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UNA VOLTA DIPINTA DA GAUDENZIO FERRARI

Nel documento IT A L IA N A (pagine 75-79)

IN S A N T A M A R IA D E L L E G R A ZIE A V A R A L L O

T a vo la doppia 4 1-4 6 .

a vò lta che pubblichiam o è bizzarrissim a nella v a ­ rie tà dei fondi su cui staccano i singolari arabeschi.

È di G audenzio F errari.

C hi fu tal p ittore, che valore ebbe, che stim a g o d a oggi p resso g l’intelligenti, il lettore sa benissim o. S a benissim o che G a u d en zio F e rra ri nacque in V ald uggia, te rra della V ai- sesia, la quale allora ap p a rten ev a al D u c a to di M ilano ; o n d e av venn e che da taluni, com e il V asari e il L om azzo , fosse d etto m ilanese, m entre altri, dal luogo che abitò gio­

v in etto , lo dissero di V arallo, È ignorato l’ anno preciso della sua nascita, che si suppose fosse il 1484, m a con m a g g io re verisim iglianza o ra si crede essere il 1481. Sicuri in vece si è nel determ inare la d ata della sua m o rte a v v e ­ n u ta a M ilano il 31 gennaio 1546.

R ic o rd a to b re v em en te tu tto c iò , direm o subito che la m ag n ifica vòlta, la quale o rn a il presente fascicolo, trov asi a V a ra llo nella C appella d e tta o ra di S. M arg herita da C o r­

to n a nella chiesa di S. M aria delle G razie. L a Cappella in origine era d edicata alla SS. V ergine Im m acolata, com e rilevasi da un epitaffio d atato 1486 sulla to m b a di M arco S caro g n in o , e re tto re di d etta C appella ; difatti i m edaglioni della v ò lta si riferiscono app unto alla M adonna.

C he au to re della v ò lta sia G audenzio F e rra ri è fuori d i dubbio, p erch è uno dei cartellini, il prim o (m ancante nella crom olitografia) re c a il nom e di G audenzio ab b rev iato m a intelligibilissim o. In o ltre chi è p ra tic o del p itto re, qui l o ritro v a dovunque.

N è la d ata supponibile in cui fu eseguita la v ò lta con­

tra d ic e l’afferm azione. I due cartellini recano delle cifre.

S o n o di “ colore oscuro „ è vero ; m a, se non erriam o, qu iv i devesi rin trac ciare la d ata 1507, com e ve la rin tracciò il ch. p itto re Giulio A rie n ta , il quale studiò bene e riprodusse c o n am o re paziente m olte decorazioni, che orn an o la t e n a

— ci sia perm essa la vo lata — che vide ap rire alla luce i begli o cchi di G audenzio F e rra ri. A nche il B ordiga (S t o r i a del Sacro M onte) non osò m ettere in dubbio la p a te rn ità gaudenziana della volta qui rip ro d o tta . C om unque sia, se non al 1507 certo e an terio re al 151 3 , epoca nella quale furono finiti gli affreschi m onum entali della chiesa.

Gli sco m p arti su fon do n ero stati g u a sta ti d all’ u m ido furono rito cc ati d all’O rg ia zzi nel secolo scorso, ed è ben e si sappia questo fa tto ta c iu to d all’ultim o storico di G aud enzio F e rra ri, il C olom bo (C f. Vita e d Opere d i G audenzio F e rra ri, T o rin o ; 1 881). Il C olom bo a v e v a fa tto rilevare, bensì, l’ im p o rta n z a di questa v ò lta, dicend o com e gli a r a ­ beschi che la o rn an o “ forse sono l ’un ico saggio che avanzi della valen tia di G au d en zio in siffatti o rn a m e n ti. ,,

P ro b ab ilm en te il C olom bo volò tro p p o col pensiero; ad ogni m odo nessun lav o ro di g en ere o rn a m e n ta le attrib u ito , o p er il g en ere suo d egn o di esserlo, a G au d en zio F e rra ri, h a la im p o rtan za e genialità di questo.

