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Senza dubbio si può notare una netta dicotomia, sia in termini di registro

utilizzato, sia in termini di argomenti privilegiati e di modalità di esposizione delle notizie, tra i tre giornali economici e i tre quotidiani generalisti. Se i tre giornali

economici presentano ognuno delle specificità rilevanti, la situazione cambia tra i quotidiani generalisti. All’interno di questa seconda categoria, infatti, le differenze

si assottigliano molto, anche tra giornali collocabili su posizioni politiche molto distanti, quali ad esempio il Giornale e il Manifesto. Questi risultati portano a domandarsi quali siano i meccanismi di differenziazione del prodotto offerto dai

giornali di cui parlano diversi studi di natura economica e sociologica sul mercato

della stampa.

Alcuni modelli economici elaborati negli ultimi anni cercano infatti di predire

i meccanismi e il livello di differenziazione del prodotto offerto dai quotidiani, in termini di argomenti affrontati e di approccio politico ai temi trattati. Questi modelli

presuppongono che i giornali, o più in generale i media, siano imprese che hanno come obiettivo la massimizzazione del profitto economico, tralasciando ogni considerazione di tipo ideologico o politico. Questi lavori sono solitamente orientati

allo studio dell’influenza della struttura della domanda sull’offerta del prodotto; pertanto, si assume che l’unico obiettivo dei media sia la massimizzazione del

profitto, e in essi viene trascurata ogni considerazione relativa alle caratteristiche della proprietà dei media stessi67.

Gli elementi centrali, nella determinazione della differenziazione dei prodotti

offerti dai vari giornali, sembrerebbero quindi essere fattori legati al contesto politico, economico, geografico, e più in generale sociale, degli acquirenti68. In

particolare, Boone, Carroll e Van Witteloostuijn69 affermano che in contesti sociali eterogenei si assiste ad una maggiore differenziazione nell’offerta di giornali. In

contesti sociali omogenei, invece, le differenze tra le testate principali si assottigliano, e si assiste per converso ad una maggiore offerta di giornali

67 Così, ad esempio, Gentzkow e Shapiro (2006). Anche noi, in questo lavoro, abbiamo trascurato ogni

considerazione sulla proprietà dei giornali analizzati. In almeno due casi tuttavia – quello del Giornale, di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello del presidente del Consiglio dei Ministri, e quello del Sole 24 Ore, interamente di proprietà di Confindustria – riteniamo che questo aspetto possa avere una influenza politica ed editoriale non indifferente.

68 George e Waldfogel (2003), ad esempio, studiano le caratteristiche dell’offerta di quotidiani negli

Stati Uniti in rapporto al contesto demografico, e in particolare alla prevalenza di cittadini bianchi o di origine afroamericana. Gentzkow e Shapiro (2006) osservano l’inclinazione politica (lo “slant”) dei media nordamericani in funzione dei politici in carica, delle preferenze dei giornalisti, della proprietà dei giornali; il fattore più esplicativo in ogni caso, secondo i due studiosi, è la concorrenza tra giornali, incentrata sulle caratteristiche sociali del mercato di riferimento.

69 Boone, Carroll e Van Witteloostuijn (2002) effettuano il loro studio sulle varie province olandesi,

molto differenti tra loro per religione, economia e società. Il loro studio, tra l’altro, è uno dei pochi su questo tema a fare riferimento ad un contesto europeo, e non statunitense.

specialistici, o comunque con un target ridotto e ben individuato. Quanto emerge

dal nostro lavoro sembrerebbe, a questo proposito, confermare le affermazioni dei tre studiosi.

Tutti questi approcci sono incentrati sul ruolo delle caratteristiche della domanda (da parte dei lettori) nel plasmare l’offerta (da parte dei giornali).

Altrettanto importante, ed altrettanto studiato in letteratura, è il fenomeno opposto, ovvero l’influenza dei media, e in particolare della stampa, nella percezione comune dei fenomeni sociali e nelle scelte dei policy makers su quei fenomeni.

