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ALCUNE CRITICITÀ LA MAGGIORE DIFFICOLTÀ

Nel documento Piano Nazionale della Cronicità (pagine 61-64)

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Nina Wallerstein ha proposto la seguente definizione di Empowerment: “È un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenze sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita”. (HeN- WHO, 2006)

ALCUNE CRITICITÀ

LA MAGGIORE DIFFICOLTÀ NELL’EDUCAZIONE TERAPEUTICA È ANCHE LEGATA ALLA RESISTENZA DEGLI OPERATORI SANITARI AL CAMBIAMENTO. COME PER I PAZIENTI È DIFFICILE CAMBIARE STABILMENTE ALCUNE ABITUDINI DI VITA IN FUNZIONE DELLA CURA, COSÌ PER IL PERSONALE SANITARIO NON È FACILE PASSARE DA UN

ATTEGGIAMENTO PRESCRITTIVO A UNO PARTECIPATIVO, DA UN RUOLO DI GUIDA A UNO DI SOSTEGNO, DAL GERGO PROFESSIONALE ALLA LINGUA COMUNE, DALLA CHIUSURA ALL’APERTURA. INOLTRE IN ITALIA

L’EDUCAZIONE

TERAPEUTICA È ANCORA POCO INCENTIVATA.

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potenziamento del dialogo, come la scarsa aderenza alla terapia o l’utilizzo di Internet come fonte di informazione alternativa o di controllo rispetto alle indicazioni del medico.

Una difficoltà più trasversale è legata alla resistenza al cambiamento; specie per i pazienti anziani è difficile cambiare stabilmente alcune abitudini di vita in funzione della cura, e spesso si evidenzia una scarsa compliance, specie tra quelli di livello culturale più basso.

Per la famiglia non è facile passare a un atteggiamento partecipativo e di sostegno; inoltre i mutamenti sociali che l’hanno profondamente modificata (famiglie monoparentali o problematiche; ritmi lavorativi accelerati) possono comportare indifferenza e mancato ascolto, causa di disagio che si aggrava ulteriormente in presenza di patologie croniche.

EDUCAZIONE TERAPEUTICA STRUTTURATA

Per Educazione terapeutica (ET) s’intende un complesso di attività educative, rivolte a specifiche categorie di soggetti, che si esplica attraverso la trasmissione di conoscenze, l’addestramento a conseguire abilità e a promuovere modifiche dei comportamenti. Quando si parla di Educazione terapeutica e di empowerment, si devono richiamano valori come l'autonomia, la libertà e la responsabilità, in altre parole la componente etica dell'approccio assistenziale.

Essa è stata di recente associata alla cura dei pazienti affetti da malattie di lunga durata. Contrariamente all’educazione alla salute, quella terapeutica si rivolge ad un malato cronico per il quale l’apprendere comportamenti e competenze è cosa necessaria per vivere meglio e più a lungo. Tutto questo è realizzabile con un trasferimento di competenze dal curante al paziente, nella prospettiva in cui la dipendenza del malato cede il posto alla sua responsabilizzazione e alla collaborazione attiva con l’equipe curante.

Per sua natura l’ET presuppone specifiche competenze degli educatori non solo di tipo scientifico, ma anche comunicativo, di pedagogia clinica e di approccio di squadra, nonché l’utilizzo di specifiche metodologie e la verifica dei risultati ottenuti per ciascuno dei tre campi dell’educazione.

Il miglioramento non solo degli stili di vita ma anche delle abilità personali nell’attività di supporto alle cure e la consapevolezza dei motivi alla base di modifiche dei trattamenti sono responsabili della maggiore efficacia delle cure stesse e del benessere psico-fisico della persona con malattia cronica. Un obiettivo educativo essenziale per i pazienti e i loro familiari è dunque percepire gli obiettivi della terapia come benefici desiderabili, con la stessa intensità con cui si desidera la soddisfazione dei propri bisogni personali.

