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ALCUNE OPERE DI OREFICERIA NELLA CATTEDRALE DI LUCCA

Nel documento IT A L IA N A (pagine 79-84)

— Tav. 44. F ig . 10 7. —

venerazione dei fedeli, finché un ricco devoto, Domenico Ber- tini volle rinnovata la custodia splendidamente dal degno artefice Matteo Civitali, che avea già scolpito per la catte­

tamente architettonica, non poteva trovar luogo nel nostro Periodico; ma sulle colonne scanalate, sugli archi muniti di eleganti inferriate geometriehe, sulla nobile trabeazione,

ove nel fregiosi vedono antichità cristiane, avverte come, svestito dai gioielli e dagli adornamenti, alcuni, come vedremo, squisiti lavori d’arte, apparisca più solenne, più ispiratore di seria de­

vozione:

« Ed ottima cosa ci parrebbe invero, soggiunge, poi­

ché tutti i monumenti d’arte e di antichità si vanno ora ripristinando, di liberare anche questo dalle aggiunte, e mostrarlo al popolo in quella guisa in cui fu prima fog­

giato, ed esposto per secoli alla venerazione dei fedeli.

« Il volto, di un ovale molto allungato, ha gli occhi semiaperti e protuberanti, coperti di una sostanza lucida a guisa di smalto, il naso pronunciato, aquilino, le labbra grosse, i mustacchi assai sottili che lasciano scoperto il centro del labbro superiore. La barba scendendo dalle gote intornia ma non copre il mento, e al di sotto di esso le due falde di quella si accostano senza riunirsi, for­

mando alla base due punte separate. Il cranio altissimo, quasi come coperto d’ un berretto, é coperto da capelli voluminosi, che divisi nel centro della fronte scendono in ciocche ondulate sugli omeri, scoprendo gli orecchi.

Manca ogni indizio che avesse mai corona di spine, e neppur nimbo o diadema. Vestito di tunica a largo scollo, stretta alla vita da un cingolo e scendente fino al mal­

leolo, di larghe maniche, con poche pieghe, secche, schiac­

ciate, parallele. »

Nel secolo X III il simulacro aveva la corona in testa e le scarpe ai piedi, ma la tunica mancava tuttavia di ornamenti in rilievo, mentre, senza dubbio, i fregi dorati s’andavano logorando. L ’anno 1382 molti cittadini si ri­

volgono al Comune con questa supplica : « Dinanzi a voi

« signori Antiani et Gonfalonieri di giustizia del populo

« et Comune di Luca, espuonsi reverentemente per parte

« dalquanti vostri cittadini, sicome l’ornamento del Volto

« Santo di Luca stae molto male, et con grandissima

« necessità daconciare, e se a questo non si provede con

« di pronto rimedio, anno paura che tutto lo Comune

« di Luca et vostri cittadini ne caderà in grande infamia

« e disnore per tutto lo mondo; et anco fie grande di­

« spiacere di Dio e di tutti li suoi sancti. »

E intanto i cittadini mettono fuori di loro borsa un centinaio di fiorini, altri cento ne dà il Comune, e non bastano. Ma il fregio si fa; « ed è quel bellissimo lavoro di orificeria che vedesi tuttora disposto sul dinanzi e sul­

l’estremo lembo della tunica, sulla fascia e sulle maniche, tutto lavorato a edicolette di stile acuto, sotto cui stanno figure graziosissime. Nessuna cognizione ci danno però

i documenti rintracciati circa il nome dell’ artefice, ed è spiacevole assai l’ignorare cui debba attribuirsi quella bel­

l’opera. Par chiaro che in tale occasione si ricoprisse dalla cintura in basso il legno della tunica con un velluto nero a ricami d’oro, sul quale quei fregi venissero a campeg­

giare. » Una delle edicolette si vede nella Tavola 44, con i suoi archetti trilobati, e cuspidi a foglie arrampicanti, e con- traffortini traforati, terminanti in piramidette, che finiscono in figurine od in fiori ; e al di sotto una specie di parapetto a quadrilobi, da cui esce una mezza figura di persona orante, con le mani sul petto e gli occhi rivolti al cielo, piuttosto grande rispetto all’ architettura.

Del pastorale in argento con molte parti dorate, il quale si vede nella medesima Tavola 44, il Ridolfi loda il gusto nel disegno e la finezza nel lavoro. « Sopra ricca asta, ornata di un reticolato a cesello, chi ovata di rosette nel mezzo alli spazi lasciati da quello, ed interrotta tratto tratto da un anello di gentili modinature, sporge un ele­

gante bottone a guisa di capitelletto, sul quale ha nasci­

mento uno snello pilone a otto facce. Gli vien sopra un cerchio modinato, da cui originano otto mensole spor­

genti a sostegno di altrettante edicole elegantissime di stile gotico, con lor cupolini, cuspidi e pinnacoli di bel­

lissimo gusto ; e di mezzo alla corona che formano le otto cuspidi, si eleva il corno pastorale che volgesi in una bella spira terminante nel centro con una mensola, su cui vedesi a cavallo la figura di San Martino che fa limosina al povero, finissimamente lavorata di cesello. » Tanto è anzi grazioso il gruppo, che al Ridolfi nasce quasi il dubbio di vedere in esso un’opera rifatta nel se­

colo X V I.

