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Il sub-corpus “Pensioni”

6 L’UTILIZZO DEGLI AGGETT

6.3 L’utilizzo degli aggettivi nei vari mes

L’analisi degli aggettivi positivi e negativi è un buon indicatore del grado di criticità generale espresso da ciascun giornale. Non possiamo tuttavia ritenere che

l’orientamento di una testata sia immutato nel tempo. Oltre ad espressi cambiamenti della linea editoriale – tendenzialmente lenti e progressivi, e in ogni caso non frequenti – possiamo infatti supporre che l’orientamento dei giornali muti

nel tempo, anche nel breve periodo, a seconda di eventi esogeni, siano essi di natura politica, economica o di altro tipo.

Per cercare di captare questi cambiamenti, abbiamo deciso di scomporre l’analisi degli aggettivi positivi e negativi per mese. In altri termini, abbiamo diviso

il corpus principale in quattro sub-corpora (per i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre), e abbiamo svolto l’analisi degli aggettivi su ognuno di essi.

Allo stesso tempo, abbiamo cercato di identificare alcuni eventi esogeni che possono influire sull’orientamento – in questo caso sul grado di criticità – dei giornali. Questi eventi possono essere suddivisi in eventi di natura politica ed eventi

di natura economica.

Il mutamento delle circostanze politiche è naturalmente di difficile

rilevazione. Ciò che possiamo fare in questa sede è limitarci a considerare il susseguirsi cronologico di alcuni eventi rilevanti, tra cui possiamo qui ricordare il referendum tra i lavoratori di Cgil, Cisl e Uil sull’approvazione del pacchetto sul

welfare (10 ottobre), le violente proteste dei tassisti di Roma (28-29 novembre), il

tragico incidente presso la Thyssenkrupp di Torino, costato la vita a 7 operai (6 dicembre), lo sciopero dei Tir (10-14 dicembre).

La rilevazione del mutamento delle circostanze economiche è di ancora più difficile misurazione. Esso, d’altra parte, è affidato ad istituti statistici e di ricerca, e i

giornali, per quanto specialistici, possono generalmente solo affidarsi ai dati forniti da tali istituti. Ai fini della nostra ricerca, abbiamo deciso di basarci su bollettini pubblicati dall’Istat e dalla Banca d’Italia su alcune variabili macroeconomiche

rilevanti per i temi del mercato del lavoro e del welfare. In particolare, abbiamo preso come punti di riferimento i dati emessi dall’Istat mensilmente con gli indici

generali delle retribuzioni contrattuali, con quelli relativi alle ore di sciopero e con quelli relativi alle forze di lavoro e alle retribuzioni nelle grandi imprese; i dati forniti, sempre dall’Istat ma con cadenza trimestrale, relativi alle retribuzioni lorde,

agli oneri sociali per unità di lavoro e al costo del lavoro, quelli relativi alle forze di lavoro e al tasso di disoccupazione e la stima preliminare del PIL. Infine, i dati

mensili pubblicati dalla Banca d’Italia a proposito delle riserve ufficiali della banca stessa52.

Occorre precisare che i dati da noi presi in considerazione non sono relativi all’andamento congiunturale dell’economia in ciascuno dei quattro mesi che sono alla base della nostra analisi. Si tratta infatti dei dati pubblicati, prevalentemente

tramite comunicati stampa, nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre del 200753, che si riferiscono naturalmente, spesso come stime preliminari, ad alcuni

mesi prima. Ciò che ci interessa, ai fini del nostro lavoro, è avere una indicazione della percezione dell’andamento congiunturale dell’economia che si ricava dai dati

52 I dati da noi utilizzati facendo riferimento alle variazioni percentuali dei vari indici, rispetto al

mese o al trimestre precedente e rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono disponibili sui siti web www.istat.it e www.bancaditalia.it.

