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L’allestimento è il mezzo espressivo mediante il quale la mostra espone gli oggetti raccolti e li comunica al pubblico. “Si mostra un’opera per farla conoscere, per rendere di dominio pubblico i suoi contenuti artistici e lasciare che la sua forza espressiva possa permeare ciascun osservatore”219. Pare evidente, quindi, come lo scopo principale dell’allestimento sia quello di trasmettere conoscenze e significati che le testimonianze del patrimonio culturale veicolano ad un pubblico vasto ed eterogeneo, cercando di coinvolgerlo nella storia che questi oggetti raccontano. Ogni esposizione viene pensata come canale di comunicazione con i visitatori e, quindi,

218 M. Malagugini, cit.

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“l’ottimizzazione del processo comunicativo è senza dubbio lo scopo primario che si prefigge un allestimento museale”220.

Allestire significa, così, organizzare e unire le opere esposte tra loro all’interno di un percorso, un filo narrativo, un disegno che sia in grado di fornire un ordine alle testimonianze e di dotarle di un senso complessivo corrispondente al messaggio che si vuole veicolare. La mostra è, infatti, il racconto di una storia all’interno della quale “i singoli oggetti esposti, con i loro significati e valori, sono le tessere con le quali si compone la narrazione”221. L’allestimento ha il compito di guidare il visitatore “in un viaggio nel quale potrà instaurare una relazione con ciò che è esposto. È l’allestimento che riuscirà a dare voce agli oggetti inanimati e a far risplendere ogni tassello che compone la storia narrata”222. Essendo le opere delle protagoniste silenti è fondamentale riuscire a dar loro voce. L’allestimento è, quindi, un momento cruciale nella percezione dell’oggetto esposto poiché, dal modo in cui verrà presentato e dal modo in cui verrà inserito all’interno dell’atmosfera creata dalla mostra, dipenderà necessariamente la sua capacità di relazionarsi con il pubblico. Quando un oggetto entra a far parte di un’esposizione cambia necessariamente il suo contesto, la sua funzione originaria si modifica: indipendentemente dallo scopo per il quale era stato pensato, l’oggetto diventa un’opera d’arte dotata di una nuova importanza storico- documentale e assume il valore di un pezzo unico e raro223. Questo passaggio di significato avviene sempre e per ogni tipo di prodotto artistico, a maggior ragione per i materiali della storia del teatro: da oggetti di lavoro, tracce del passato, testimonianze di un’arte e arte loro stessi. Quanto ‘snaturare’ l’oggetto esposto accrescendone il valore, o quanto cercare di comunicarlo nel modo più diretto ed immediato possibile trasmettendo la sua originalità e funzione primaria dipende dalle figure che sono adibite al racconto della storia. Un allestimento può esaltare o sminuire le opere che espone; è un processo delicato che se fallace può porre in ombra anche le opere più importanti e, viceversa, se svolto correttamente può rendere grandi anche opere minori224.

Il difficile compito di raccontare le opere, di raccordarle tra loro per creare una atmosfera ed una storia che sappia suscitare emozioni e comunicare con il pubblico spetta in primis alla figura del curatore. Figura professionale abbastanza recente, il curatore è colui che conserva, acquisisce e seleziona opere, le espone e le dispone sulle pareti di gallerie e musei, contribuendo così alla storia dell’arte e allo sviluppo e all’educazione della società.

220 Lucia Cataldo, Marta Paraventi, Il museo oggi. Linee guida per una museologia contemporanea, Milano, Hoepli, 2016, p. 97.

221 M. Malagugini, cit, p. 78. 222 Ivi, p. 64.

223 M. V. Marini Clarelli, 2011. 224 Ivi.

55 La figura del ‘curatore’ è di primaria importanza nello sviluppo di un’esposizione: è colui che definisce alla base il percorso della narrazione ed esprime in maniera più o meno evidente il punto di vista col quale si intendono presentare le opere, nonché le connessioni ed i rapporti che si ipotizzano fra queste. In altre parole è il curatore a porre gli obbiettivi concettuali che dovranno essere raggiunti con la mostra, attraverso l’indicazione e la scelta dei contenuti225.

Il ruolo del curatore è, quindi, duplice: ha il compito di raccordare le opere, di “fare in modo che elementi diversi entrino in contatto fra loro: lo si potrebbe definire un tentativo d’impollinazione fra culture, o un modo di disegnare mappe, che schiude percorsi nuovi”226; allo stesso tempo deve, inoltre, essere un mediatore tra l’oggetto esposto e il pubblico che lo fruisce perché “gli oggetti devono essere presentati non solo alla vista ma anche alla comprensione”227. Il modo in cui il curatore relaziona le diverse opere e instituisce tra loro nessi logici e associazioni fa nascere ‘il racconto della mostra’ che ne veicola i suoi contenuti. Ogni oggetto necessita di un intervento di mediazione, e compito del curatore è attivare questo canale comunicativo tra l’opera e lo spettatore che la osserva. La voce del curatore, però,

non dovrebbe consistere tanto nel tradurre, ossia nel verbalizzare i dati visivi, quanto nel permettere che le persone entrino in dialogo con gli oggetti, che si pongano le domande con le quali inizia sempre il processo di interpretazione. L’esposizione, infatti, non sarebbe davvero tale se il visitatore si limitasse a subirla e non attivasse i propri processi ermeneutici, facendo rivivere a sua volta la ‘lettera morta’ costituita dagli oggetti228.

Il curatore ha il compito di fornire allo spettatore una chiave di lettura, ma la sua voce non deve scavalcare quella delle opere e del loro artista: le opere devono essere capaci di comunicare per sé, devono poter esprimere la loro essenza: “ogni materiale esposto, allora, saprà portare una serie di valori e significati che non dovrebbe mai concludersi e anzi, dovrebbe condurre a nuove intuizioni e scoperte in virtù del trascorrere del tempo”229.

Il curatore e la mostra devono mettere in comunicazione l’oggetto con il visitatore e “fare in modo che essi possano interagire; è a questo punto che emerge l’importanza dell’allestimento in quanto supporto per garantire l’instaurarsi di questo tipo di relazione”230. L’allestimento è un metodo per

produrre conoscenza, per veicolare il messaggio che le opere esposte comunicano in virtù dell’interpretazione critica che il curatore ne ha dato attraverso la costruzione dei raccordi tra le diverse opere. Sono le intenzioni del curatore che donano voce agli oggetti inanimati che, legate

225 M. Malagugini, cit, p. 78.

226 Hans Ulrich Obrist, Fare una mostra, Milano, Utet, 2018, p. 9. 227 M. V. Marini Clarelli,2011., p. 42.

228 Ivi, p. 44.

229 M. Malagugini, cit., p. 24. 230 Ivi, p 60.

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tra loro e con l’ambiente circostante, instaurano una terza relazione, quella più significativa, quella con il pubblico, fornendogli conoscenze nuove e suscitando emozioni. Ma perché ciò accada, il visitatore deve essere attivo,

assumere un certo grado di responsabilità e disponibilità. L’interpretazione richiede un’apertura verso il diverso da sé che è l’oggetto, una disponibilità al dialogo, ossia a modificare il proprio punto di vista alla luce di ciò che diventa comune fra sé e l’altro. Infatti l’interpretazione non si conclude con la ‘scoperta’ del significato, ma con l’applicazione che l’interprete ne fa a sé stesso231

instaurando così non solo un rapporto cognitivo, ma anche emotivo con l’oggetto e la mostra. Solo quando si imprime emotivamente nel cuore degli spettatori la mostra può definirsi un successo232.