È proprio del secolo X V I la coperta in argento ce­

sellato dell’Evangelistario, che pure si conserva nella cat­

tedrale di Lucca, e che compie la Tavola 44. Misura 20 centimetri su 30; mostra nel mezzo il solito San Martino a cavallo, facente limosina al povero, e intorno i simboli degli Evangelisti, e reca al basso l’ anno M D LX V I. P o ­ trebbe esserne autore, pensa il Ridolfi, quel Vincenzo Ci- vitali, che fu nipote del famoso Matteo, e che, sebbene fosse scultore, architetto e ingegner militare, era anche orefice, e cesellava nel 1567 una gran croce per l’ aitar maggiore della cattedrale lucchese.

Fig. 108. F orm ella del R inascim ento.

Mo n t i c e l l i Gi u s e p p e, G e r e n t e R e s p o n s a b i l e Is t i t u t o It a l i a n o d’Ar t i Gr a f i c h e - Be r g a m o.

A n n o II. A PRILE 1893 N.° 10.

A R T E I T A L I A N A

DECORATIVA E INDUSTRIALE

È riservata la proprietà artistica e letteraria secondo le le g g i e i tr a tta ti internazionali.

L V II I.

A N D R E A B R U S T O L O N

— D e tta g lio 5 5 . D ig . 109 e 110. —

gnuno h a le sue sim patie; io ho la sim patia v erso gli artisti che vissero nei secoli così d etti di d ecad en za e coltivaron o l’arte com e A n d re a B rustolon.

I b ig o tti dell’arte classica arrossiranno p e r m e, io a r ­ rossisco p e r loro.

È v ero che il B rustolon — preferisco co nserv are l’a c ­

dell’o ttim o ; m a l ’opinione m ia no n si riferisce al solo B ru ­ stolon, si estende invece a tu tta l ’arte della d ecad enza, con lim itate riserve.

Insom m a, chi non vuol sentirlo si chiuda gli orecchi, io h o u n a v iv a predilezione p e r l’arte fantasiosa del X V I I e X V I I I secolo, e se mi fosse lecito avere u n a aspirazione v o rrei av e r quella di riabilitare gli artisti dei due secoli della p a rru c c a e del codino.

R iab ilitare : m a p arecchi sono stati riabilitati. C hi lo dice ? D o v e è in Italia uno studioso il quale si sia d ato , com e in G e rm an ia il G urlitt, a esaltare le bellezze del S ecento?

d ov e è, da noi, chi, com e i fratelli D e G o n co u rt, abbia

presen tato al pubb lico la v ita e le o p ere dei m ag g io ri a r ­ tisti del S ettece n to ? M em o rie stacc ate, rice rch e diligenti stam p ate in p o ch i esem plari quasi p e r tim o re che la tro p p a diffusione d an n eg g i l’av v en ire dell’a u to re ; — m em o rie v o ­ lanti sul T iep olo, sul S e rp o tta , sul B ru sto lo n .... m a p o i?

È certo tu tta v ia , che d a p arecc h i anni a q uesta p a rte lo studio dei due secoli di d ec ad en z a an ch e d a noi è o g ­ g e tto di q ualch e in tere sse ; e se i più si v o lg o n o a n c o ra all’a rte del rin ascim ento , alcuni, am an d o i cap ricci sec en ­ tistici, osano dirlo in pubblico. P e rc iò la giustizia, la quale com inciò a diffondere i suoi beneficii nel cam p o della critica artistica dei d ue ultim i secoli, co n tin u erà la sua o p e ra m e ­

Fig. 109. C ustodia di S anta T eodora in S. Giacomo M aggiore a Feltre, opera del B rustolon.