53 In realtà, poiché l’obiettivo dell’analisi è osservare la reazione ai mutamenti registrati o previsti da

questi comunicati stampa, abbiamo preso in considerazione i dati pubblicati tra il 20 agosto e il 20 dicembre.

emessi dall’Istat e dalla Banca d’Italia. L’obiettivo dell’analisi, infatti, è quello di

osservare quanto e come i giornali oggetto di studio siano permeabili alla percezione dell’andamento dell’economia, così come colta nell’ambiente degli

“addetti ai lavori”, e quanto ciò si ripercuota negli articoli che trattano i temi del welfare e del mercato del lavoro. Altro discorso, che non possiamo sviluppare in

questa sede, sarebbe quello relativo ai problemi di tempestività dei dati e della corrispondenza, non sempre adeguata, tra le stime preliminari di una certa variabile nel periodo osservato e gli effettivi valori di quella variabile, disponibili solo con un

ritardo di diversi mesi. In ogni caso, l’arco temporale da noi preso in considerazione – soli quattro mesi – non sarebbe sufficientemente lungo per registrare rilevanti

cambiamenti delle variabili macroeconomiche nazionali. Possiamo invece ipotizzare, come già detto, che i tempi del cambiamento politico, o di quello della percezione dell’andamento congiunturale, siano più rapidi, e che un periodo di

quattro mesi possa essere sufficientemente esteso per una analisi di questo tipo. In estrema sintesi, possiamo dire che, dall’osservazione dei dati forniti nei

comunicati stampa dei due istituti, emerge un quadro tendenzialmente stazionario dell’andamento congiunturale dell’economia italiana. In ogni caso, ciò che

generalmente emerge è un lieve ma progressivo miglioramento dei vari indici con il susseguirsi dei comunicati tra settembre e dicembre (con dati, come detto, relativi ai mesi immediatamente precedenti a quelli presi in considerazione)54.

Di conseguenza, nel caso di “permeabilità” del registro dei giornali rispetto alla pubblicazione di questi dati, ci attenderemmo toni progressivamente più

positivi con il passare dei mesi, soprattutto da parte delle testate economiche.

54 Gli indici generali delle retribuzioni contrattuali sono sostanzialmente stazionari, con un lieve

miglioramento a partire dal comunicato di ottobre con riguardo alle retribuzioni nelle grandi imprese. Tra settembre e dicembre, poi, vengono registrati un aumento delle retribuzioni lorde e a una riduzione del costo del lavoro. Contemporaneamente, si assiste ad una, seppur lieve, riduzione del tasso di disoccupazione. Infine, nei bollettini di settembre e ottobre la Banca d’Italia registra una riduzione delle proprie riserve ufficiali, che riprendono a crescere a partire dai bollettini di novembre e dicembre. Per ulteriori dettagli si possono consultare, liberamente, i siti web www.istat.it e www.bancaditalia.it/statistiche.

Nelle tabelle 6.4, 6.5, 6.6 e 6.7 presentiamo gli indici di merito e di negatività

per i quattro mesi presi in considerazione, riportando tra parentesi i valori relativi all’intero corpus (all’intero periodo).

Tab. 6.4: Indici di merito e di negatività (settembre)

Testata Indice di merito Indice di negatività

Giornale 1,00% (0,99%) 38,88% (40,88%) Manifesto 1,00% (0,95%) 45,66% (49,79%) Mondo 0,97% (0,93%) 19,23% (20,19%) Sole 24 Ore 0,92% (0,87%) 24,59% (25,93%) Repubblica 0,94% (0,92%) 37,21% (39,71%) Voce.info 1,16% (1,07%) 19,10% (22,96%) Intero corpus 0,95% (0,92%) 32,62% (34,48%)

Tab. 6.5: Indici di merito e di negatività (ottobre)

Testata Indice di merito Indice di negatività

Giornale 1,02% (0,99%) 41,49% (40,88%) Manifesto 0,96% (0,95%) 53,23% (49,79%) Mondo 0,86% (0,93%) 16,67% (20,19%) Sole 24 Ore 0,85% (0,87%) 28,82% (25,93%) Repubblica 0,91% (0,92%) 38,58% (39,71%) Voce.info 1,13% (1,07%) 24,44% (22,96%) Intero corpus 0,91% (0,92%) 36,39% (34,48%)

Tab. 6.6: Indici di merito e di negatività (novembre)

Testata Indice di merito Indice di negatività

Giornale 0,97% (0,99%) 39,28% (40,88%) Manifesto 0,86% (0,95%) 43,29% (49,79%) Mondo 0,93% (0,93%) 30,94% (20,19%) Sole 24 Ore 0,85% (0,87%) 27,61% (25,93%) Repubblica 0,91% (0,92%) 39,19% (39,71%) Voce.info 0,93% (1,07%) 21,69% (22,96%) Intero corpus 0,89% (0,92%) 34,27% (34,48%)

Tab. 6.7: Indici di merito e di negatività (dicembre)

