati.

4. Agricoltura urbana e periurbana nelle politiche alimentari urbane

5.2 Agricoltura, paesaggio e ambiente

Negli ultimi anni le cosiddette filiere corte hanno avuto, a livello globale, una crescita notevole in quanto attraverso l’incontro tra le esigenze dei consumatori “critici” e quelle delle aziende agricole alla ricerca di “altre” modalità di produzione e commercializzazione consente di superare molte delle problematicità dei sistemi alimentari industrializzati e globalizzati.

Lo sviluppo della rete alimentare locale a Roma è stato notevole: un po’ tutte le forme di filiere corte – dai mercati degli agricoltori, ai gruppi di acquisti solidali (GAS) alle esperienze di box schemes – hanno fatto registrare un successo significativo. I numeri delle filiere corte nell’area romana presentano proporzioni di primaria importanza nel quadro nazionale: il comune di Roma conta 33 farmers’

market e 55 GAS, mentre 744 sulle 2.656 aziende agricole (con un incremento del

40% nell’ultimo intervallo censuario) dell’area praticano la vendita diretta. Tale quadro va articolandosi anche grazie al ruolo che l’Agro romano ha storicamente ricoperto, in particolare per il ruolo che alcune produzioni rivesto nel tessuto produttivo locale, è il caso della zootecnia da latte praticata nel quadrante nord ovest della città verso la via Aurelia, dell’orticoltura legata alla pianura di bonifica costiera e alla zootecnia ovina e ai pascoli dell’agro.

Una delle modalità più consolidate in cui la filiera corta si presenta è attraverso dei gruppi di acquisto solidali (GAS). Quando un “gruppo di persone decide di incontrarsi per riflettere sui propri consumi e per acquistare prodotti di uso comune, utilizzando come criterio guida il concetto di giustizia e solidarietà, dà vita a un GAS. La finalità di un GAS è quella di provvedere all'acquisto di beni e servizi cercando di realizzare una concezione diversa dell'economia, cioè più vicina alle esigenze reali dell'uomo e dell'ambiente, che mette in comune tempo e risorse.

173

L’analisi dei GAS conferma che queste esperienze nell’area romana, abbiano trovato un profondo radicamento, arrivando a rappresentare una parte importante e vivace dell'economia solidale della città di Roma. In generale, collocandosi nel quadro di iniziative caratterizzate dallo spontaneismo rivendicano la scelta di conservare un carattere del tutto autonomo nelle scelte di acquisto. Come in altri casi territoriali, anche in quello romano, qui ulteriormente ampliata dalla gestione della logistica, è stata sottolineata la difficoltà di coordinamento tra gruppi che tendono a diventare molto numerosi.

Il box scheme è una forma distributiva organizzata dall’agricoltore che rifornisce direttamente un gruppo di consumatori convenzionati. L’agricoltore si impegna a recapitare al domicilio del cliente un determinato quantitativo di prodotti coltivati in azienda ad intervalli settimanali o ad intervalli concordati tra i soggetti interessati. Questo tipo di organizzazione spinge i produttori alla formazione di cooperative che, unendosi tra loro, riescono ad ampliare l’offerta dei prodotti da loro coltivati potendo quindi incontrando le richieste di un numero maggiore di consumatori e, al tempo stesso, abbassando anche dei costi logistici (imballaggio, trasporto, ecc.). L’analisi dei box scheme romani restituisce le potenzialità che questa tipologia di vendita può esprimere in particolare per la gestione di aspetti logistici e organizzativi e per il coordinamento all’interno delle filiere e la concentrazione dell’offerta agricola e l’accesso al mercato anche da parte di aziende di dimensioni ridotte. Andando a esaminare le motivazioni che spingono i consumatori verso canali di filiera corta si scopre che la qualità, l’origine locale delle produzioni e i metodi produttivi rispettosi dell’ambiente rappresentano le spinte più rilevanti, come raffigura la figura 9. Per alcune tipologia di filiera, come nel caso delle aziende agricole di vendita diretta e dei farmers’ market il contatto diretto con il produttore costituisce un fattore particolarmente rilevante e motivante di acquisto, mentre le motivazioni etiche e quelle ambientali sembrano orientare in prevalenza i consumatori dei GAS.

