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ALCUNE RIFLESSIONI SUL TEMA CARTOGRAFIA, TOPONOMASTICA, IDENTITÀ

Cartografia, toponomastica, identità. Così intitola l’amico e collega Vincenzo Aversano questo Convegno, mettendo in primo piano due tappe fondamentali del percorso di ricerca geotoponomastico: da una parte le fonti cui attingere per avviare tale percorso, dall’altra i valori e i significati in vista dei quali operare. Certo, ragionare in termini di identità non è semplice. L’identità è un fatto complesso, su cui si è a lungo discusso e si continuerà a farlo. Non c’è dubbio che l’identità implica evoluzione continua e, come scrive Dematteis, «non consiste tanto in un insieme di segni ma piuttosto nei signi- ficati che stanno dietro ai segni». Proprio per questo motivo i nomi di luogo rappresentano un aspetto caratterizzante dell’identità territoriale, frutto anch’essi di evoluzioni, stratificazioni, trasformazioni. I toponimi sono “spie di identità” sia perché informano sulle generazioni che nel tempo si sono succedute in un territorio sia perché esprimono la percezione che esse hanno avuto di quest’ultimo, di volta in volta cogliendo aspetti legati a elementi del paesaggio naturale o all’organizzazione del territorio. Il corpus toponomastico delle nostre contrade è il prodotto di strati denominativi diversi e il riflesso di diversi assetti funzionali: dai nomi preindoeuropei e da radici indoeuropee a quelli etruschi, latini, germanici, bizantini, fino alla massa dei nomi neolatini e a quelli recenti legati allo sviluppo di nuove funzioni come, ad esempio, quella turistica.

Giustamente H. Bessat e C. Germi (2001), studiando i nomi di luogo tradizionali delle Alpi, rileva- no che essi permettono di cogliere, da un lato, la percezione che del proprio ambiente hanno avuto gli abitanti e dall’altro di interpretare la progressiva evoluzione dei paesaggi umani, a partire dall’utiliz- zazione agropastorale o forestale, dalle attività artigianali a quelle industriali esercitate nel tempo dagli uomini che hanno messo in valore il loro territorio. Lo spazio montano ha attraversato più stadi evolutivi – da ambiente ostile, propizio in primo luogo alla caccia e poi all’allevamento, a luogo di rifugio e al tempo stesso area di passaggio, fino alla recente utilizzazione turistica – testimoniati dal corpus toponomastico. In tutta la lunga storia dell’ambiente alpino la gente di montagna ha denomina- to i luoghi che interessavano, nel linguaggio dell’epoca e secondo una percezione dell’ambiente an- ch’essa mutevole nel tempo, scegliendo di volta in volta fra una molteplicità di elementi, pertinenti all’ambiente naturale o a quello umano. I medesimi Autori sottolineano che le designazioni dei nomi di luogo mostrano – in ambienti tradizionali similari – notevoli convergenze sul piano delle motiva- zioni, riferendosi alle designazioni concettualmente attinenti al rilievo, all’acqua, agli usi del suolo, alla pratica dell’alpeggio, differenziate soltanto sotto il profilo linguistico-dialettale e apparentate dal- la medesima gamma di particolarità ambientali denominate, come i crinali, i ripari sotto roccia, i mantelli detritici, gli alberi della foresta, le radure aperte nei boschi, gli insediamenti temporanei per l’alpeggio, la messa in valore del suolo per concluderne che i nomi di luogo senza dubbio rappresen- tano una componente significativa dell’identità culturale.

Ciò premesso, va sottolineato che la maggior parte dei toponimi rappresenta il passaggio a nome proprio di un termine comune atto a qualificare un certo oggetto geografico. Essi corrispondono cioè a constatazioni, a designazioni per mezzo di nomi comuni con aggiunta o meno di qualificazioni (Desinan, 1981), ma tale affermazione niente toglie al valore identitario rivestito dai nomi di luogo: due toponimi, ad esempio, come “Guardia” e “Filetta”, ubicati su due opposti versanti della Val di Bisenzio, stavano semplicemente a indicare due posti di guardia, germanico il primo (ward), bizantino il secondo (ϕυλαγ), cui il passare dei secoli ha conferito un significato identitario. I nomi di luogo dunque sono “spie identitarie” perché contemporaneamente prodotto di constatazioni e di percezioni succedutesi nel tempo.