cen to v en e to al ca sato e n o n sn atu ra rlo m e tte n d o v i l' i in fondo com e altri fece — è v ero ch e il B ru sto lo n è fra i po chi artisti del suo tem p o a ’ quali v e n g a p e rd o n a ta l’o n ta di esser nati nel S ecen to , quindi nella m ia opinione av rò bu oni co m p agn i p a rte dei nem ici d ell’a rte secentistica, tro p p o fero cem en te sd eg n a ta p er n o n c o n ten e re del b u o n o e forse

rito ria ; e l ’Ita lia stu p irà nel sap ersi o n o ra ta d a u n a legio ne

D E C O R A T I V A E D I N D U S T R I A L E 79

In ciò il B rustolon som iglia G iacom o S erp o tta, scultore di decorazio n e n ato a P a le rm o pochi anni prim a del B ru- stolon. Il S erp o tta, che attinse i prim i elem enti dell’ arte in casa sua, poiché ven iv a com e il B ru sto lo n d a fam iglia in cui l’esercizio dell’arte era tradizionale, tra tta v a la figura com e p o ch i scultori d ec o rato ri la tra tta ro n o ; e p e r q u anto lo scultore p alerm itano abbia m odellato statu e av a n ti di fiorir

d ’o rn a ti le p areti delle chiese, l’opera sua nel difficilissimo ra m o della figura non d esta m eno m eraviglia di quella che desti il B rustolon, au to re di bellissime statue.

A n z i il S e rp o tta quale figurista è assai più fo rte o al­

m en o più p ro n to e sicuro del B rustolon ; m a tu tti e due si som igliano nell’ am ore alla m odellazione dei p u tti, q u ell’ a- m o re che ebbe nel Q u a ttro c e n to D onatello.

L a rap p resen ta zio n e dei p u tti fo rm a dunque, p er così dire, il le itm o tif delle deco razio n i b ru stolon ian e e serpo ttian e, e i p u tti d e ’due artisti secentisti, n o n av en d o la rig id ezza re a ­ listica di quelli donatelliani, ispirano u n a poesia così v a g a e gentile che li fa essere, agli occhi dei più, dei v eri a m o ­ rini — di quelli che diffondono fra la g en te “ dolcezze in ­ g an n a trici „ com e d irebb e il V o ltaire.

N e l B ru sto lo n la fo rm a secentistica si palesa più n el­

l ’o rn a to che nelle figure, an ch e quando p e r ragioni di a d a t­

tam en to queste d ebb an o seguire o iniziare u n m ov im ento ornam entale. È innegabile che la n u d ità di un p u tto si p resta

Fig. 110. Cornice del B rustolon

m eno di quella d ’un uom o ad essere c o n to rta ; nella figura ch e h a conseguito il suo pieno sviluppo il sistem a m uscolare n o n h a le ag g ra z ia te ro to n d ità dell’ infanzia e lo sforzo p u ò ra g g iu n g ere u n a m isura di cui forse indicò gli estrem i M ichelan gelo nel M osè e nella volta della Sistina. Se poi le figure sono o rn a te di am pi p anneggiam enti allora la im a­

ginazio ne dell’artista può sdegnare ogni freno e dim enticare più agevo lm en te il vero , com e il B ernini n ell’altare di San P ie tro .

S enon chè il B rustolo n figurista, g en eralm ente p arlan do , h a u n a com postezza assai singolare, anche quando m odella delle statu e pan n eg g iate; e l’esem pio delle fig u re . m uliebri, p o c ’ anzi citate, è oltre ogni dire persuasivo.

N o n è altre ttan to persuasivo l’esem pio che qui si p o rg e colla C ustodia di S. T e o d o ra in S. G iacom o M ag g io re di F e ltre . Q uivi, specialm ente nella figuretta della S an ta, e cioè nel p ieg ar della persona, nell’azione teatrale che essa h a, e nei p artico lari angolosi delle pieghe, è un accen to secen­

tistico, che le figure delle C en ten e re n o n h a n n o ; e perfino nei pu tti p re g an ti sulla cim asa si n o ta qualcosa di im p ac­

ciato, che to rm e n ta l’occhio di chi o sserv a questa b ell’o pera, la quale l 'A rte Ita lia n a si o n o ra di esser la p rim a a fa r pubblica p er m ezzo della stam p a. (F ig . 109 e D e ttag lio 55).

Il letto re, osservan do atte n ta m e n te la C ustodia di S. G ia ­ com o, che il P ersicin i dim enticò di citare nel suo elenco delle opere del B rustolon, si fa u n a idea esa tta dello stile dell’in tag liatore bellunese. Q u iv i vedesi l’innesto dell’o rn ato colle figure, specialm ente infantili, e tro v asi benissim o spie­

g a to il tipo o rn am en tale brusto lo nian o, co m p osto di fogliam i svolgentisi in grandiosi g iràli, che si sciolgono facili e ra z io ­ nali com e le parole di un abile o ra to re, cui sia caro il vero . L o stesso tip o d ’o rn a to , ro m an e g g ian te nella sua fo rte sem plicità, eccolo qui nella p resen te cornice di gu sto più fine, id eata con m agg iore g ra zia e forse con m inore fatica della C ustodia di S. T eo d o ra. (F ig . 110).

(Continua) A L F R E D O M E L A N I.

LIX .

Nel documento IT A L IA N A (pagine 79-84)

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