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Perché è necessario mostrare lo spettacolo? Come allestire una mostra teatrale? Quale logica utilizzare? Sono domande, queste, che ogni studioso di storia del teatro deve necessariamente porsi nel momento in cui si approccia alla materia.

La storia del teatro è la scienza che interpreta e ricostruisce l’evento teatrale cioè un momento, un fenomeno. Il teatro è, infatti, un’arte di natura effimera: non perdura, è temporanea e momentanea, concreta solo nel momento in cui si svolge197. Una performance artistica vive e si realizza tra l’apertura e la chiusura del sipario; poi è ricordo, di chi l’ha realizzata e di chi l’ha vissuta e lascia dietro di sé solo alcune tracce concrete e materiali della magia e della meraviglia di quello che è stato. Queste tracce sono ciò che è definibile ‘bene teatrale’198;

non a un oggetto maneggiabile, a un prodotto, a una res precisa rimanda evidentemente il concetto di ‘bene teatrale’, bensì a una straordinaria molteplicità ed eterogeneità di funzioni espressive, di modalità spazio- temporali, di supporti fisici e di materiali: tutti i generi e le specie in cui si declina l’universo dello spettacolo, tutte le componenti sociali (autori, attori, spettatori, tecnici) e le condizioni materiali che determinano l’evento scenico (il luogo, la scena, l’oggetto, l’attrezzo, il costume, il testo, la musica, la locandina, il programma), tutto ciò che ne propaga la memoria (la documentazione scritta, iconografica, audiovisiva). Modalità, funzioni, oggetti, supporti tutti che in qualche modo rimandano ad altri contesti culturali, storici, sociali, etnografici, letterari, artistici, ed anche ad altri beni: beni monumentali, artistici, ambientali, librari, archivistici. Ben consapevole ne è lo studioso di teatro che a tutto questo insieme di fonti deve attingere per ricostruire un oggetto irrimediabilmente svanito199.

È come se lo studioso cercasse di ricostruire un puzzle con una soluzione indefinita e irraggiungibile: il suo compito è quello di reperire e ricollegare le varie ‘tessere’ dell’evento artistico, tutte le testimonianze possibili del suo svolgersi che, proprio come ‘pezzi’ di un insieme più vasto, hanno l’arduo compito, ricongiungendosi, di fornire l’idea dell’insieme a cui appartengono, così che lo spettacolo possa nuovamente prender vita. Perché, questo, è il fine ultimo dello storico del teatro: riportare in vita quel fugace momento, evitare che l’insieme dei

197 Paola Bertolone, Maria Ida Biggi, Donatella Gavrilovich, Performing Arts Museums and Exhibitions, Roma, UniversItalia, 2013.

198 Lamberto Trezzini, Il patrimonio teatrale come bene culturale, Roma, Bulzoni Editore, 1991. 199 Ivi, p. 57.

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‘beni teatrali’ ed il loro significato periscano poiché sono elementi costitutivi fondamentali del patrimonio immateriale dell’umanità e, come tali, sono la nostra memoria. Un bene culturale, infatti, “continua a essere non solo una testimonianza ma anche una traccia, implica un’inferenza, un rapporto con il suo mondo d’origine”200. Testimonia in modo unico e singolare le ideologie, le

culture, i contesti sociali e politici e la filosofia del suo tempo. Un ‘bene teatrale’ è il ritratto del momento storico in cui viene creato ed è l’elemento indispensabile per ricostruire la storia di una tra le prime arti, la più immediata e la più diretta da sempre per manifestare ‘le gioie ed i dolori’ della società. “Theatre collections are ‘the memory of the theatre’”201 e come tali vanno protette e tutelate. Viene però richiesto uno sforzo ulteriore: le collezioni non vanno dimenticate. Il patrimonio teatrale è, infatti, un immenso tesoro culturale per il quale non è sufficiente la conservazione ma risulta necessaria anche la valorizzazione intesa come studio, rivalutazione e promozione di questo patrimonio. È duplice, quindi, la finalità di ogni istituzione culturale: da un lato la ricerca e la conservazione, dall’altro la comunicazione e l’esposizione. “Sicuramente il ruolo del museo, infatti, non è più solo quello di mostrare, ma è anche quello di reinterpretare il materiale posseduto”202 per comunicarlo alla collettività. Fondamentale in questo processo è la sua fruizione da parte del pubblico: solo così le collezioni possono rivivere e risplendere.

