Il termine agricoltura sociale non ha in Italia ancora un riferimento giuridico normativo uni- voco sul piano nazionale. L’attività compare in due importanti atti di programmazione: il Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale, che cita espressamente l’agricoltura sociale nell’Asse III quale strumento per migliorare l’attrattività dei territori e per la diversificazione dell’economia rurale; il programma “Guadagnare salute”, approvato nel 2007 dal Consiglio dei Ministri, finalizzato a coordinare un approccio multisettoriale alle tematiche atti- nenti alla tutela della salute, nel quale si sotto- linea la necessità di promuovere la multifunzio- nalità in agricoltura e in questo ambito cita espressamente le “fattorie sociali”.
Per il mondo socio-sanitario emerge l’esigenza di definire strumenti e modalità operative inno- vative, capaci di ampliare la gamma di risposte ai bisogni degli utenti dei servizi mediante l’adozione di soluzioni che siano in grado di prendersi cura della persona nella sua comples- sità socio-relazionale, in modo compatibile con le risorse pubbliche disponibili. Partendo da queste esigenze, alcune regioni stanno operando attivamente per promuovere iniziative, anche legislative, a supporto dell’AS; alcuni soggetti responsabili dell’erogazione dei servizi alla per- sona hanno inoltre avviato procedure di ricono- scimento delle pratiche in atto all’interno del sistema di protezione sociale territoriale. Sul piano regionale, solo alcune Regioni hanno affrontato l’argomento; la Toscana ha emanato la legge “Disposizioni in materia di agricoltura sociale” (l.r. 24/ 2010), che può essere consi-
derata la prima legge regionale finalizzata alla promozione dell’inserimento lavorativo di perso- ne svantaggiate in ambito agricolo e della forni- tura di servizi sociali innovativi nelle aree rurali. Il provvedimento definisce l’AS come l’insieme delle esperienze in grado di mettere “in luce un’ulteriore potenzialità multifunzionale dell’at- tività agricola, in relazione alla sua capacità di generare, ma anche di ottenere, benefici per e da fasce vulnerabili e/o svantaggiate della popo- lazione e dare luogo a servizi innovativi che pos- sono rispondere efficacemente alla crisi dei tra- dizionali sistemi di assistenza sociale”. Tali esperienze si caratterizzano “come luogo per l’integrazione nell’agricoltura di pratiche rivolte alla terapia e alla riabilitazione dei diversamen- te abili, all’inserimento lavorativo e all’inclusio- ne sociale di soggetti svantaggiati, all’offerta di servizi educativi, culturali, di supporto alle fami- glie e alle istituzioni didattiche”. La norma pre- vede la possibilità di concedere ai “poderi socia- li” (denominazione delle fattorie sociali toscane) i beni del patrimonio regionale e di valorizzare i prodotti dell’AS nelle mense universitarie e in quelle delle aziende sanitarie.
L’attenzione della Toscana alle tematiche dell’AS ha una storia lunga e consolidata nel tempo anche grazie al lavoro di conoscenza, approfondimento e animazione realizzato dall’ARSIA a partire dal 2003, all’interno della più generale progettualità di supporto ai percorsi innovativi della multifunzionalità e dello sviluppo rurale. L’ARSIA, oltre a svolgere un ruolo di supporto a livello regionale, si è anche fatta promotrice di incontri e tavoli nazionali per la costruzione di una comunità di pratiche finalizzata allo scambio delle espe- rienze e all’individuazione di percorsi comuni di sviluppo dell’AS.
Il Lazio ha, invece, allo studio una proposta di legge in materia; al momento l’AS è regolata attraverso la legge n. 14/2006, che ha amplia- to le attività comprese nell’agriturismo inseren- dovi le “attività ricreative, culturali, didattiche, di pratica sportiva nonché attività escursionisti- che e di ippoturismo, anche all'esterno dei beni fondiari nella disponibilità dell'impresa, finaliz- zate alla valorizzazione e conoscenza del terri- torio e del patrimonio rurale e alla migliore frui- zione degli stessi”; tali attività possono essere organizzate direttamente o mediante convenzio- ni con gli enti locali. Nel regolamento attuativo (n. 9/2007), inoltre, la Regione fa rientrare fra le attività di agriturismo anche “le attività volte all’integrazione di soggetti diversamente abili”.