A p a rte il gusto degli o rn am en ti, i quali nella v a g h e z z a del disegno e del colore, nella v a rie tà dei m otiv i sfiorati d a uno spirito che rico rd a le singolari fan tasie del S igno- relli nella sua m o n u m en tale C ap p ella d ’O rv ie to — p e r non citare le solite L o g g ie del V a tic a n o — la v ò lta di V a rallo , com e dicevam o d ap p rin cip io , è b izzarrissim a: m o lteplice nella v a rie tà dei fondi, che d an n o luogo a sco m p arti sem plici m a inusati, e m o stran o nell’ id eato re e nell’esecu to re u na fantasia p ro n ta e ab b o n d an te.

N o n uno solo degli o rn a ti che em piono le ca m p a te di form e b izzarre — quindi ta n to più difficili a o rn arsi — n o n uno solo è rip e tu to ; e dove le figurine spiccano sui v i­

lucchi degli o rn a ti, la com posizione n o n riesce m eno sp o n ­ tanea, rid en te e bella di quan do i m ean d ri dei fogliam i si svolgono senza l’ in te rv e n to delle figure. È assai com un e il caso di o rn a ti a figure, m a queste o sono in q u ad ra te da cornici, in to rn o le quali i fogliam i lu m egg iati d ’ o ro si inco ntran o, si arriccian o e si svolgono in stran i serp eg ­ giam enti, o le figure si fond on o così che d a u n a foglia sbuca la te s ta d ’ u n m ag o co n ta n to d ’ occhi e di lingua fuori, o quella di u n a chim era orrib ilm ente v ec ch ia e scarn a. Il caso di figure isolate e quasi in d ip en d en ti d al­

l’o rn a to , com e nelle com posizioni di q u esta v ò lta, è più ra ro ; ta n to c h é noi v ed iam o , in ciò, u n a sp e tto assai o ri­

ginale dell’ o rn a to cin qu ecen tistico. Ciò che rileviam o negli arab eschi di G aud enzio F e rr a ri lo rileviam o in quelli delle L o g g ie V a tica n e, alm eno in u n a p a rte . E se nella fa ttu ra

u n p o ’ p iù n e rv o s a e n ella co m p o sizio n e u n ta n tin o p iù ca p ric c io sa , gli a ra b e s c h i di V a ra llo si d istin g u o n o d ag li a ra b e s c h i di R o m a , in c o sc ie n z a n o n s a p re m m o tr o v a r e . fra gli u n i e gli a ltri u n a d iv e rs ità c o ta n to sensibile d a in-d ic a rla c o n p re m u r a al le tto re . Si sa : l’ a r tis ta q u a n in-d o v e ra m e n te h a in g e g n o e v a lo re lascia v iv a im p ro n ta di sè d o v u n q u e : e qui è il caso.

R affaello e G a u d e n z io F e r r a r i h a n n o d a to , co m e si d ice, m o lto filo a to rc e re agli sto rici c o n te m p o ra n e i. P a ­ re c c h i h a n n o c o m b a ttu to l ’ o p in io n e fo rm a ta si n el S e c e n to , se c o n d o la q u ale G a u d e n z io sa re b b e a n d a to a R o m a e a v re b b e s tu d ia to n ella scu o la del S an zio . Il V a s a ri, il L o - m a z z o , C e sa re C e sa ria n o n o n fe c e ro c e n n o di a lc u n a re la ­ zio n e del F e r r a r i c o n R affa e llo ; e se p o tr à d im o s tra rsi c o n a rg o m e n ti p e re n to ri, c h e il p itto re v alsesian o n o n v id e R o m a , nè la v o rò p e r l ’U rb in a te n è nelle L o g g ie n è nelle S ta n z e di to rre B o rg ia , ta n to p iù o n o re a v r à G a u d e n z io .