Testata Indice di merito Indice di negatività

Giornale 0,96% (0,99%) 44,09% (40,88%) Manifesto 0,96% (0,95%) 54,93% (49,79%) Mondo 0,97% (0,93%) 14,51% (20,19%) Sole 24 Ore 0,87% (0,87%) 23,18% (25,93%) Repubblica 0,92% (0,92%) 43,50% (39,71%) Voce.info 1,05% (1,07%) 26,39% (22,96%) Intero corpus 0,91% (0,92%) 34,29% (34,48%)

La prima cosa che possiamo notare, osservando queste quattro tabelle, è la

discreta variabilità di entrambi gli indici, e in particolare del secondo, a seconda del mese preso in considerazione. Questa variabilità è tuttavia molto inferiore qualora si considerino i valori aggregati, ovvero relativi all’intero corpus: in questo caso,

l’indice di merito è compreso tra 0,89% di novembre e 0,95% di settembre, mentre quello di negatività tra 32,62% di settembre e 36,39% di ottobre.

Non ci soffermeremo sull’indice di merito, in quanto le oscillazioni di esso non ci sembrano significative, e appaiono in ogni caso di difficile spiegazione. Sono

comunque confermate le considerazioni fatte a proposito dell’intero corpus, per cui i valori minimi si riscontrano negli articoli del Sole 24 Ore e quelli massimi sulla Voce.info.

Passando all’analisi degli indici di negatività, notiamo in primo luogo che il valore aggregato di essi è minimo a settembre (32,62%), massimo a ottobre (36,39%),

e sembra stabilizzarsi su un livello intermedio a novembre e dicembre (34,27% e 34,29%). In altri termini, sembra che i sei giornali, esaminati nel loro complesso,

utilizzino toni più benevoli a settembre, più aspri nel mese di ottobre, assumendo

poi posizioni meno critiche, intermedie appunto, nei mesi di novembre e dicembre. La variabilità dell’indice generale rispetto al suo valore medio (34,48%), tuttavia, è

piuttosto ridotta.

Possiamo notare sin d’ora che questo andamento dell’indice di negatività

aggregato non sembra in linea con i dati pubblicati dall’Istat e dalla Banca d’Italia. Come già detto, infatti, quei dati segnalavano un tendenziale miglioramento, seppur lieve, delle condizioni congiunturali nei mesi immediatamente precedenti a quelli

presi in considerazione.

Maggiori spunti possono derivare dall’osservazione dei valori relativi ai

singoli giornali. Il primo dato che emerge è che la variabilità di tali valori è differente a seconda della testata presa in considerazione. Essa è maggiore per il Manifesto (tra 43,29% di novembre e 54,93% di dicembre), per il Mondo (tra 14,51%

di dicembre e 30,94% di novembre) e per la Voce.info (tra 19,10% di settembre e 26,39% di dicembre), e minore per gli altri giornali.

Si nota inoltre che il valore dell’indice di negatività muta in maniera differente per ciascun giornale. Il mese di dicembre, ad esempio, è quello con gli

articoli più critici per il Giornale, il Manifesto e la Repubblica, mentre è quello con i toni più benevoli per il Sole 24 Ore e per il Mondo. Ciò contribuisce a ridurre l’apporto conoscitivo fornito dai valori aggregati, che risultano essere una semplice

media di valori tra loro differenti. In altri termini, occorre subito chiarire che non è possibile affermare, basandosi sull’osservazione dei dati medi, che vi sono mesi in

cui i giornali sono, nel loro complesso, più critici, e mesi in cui utilizzano toni più concilianti. Qualora l’andamento congiunturale, o meglio la percezione di esso,

eserciti un effetto sui giornali, questo effetto sarebbe differente da testata a testata. La maggiore variabilità, se nel caso del Mondo e della Voce.info può essere in parte imputata alle ridotte dimensioni dei corpora, è assai interessante per il

negatività è sempre superiore alla soglia del 40% di cui abbiamo detto prima55),

assume un atteggiamento molto negativo nei mesi di ottobre e dicembre (53,23% e 54,93%) e relativamente più conciliante nei mesi di settembre e novembre (45,66% e

43,29%). La nostra interpretazione di questa tendenza è legata a considerazioni di esclusiva attualità politica. Riteniamo infatti che a ottobre e dicembre del 2007 il

Manifesto abbia dedicato ampio spazio, e sempre con toni critici, a due importanti eventi: l’approvazione, a ottobre, del cosiddetto protocollo di luglio da parte dei lavoratori iscritti ai sindacati confederali, protocollo cui il Manifesto era

apertamente contrario, e il tragico incidente sul lavoro presso le acciaierie di Torino della ThyssenKrupp, avvenuto a dicembre.