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GRICOL TURA E COESIONE SOCIALEtare organicamente la materia per definirne i contenuti e per ricercare linee di integrazione fra i vari livelli di programmazione tenendo conto della normativa nazionale e regionale in materia di interventi nel sociale. La delibera 1210/2007, relativa alla “definizione delle caratteristiche funzionali della fattoria sociale per la promozione di programmi di sviluppo sostenibile nella Regione Campania”, considera l’attività agricola strumento importante per faci- litare la costruzione di percorsi di inclusione di soggetti deboli e inquadra tali interventi nel contesto della l. 328/2000 e delle linee guida regionali in materia di politiche sociali, perve- nendo alla conclusione che la fattoria sociale può costituire il momento di integrazione degli interventi di promozione dell'agricoltura e di quelli di inclusione sociale previsti dal sistema integrato dei servizi sociali della Regione. La delibera, tuttavia, lega il concetto di “fattoria sociale“ alle sole imprese no profit escludendo quindi tutto il settore delle aziende agricole pri- vate il cui sviluppo è invece uno degli obiettivi del Piano strategico nazionale.
Infine, a seguito dell’accordo sancito nel 2003 tra il Ministero della Salute e le Regioni in mate- ria di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy, le Regioni Veneto, Molise, Campania e Lazio e la provincia autonoma di Bolzano hanno provveduto ad adeguare la nor- mativa regionale in materia.
La programmazione regionale 2007-2013 intro- duce cambiamenti significativi nel campo della In questo modo, seppure indirettamente, la
Regione ha aperto uno spazio per svolgere atti- vità sociali nelle imprese agricole. Nel 2007, inoltre, la Regione si è fatta promotrice di un Tavolo regionale per lo sviluppo dell’AS, il cui coordinamento è stato affidato all’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’a- gricoltura del Lazio (ARSIAL). Compito princi- pale del Tavolo è quello di favorire la concerta- zione tra le amministrazioni che hanno, a vari livelli, competenze nell’AS e raccogliere le istanze che provengono dal territorio. Il tavolo ha svolto un’importante azione di animazione territoriale, organizzando seminari, convegni e tavoli a livello provinciale. Nel 2010 l’ARSIAL ha inoltre organizzato un corso di formazione sull’AS e predisposto un bando pubblico fina- lizzato alla “Incentivazione delle iniziative di agricoltura sociale per il miglioramento dei ser- vizi alla popolazione rurale”, destinandovi 420.000 euro; alla scadenza erano giunte 13 proposte progettuali, di cui 8 giudicate ammis- sibili a finanziamento.
La legge 25/2007 del Friuli - Venezia Giulia amplia le attività delle fattorie didattiche anche al sociale e prevede che fra i contributi che le province erogano ai comuni rientrino anche quelli “per sostenere le attività organizzate e svolte nelle fattorie sociali, inserite nell'elenco tenuto e reso pubblico dall'ERSA, a favore di persone che presentano forme di fragilità o di svantaggio psicofisico o sociale”.
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GRICOL TURA E COESIONE SOCIALEdiversificazione dell’agricoltura, considerando per la prima volta anche le attività sociali nel panorama degli strumenti a disposizione delle imprese. In quasi tutti i PSR e i POR approvati dalle amministrazioni regionali, infatti, sono presenti misure per l'avvio di attività e di servizi sociali all'interno delle imprese agricole e misu- re per l'informazione e la formazione degli addetti in questo campo. Con l’eccezione delle due Province Autonome di Trento e Bolzano e dell’Emilia-Romagna che non contemplano alcuna misura per l’AS nei loro PSR, tutte le altre regioni prevedono, in maggiore o minore misura, azioni che si riferiscono direttamente a essa o nelle quali può legittimamente rientrare. Il finanziamento è previsto in particolare nell’Asse III, finalizzato alla diversificazione del- l’attività delle aziende agricole e al migliora- mento della qualità della vita nelle aree rurali. In particolare, l’attenzione a promuovere l’agricoltura sociale è presente nelle misure 311 (diversificazione in attività non agricole), 321 (servizi essenziali per l’economia e la popolazio- ne rurale) e 331 (formazione e informazione). In misura minore è possibile individuare un’attenzione all’agricoltura sociale anche nella misura 312 (sostegno alla creazione e allo svi- luppo di microimprese).