D e l re sto , a n c h e v o le n d o a m m e tte re c h e egli si sia r e ­ c a to a R o m a , c o d e s ta re s id e n z a n o n a v re b b e p o tu to influire so p ra di lui q u ale id e a to re degli a ra b e s c h i n ella v ò lta di

V a ra llo ; e ciò p e r la ra g io n e assai sem p lice e p e rs u a s iv a ch e ta le a n d a ta si rife rire b b e , sec o n d o i fa u to ri d e ll’in flu en za ra ffae lle sca o a m eg lio d ire ro m a n a (p e rc h è G a u d e n z io s a ­ re b b e s ta to to c c o a n c h e d alla p o te n z a di M ic h e la n g io lo ) in c irc a all’a n n o 1 5 1 6 , m e n tre la v ò lta di V a ra llo , se n o n v e n n e e s e g u ita nel 1 5 0 7 , c o m e p a r re b b e dalle cifre delle c a rte lle , n o n p o tè esserlo d o p o il 15 1 3 (1 ).

C o n c lu sio n e : la v ò lta è b e lla e sin g o lare. Q u e sto è l’in ­ te re s s a n te p e r n o i; e i d iseg n i v e n n e ro e se g u iti fe d elm en te sul v e ro d a u n alliev o d ella S cu o la s u p e rio re d ’a rte a p p li­

c a ta a ll’in d u s tria in M ila n o : il s ig n o r C o s ta n tin o L o n g h e tti.

A l f r e d o M e t a n i.

(1) F u in to rn o il 1512 che G audenzio F e rra ri incom inciò gli splendidi a f­

freschi di S. M aria delle G razie a V arallo, ove tro v asi la v o lta qui p u b b lic ata.

T ali affreschi, che g ra n d e m en te h an n o c o n trib u ito a sp in g ere in alto so p ra le ali della fam a il nom e del p itto re valsesiano, furono finiti nel 1313, com e si legge n ell’epigrafe so p ra gli a rch i alle due e stre m ità della p a re te f re s c a ta :

Hoc

G a u d e n tiu s O pus. Im p e.

F e r r a r iu s nsis P o p l . i V a r a lli

V a llis S i c c ide a d X G lo r

P in x it iam

L V .

F R E G I SU F O N D O N E R O

N E L L A V A B O D E L L A S A G R E S T IA M E R ID IO N A L E D E L L A C E R T O S A D I P A V IA

D e tta g lio 52. —

ella sagrestia meridionale della Certosa di Pavia, ove si trova il celebre lavabo di Alberto da Car­

rara, corre nel fondo della parete e nei due pi­

lastri dell’arcata, che incornicia tale lavabo, un fregio molto bello, a palmette su fondo nero.

Si svolge a livello della parte superiore, ossia del co­

perchio della vasca del lavabo, concorrendo con molto accorgimento e buon gusto a dargli un risalto assai vivo.

A me questa parte architettonica o grande arcata pare opera dei Gaggini, ed a tali artisti sarebbe quindi da ascri­

versi la fascia in discorso, che é ripetuta nel fregio del­

l’ architrave superiore.

Corrono inferiormente, sul fondo nero, delle volute, in parte a fogliame delicatissimo, e dal punto di collegamento di esse spiccano degli ornati a tipo di palmetta con due di­

segni diversi. Il disegno più largo, di maggior sviluppo, ricorda la decorazione a palmette dei vasi greci, ed ha lateralmente l’ aggiunta di viticci con fogliette di vite

dallo svolazzo pieno di brio e di buon gusto. Il secondo disegno si fa notare per il singolare contorno spezzato, anziché rotondo, delle linee. Tutti questi ornati in marmo bianco spiccano sul fondo, che fu ottenuto dallo scultore tenendo a rilievo piatto gli ornati ed il campo pur piatto, più basso di un centimetro. In questo l’avveduto ar­

tista distese una pasta nera di stucco siliceo. La delicatezza del lavoro é stata spinta sino al punto di incidere persino le costole nelle foglie delle volute della zona inferiore nell’ammirabile fascia, riempiendo di stucco anche queste incisioni. Però così gentile lavoro fu riservato solo per ciò che gira a livello del lavabo, né più appare sul fre­

gio superiore della trabeazione. Ed é un peccato, perchè purtroppo l’umidità, la quale sale dal terreno su cui sorge la Certosa, va ognor più deteriorando anche questo la­

vabo, e lo stucco nero della fascia oramai si sgretola e cade !