OBIETTIVI PROPOSTI

 Garantire un’assistenza sanitaria e sociosanitaria centrata sui bisogni e le caratteristiche personali e socio-ambientali del paziente

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 Promuovere l’empowerment della persona con cronicità e migliorare la capacità di gestione della malattia nel proprio contesto familiare e sociale attraverso lo strumento della terapia educazionale

LINEE DI INTERVENTO PROPOSTE

1. Sviluppare programmi di assistenza centrati sul paziente che tengano conto non solo della condizione clinica ma anche dei bisogni psicosociali.

2. Definire programmi di assistenza concepita e strutturata in una logica pro-attiva ('Managed Care'), attraverso la definizione di un Piano di cura personalizzato, condiviso tra i vari attori e consolidato attraverso il 'Patto di Cura’.

3. Sperimentare modalità di intervento che favoriscono lo sviluppo dell’ability to cope e lo sviluppo delle abilità di auto-cura.

4. Sostenere le attività di formazione e informazione dei pazienti e delle loro famiglie anche valorizzando il ruolo delle Associazioni di tutela dei malati cronici

5. Promuovere l’adozione di modelli e di percorsi di educazione terapeutica strutturata che coinvolgano il paziente e i suoi Caregiver.

6. Promuovere l’utilizzo di metodi per l’empowerment del paziente per formare e informare le persone con cronicità e tutti gli operatori sanitari e non sanitari coinvolti (es. modello Stanford).

7. Diffondere la capacità di praticare educazione terapeutica efficace.

8. Promuovere la creazione di un “knowledge network”, tra le regioni, inteso come una rete di conoscenze sull’ empowerment.

9. Favorire iniziative di ricerca e intervento, fondate su strategie validate, sulla valutazione dell’empowerment e sullo sviluppo di competenze degli operatori sanitari e delle comunità.

10. Individuare modelli di analisi e strumenti condivisi di rilevazione e monitoraggio dell’efficacia dell’empowerment del paziente.

RISULTATO ATTESO

Miglioramento del livello di soddisfazione e della qualità della vita del paziente e del professionista e miglioramento dei risultati clinici.

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La cornice di riferimento istituzionale, normativa ed organizzativa delle iniziative volte al miglioramento della qualità dell’assistenza, è definita dal Patto per la salute, dai Livelli essenziali di assistenza, dal Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria (SIVeAS), dal Programma nazionale per la promozione permanente della qualità nel Servizio sanitario nazionale (PROQUAL), dal Programma Nazionale Esiti (PNE), dalle iniziative e attività dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), dal Sistema Nazionale per le Linee Guida, dall’Osservatorio nazionale buone pratiche per migliorare la sicurezza del paziente.

Si dispone inoltre di un ampio numero di ricchi database nazionali e regionali e di numerosi registri di patologia che contengono anche informazioni sulla qualità e sugli esiti dell’assistenza sanitaria. La declinazione di un programma di valutazione della qualità delle cure erogate non può prescindere da quanto riportato nel recente rapporto OCSE (2015) in cui si suggerisce come sia “necessario un approccio più solido e ambizioso al monitoraggio della qualità e al miglioramento a livello di sistema.”

Alcuni risultati del rapporto quali l’aspettativa di vita, 82.3 anni (la quinta più alta tra i Paesi OCSE), i tassi di ricovero per asma, malattie polmonari croniche e diabete (indicatori di qualità delle cure primarie) sono tra i migliori nell’OCSE e quelli di mortalità a seguito di ictus o infarto (indicatori di qualità dell’assistenza ospedaliera) sono ben al di sotto della media OCSE e pertanto sono incoraggianti.

OBIETTIVO

 Incrementare le attività di valutazione e di sviluppo del governo clinico finalizzate a ridurre l’inappropriatezza in ambito sanitario e sociosanitario e a migliorare la capacità di fornire risposte al bisogno della persona con cronicità  Rendere disponibili e “trasparenti” anche ai pazienti le

informazioni derivanti da indagini sulla soddisfazione del paziente in maniera estesa e sistematica e coinvolgerli nelle procedure di valutazione della qualità dell’assistenza sanitaria  Promuovere la definizione e la rilevazione di indicatori di

qualità o di esito a livello del singolo professionista

VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ

Nel documento Piano Nazionale della Cronicità (pagine 61-64)