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3. L’approccio territorialista delle politiche alimentari nelle città francesi

3.2 Città-campagna e agri-urbanismo in Francia

La dimensione politica ha giocato un ruolo importante nella definizione del rapporto città-campagna in Francia. Secondo i sociologi Bertrand Hervieu e Jean Viard, il diciannovesimo secolo in Francia assegnò un ruolo centrale al modello del proprietario contadino, soldato, cittadino e padre. La terza Repubblica fece affidamento su questo modello poiché le élite erano diffidenti nei confronti della città della classe operaia. Ed è in questo contesto di valorizzazione della ruralità che ha avuto luogo l'aumento del potere amministrativo e industriale delle città, lo sviluppo delle periferie, l'esodo rurale e la generalizzazione dell'urbanità. A partire dagli anni '50, l'agricoltura specializzata alle porte della città si ridusse drasticamente. Prodotti vegetali e caseari sono stati delocalizzati in periferia in zone climaticamente più favorevoli e in paesi con manodopera meno costosa. I bacini di produzione e quelli di consumo sono stati disaccoppiati. La modernizzazione agricola organizzata dallo Stato nel quadro della PAC e la concentrazione degli operatori del sistema alimentare hanno specializzato la maggior parte dei territori in produzioni di massa. Nel frattempo, la peri- urbanizzazione sta diventando la principale forma di abitanti di città contemporanee e segna la fine della città compatta. In Francia, così come in molti altri contesti – e come abbiamo visto anche in Italia - la città-territorio e la sua metropolizzazione includono ora un mosaico di spazi costruiti e spazi aperti. Quattro periodi importanti segnano la politicizzazione della questione agricola periurbana in Francia, prodotto di una dialettica tra i principali sviluppi nazionali ed europei (PAC) e l’aumento della rilevanza degli agglomerati urbani e degli attori della società civile. Negli anni '60 e '70, i conflitti territoriali hanno contrapposto gli attori delle nuove città a determinati gruppi locali di agricoltori, testimoniando una prima localizzazione della cosiddetta questione agricola periurbana. Ma il discorso agricolo dominante, quindi centrato sulla creazione del

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mercato agricolo comune e la modernizzazione delle fattorie non ha avuto un dialogo interessato alle questioni urbane.

Nel secondo periodo, la questione delle zone rurali periurbane emerge a livello nazionale con la circolare del Primo Ministro del 29 aprile 1975 sulle Zone de

numérotation élémentaire (ZNE). Questa prima reazione del governo agli effetti

negativi della periurbanizzazione nelle aree rurali e naturali è affrontata diversamente nelle regioni Ile-de-France e Rodano-Alpi. Nell'Ile-de-France, la creazione dell'Agenzia per gli spazi verdi introduce una visione progettuale e gestionale degli spazi forestali e agricoli senza considerare i risvolti di carattere economico, favorendo la creazione di perimetri regionali di intervento sulla terra. Nella regione Rodano-Alpi, l'approccio si basa sull'economia agricola e lo sviluppo locale, sulla creazione di un sistema di programmi agricoli nelle aree urbane che cercano di superare la frammentazione dei poteri locali e di riunire i vari attori.

Il terzo periodo è quello degli anni '90 con l’inserimento delle sfide dell’agricoltura periurbana nell’agenda della politica nazionale. Lo Stato non poteva più ignorare lo sviluppo periurbano ma aveva bisogno di ripensare la pianificazione e l'organizzazione delle comunità locali. Allo stesso tempo, la Francia stava cercando di incentivare la multifunzionalità delle aziende agricole come nuovo paradigma nelle strutture della nuova PAC, con lo sviluppo di misure agroambientali e l'esecuzione dei contratti di uso del suolo. Valorizzare l'agricoltura periurbana era quindi un buon modo per fare evolvere una visione dominante dell'agricoltura, giudicata come troppo monolitica. Infine, gli attori politici e professionali coinvolti nei programmi agricoli periurbani locali stavano iniziando a far sentire la propria voce, specialmente dal momento che il decentramento amministrativo aveva favorito altre iniziative locali in varie città (ad esempio Aubagne, Mans, Bouguenais/Nantes, Rennes).

