v e rappresenta la velocità media effettiva nella falda, e
5.1.3. ALCUNI CASI PARTICOLAR
Solitamente la procedura di analisi di rischio considera la porzione non satura di sottosuolo come un terreno granulare poroso.
Nella realtà non si hanno solamente terreni granulari, ma ci sono numerosi esempi di terreni
rocciosi fratturati, ove l‟acqua non trova pori nei quali infiltrarsi e migrare; la gran parte di questi
terreni sono impermeabili e si lasciano attraversare dall‟acqua solo in virtù della loro fratturazione, quasi sempre presente. In questo caso, l‟infiltrazione non avviene uniformemente, ma secondo le vie preferenziali di deflusso, dettate da piani di frattura che formano un reticolo di "lamine" che drenano l‟acqua verso il basso.
In questo ambito, un caso particolare è dato dalle rocce carsiche, ossia che presentano una fitta rete di condotti sotterranei (anche molto sviluppati, fino alla formazione di vaste grotte sotterranee), prodotti dalla dissoluzione della roccia per opera proprio delle acque circolanti.
In pratica, l‟acqua non si muove tanto nelle fratture quanto soprattutto nei condotti carsici, acquistando così una velocità di migrazione notevole.
Al fine di definire il moto dell‟eventuale contaminante infiltratosi in un terreno roccioso fratturato, si considera la porosità secondaria o per fratturazione, la quale viene generalmente acquisita dalla roccia successivamente alla sua formazione e può essere dovuta ai processi di deformazione della crosta terrestre o ai processi di degradazione della roccia legati ad effetti termici, all‟azione solvente delle acque, ecc. [Celico P., 1986].
Sarà inoltre importante conoscere l‟entità delle fratturazioni presenti, al fine di stimare la velocità effettiva dell‟acqua, ma anche la geometria e la disposizione di tali fessure all‟interno del terreno roccioso. Solitamente nel caso di terreni rocciosi fratturati, si trascura il valore del contenuto volumetrico di acqua.
Un altro caso particolare da considerare nella caratterizzazione dei percorsi per la procedura di analisi si rischio è quello relativo agli acquiferi semiconfinati. Questi ultimi corrispondono a formazioni geologiche permeabili delimitate superiormente da unità geologiche semipermeabili che permettono un debole passaggio da una falda ad un‟altra (definizione ripresa dall‟Accordo del 12 dicembre 2002, Linee guida per la tutela della qualità delle acque destinate al consumo umano e criteri generali per l'individuazione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche di cui all'art. 21 del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152).
Si è già fatto cenno a tale tipologia di acquiferi, convenendo di dover effettuare delle indagini specifiche al fine di determinare l‟effettiva discontinuità della superficie di sconfinamento dell‟acquifero nella zona direttamente interessata dalla discarica. Come si nota dalla figura 6
172 [Celico P., 1986], effettuando pochi punti di indagine si potrebbero ottenere dei risultati illusori circa la protezione dei pozzi, a causa della presenza di livelli impermeabili discontinui.
A seconda delle caratteristiche dei complessi geologici coinvolti si potrebbero eseguire delle indagini indirette (di tipo geofisico e geoelettrico) oppure dirette (di tipo geognostico).
Un altro caso particolare di acquifero è quello di acquifero con limiti laterali i quali determinano la presenza di falde imprigionate. In tali situazioni i limiti sono spesso fisici, indotti da cambiamenti laterali della litologia, avvenuti nel passato, i quali si riflettono anche in una limitazione di permeabilità e quindi di flusso dell‟acquifero. Ad esempio, il verificarsi di una faglia, può comportare un abbassamento o un innalzamento di una formazione poco permeabile, la quale costituisce una limitazione laterale ad una formazione permeabile ospitante un acquifero.
Anche in tal caso si dovranno effettuare delle indagini accurate per individuare la presenza di limitazioni laterali in un acquifero, le quali interrompendo il percorso dell‟acquifero escludono il collegamento e quindi l‟esposizione del potenziale bersaglio del rischio.
Un altro caso particolare, molto spesso presente in natura, è quello degli acquiferi multifalde. Ai fini dell‟analisi di rischio, nell‟ottica di semplificare la schematizzazione del sito indagato, ma soprattutto seguendo il criterio conservativo di considerare il worst case, si considera che l‟unico acquifero coinvolto sia quello più superficiale e che quindi il contaminante rimanga tutto all‟interno di esso.
In realtà, qualora gli acquiferi non siano completamenti confinati uno con l‟altro, potrebbe accadere che il contaminante si ritrovi anche negli acquiferi sottostanti a quello superficiale, naturalmente in
173 concentrazioni più ridotte. Tale situazione diviene critica se si considera che spesso i pozzi di approvvigionamento dell‟acqua potabile captano le acque sotterranee degli profonde e non quelle superficiali, in quanto queste ultime sono spesso di scadente qualità soprattutto nelle zone con alta densità di antropizzazione.
In tali condizioni, si dovrà provvedere ad una maggiore cautela e, previa verifica dell‟esistenza di potenziali bersagli nell‟acquifero profondo, quest‟ultimo sarà preso in considerazione per l‟analisi di rischio. Si consiglia pertanto di prevedere indagini sito specifiche mirate a definire il comportamento idrogeologico caratteristico del sito in questione al fine di sviluppare un MCS rappresentativo.
Anche nel caso di acquiferi profondi confinati, si può riscontrare l‟eventualità di contaminazione proveniente dall‟acquifero superficiale. Infatti è noto che tra due acquiferi messi in comunicazione dai pozzi di emungimento si possono verificare dei fenomeni di drenanza, ossia degli interscambi idrici sotterranei, che in condizioni
indisturbate (in assenza di emungimento dalla falda profonda) risultano dal basso verso l‟alto, naturalmente soltanto quando la pressione della falda posta in basso è maggiore di quella del corpo idrico superiore.
Nel caso in cui, invece, si eseguono dei prolungati emungimenti dalla falda profonda, si può verificare un‟inversione dei rapporti di drenanza, che provvede a “trasportare” la contaminazione dell‟acquifero superficiale nell‟acquifero profondo.
Tali effetti risultanti dai monitoraggi, possono comportare delle valutazioni i fuorvianti per l‟individuazione degli elementi del MCS.