174

Negli ultimi anni diverse iniziative hanno provato a mappare le diverse forme di agricoltura urbana e di filiere alternative nell’ambito metropolitano a Roma. O con fini di ricerca (Cavallo et al., 2016) o con fini informativi, sociali e di rete, questi lavori hanno il merito di rendere evidente, anche attraverso la spazializzazione geografica la diffusione e la “densità” di un fenomeno che oramai riguarda gran parte della città. Una mappatura di questo genere è fondamentale per una Food Policy per diversi motivi:

 in primo luogo fa emergere la complessità sociale ed economica intorno al tema del cibo, portando alla luce le molte iniziative che spesso sono visibili solo a livello locale;

 in tal modo è possibile anche creare una comunità in cui produttori (responsabili) e consumatori (consapevoli) possano fare Rete, condividendo obiettivi, idee; potenzialità;

 favorire un’economia virtuosa, etica e sostenibile, promuovendo realtà produttive e commerciali che molto probabilmente non si possono permettere grandi annunci e sponsorizzazioni.

Elena Tioli e Lucia Cuffaro sono le ideatrici della mappatura degli Alternative Food Networks di Roma, che hanno denominato “La mappa del consumo critico, locale e solidale della Capitale”14. La mappatura ha l’obiettivo, nell’intento delle

autrici, di diventare uno strumento per creare una comunità in cui produttori (responsabili) e consumatori (consapevoli) siano dalla stessa parte; promuovere realtà produttive e commerciali che non possono contare su grandi annunci e sponsorizzazioni, ma che contribuiscono fortemente alla sostenibilità del sistema alimentare locale; favorire un’economia virtuosa, etica e sostenibile, in cui oltre al

14

https://www.google.com/maps/d/u/0/viewer?ll=41.8728716838707%2C12.5586415247 71474&z=11&mid=1FDPywNVN7o-2bUiaUXHDkZxhLnRJ6f3n

175

guadagno personale si pensa al bene comune. Nella mappa – tutt’ora in itinere – sono, infatti, riportate 271 esperienze di consumo e produzione sostenibili diffuse sul territorio romano (area Metropolitana) suddivise secondo la legenda riportata nella tabella sottostante: negozi che vendono sfuso, aziende agricole e sociali a km0, mercati, botteghe e negozi di quartiere, venditori di prodotti biologici, gruppi d'acquisto solidale e altre piattaforme che mettono in contatto diretto produttori e consumatori.

I farmers’ market e i mercati rionali

I Farmers’ Market, conosciuti anche come mercati contadini, sono un sistema di mercati agricoli a km zero per la vendita diretta al pubblico. L’idea è quella di eliminare l’intermediazione tra produzione e consumo, fornendo cibo locale e di qualità agli abitanti dei centri urbani e rinsaldando un legame tra città e campagna che si è andato progressivamente sfilacciato. Secondo gli ultimi dati disponibili n Italia si contano oggi 1.367 Farmers’ Market (Marino et al., 2014), con un incremento negli ultimi anni pari al 44%.

Tra le prime città italiane a proporre una disciplina per i mercati agricoli, Roma Capitale ha un suo regolamento per il funzionamento dei Farmers’ Market; a livello comunale è stato registrato un aumento del 57% del mercato degli agricoltori (+ 64% in Provincia di Roma) (Marino, 2016).

L’analisi dei Farmers’ Market mostra come essi occupino ormai stabilmente un ruolo chiave nel quadro delle diverse tipologie di filiera corta. Questo sia per il riferimento, ormai tradizionale, che i mercati di Coldiretti occupano e in parte per il ruolo stesso delle Istituzioni che hanno favorito il processo di affermazione di tale tipologia di vendita tanto nel quadrante nord che in quello sud della città, arrivando a rappresentare congiuntamente con il mercato dell’AIAB e con il Mercato della Terra di Slow Food delle infrastrutture stabili sul territorio.