Ispirato al manifesto del libro "Campagne Urbane" (Donadieu, 2006) e al lavoro svolto dall'Ecole Nationale Supérieure de Paysage (ENSP) di Versailles, lo Stato ha

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messo in atto nel 2001 le prime misure del comitato interdipartimentale del territorio. Ciò includeva la sperimentazione di progetti agro-urbani che hanno ripreso a diffondere le conquiste delle esperienze locali pionieristiche. Sebbene si tratti di un'iniziativa a carattere collettivo, il tentativo di creare una politica nazionale per l'agricoltura periurbana sul modello della politica agricola di montagna è svanito. La coerenza del discorso e l'approccio difeso nascondevano un insieme eterogeneo di rappresentazioni e appropriazioni della questione agricola periurbana, sviluppando a una serie di tensioni tra gli interessi agricoli e quelli degli attori dell'urbanesimo e alcuni antagonismi tra l'approccio decentralizzante dello Stato e quello delle autorità locali (Terres en Villes, 2017). Nell'ultimo periodo, a partire dagli anni 2000, le politiche agricole locali sono state rinnovate da tre principali temi interdipendenti: la natura in città, la città sostenibile e il cibo. Questa evoluzione deve molto alle iniziative e al coinvolgimento di nuovi attori: da una parte, le organizzazioni professionali degli agricoltori hanno sicuramente giocato e continuano a svolgere un ruolo chiave nel prendere in considerazione l'agricoltura periurbana e urbana; dall’altra, le associazioni della società civile e le iniziative dei cittadini sono sempre più attive e innovative nel porre l'agricoltura locale e la questione alimentare all’interno del dibattito sociale. Inoltre, questo processo è stato fortemente favorito dall'ascesa dall’azione politica da parte di città e metropoli, riconosciute come i principali "motori economici". La “metropolizzazione”, ma anche il difficile decentramento tra stato e regioni, e il principio francese secondo cui nessuna autorità territoriale può esercitare la supervisione su un'altra, hanno concesso alle agglomerazioni intercomunali un importante margine di manovra, anche se l'agricoltura non farebbe parte delle loro competenze. L’agricoltura diventa, così, una sfida legata alla governance territoriale e una pedina di scambio tra rappresentanti eletti urbani e rurali. La considerazione dell'agricoltura nelle politiche di agglomerazione si svolge, dunque, nell'ambito di alleanze e di perimetri d’azione diversi in base alle

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problematiche locali, determinando lo sviluppo della territorializzazione di alcuni aspetti della politica agricola.

La natura in città ispira due tipi di discorsi sull'urbanistica e sui progetti agricoli. Quando si concentra sulla biodiversità, favorisce il "ritorno" della vita in città e della convivenza, ispirando molte delle concezioni che sono alla base del sostegno verso l'agricoltura urbana - movimento che il geografo Joëlle Salomon-Cavin chiamò "agrarisation" della città. Quando è pensato come un sistema verde, una matrice verde della città, la natura nella città partecipa alla strutturazione della strategia e della pianificazione di un territorio più vasto, contribuendo alla concezione della città come un sistema aperto e non più come un sistema chiuso autosufficiente. L'agricoltura viene quindi al centro delle discussioni e delle aspettative dal punto di vista del metabolismo urbano e della sostenibilità territoriale. L'intervento delle amministrazioni cittadine nelle politiche di sviluppo sostenibile ha favorito l’inserimento nell'agenda politica la lotta allo sprawl urbano, decretata come priorità nazionale dalla legge “Grenelle” del Ministero dell’Ambiente (2010), il riscaldamento globale, la transizione energetica e l'economia circolare. La legge Grenelle ha ispirato diversi cambiamenti nel codice urbanistico e diverse misure delle ultime leggi sull'orientamento agricolo: il riconoscimento dell’urgenza di lottare contro lo sprawl urbano rafforza il riconoscimento e la protezione delle aree agricole, ma generalmente tende a potenziare forme agricole di forme urbane (Terres en Villes, 2017). D'altra parte, per alcuni rappresentanti eletti, pianificatori urbani, paesaggisti e altri attori, diventa la fonte per nuove forme di sviluppo, come dimostrato dalla notevole diffusione delle pratiche convenzionalmente ricondotte sotto il termine dell'agri- urbanismo6.

6 L’“agriurbanismo”, termine coniato da Fleury e Vidal, è una disciplina destinata a

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Infine, aspetto centrale in considerazione delle finalità della presente tesi, l'irruzione della questione alimentare in ambito urbano ha rivitalizzato la funzione produttiva dell'agricoltura, relegando quelle non alimentari, in particolare l’agricoltura per produzioni ornamentali, in secondo piano. Il passaggio da una società agricola in cui ciò che viene prodotto viene consumato sul posto verso una società ad indirizzo agro-industriale, dove le filiere di approvvigionamento alimentare sono organizzate su scala globale, ha provocato una forte reazione negli ultimi anni, uno stimolo verso la transizione a forme di ri-territorializzazione del cibo. Dalla diffusione delle AMAP (Association pour le Maintien d'une Agriculture

Paysanne7) al parere del Comitato Europeo delle Regioni, tali dinamiche hanno

reso il sistema alimentare territoriale un problema politico, amministrabile a scala urbana. L'introduzione del progetto alimentare territoriale da parte della “Loi agricole” del 2014 rafforza questa predominanza e contribuisce alla territorializzazione di una parte della politica alimentare.