Ma è possibile ridare l’idea della performance? Si tratta di comprendere come utilizzare i materiali a disposizione, che non sono mai il vero spettacolo, per trasmettere al pubblico una nuova esperienza di quell’evento stesso. La peculiarità dello spettacolo teatrale è proprio la sua unicità ed eccezionalità. È un amalgama unico di elementi differenti che si realizza una ed una sola volta. Anche i medesimi spettacoli non sono mai identici gli uni dagli altri: mantenendo intatti i differenti linguaggi ci sarebbe comunque un elemento irripetibile, il pubblico e il rapporto che questo instaura con gli attori sul palcoscenico. L’esperienza dello spettacolo non può e non potrà mai essere replicabile. E se, in questo, vive la bellezza dell’arte teatrale, allo stesso tempo si cela anche la più grande insidia per lo storico che, necessariamente, per la valorizzazione del patrimonio a disposizione, deve riuscire a veicolare quella medesima emozione anni dopo, con materiali eterogenei e spesso incompleti, ad un pubblico differente, nuovo e attuale, storicamente più moderno. Si tratta, quindi, di far vedere, di mostrare, di comunicare con il pubblico tramite una esposizione di materiali specifici e diversi tra loro: costumi di scena, reperti fotografici, bozzetti, figurini, spartiti, copioni, libretti, ecc. che, venendo esposti, vengono allo stesso tempo

200 Maria Vittoria Marini Clarelli, Il museo nel mondo contemporaneo. La teoria e la prassi, Roma, Carocci editore, 2011, p. 39.

201 Nicole Leclercq, Kristy Davis, Maria Teresa Iovinelli, Performing Arts Collections and Their Treatment. SIBMAS

Congress. Bruxelles, P.I.E. Peter Lang, 2012, p. 14.

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‘snaturati’ dal loro contesto, cambiano ruolo rispetto al momento in cui sono pensati, passano da essere oggetti di lavoro al servizio di un’arte (quella del teatro) a diventare loro stessi opere d’arte, allontanandosi ulteriormente dal mondo che rappresentano203.

Ogni spettacolo a sua volta ‘funziona’ perché è l’insieme ben amalgamato di molti elementi diversi: il testo teatrale, la recitazione, la scenografia, i costumi, il disegno luci, le musiche e gli effetti sonori. Ma non tutte le manifestazioni di questi linguaggi teatrali riescono a superare lo scorrere del tempo. Volendo fare un esempio, i figurini disegnati dal costumista per la creazione degli abiti erano e sono considerati oggetti di lavoro e perdono la loro importanza nel momento in cui il costume viene realizzato. A causa di ciò possono essere eliminati e per gli storici del teatro questo costituisce la mancanza di una testimonianza fondamentale e una ulteriore perdita di informazioni preziose per ricostruire lo spettacolo. Quando si possiedono, quindi, solo alcuni elementi che evocano il ricordo della performance artistica, il ‘mostrare il teatro’ assume connotati ancora più complessi poiché ci si allontana ulteriormente dalla possibilità di restituire l’unicum che è stato. Il teatro è la sintesi delle arti: sarebbe impensabile separare le diverse componenti tra loro e realizzare delle mostre mirate, si perderebbe il senso dello spettacolo nella sua unità e unicità; quando possibile va sempre cercata la strada di una sintesi tra le testimonianze, così da fornire un’immagine quanto più attendibile e completa possibile. In tal senso quindi, al fine dell’esposizione, più materiali si hanno a disposizione di un determinato spettacolo o autore o fenomeno-corrente teatrale più la mostra sarà efficace, consentendo di creare una visione relativamente d’insieme del passato, la quale può essere resa completa dal necessario uso della fantasia da parte del pubblico che, lasciando libero sfogo all’immaginazione, può cercare di riemergersi in un mondo di colori e voci ormai perse nel tempo. Mostrare lo spettacolo è, quindi, possibile, ma richiede uno sforzo ulteriore ed una logica differente rispetto al mostrare altri tipi di beni culturali come i dipinti o le sculture, oggetti capaci di parlare autonomamente, a causa del fatto che “l’opera d’arte spettacolare si differenzia dalle altre, perché non ha e non può avere il proprio oggetto da mostrare”204. Il teatro richiede un mediatore, un curatore, uno studioso dotato di conoscenze e competenze specifiche che riesca a collegare le diverse ed eterogenee testimonianze tra loro in modo che queste siano capaci, unite, di raccontare una storia, quella dello spettacolo, quella di quel momento unico delle quali sono portavoce. Solo così si realizza il valore simbolico della mostra: la sopravvivenza del patrimonio teatrale nel tempo e la crescita culturale e l’educazione della collettività.

203 Ivi.

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