Tra le motivazioni che sembrano avere un ruolo rilevante nello sviluppo dei FM a Roma si trova la dimensione territoriale dello scambio. Infatti, sia i produttori che

176

i consumatori, assegnano un significato particolare alla breve distanza che separa i luoghi di produzione da quelli di vendita, anche per la potenziale riduzione dell’impatto ambientale dei metodi di produzione e la conservazione del valore nutrizionale dei cibi venduti. La ricerca ha messo in luce che i punti di forza dei FM a Roma sono:

 l’ampiezza dell’offerta e la collocazione in punti strategici della città.

 la fidelizzazione dei consumatori;

 il coinvolgimento e l’apertura ai flussi turistici;

 la funzione aggregativa e di fruizione dello spazio pubblico;

 utilizzo di prodotti prevalentemente aziendali;

 importanza dei regolamenti per disciplinare l’accesso ai mercati dei soli produttori.

Solitamente il mercato rionale ha un’ampia differenziazione di prodotti, mentre il Farmers’ Market è più improntato sulla qualità dei prodotti alimentari.

Secondo il rapporto Magna Roma (Terra!, 2018), nel comune di Roma ci sono 127 mercati rionali, quasi tutti all’interno del GRA, riconducibili a tre tipologie: • 32 mercati coperti all’interno di un edificio con tetto;

• 36 mercati plateatici chioschi collocati in uno spazio recintato; • 59 mercati su sede impropria su strada e senza recinzione.

I mercati rionali sono una forma distributiva storicamente presente ed importante nel panorama italiano e romano, caratterizzati dalla presenza di più attività esercitanti attività giornaliera su aree pubbliche, normalmente con l’ausilio di strutture semi fisse (box) o all’interno di appositi contenitori edilizi (mercati coperti). Nel settore alimentare gli operatori, quelli che in particolare sono interessati dal prodotto “fresco”, hanno a disposizione superfici molto limitate, rispetto ai loro colleghi che operano in sede fissa, ma possono far valere normalmente: i minori costi di struttura (che si traducono in miglior rapporto prezzo qualità), una maggiore possibilità di scelta derivante dal numero degli

177

operatori, e una maggiore rotazione dei prodotti “freschi”, grazie al maggiore traffico generato rispetto ad un negozio specializzato. Attraverso il diminuire delle strutture e al ridursi del numero complessivo di persone che frequenta i mercati, si evince come vi sia un progressivo declino di questa forma distributiva dove le principali cause possono ascritte agli eventi che seguono:

 nei cambiamenti degli stili di vita e nelle trasformazioni sociali, che vedono sempre meno tempo dedicato quotidianamente alla spesa alimentare, in particolare da parte della popolazione attiva, e dal conseguente crescente peso della grande distribuzione;

 nella necessità di adeguare strutture esistenti da decenni, in termini di innalzamento dei livelli di servizio agli standard qualitativi richiesti dal mercato e dai requisiti igienico sanitari delle norme vigenti;

L’agricoltura sociale

Tra le esperienze pionieristiche di agricoltura sociale a livello nazionale sono diverse quelle nate nel contesto dell’Agro Romano alla fine degli anni ’70, in concomitanza con i movimenti dal basso di recupero dei terreni abbandonati. Ci si riferisce, ad esempio, alla Comunità di Capodarco, ancora oggi un punto di riferimento nazionale – e non solo – perla capacità di rigenerazione territoriale e umana che ha apportato. Questo aspetto ha reso il territorio romano un laboratorio di pratiche di innovazione sociale nel quale l’agricoltura sociale ha da sempre, e in maniera avanguardistica a livello nazionale, svolto un ruolo centrale. L’idea di fondo dell’agricoltura sociale è aprire il settore primario ad esperienze rivolte a persone vulnerabili o socialmente escluse, per renderlo un comparto capace di promuovere valori di integrazione socio-lavorativa e circuiti economici virtuosi. Nell’area della capitale oggi si contano 32 esperienze, cui vanno sommate altre 20 nell’area metropolitana. Gli utenti finali a livello regionale sono più di 1.740. Oltre alla storica Cooperativa Capodarco, molte delle aziende più

178

note che operano nell’agricoltura urbana (Agricoltura Nuova, Il Trattore, Cobragor) promuovono attività dedicate a queste fasce sociali.

179

5.3 Multifunzionalità e nuove economie