L’attuale processo di riscoperta dei luoghi e del locale, legata sia al tramonto del modello centro- periferia sia a reazioni nei confronti dei processi di omologazione che hanno riguardato le società a sviluppo avanzato, può concorrere efficacemente a stimolare l’attenzione per i nomi di luogo. La riscoperta della dimensione locale e del genius loci può infatti sollecitare l’interesse per tutto ciò che è espressione della memoria storica del territorio. Da rimarcare anche che non si tratta di un interesse nei confronti dei fatti culturali fine a se stesso, ma piuttosto di un atteggiamento propenso a cogliere l’apporto potenziale che i fatti culturali possono offrire ai processi di sviluppo locale. Come rilevato in altre occasioni, l’economia e la cultura rappresentano oggi un binomio affermato: alla cultura locale – e alla memoria storica che ne rappresenta la base – si riconosce un ruolo nei processi di sviluppo attraverso la capacità di suscitare consapevolezza e autoriconoscimento nella popolazione.

I nomi di luogo possono dunque esercitare un ruolo stimolando il senso di appartenenza ai luoghi. Non a caso si registra un notevole crescendo di iniziative da parte di enti locali, soprattutto i comuni, impegnati nel recupero e nel ripristino della toponomastica tradizionale. Fino a qualche anno fa, la valle dell’Orsigna, una piccola valle dell’Appennino pistoiese, rappresentava in Toscana un’oasi sin- golare, in cui il comune, in collaborazione con una cooperativa locale, aveva provveduto alla segnale- tica dei nomi delle case sparse (Fig. 1). Oggi la fioritura di indicazioni microtoponomastiche riguarda molte parti della Toscana, dalla Val di Bisenzio, alle colline di Certaldo in Valdelsa, alla Valdipesa, al Chianti. Da rilevare che non si tratta solo di operazioni promosse dagli enti locali ma anche di precisi atti volontà di recupero del nome proprio delle case – ristrutturate come residenze secondarie e prima- rie – da parte dei proprietari.

La fioritura di cartelli con i nomi delle case sparse, dei corsi d’acqua minori, dei poderi è legato certamente anche alla straordinaria diffusione dell’agriturismo e dei bed and breakfast, presenti non solo nelle campagne più note e affermate, ma anche in tratti relativamente conosciuti come la Valdera, il Monte Pisano, la Lucchesia. Da parte dei nuovi proprietari/abitanti poi la reintroduzione del vecchio nome – che spesso la gente del posto non conosce perché abituata a designare la casa col nome della famiglia mezzadrile che ci abitava – esprime una forma di orgoglio oltre che di possesso.

In ripetute circostanze ho potuto verificare che i nuovi proprietari delle dimore tradizionali hanno rintracciato il toponimo per mezzo di indagini sulla cartografia storica, in particolare sui catasti storici preunitari. Le carte relative alle prime sperimentazioni del catasto geometrico toscano, voluto da Pie- tro Leopoldo, rappresentano infatti una fonte di primaria importanza per l’indagine toponomastica, sia per l’accuratezza del rilievo della copertura toponomastica, sia per la grandissima scala delle mappe, sia per la copertura dell’intero territorio granducale, sia per l’epoca di allestimento, protrattosi dal 1817 al 1825.

In occasione di una indagine campione volta a ricostruire la maglia toponomastica di un tratto di campagna fiorentina intrapresa per controllare la quantità e la qualità toponomastica della Carta tecni- ca regionale toscana al 5000, la cartografia del catasto geometrico leopoldino ha costituito uno stru- mento fondamentale per apportare correzioni, integrazioni e permettere ricollocazioni.

Di seguito alcuni esempi desunti dal catasto lorenese relativi a tratti di campagna a sud e a ovest di Firenze. La Fig. 2 a mostra un tratto della Comunità del Galluzzo; la fig 2 b ne mostra un ingrandimen- to con i toponimi “La Pancuccia”, “Il Ridotto”, “La Torricella”, “La Quercia al Moro”, “La Docciolina”, sconosciuti nel 5000 attuale. Nella Fig. 3 compare il toponimo “Mezz’osso”, confermato anche dal sopralluogo, tipico esempio di nome legato a un’economia mezzadrile esercitata su suoli poveri, che nel 5000 attuale figura come “Mezzoso”. Purtroppo il catasto leopoldino non registra i nomi di tutti gli insediamenti sparsi cartografati.

