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Motivazioni della ricerca sperimentale sui casi francesi

3. L’approccio territorialista delle politiche alimentari nelle città francesi

3.4 Motivazioni della ricerca sperimentale sui casi francesi

La scelta di analizzare il contesto francese nasce da alcune constatazioni rispetto all’integrazione fra politiche alimentari e gestione dell’agricoltura periurbana. In Francia, le politiche dedicate alla gestione delle aree agricole periurbane sorte negli anni ’80 e '90 come risposta alle conseguenze in termini sociali e ambientali della rapida espansione urbana, si sono recentemente evolute, estendendo la loro sfera di influenza all'intero sistema alimentare e alle filiere alimentari, mantenendo così una forte connotazione territoriale. A partire dagli anni '70, molti progetti, grazie a una forte spinta ambientale, hanno trovato terreno fertile nel contesto di forti critiche sociali che hanno iniziato ad affrontare i paradigmi industriali delle filiere alimentari e, di conseguenza, i modi di fare agricoltura. Associazioni quali Terres en

Villes, organizzazioni contadine come ad esempio Chantiers Paysans e progetti

associativi come Terre de Liens hanno portato il tema delle relazioni fra città e campagna all’interno delle agende urbane. La diffusione dei principi agro- ecologici, insieme alla coesistenza della société paysagiste di Pierre Donadieu, ha anche portato il tema della gestione periurbana al centro delle politiche pubbliche urbane. In questo contesto, ci interessa osservarne i profili di connessione con le tematiche legate ai processi comunemente definiti come “ri-territorializzazione” dell’agricoltura, osservando in che modo il mondo che ruota intorno all’agricoltura agroecologica rappresenta un’occasione di accrescimento della consapevolezza sulle tematiche della biodiversità e della qualità del cibo, in un più ampio discorso legato rivitalizzazione dei tessuti agricoli periurbani, messi in crisi da processi di espansione urbanistica le cui pressioni ne minacciano le funzioni ecosistemiche.

Inoltre, la scelta di analizzare le politiche alimentari francesi è motivata da ulteriori aspetti:

1. Un forte approccio territoriale, nel quale cibo e paesaggio agricolo si alimentano in un processo virtuoso che ha come obiettivo la qualità della vita dei cittadini.

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Solo per fare qualche esempio, cito lo strumento dei PAT (Projets Alimentaires

Territoriaux), regolato a livello di governo centrale, o l’approccio dei SAT (Système Alimentaire Territorialisé). Gli obiettivi di questi ultimi sono di valorizzare i prodotti

all’interno delle filiere di prossimità tra città e agricoltura, di favorire un’agricoltura familiare e le reti di filiere corte di commercializzazione che permettano di condividere in maniera più efficace il valore del territorio, di inventare nuovi modelli di produzione rispettosi della salute dei consumatori e che integrino una buona gestione delle risorse naturali al fine di limitare l’impatto sull’ambiente e gli sprechi lungo tutta la filiera.

2. L’agricoltura periurbana è considerata come parte integrante del sistema alimentare locale, nella quale buona parte degli obiettivi sono riconducibili a una riconnessione economica, sociale e cognitiva tra produzione locale e consumo cittadino;

3. Il forte coinvolgimento della società civile, delle associazioni e delle reti di cittadini nella vita pubblica e, di conseguenza, nella definizione delle politiche alimentari, nelle quali possono esprimere le loro opinioni e far valere il loro punto di vista;

4. L’abbondanza di iniziative e attori coinvolti nello studio dei sistemi alimentari territorializzati. Per esempio l’osservatorio Resolis, che ha selezionato 100 esperienze sul territorio francese che mirano ad un’alimentazione responsabile e sostenibile;

5. La coesistenza, da un lato, di forti processi di espansione urbanistica e di sviluppo urbano, dall’altro di una grande richiesta da parte della società di aree verdi, che innesca un interessante campo di indagine per la pianificazione territoriale. È utile specificare che in Francia non esistono ancora food policy di scala diversa da quella nazionale. Inoltre, le politiche sanitarie, di coesione sociale o gastronomiche – che vengono talvolta definite come politiche alimentari, ad esempio nel rapporto di restituzione dei workshop organizzati nel 2008-2009 nell’ambito della Rete Rurale Nazionale Francese – non possono essere definite

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realmente food policy, bensì politiche settoriali che riguardano una delle molte sfaccettature dell’alimentazione (Brand, 2017). Anche se si è stabilito un punto di contatto tra produttori e consumatori, la cornice di riferimento rimane fortemente agricola e tra le mancanze più importanti c’è anche quella delle politiche dei rifiuti. È difficile definire le azioni realizzate finora come componenti di una food policy, perché l’integrazione tra la trasformazione agri-alimentare e gli attori della distribuzione è ancora limitata e complicata (Brand e Bonnefoy, 2011; Bonnefoy e Brand, 2014; ADCF et al., 2012), come anche le connessioni efficaci tra la produzione e la sfera del consumo (salute e nutrizione, cultura, educazione, accessibilità, ecc.). Come notato da Terres en Villes, i primi approcci si sono sviluppati a partire da una concezione agricola e da una militante, entrambe riduttive della complessità della questione alimentare. La visione agricola è limitata alla ri-localizzazione, mentre per quella militante è difficile collegarsi con il settore agricolo e gli attori della pianificazione (Brand e Bonnefoy, 2011).