Al 31 dicembre 2010, la spesa pubblica com- plessiva per le tre misure era molto contenuta: la misura 311 aveva una spesa di soli 79,6 milioni di euro, pari a poco più del 13% della spesa programmata; la misura 321 presentava una spesa di 28,9 milioni di euro (l’8% del pro- grammato); la misura 312 una spesa del 4 %, corrispondente a 4,2 milioni di euro.
5.2 AGRICOLTURA E LEGALITÀ
Un fenomeno di notevole interesse con signifi- cativi risvolti sociali e occupazionali, è relativo al recupero e alla diffusione di una cultura della
legalità e di contrasto alla corruzione attraverso forme di produzione agricola. È il caso del riuti- lizzo sociale a fini produttivi dei terreni agricoli confiscati alla criminalità organizzata, presenti in quasi tutte le regioni italiane. Attraverso tale azione si restituiscono alla collettività quei patri- moni che erano stati appropriati in modo illecito e si promuove l’uso di tali beni nei processi pro- duttivi, al fine di realizzare nuovi sbocchi occu- pazionali all’interno di percorsi virtuosi di rivita- lizzazione economica e sociale dei territori4.
Il primo vero riconoscimento giuridico dell’u- so sociale dei beni confiscati è la l. 109/96, promulgata in seguito a una petizione popola-
■ L’ASSOCIAZIONE LIBERA
L’Associazione Libera è nata nel marzo del 1995 con l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultu- ra della legalità nella società civile. Attualmente essa coinvolge oltre 1.500 associazioni, gruppi di solidarietà, scuole ed enti locali impegnati in varie attività sociali, quali il riutilizzo e l’assegnazione alle cooperative dei beni confiscati, i campi di for- mazione e l’educazione alla legalità. L’Associazione promuove la nascita di partenariati locali, al fine di creare sinergie in campo economico e sociale tra i vari attori, anche istituzionali, presenti sul territorio. Tra le cooperative, si riporta l’esempio della “Valle del Marro” in Calabria, gestita da giovani che col- tivano circa 60 ettari di terreni confiscati, specia- lizzati nell’offerta di prodotti locali biologici. Essa rivolge una particolare attenzione alla qualità e salubrità alimentare, coniugando l’innovazione tecnologica con il recupero e la salvaguardia dei saperi locali. La cooperativa adotta un’importante strategia di diversificazione, attraverso la realizza- zione di attività didattiche e azioni rivolte al turi- smo responsabile, nel perseguimento dell’obietti- vo di recuperare e valorizzare la cultura contadina dei territori di appartenenza. Inoltre, essa svolge anche azioni informative (come interventi nelle scuole, campi di lavoro) per la diffusione della cul- tura della legalità tra i giovani.
TAB. 1 - NUMERO DI TERRENI CONFISCATI PER CLASSIFICAZIONE
ANNI TIPOLOGIA IN GESTIONE DESTINATI TRASFERITI E
CONSEGNATI
USCITI DALLA
GESTIONE TOTALE
2008 Terreni agricoli 169 71 326 - 566
2009 Terreni agricoli 478 99 1.147 42 1.766
2009 Terreni con fabbricati rurali 75 11 201 7 294
2010 Terreni agricoli - 106 - - 106
2010 Terreni con fabbricati rurali - 12 - - 12
Fonte: elaborazione INEA su dati Agenzia del demanio e Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni seque- strati e confiscati alla criminalità organizzata.
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GRICOL TURA E COESIONE SOCIALEre organizzata nel 1995 dall’Associazione Libera. Questa associazione, impegnata nella lotta alle organizzazioni criminali, richiedeva una riforma della legge che regolarizzasse il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Le prin- cipali novità della normativa sono state la pre- visione di un fondo per il finanziamento di progetti per la gestione dei beni confiscati; una prima distinzione in base alla tipologia dei beni (mobili, immobili e aziendali); la rac- colta sistematica di tutte le informazioni rela- tive alle confische.
