al chiaro! lariscontra!
Ma
subitositacqueallo scorgere il viso di Poussin profondamente tri-sto; e'comechèivecchi pittori non abbian piùdiquesti scrupoliincospetto dell’arte, li
ammi-rònondimeno,tantoeranbelli edingenui.Il gio-vane tenealamano
sull’elsa, e V orecchio pres-sochéincollalosull’uscio. Tutt* edue in piedi,
nell’ombra, rendeunoimmaginedidue cospirato-ri, che attendono il momento di colpire un ti-ranno.
—
Entrate! entrale pure! disse loro il vec-chioradiantedigioia. Lamia opera è perfetta ,eoraposso mostrarla con orgoglio. Nessun pit-tore,nessun pennello, nècolore,nètela, nò lu-ce, faranno maiunarivaleaCaterina Lescault
,
labella cortigiana.
Inpreda ad unaviva curiosità,Porbuse Pous-sincorseroinmezzoadun vasto laboratorio co-pertodi polvere, ovetutto eraindisordine, esi védeano qua e là de’quadri appesi allepareti.
Dapprimasi fermarono davanti a un dipinto di donnadinaturaigrandezza, seminuda, che destò subitolaloroammirazione.
— Oh
! nonistalcaguardarquellaroba, dis-seErenhofer:è unafiguracheho scarabocchia-taper istudiareuna posa: quel quadro non vai—
157—
nulla. Questi sonoimieisbagli, soggiunse an-cora,additando loroaltridipintimirabili, appesi almuro.
A
queste parole, Porbus e Poussin,stupe-fattidiquellosprezzoversotaliopere, cercarono intornocon 1*occhioilquadromisterioso, senza chevenisse lorofatto divederlo.
—
Via,eccolo qui! disse loroilvecchio,coi capei'iindisordine, col viso infiammato da una esaltazionesovrannaturale,congliocchiche get-tavanoscintille, eil petto che gli ansava come quello di un giovane ebbrod’amore.Ah
!ali !sciamò esso, voi non vi aspettavatedi vedere una tanta perfezione! Voi siete davantia una donnaviva, e cercateun quadro. Ciè tanta pro-fondità suquellatela
,
1’aria vispirasì
veramen-te,che nonpotete più distinguerla dall*ariache necirconda. Ov’èl*arte?sparita! Eccole ve-reformed’unafanciulla.
Non
ho bencolpito ilcolore,il vivopuntodellalinea che sembra ter-minareil corpo? Gli oggetti che ciappariscono nell’atmosfera nonci presentanoforse un
feno-meno
analogoaquellode’pesci nell’acqua? Guar-datee stupite comeicontornispiccano dal fon-do!Non
vipare chepotreste insinuare la mano tra quelle spalle?È
vero cheper setteanni ho studiatogli effettidelconnubiodella lucecon le cose.E
queicapelli,non li inonda forsela lu-ce?...Ma
ellaharespirato,credol...E
quelse-CAPOLàV.SCONOSC. xj
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—
158—
no, miratelo!
Ah
1chinon vorrebbeadorarla in ginocchio?Le
carnisicommovono :ella staper alzarsi, attenti!—
Vedetevoiqualche cosa?domandò Pous-sinaPorbus.—
No.E
voi?—
‘Nulla.I duepittorilasciaronoilvecchioinbalia del-lasuaestasi, eosservaronose mai laluce, ca-dendoa piombosulla testache egli additava lo-ro, non ne impedisse tutto1*effetto. Indisi fe-ceroaconsiderarla pittura, collocandosi a de-stra, a sinistra,diprospetto,chinandosie alzan-dosisuccessivamente.
—
Sì, sì, è proprioun quadro, diceva loro Frenhofer, prendendoabbaglio sulmotivodi quel-r esameminuto.Mirate; eccoquiiltelaio,il ca-valletto,insommaquestisonoimieicolori,imiei pennelli.E
cosi dicendo,presentavaloroconatto inge-nuo unpennello.—
Il vecchio lanzicheneccosi burla di noi,mormorò
Poussinrifacendosi a guardareil pre-tesoquadro, lononveggolìche de’colori con-fusamente ammucchiatie raccoltida.un’ infinità di strane linee,che formano come unmuro
di pittura.—
Noi c’inganniamo, guardate!.... disse Porbus.—
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. Avvicinandosi,videro da un latodellatela la
cimadiun piede nudo,che uscivada quel caos dicolori, di tinte, digradazioni indeterminate;
ma
unpiede bellissimo, unpiede vivo! Ristette-ro immobili daH’ainmirazionedavanti a*quel fram-mentosfuggitoperavventuraauna inconcepibi-le, lenta e progressiva distruzione. Quel piede appariva quivicome il torso di qualche Venere inmarmo
di Paro, che sorgesse tra leruine di unacittàincendiata.—
LIsottoc’è unadonna! gridò Porbus, fa-cendo notarea Poussini diversi strati dicolori sovrapposti gliuniaglialtri,onde ilvecchio pit-toreaveva successivamentecaricato tutteleparli diquella figuranell’intentodiperfezionarla.1 duepittori sivolsero spontaneamente verso
F
renhofer cominciandoa chiarire,ma
vagamen-te, lacausadell’estasiincui ilvecchioviveva.—
Egli ha veramentefedeinquello chedice.—
Sì, amicomio, risposeil vecchio destan-dosi, èlafedechecivuole ; bisogna avere fede nell’ arte., eviverelungamente con la suaopera perprodurreunatalcreazione. Alcune di que-steombre mi hannocostaloun lavoro immenso.Mirate, cièlì, sullasua guancia, sotto gli oc-chi, una tenuepenombrache,se la osservatein natura, viparrà quasi impossibile a rendere.
E
così, credetevoiche nonmisiano bisognati tra-vagli incredibiliperriprodurla ?
Ma
èancheve-DigitizedbyGoogle
—
1G0—
ro, miocaro Porbus, che,se tuesamini attenta-mente il mio lavoro, comprenderai viemmeglio ciòchetidiceva sul
modo
didipingerela figura editracciarne icontorni.Osserva lo splendore diquel seno, e vedicome,mediante una seguen-zadi pennellate e di lucidamenti riflessi, sono pervenutoa colpire la vera luce, a combinarla conlarilevantebianchezzadelletinte ciliare.Ve-diancora come, conunlavorooppostoaquello, togliendovia lepiccioleprominenzedellapasta , hopotuto
, a forza di lisciare il contorno della figura, sepolto nella mezza tinta, levare fino
P
ideadi disegnoede’mezziartificiali, edare a quello Yaspetto ela rotondezza medesima della natura. Avvicinatevie vedrete meglioquesto la-voro: da lungi egliscompare. Credo che di quisipossa osservare benissimo.
E
con lacimadelsuo pennello additavaaiduepittoriun pasticciodicolor chiaro.
Porbusbattè sulla spalla del vecchio volgen-dosi dalla partedi Poussin,« sapetevoi,disse a questo, eh’ egli èun pittoreben grande?
—
Piupoeta, eziandio, chepittore, rispose gravemente Poussin.—
LI, riprese Porbus, termina lanostr’arte sopralaterra.—
E di li sialza esidilegua nel cielo.—
Quanti godimenti su quel pezzo di tela!sciamò Porbus.
—
1Gl—
11vecchio, eh’era assorto,nonlisentiva,e slavasorridendoa quelladonnafantastica.