L’Association des Régions de France ha pubblicato nel 2014 una dichiarazione in favore dei sistemi alimentari territorializzati. Per quanto riguarda la ricerca sui sistemi alimentari, sono in corso evidenti progressi: i geografi rurali e dell’agricoltura si sono aperti nei confronti del consumo, attraverso studi sull’evoluzione dell’agricoltura in relazione con l’urbanizzazione o attraverso l’attenzione verso nuovi problemi ambientali e alimentari. Per quanto il punto di vista agricolo sia difficile da superare, anche i ricercatori cominciano a cogliere l’importanza della questione alimentare urbana (Brand, 2015), allargando il proprio sguardo verso i consumatori e le città, in quanto istituzioni impegnate nella costruzione di politiche alimentari (Perrin e Toussaint Soulard, 2014). Nella comunità della pianificazione alimentare si potrebbe parlare di un paradosso della politica alimentare francese: nonostante la centralità del cibo, la Francia era infatti poco visibile in questo dibattito nascente.

Tuttavia, se la consapevolezza della necessità di agire sulle questioni alimentari alla scala urbana è stata tardiva rispetto ai paesi del Nord America e ad altri paesi

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europei, la Francia non era in ritardo in termini di azione. Ad esempio, nel progetto Urbact «Sustainable Food in Urban Communities», Bristol è stata percepita dalle altre città coinvolte come una realtà avanzata sulla questione alimentare urbana. La città inglese è stata infatti la prima in Europa a sviluppare un sistema di valutazione del sistema del cibo alla scala della regione urbana e a istituire un Food Policy Council. Inoltre, Bristol è stata un caso ampiamente discusso all’interno dei circoli accademici (Brand, 2015). Nell’ambito del programma Urbact, tuttavia, ci si è resi conto che anche in altre città, a Lione, in particolare, erano già attive molte pratiche che coinvolgevano un gran numero di attori, e che in realtà a Bristol l’istituzione del Food Policy Council non aveva effettivamente portato ad azioni concrete su questi temi con particolare anticipo rispetto ad altre città. In Francia, la diffusione dell’espressione gouvernance alimentaire ha preceduto il suo reale manifestarsi nella società, descrivendo principalmente la presenza e l’assenza di collegamenti tra tematiche, attori e scale interessati dalla questione alimentare. Il cibo viene considerato in maniera settoriale e la questione alimentare urbana è stata principalmente formulata attraverso il prisma dell’agricoltura. L’approccio alimentare, allontanandosi da una visione settoriale dal punto di vista teorico, incontra le barriere di un’azione territoriale che è invece ancora settorializzata. Il prisma dell’agricoltura è ancora prevalente nella costruzione della questione alimentare alla scala urbana. Il focus è soprattutto sulle questioni legate all’approvvigionamento di cibo in città e l’approccio si scontra con la difficoltà di integrare la sfera dei consumi con quella della produzione agri-alimentare. Lo strumento dei Projet Alimentaires Territoriaux istituito a scala nazionale dalla Loi d’avenir pour l’agriculture, l’alimentation et la forêt dell’ottobre 2014 sembra in grado di favorire l’integrazione tra le azioni legate al consumo e quelle legate alla produzione, che ricadono sotto il controllo statale o all’interno di iniziative delle autorità locali. Anche in questo caso, però, la territorializzazione alla scala locale delle politiche alimentari nazionali e le nascenti politiche alimentari locali sviluppano una contraddizione, dal momento che la

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nozione di cibo non è ancora parte integrante dei documenti che definiscono gli ambiti d’azione delle autorità territoriali locali. Tuttavia, grazie al sostegno della rete rurale francese, l'RnPAT (Rete Nazionale dei Progetti Alimentari Territoriali, ha messo in rete gli attori dei progetti alimentari territoriali (PAT). Terres en villes è il capofila in coordinamento con l'Assemblea permanente delle Camere dell'Agricoltura (APCA). Durante la sua prima stagione (2015-2018), i soci fondatori all’interno della Federazione nazionale delle agenzie di pianificazione urbana (FNAU), hanno promosso la co-costruzione e l'implementazione condivisa di diversi PAT, grazie alla moltiplicazione degli scambi, la capitalizzazione delle buone pratiche, la produzione di strumenti metodologici e raccomandazioni per migliorare le politiche pubbliche (FNAU, 2018).

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4. Agricoltura urbana e periurbana nelle politiche