Dal 2006 la raccolta dei dati è avvenuta all’in- terno del cosiddetto Progetto Sippi, che costi- tuisce il sistema informativo delle prefetture e procure dell’Italia meridionale, mentre la proce- dura di assegnazione e destinazione dei beni confiscati è stata gestita dall’Agenzia del dema- nio. Inoltre, l’applicazione di tale procedura è stata posta sotto la vigilanza di un commissario straordinario, figura istituita nel 2007 sotto la Presidenza del Consiglio.
Nel 2010 i compiti dell’Agenzia del demanio sono stati assegnati a un ente specifico, istitui- to con d.l. 4/2010 e denominato Agenzia nazio- nale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità
organizzata. Tale passaggio risponde all’esigen- za di avere un unico ente deputato alla gestio- ne e alla destinazione dei beni confiscati, al fine di rendere più celere ed efficace la proce- dura di assegnazione e di riutilizzo a fini socia- li ed economici, considerato anche l’incremento quantitativo che il fenomeno ha avuto negli ulti- mi anni. L’Agenzia è vigilata dal Ministero del- l’interno, ha autonomia organizzativa e contabi- le e, tra i suoi compiti principali, la funzione di acquisizione e analisi di tutte le informazioni relative ai beni confiscati, la programmazione e l’amministrazione delle confische, l’adozione di provvedimenti d’urgenza per velocizzare la destinazione dei beni.
In merito alla tipologia dei beni confiscati, tra i beni immobili e aziendali, rientrano i terreni e le aziende agricole. In via prioritaria, essi sono assegnati al comune di appartenenza, oppure alla provincia e alla regione. Questi ultimi pos- sono amministrare direttamente il bene o posso- no darlo in concessione, a titolo gratuito, a orga- nismi con fini sociali, quali comunità, organiz- zazioni di volontariato, cooperative sociali, comunità terapeutiche, associazioni di protezio- ne ambientale.
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GRICOL TURA E COESIONE SOCIALEfenomeno si è concentrata specificamente sul- l’assegnazione e destinazione dei terreni agrico- li confiscati. Si rileva un significativo incremen- to in termini quantitativi dei terreni agricoli oggetto di confisca, che sono passati dai 566 del 2008 ai 1.766 del 2009, a cui si aggiungo- no nello stesso anno 294 terreni con fabbricati rurali. In particolare, in base a una classificazio- ne risalente all’Agenzia del demanio, i terreni sono distinti a seconda della relativa fase proce- durale di confisca, ovvero se sono in gestione, se destinati all’ente territoriale di appartenenza o se trasferiti per essere utilizzati da altri enti a fini sociali. Infine, si registrano alcuni terreni che sono usciti dalla gestione del demanio per varie cause, come la revoca della confisca o l’espropriazione.
Il processo di destinazione dei terreni agricoli mostra un trend di crescita a partire dal 2008 (tab.1). Nel 2010, i dati trasmessi dall’Agenzia nazionale rilevano che i terreni agricoli destinati sono stati 106, mentre i terreni con fabbricati rurali 12. Le regioni con maggior numero di ter- reni destinati restano la Sicilia (74 terreni e 7 con fabbricati rurali), la Calabria (9 terreni e uno con fabbricati rurali) e la Puglia (7 terreni e uno con fabbricati rurali), anche se il fenomeno coinvolge a macchia di leopardo tutte le regioni. Il 28% dei terreni è destinato alle cooperative sociali agricole e consorzi con finalità sociali. Come per il passato, anche per il 2010 la mag- giore e più frequente destinazione della produ- zione agricola proveniente dai terreni confiscati, risponde a criteri di produzione biologica, di riqualificazione ambientale o alla diffusione della cultura degli orti sociali. L’Associazione Libera resta la maggiore destinataria dei terreni agricoli confiscati, che gestisce attraverso le cooperative a essa associate.