La traiettoria dell’agricoltura urbana e periurbana francese sembra rivolgersi verso i temi della transizione ecologica e sociale della città, grazie all'ibridazione di tre approcci; quello della progettazione degli spazi agricoli e delle forme “agro- urbane”, quello dello sviluppo agricolo da parte dei progetti locali e dell'economia, e quello, più recente, dell’agricoltura urbana in senso stretto. L'agricoltura è

animazione e di coordinazione. Ambito di ricerca multidisciplinare che si prefigge come principale obiettivo quello di far dialogare architetti, urbanisti, paesaggisti e agronomi.

7 Un AMAP è un partenariato di prossimità tra un gruppo di consumatori e un'azienda

agricola locale, finalizzato ad una condivisione regolare (generalmente settimanale) dei prodotti agricoli. L’AMAP è un contratto di solidarietà, basato su un impegno finanziario dei consumatori, che pagano in anticipo tutti i loro consumi per un determinato periodo (generalmente un anno). Questo sistema si basa, dunque, sul principio della fiducia e della responsabilità del consumatore e rientra tra le forme di filiera corta, o Alternative Food Networks.

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sempre più interpretata come componente imprescindibile della città diffusa, ma anche del centro città, dei quartieri e dei singoli isolati. Questo percorso non è, tuttavia, senza conflitti in merito ai sistemi agricoli e agli obiettivi da perseguire, a causa del doppio processo evidenziato dalla geografa Joëlle Salomon-Cavin: un fenomeno di periurbanizzazione che ha modellato le politiche agricole periurbane e un movimento di agrarizzazione (“agrarisation") della città che ha avviato una serie di azioni locali a favore della diffusione dell'agricoltura urbana.

Per concludere, l'azione pubblica locale a favore dell'agricoltura urbana e periurbana, che sia portata dal basso o frutto di un processo di istituzionalizzazione da parte dell’amministrazione, sta diventando un fenomeno piuttosto diffuso in Francia. Essa sorge da una serie di preoccupazioni espresse dagli attori della città, dall'urbanismo e da un mondo agricolo professionale sempre più presente nel dibattito e interessato – se non obbligato - a intrecciare le sue sorti con le istanze provenienti dalla società civile. Se queste politiche agricole a livello urbano sono spesso ancora definite periurbane, allo stesso tempo esse vengono sempre più sovente ricondotte nell’alveo delle politiche “alimentari”, nella consapevolezza delle molteplici connessioni che riguardano agricoltura, nutrizione, ecosistemi, economie, etc., e della necessità di affrontarle secondo approcci multi-stakeholder, multi-scalari e multi-disciplinari. In Francia, le riflessioni e le iniziative sulla governance alimentare delle città sono state inizialmente catalizzate da enti e agenti tipicamente interessati ai temi dello sviluppo locale (autorità locali, associazioni), soprattutto attraverso gli studi di Terres en Villes (2009), della Rete Rurale Francese (Réseau Rural Français) (2010) e dell’International Urban Food Network (IUFN, 2012). Le autorità locali si sono inizialmente concentrate principalmente sulla dimensione produttiva della sicurezza alimentare a livello urbano urbana, cambiando progressivamente la lente attraverso la quale affrontare il problema della produzione di cibo: conservazione dell'agricoltura periurbana negli anni '90, promozione delle filiere negli anni 2000, natura e agricoltura urbana da alcuni anni (Bonnefoy, 2011). Circa cinquant'anni

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sono stati impiegati affinché la cosiddetta agricoltura "periurbana" diventasse una questione urbana (Terres en Villes, 2017), tuttavia è ancora incerta l’integrazione fra le sfide che si snodano intorno al riconoscimento dell’agricoltura periurbana come fatto urbano, la territorializzazione delle politiche agricole e la partecipazione della società civile al dibattito agricolo e alimentare. Quali legami esistono in questo contesto tra il cibo e le questioni urbane? In che modo il cibo è integrato nel dibattito sulla pianificazione e le politiche della città?

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