Le figg. 4 e 5 illustrano un esempio delle carte che Luigi Giachi ricopiò da quelle topocartografiche di Ferdinando Morozzi eseguite nel periodo 1750-1784. La differenza di scala non permette la ric- chezza di denominazioni delle mappe catastali leopoldine, tuttavia queste carte mostrano la maglia macro e mesotoponomastica degli insediamenti toscani della metà del ‘700, permettendo – attraverso l’enucleazione dello strato toponomastico di base – di accostarsi alla ‘personalità’ dei territori in que-

stione alle soglie della modernità vera e propria. La maglia dei prediali, tanto per citare un caso, emerge con straordinaria nitidezza. Purtroppo queste carte, precedenti alla riforma comunale e provin- ciale del 1774, non coprono tutto il territorio granducale. La fig. 4 illustra un tratto del Valdarno a ovest di Firenze; la Fig. 5 rappresenta uno stralcio della carta del Vicariato del Valdarno di Sopra, un territorio oggi investito dallo sviluppo dell’agriturismo, dal recupero edilizio e dal crescente fraziona- mento in unità immobiliari degli edifici restaurati da offrire ad un mercato assai interessato alle dimo- re rurali tradizionali.

Concludo ricordando che è ormai giunto alla conclusione il Progetto Ca.Sto.Re (Catasti Storici Regionali della Toscana), con il quale la Regione, avvalendosi della consulenza scientifica di Marghe- rita Azzari, ha provveduto alla riproduzione, alla catalogazione, alla schedatura mappa per mappa e alla messa in rete, dei catasti geometrico particellari precedenti l’Unità. Per la ricerca geotoponomastica vantaggi e stimoli a proseguire nel proprio cammino sono più che certi.

BIBLIOGRAFIA

BESSAT H.-GERMI C., Les noms du paysage alpin. Atlas toponymique Savoie, Vallée d’Aoste,

Dauphiné, Provence, Grenoble, 2001.

DEMATTEIS G.-GOVERNA F., Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità. Il modello Slot, An- geli, 2005.

DESINAN G. C., “Il toponimo come interpretazione del paesaggio”, in Archivio per l’Alto Adige, 1981, pp. 41-48.

POLLICE F., “Il ruolo dell’identità territoriale nei processi di sviluppo locale”, in Boll. Soc. Geogr.

Riassunto

L’intervento svolge alcune riflessioni sul tema cartografia, toponomastica, identità sottolineando che – a prescindere dalla difficoltà di definire l’identità culturale – i nomi di luogo certamente ne costituiscono una componente significativa. Essi infatti permettono sia di cogliere la percezione che del proprio ambiente hanno avuto gli abitanti sia di interpretare la progressiva evoluzione dei paesaggi umani. Rimarcata la moltiplicazione di iniziative per la tutela e la valorizzazione della microtoponomastica in più aree della Toscana, vengono illustrati alcuni esempi di toponimi tratti dalla cartografia catastale toscana preunitaria, fonte di primaria importanza per gli studi sui nomi di luogo di tale regione.

Abstract

This paper makes some remarks about cartography, toponymy and identity. Apart from the definition of cultural identity, place-names surely form a significant part of it. They really allow us to understand the inhabitants’ perception of their environment and the development of human landscapes. After underlining some initiatives to protect microtoponymy in Tuscany, some examples of place-names present in pre-unitary cadastral cartography are offered.

Résumé

L’intervention développe des réflexions sur le thème de la cartographie, de la toponomastique et de l’identité, en soulignant que – abstraction faite de la difficulté de définir l’identité culturelle – les noms des lieux certainement en constituent une composante significative. Ceux-ci, en effet, permettent de saisir la perception que les habitants ont du propre milieu, et d’interpréter l’évolution des paysages humains. Après avoir remarqué la multiplication d’initiatives pour la sauvegarde et la valorisation de la micro-toponomastique en plusieurs aires de la Toscane, on donne des exemples de noms de lieux tirés de la cartographie cadastrale produite avant l’unité italienne, qui représente une source de première importance pour les études de toponomastique.

Fig. 1

Fig 2 b

Fig. 4