Con riguardo alla percezione comune del welfare, diversi studi mostrano come l’influenza dei media svolga un ruolo cruciale. In particolare, sembrerebbe che

l’azione dei media contribuisca a creare una percezione dell’entità della spesa pubblica maggiore di quella effettiva e una maggiore opposizione alle politiche attive di welfare. L’influenza dei media inoltre, secondo Sotirovic70, non sarebbe

sempre costante, ma varierebbe a seconda del mezzo di informazione. La stampa generalista, ad esempio, contribuirebbe al fenomeno sopraindicato in misura molto

maggiore rispetto alla stampa specialistica. Quanto osservato nel nostro lavoro, con l’analisi degli aggettivi positivi e negativi, sembrerebbe confermare le affermazioni

di Sotirovic: i quotidiani generalisti, infatti, utilizzano un linguaggio più negativo rispetto a quelli economici71.

Non possiamo invece soffermarci sull’impatto che i media hanno sulle scelte

dei policy makers: esso è generalmente considerato come un dato di fatto, e molto vasta è la letteratura su questo tema. Il nostro lavoro tuttavia, prendendo come

riferimento avvenimenti contemporanei agli articoli analizzati, si colloca su un piano concettualmente diverso. Nel caso di uno studio sull’influenza dei media

invece, più che sul contesto politico precedente o contemporaneo agli articoli di

70 Si fa qui riferimento a Sotirovic (2000) e (2006). Un limite di questi studi, tuttavia, è costituito dal

fatto che sono il frutto di ricerche empiriche svolte negli Stati Uniti, e quindi solo parzialmente riferibili al contesto italiano.

71 Si può tuttavia supporre che, almeno nel caso del Manifesto, i toni critici non siano propriamente

riferimento, avremmo dovuto prendere in considerazione le politiche pubbliche

attuate nel periodo successivo72.

Il periodo preso come riferimento in questo studio è relativamente breve

(quattro mesi). Questa scelta dipende, oltre che da ragioni pratiche, dai vantaggi, per il tipo di tecniche utilizzate, derivanti dal fatto di avere dei corpora il più

possibile omogenei. Di qui anche la scelta di restringere l’analisi solo agli articoli sui temi del lavoro e del welfare e l’ulteriore limitazione, in alcune parti del lavoro, agli articoli che affrontavano i temi dei salari e delle pensioni.

Particolarmente interessante, a nostro avviso, sarebbe riproporre analisi di questo tipo per diversi periodi storici, o meglio politici. Ad esempio, riteniamo che

un analogo studio, effettuato in un contesto con un governo di una differente parte politica, potrebbe offrire degli spunti interessanti. Del resto, come abbiamo detto in precedenza, un lavoro da noi realizzato in passato sugli ultimi mesi del 2006 ha

prodotto risultati in parte diversi, soprattutto, come detto, per il quotidiano La Repubblica. Se consideriamo che nel 2006 e nel 2007 la coalizione di governo non è

cambiata (è cambiato tuttavia, seppur parzialmente, il contesto politico), possiamo ritenere che maggiori mutamenti sarebbero riscontrabili con uno studio sull’anno in

corso.

Vi sono infatti diversi contributi, in letteratura, che dimostrano come il “colore” e l’orientamento del governo di un Paese in carica influisca

sull’atteggiamento dei media di quel Paese. Ad esempio, un recente studio di Larcinese, Puglisi e Snyder73 mostra come le possibili combinazioni

dell’orientamento politico dei quotidiani americani e della presenza di un presidente repubblicano o democratico influisca nella scelta delle priorità dei

quotidiani stessi. In particolare, in questo studio viene presa in considerazione la

72 Per un lavoro in questa direzione si può fare riferimento a Walgrave et al. (2008), sul processo

decisionale in Belgio.

73 Larcinese et al. (2007), tra l’altro, utilizza strumenti di analisi quantitativa del discorso, sugli articoli

prevalenza, sui quotidiani ascrivibili ad una e all’altra parte politica, di riferimenti

alla disoccupazione o all’inflazione.

Apparentemente, gli strumenti dell’analisi quantitativa del testo potrebbero

sembrare carenti per studi sul rapporto tra i media e le politiche sociali, in quanto inadatti a descrivere adeguatamente i contenuti delle proposte, i commenti e le

pressioni provenienti dal mondo dell’informazione74. Tuttavia, come diversi studi (in particolare del filone di ricerca della public choice) dimostrano, anche la semplice osservazione degli argomenti più frequentemente trattati può essere già molto

indicativa. Il potere dei media in termini di agenda setting, ovvero di mettere “all’ordine del giorno” determinati argomenti, infatti, è molto rilevante75. Spostare il

dibattito pubblico su un tema ha effetti molto più potenti di quanto ne abbiano i pareri di opinionisti sul merito di quel tema.

