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L’agricoltura negli spazi periurban

Nel documento Agricoltura, ambiente e società (pagine 65-67)

Il rapporto tra città e campagna, tra mondo urbano e mondo rurale è sempre stato un impor- tante fulcro intorno al quale sono ruotate le poli- tiche per il territorio e gli interventi di pianifica- zione. Uno dei risultati di tale legame è l’agricoltura periurbana che, secondo le diverse definizioni date sia da urbanisti e geografi sia da istituzioni e organi normativi (FAO, CESE, OCSE), risulta funzionale al contesto urbano prossimale: reti di relazioni e contiguità spazia- le fanno sì che gli spazi agricoli in questi conte- sti condizionino e siano condizionati dalla strut- tura degli spazi urbani. Gli spazi di contatto tra

■ SCAMBI DI ESPERIENZE SULL’AGRICOLTURA PERIURBANA

Il supporto a iniziative riguardanti il tema dell’agricoltura periurbana è diventato obiettivo di diverse organiz- zazioni internazionali che raccolgono e coordinano tra di loro progetti attuati a livello locale, in cui coesisto- no realtà urbane e rurali. Con questo spirito si è costituito il Resource Centres for Urban Agriculture and Food security (RUAF) che opera a livello mondiale soprattutto nei paesi in via di sviluppo. In Europa esiste la rete Peri-Urban Regions Platform Europe (PURPLE) il cui obiettivo è quello di scambiare esperienze e buone pra- tiche per la salvaguarda degli spazi agricoli adiacenti alle città. I membri della rete sono localizzati soprattut- to nel Nord Europa. È esclusa l’Italia che invece partecipa alla Federazione europea di spazi naturali e rurali metropolitani e periurbani (Federnatur), tramite il Parco Sud di Milano. A livello nazionale sono attive le Terres en villes in Francia e l’Istituto per la tutela e la valorizzazione dell’agricoltura periurbana (ISTVAP) in Italia.

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città e campagna sono diventati importanti zone di ricucitura, una sorta di riserva ambientale atta a mantenere un certo equilibrio biologico nel territorio.6

Per questo motivo, accanto ai consueti sistemi di aree protette, si stanno sviluppando altri ambiti di tutela in prossimità o all’interno dei sistemi urbani (aree fluviali in Pianura Padana, aree metropolitane di Roma e Napoli) in cui gli obiettivi di tutela e riqualificazione del paesag- gio e dell’attività agricola fanno parte integran- te dei piani di gestione. L’importanza degli spazi agricoli periurbani nell’equilibrio città-campa- gna è stata riconosciuta ufficialmente in un parere del Comitato economico sociale europeo (CESE, 204/2004) che li ha considerati territo- ri complessi e, nel contempo, fragili (concorren- za per l’uso dei suoli, pianificazione territoriale, speculazioni fondiarie, inquinamento, ecc.). Secondo il CESE, le aree agricole periurbane andrebbero assimilate alle zone svantaggiate, in difficoltà per ragioni naturali o ambientali. Il concetto è stato ripreso anche dal reg. CEE 1698/2005, dagli orientamenti strategici comu- nitari dello sviluppo rurale e dallo stesso Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale. Di conseguenza, le aree periurbane sono state incluse nella programmazione di alcuni PSR 2007-2013.

Probabilmente in queste aree più che altrove l’attività agricola convenzionale si integra con la produzione di beni pubblici collettivi: presi- dio ambientale, qualità del paesaggio, preven- zione dei rischi, attività ricreative, agricoltura sociale, ecc.. All’interno di questo contesto si sono sviluppati nuovi modelli di gestione del

territorio: parchi agricoli, fattorie didattiche, gruppi di acquisto solidale, orti sociali, ecc.. Particolarmente rilevanti sono le esperienze sviluppate in Italia sui parchi agricoli. Ne è un esempio il Parco agricolo Sud di Milano (l.r. 24/1990) che si estende su 46.300 ettari, include più di 1.400 aziende agricole e inte- ressa 61 Comuni. Nel parco sono presenti anche riserve naturali e zone di valorizzazione in cui vengono incentivate le attività tradizio- nali e il miglioramento di siepi e alberature. L’importanza dell’attività degli agricoltori è stata riconosciuta dalla Carta dell’Agricoltura Periurbana, redatta dalla CIA e presentata ai Sindaci dei Comuni del Parco. La Regione Lazio (l.r. 13/2009) ha introdotto la possibili- tà di realizzare parchi agricoli in tre ambiti rurali (Casal del Marmo, Arrone Galeria, Rocca Cencia) con l’obiettivo di promuoverne la frui- zione da parte del tessuto urbano. Anche il Parco metropolitano delle Colline di Napoli (l.r. 17/2003) persegue un modello di gestio- ne delle aree agricole urbane. Di carattere volontario è l’iniziativa che ha preso avvio nella piana di Prato conclusasi con la redazio- ne di un protocollo di intenti per un parco agricolo all’interno del Piano territoriale di coordinamento provinciale della piana. Dal gennaio 2010 il forum volontario si è costitui- to in Associazione parco agricolo di Prato. Altri parchi agricoli in corso di progettazione sono localizzati nella pianura emiliana, in pro- vincia di Brescia, Bergamo, Trento, Bologna, Palermo e Bari.

4.3 LA FUNZIONE DIDATTICA

DELL’AGRICOLTURA

Uno degli aspetti più rilevanti della multifun- zionalità in agricoltura è costituito dal ricono- scimento per l’impresa di poter erogare servizi didattici e divulgativi su argomenti relativi alle attività agricole, all’ambiente e alle risorse naturali. Le fattorie didattiche mirano a creare una relazione tra agricoltore e cittadino, tra pro- duttore agricolo e consumatore; il loro ruolo è particolarmente importante in quanto i fruitori di riferimento sono principalmente le nuove generazioni, i bambini in età scolare, ai quali vengono proposte attività, teoriche e pratiche, attraverso le quali conoscere le piante e gli ani- mali, l’origine degli alimenti, il ciclo delle sta- gioni, le fasi della produzione agricola, la tra- sformazione dei prodotti.

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Non esiste in Italia un censimento ufficiale delle fattorie didattiche presenti sul territorio, tuttavia è possibile avere informazioni, sebbene parziali, circa il loro numero e l’ubicazione consultando i dati pubblicati da Regioni e/o singole Province o quelli di società e associazioni che si occupano dell’argomento (Agriturist, Alimos, ecc.). In que- sto contributo, sono stati presi in considerazio- ne, ove presenti, i dati pubblicati sui siti ufficiali delle amministrazioni regionali e provinciali. Dalla ricognizione realizzata risultano essere accreditate 1.909 fattorie didattiche, valore destinato a superare le 2.000 unità se si consi- dera che mancano all’appello i dati ufficiali di tre Regioni (Toscana, Lazio e Calabria). La regio- ne con il maggior numero di fattorie didattiche è l’Emilia-Romagna, seguita da Campania, Veneto e Piemonte (tab. 2).

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