La produzione lorda da fonti rinnovabili è cre- sciuta in modo sostenuto nell’ultimo decennio (+48%) con incrementi particolarmente marcati per l’eolico e il fotovoltaico (tab. 3). La produ- zione idroelettrica, piuttosto variabile da stagio- ne e stagione, continua ad essere la fonte rinno- vabile più importante, malgrado il suo peso per- centuale sul complesso delle fonti rinnovabili sia sceso da oltre il 70% della fine degli anni novanta all'attuale 50%. I consumi di energia provenienti da impianti eolici e dai rifiuti sono in rapida crescita anche se non hanno ancora rag- giunto il potenziale energetico della legna che attualmente rappresenta la seconda fonte in ordine di importanza. Nel complesso è aumen- tato in misura significativa il contributo delle fonti non tradizionali quali l'eolico, il fotovoltai- co, i rifiuti e le biomasse (legna, biocombustibi- li, biogas) che passano, sul totale delle rinnova- bili, dal 15% del 2000 al 32% del 2009.6
La crescita delle fonti rinnovabili ha il suo punto di forza nella produzione di energia elettrica che, nel 2009, ha quasi raggiunto i 70 TWh, mostrando una crescita del 35% rispetto al 2000, pari al 20% del consumo interno lordo di energia elettrica (fig. 4). La crescita nella capa- cità installata delle fonti rinnovabili è stata favo- rita da numerosi meccanismi di incentivazione, valutati tra i più vantaggiosi in ambito europeo.
TAB. 3 - ENERGIA DA FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI IN ITALIA (MIGLIAIA DI TEP)
FONTI 2000 2005 2009 VAR. % 2000/2009 Idroelettrica1 9.725 7.935 10.810 11,2 Eolica 124 515 1.439 1060,5 Fotovoltaico 7 11 222 3065,7 Solare 11 21 81 636,4 Geotermia 1.248 1.384 1.388 11,2 Rifiuti 230 751 926 302,6 Legna2 2.344 3.153 4.098 74,8 Biocombustibili 95 172 1.178 1140,0 Biogas 162 343 499 208,0 Totale 13.943 14.283 20.674 48,3
di cui non tradizionali3 1.816 3.805 6.591 262,9
FONTE: elaborazioni ENEA su dati di origine diversa.
1 Solo elettricità da apporti naturali valutata a 2200 kcal/kWh.
2 Non include risultato indagine ENEA sul consumo di legna da ardere nelle abitazioni. 3 Eolico, solare, rifiuti, legna (esclusa la legna da ardere), biocombustibili, biogas.
3. L
E SFIDE DEL CAMBIAMENTO CLIMA TICOEssa è finanziata dagli utenti finali attraverso un’apposita componente della tariffa dell’ener- gia elettrica, in considerazione dei maggiori costi di produzione rispetto alle fonti tradiziona- li. La produzione si ripartisce tra impianti desti- nati alla sola produzione di energia elettrica che rappresentano la quota maggioritaria (69%) e impianti di cogenerazione che, malgrado la mag- giore efficienza energetica, non sembrano avere uno sviluppo accelerato rispetto agli impianti convenzionali (fig. 5).
Fra le biomasse per la produzione di elettricità prevalgono quelle solide, inclusi i residui solidi urbani biodegradabili (oltre il 60% nel 2009),
ma è significativa anche la crescita del biogas e dei bioliquidi. Questi sono costituiti da oli vege- tali grezzi importati, quali l’olio di palma, o pro- dotti in Italia come l’olio di girasole o di colza. La produzione di energia elettrica tramite impianti alimentati da biomasse è quasi qua- druplicata dal 2000 al 2009, passando da circa 2 a poco più di 7,5 TWh. Il peso delle regioni settentrionali è passato dal 75,7% al 59,7%, il Centro ha mantenuto il proprio peso intorno all’11%, mentre è più che raddoppiato il ruolo delle regioni meridionali passando dal 12,8% al 30,1% (fig. 6). Gli incrementi più significativi della produzione, dal 2000 al 2008, si sono 0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 2000 2002 2004 2006 2008 Biomasse e rifiuti Geotermica
Fotovoltaica Eolica Idrica
FIG. 4 - PRODUZIONE LORDA DI ENERGIA ELETTRICA DEGLI IMPIANTI DA FONTI RINNOVABILI IN ITALIA (GWH)
Fonte: Terna 0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 2002 2004 2006 2008 Produzione combinata di energia e calore Sola produzione di energia elettrica
FIG. 5 - PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA BIO- MASSE IN ITALIA (GWH) Fonte: Terna 0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 Piemonte
Valle d'AostaLombardia Trentino Alto-Adige Veneto Friuli-V enezia Giulia Liguria Emilia-Romagna
Toscana Umbria Marche LazioAbruzzo MoliseCampania PugliaBasilicata Calabria SiciliaSardegna
Eolica Fotovoltaica Biomasse
FIG. 6 - ENERGIA ELETTRICA DA FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI NON TRADIZIONALI PER REGIONE (2009, VALORI IN KTEP)
3. L
E SFIDE DEL CAMBIAMENTO CLIMA TICOregistrati in Lombardia (+1,6 TWh), Calabria (circa +0,8 TWh), in Emilia-Romagna e Puglia con (+0,7 TWh). Per quanto riguarda il fotovol- taico, la quota di potenza installata su terreni agricoli ha raggiunto il 9% del totale con valori che arrivano al 22% nelle Marche e al 19% nel Trentino Alto Adige.