A dire il vero, come abbiamo già visto, il mese di dicembre è quello in cui gli articoli sono più critici anche per il Giornale e la Repubblica. Questo sembrerebbe indicare una più generale tendenza, da parte dei quotidiani generalisti, ad utilizzare

toni più negativi o più benevoli in funzione della fase politica, e non della percezione della situazione economica. Nel periodo preso in considerazione, inoltre,

alle proteste dei metalmeccanici per gli eventi legati alla ThyssenKrupp si univano quelle dei tassisti di Roma sulla questione delle licenze (ultimi giorni di novembre)

e quella dei Tir contro l’aumento del prezzo della benzina (10-14 dicembre). Per tutti e tre i quotidiani generalisti, tra l’altro, il mese di settembre è quello in cui l’indice di negatività assume un valore inferiore. Questo, tra l’altro, in un periodo in cui i dati

relativi alla congiuntura macroeconomica diffusi dall’Istat e dalla Banca d’Italia segnalavano una fase più o meno di “crescita zero” delle variabili più rilevanti.

Ci pare quindi di poter affermare con certezza che i quotidiani generalisti, nell’affrontare i temi relativi al welfare e al mercato del lavoro, mutino i propri toni

sulla base degli stessi eventi esogeni. Ciò è dimostrato dal fatto che la tendenza di questi toni nel tempo segue grosso modo la stessa direzione per tutti e tre i quotidiani presi in considerazione. Inoltre, sembra che i toni utilizzati dipendano

prevalentemente dagli argomenti trattati, e che questi argomenti siano determinati

da eventi di natura politica. I dati macroeconomici emessi da enti statistici non

sembrano invece avere alcun effetto sui toni espressi dai quotidiani generalisti negli articoli sui temi del welfare e del mercato del lavoro.

Per quanto riguarda il Sole 24 Ore, osserviamo che l’indice di negatività ha un basso valore a settembre (24,59%), un valore relativamente alto ad ottobre e

novembre (28,82% e 27,61%), e raggiunge il livello minimo nel mese di dicembre (23,18%). Anche questa tendenza non sembra in alcun modo legata ai comunicati stampa dell’Istat e della Banca d’Italia della seconda parte del 2007, con l’eccezione

dei toni più positivi riscontrati a dicembre. Questa differenza con gli altri quotidiani, tuttavia, è a nostro avviso almeno in parte dovuta alla minore copertura

mediatica offerta dal Sole 24 Ore alla tragedia della ThyssenKrupp56.

La Voce.info sembra utilizzare, col passare dei mesi, toni sempre più negativi. Ciò, pur non essendo legato ai parametri di riferimento da noi scelti, può essere

spiegato con la linea editoriale della newsletter, di critica propositiva al governo, verosimilmente più aspra a causa della progressiva paralisi dell’operato della

maggioranza nel periodo immediatamente precedente alla crisi del governo. Il Mondo ha invece una estrema variabilità, e concentra i propri articoli più benevoli

proprio nel mese di dicembre. La significatività dei valori dell’indice di negatività può essere tuttavia, come già detto, messa in discussione dal ridotto numero di articoli del corpus.

In definitiva, ci pare che il parametro di riferimento da noi scelto – i comunicati stampa sull’andamento congiunturale dell’economica diffusi dall’Istat e

dalla Banca d’Italia – non eserciti alcuna influenza sulla prevalenza di toni positivi o negativi negli articoli sui temi del welfare e del mercato del lavoro. Questa

considerazione, tra l’altro, vale tanto per i quotidiani generalisti quanto per i giornali economici.

56 Il lemma ThyssenKrupp è oltre la 1.600esima posizione nel ranking di quelli più utilizzati dal Sole 24

Ore, mentre è tra le 1.000 più utilizzate dal Giornale e tra le 200 più utilizzate dal Manifesto e dalla Repubblica.

Il parametro da noi scelto presenta senza dubbio alcuni limiti. Tuttavia, ci

saremmo attesi che i dati pubblicati da Istat e Banca d’Italia, ed espressamente rivolti alla stampa, avessero degli effetti sul registro dei giornali italiani, quanto

meno di quelli economici. Il tenore del dibattito politico sembra dominante nell’influenzare, in modo omogeneo, il grado di “criticità” degli articoli delle testate

generaliste. Non sembra invece possibile spiegare i mutamenti nei vari mesi del registro dei giornali economici.