Fig. 105. C assap an ca nel M useo d ’A n tich ità di P a rm a.

D E C O R A T I V A E I N D U S T R I A L E 73

L V I .

V I L L A M A D A M A

— Tav. 42 e 4 3. F ig . 1 0 6 . —

a passione ed il gusto per i giardini e per le ville è uno dei caratteri della civiltà italiana, durante il rinasci­

mento. — Si direbbe che anche questa passione e anche questo gusto si collegassero col ritorno allo studio della latinità e al culto del classicismo.

Un ricco diadema, ingemmato di ville sontuose, cingeva R om a nell’antichità, specialmente nel periodo che ricongiunge all’Im pero la morente repubblica.

Egli ricorda Pierotto da Sassoferrato e Luigi Cornaro, letterati illustri del X V secolo, che lungamente vissero e studia­

rono in villa. Sanazaro traeva ispirazioni dalla sua deliziosa M ergellina; Annibai Caro ritoccò a Frascati il volgarizzamento

del-l’E n cide. I principi seguono il movimento dei letterati; e sor­

zioni latine ed altre reliquie dell’ antichità, destando nell’ osser­

vatore un sentimento mesto ed elegiaco; dall’altro, vi si di­ l’ influenza sempre crescente dell’ epicureismo, ci presenta, come ha detto Muntz, un accordo vivamente pittoresco fra le

viglie dell’architettura con le bellezze del­

l ’arte del giardinaggio, ma vi moltipliche- ranno ornamenti, sull’esempio delle loggie vaticane e delia Camera da bagno del c a r­

dinale Bibbiena, destinati a segnare il più completo trionfo della decorazione dipinta e scolpita. — A ncora pochi anni e nei din­

tandola, sembrano ascendere in regioni su­

periori, ed entrare in un ordine di creazione dopo avere nella vita di Raffaello affermato categoricamente, che questi “ diede disegni di architettura per la vigna del a Raffaello, oltre alle affermazioni, che paiono contradditorie, del Vasari, vien confermato dal conte Baldassare Castiglione, in una lettera, che il 13 agosto 1522 scriveva a Francesco M aria Duca di Urbino : lettera che si conserva dagli Olivetani di P e ­

saro, e che fa pubblicata la prim a volta dal pad re P urgileoni : allora altrim enti seguitata quest’opera, perch è creato nuovo pon­

tefice A driano, e tornatosene il Cardinal D e ’ M edici a Fiorenza,

D E C O R A T I V A E I N D U S T R I A L E

75

rilevato, era morto prima che i due artisti si dividessero il

lavoro.

D a molti disegni esistenti nella galleria degli Uffizi e da altre sottili induzioni, alcuni scrittori, come Geymùller, Crowe e Ca­

valcasene ed altri, credettero poter stabilire che, morto Raffaello, Antonio Picconi da San Gallo, nominato fino dal cadere del la parte sinistra, essenzialmente nelle condizioni anteriori, forse basandosi sulla pianta di Giulio Rom ano. „

Noi ci limitiamo ad accennare semplicemente a questa que­

stione, l’esame della quale ci trarreb b e troppo al di là del no­

stro proposito, della nostra com petenza e dei limiti consentiti al nostro articolo, e veniamo senz’altro alla descrizione degli or­

nati, che adornano la loggia di Villa M adama.

(Continua) Ra f f a e l e Er c u l e i.

L V II .

Nel documento IT A L IA N A (pagine 75-79)

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