74 In realtà, come abbiamo visto in diverse parti del lavoro, e in particolare con l’analisi delle

corrispondenze lessicali, l’analisi quantitativa del discorso consente anche di effettuare delle analisi su come le notizie vengono riportate.

75 Sono molto numerosi i contributi sull’importanza dell’agenda setting. Il tema, di grande attualità sia

in ambito politico che economico, affonda probabilmente le sue radici teoriche nel paradosso di Condorcet, mentre negli ultimi decenni è stato sviluppato dal filone di ricerca della public choice. Con riferimento proprio al ruolo della stampa, possiamo citare McCombs e Shaw (1972) – il primo importante contributo in questa direzione – e, tra i lavori più recenti, il già citato Gentzkow e Shapiro (2006).

GLOSSARIO

Co-occorrenze Numero di volte che due forme grafiche si presentano vicine nel testo, ovvero comprese in uno spezzone di testo (intorno) costituito da un numero di parole che l’utente è libero di impostare.

Corpus Testo, solitamente di grandi dimensioni, su cui viene svolta

l’analisi. Può essere suddiviso in frammenti (nel nostro caso i singoli articoli).

Dizionario Lista di termini, eventualmente corredati da ulteriori informazioni, che è possibile confrontare con il vocabolario del corpus oggetto di studio.

Forma grafica Unità di analisi elementare, corrispondente all’insieme di caratteri compresi tra due spazi. Ad esempio, a, agli, allo... sono forme grafiche tra loro distinte, seppur riconducibili al lemma a. Nel software TalTac2, costituiscono forme grafiche anche le polirematiche presenti nella lista di lessicalizzazione.

Lemma Forma rappresentativa di tutte le forme flesse che una unica

parola può presentare.

Lemmatizzazione Operazione che riconduce ad un lemma una forma grafica. Nel software TalTac2 può essere effettuata manualmente o tramite il tagging grammaticale.

Lessicalizzazione Operazione che identifica le sequenze di parole (frammenti rilevanti) definite dall’utente in un’apposita lista e le trasforma nel corpus (e nel vocabolario) in un'unica occorrenza.

Lessico di frequenza Dizionario che fornisce, in un apposito campo, informazioni circa la frequenza di ogni termine nei testi da cui il dizionario stesso è ricavato.

Normalizzazione Procedura di “pulitura” del testo, preliminare all’analisi vera e propria, volta ad eliminare le possibili fonti di sdoppiamento del dato (ad esempio abbassando le maiuscole non rilevanti), uniformando la grafia di nomi propri, sigle ed altre entità.

Occorrenze Numero di volte che un termine (lemma o forma grafica) si presenta in un corpus.

Polirematica Forma testuale costituita da più parole, con un significato diverso dalla somma dei significati elementari delle parole componenti.

Specificità Una forma grafica è specifica se è sovrautilizzata o sottoutilizzata rispetto ad una norma di riferimento (solitamente il valore medio). Lo scarto è valutato in termini probabilistici, e il modello che si utilizza è quello della legge ipergeometrica, che si approssima asintoticamente ad una distribuzione gaussiana se la frequenza delle parole nel corpus e le dimensioni dei sub-corpora sono sufficientemente grandi. In pratica, se una parola ha una specificità positiva pari a 0,001 significa che l'ottenere nel testo un numero di occorrenze uguale o superiore a quel valore ha una probabilità su mille di essere un fatto casuale.

Sub-corpus Corpus ricavato a partire da un corpus di maggiori dimensioni, costituito da frammenti isolati sulla base di caratteristiche comuni (ad esempio la presenza di una espressione regolare).

Tagging grammaticale Operazione con cui TalTac2 etichetta grammaticalmente le forme grafiche presenti nel corpus considerato. Confrontando il vocabolario del corpus con il dizionario predefinito del software, ad ogni forma grafica riconosciuta dal software viene associato il lemma corrispondente e la categoria grammaticale (o le possibili categorie grammaticali).

Tagging semantico Operazione con cui TalTac2 etichetta semanticamente i termini presenti nel corpus considerato. Confrontando il vocabolario del corpus con una lista (ad esempio quella degli aggettivi positivi e negativi), ad ogni termine viene associata una categoria semantica.

Vocabolario Lista delle forme grafiche presenti in un corpus,

eventualmente corredato da informazioni circa le occorrenze, i lemmi corrispondenti o altro.

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APPENDICE