La produzione di biogas è stimata, nel 2009, pari a 443 Ktep (5,1 TWh), dei quali oltre l'81% è ottenuto da rifiuti urbani7. Il biogas di
origine agricola rappresenta una realtà in cre- scita soprattutto per le aziende zootecniche, anche grazie a un sistema di sostegno che pre- vede un incentivo di 0,28 euro/KWh per l’energia elettrica immessa in rete e un coeffi- ciente moltiplicatore di 1,8 per l’ottenimento dei certificati verdi per gli impianti di potenza installata superiore a 1 MW, se la materia prima deriva da filiera corta o contratti di filiera. Un censimento del CRPA del marzo 2010, su un totale di 619 impianti, ne ha contati 273, di cui 199 operanti e 74 in costruzione, alimenta- ti da biomassa di origine agro zootecnica, con una crescita del 77% rispetto al 2007, e 32 che trattano reflui provenienti dall’agro-indu- stria. Gli impianti che digeriscono solo effluen- ti zootecnici sono 91 mentre gli altri utilizzano in aggiunta anche sottoprodotti dell’agroindu- stria e colture energetiche. La potenza installa- ta è pari a 160 MW, di cui l’85% fa riferimen- to a prodotti agro-zootecnici e al trattamento dei reflui agro-industriali. Prevalgono (36,6%) gli impianti più grandi tra 500 e 1000 KW. Rispetto al 2007 questa classe ha fatto regi- strare un aumento del 426% passando da 19 a 100 impianti.
L’Italia è il terzo produttore europeo di biodie- sel dopo la Germania e la Francia. La produ- zione di biocarburanti, nel 2010, è stata di 46.500 tonnellate di etanolo e di 731.800 tonnellate di biodiesel. La capacità istallata risulta essere di 200.000 tonnellate per l’etanolo e di 2,1 milioni di tonnellate per il biodiesel. In Italia sono presenti 19 impianti, con un potenziale produttivo di circa 2,5 milio- ni t/anno di biocombustibile, di cui 4 in fase di realizzazione. La maggiore concentrazione di impianti si ha in Lombardia, con una capacità produttiva complessiva di 670.000 t/anno pari al 33% del totale.
L’Italia ha fissato con la legge 81/2006 gli obiettivi obbligatori in termini di miscelazione di biocarburanti, stabilendo una crescita dell’1% l’anno del tasso di miscelazione a par- tire dall’1% del 2006 per arrivare al 5,75% nel
2010, in recepimento della direttiva 2003/30/CE. Nel periodo 2007-2010 è stato in vigore un sistema di quote che, per il bio- diesel, ha previsto una riduzione del 20% del- l’accisa applicata sul gasolio per un quantitati- vo pari a 250.000 tonnellate. Ciò significa che l’accisa per 100 litri di carburante, pari a 423 euro per 1.000 litri è stata ridotta a 338,4 euro. La quota dei biocarburanti sul consumo complessivo di carburanti nel settore dei tra- sporti è passata dall’1% nel 2005 al 3,47% nel 2009. Il raggiungimento dell’obiettivo del 10% al 2020 imposto dalla direttiva 2009/28/CE richiede una domanda addiziona- le di oltre 3000 Mtep. Con la legge finanziaria per il 2010 il contingente che usufruiva della riduzione dell’accisa è stato ridotto da 250.000 a 18.000 tonnellate per l’anno 2010, eliminando sostanzialmente l’incentivo. Attraverso l’agevolazione degli accordi di filie- ra il MIPAAF ha inteso creare un legame diret- to tra la domanda rappresentata dai petrolieri, cui spetta l’obbligo della miscelazione, e la parte agricola produttrice della materia prima. Nel 2009 per un quantitativo di biodiesel pari a 70.000 tonnellate l’aliquota ridotta è stata applicata al biocarburante prodotto da semi oleosi oggetto di contratti di filiera nel territo- rio comunitario. In realtà in Italia, come nel resto dell’ Europa, il livello di utilizzazione degli impianti è molto basso (39%) e in dimi- nuzione. La materia prima utilizzata viene per la maggior parte importata. I principali flussi riguardano l’olio di colza, che proviene da paesi europei (Francia e Romania) ed extraeu- ropei (USA, Russia e Canada), e l’olio di palma importato principalmente da paesi del Sud-est asiatico (Indonesia e Malesia).