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Alto Adige Progettualità pubblica e innovazione

sociale a base culturale1

4.1

presentato il progetto Tangible Recollections (di Veronica Zen, Qurratulain Shaukat e Mehdi Rizvi), un’iniziativa che unisce arte e design con il fine di produrre modelli attraverso la stampa 3D di ricordi legati a un particolare momento della vita di ognuno.

Il progetto lavora sulla materializzazione dei ricordi per produrre oggetti da tenere o regalare, anche caricabili su un portale online per la vendita. La formazione non è sempre e necessariamente legata alla realizzazione di un prodotto. Emberfly (di Luca Bresadola), ad esempio, è un progetto incubato nell’edizione precedente che lavora sulla

rigenerazione di uno spazio attraverso l’esposizione artistica, per far sì che l’esistente atelier - galleria diventi allo stesso tempo un luogo di incontro, uno spazio per corsi e uno studio fotografico. Lo spazio aveva bisogno di un’anima, di una strategia di messa in funzione in grado di valorizzare sia la parte commerciale (vendita a agenzie di pubblicità di immagini non convenzionali capaci di trasmettere concetti e idee), che la sua parte generativa di nuove idee.

Molti sono stati i progetti che nel corso delle tre edizioni hanno ricevuto un aiuto: il progetto Butìn (di Mattia Arcaro, Irene Bonente e Silvia Li Puma) che ha sviluppato dei mobili educativi per bambini, oggetti di design pensati per i più piccoli, ma che possano accompagnarli per tutta la vita; la piattaforma Wolf (di Andrea Frison) nata con l’obiettivo di risolvere i problemi contabili, amministrativi e burocratici di chi organizza eventi musicali in Alto Adige creando sinergie e coordinamento tra i vari organizzatori e infine

Artikult - pop up store (di Biljana Stefanoska e Katrin Unterhofer), una vetrina itinerante

o meglio un piccolo spazio di mobile modulare in affitto che offre ai creativi (artisti, designer, artigiani) la possibilità di esporre e vendere i propri prodotti artistici fatti a mano.

Ma, come si diceva prima, l’interesse dell’ente pubblico è quello di creare coesione

sociale attraverso la cultura in quartieri della città che soffrono della lontananza dai

luoghi deputati alla cultura più istituzionale. In quest’ottica l’intuizione del bando Botteghe

di cultura è in fondo semplice: mettere a disposizione gratuita del terzo settore spazi

pubblici sfitti, e difficilmente affittabili, per sviluppare attività culturali che vadano a lavorare con la cittadinanza del quartiere nel quale le botteghe sono inserite. I negozi messi a bando dall’ente pubblico sono quattro e notevole è stato l’interesse e la partecipazione da parte delle associazioni e delle cooperative culturali. A seguito di una selezione pubblica sui progetti, sono stati assegnati gli spazi per un periodo di cinque anni ed è stata affiancata al lavoro individuale delle associazioni una figura professionale che le facesse lavorare assieme, aumentando l’impatto sociale non solo delle singole

botteghe ma anche quello della rete. Il progetto ha assunto giovani lavoratori e ha

aumentato l’offerta culturale della zona organizzando incontri, momenti di gioco con i bambini, attività di book-crossing, piccoli servizi destinati agli abitanti della zona (e fra questi alcuni particolarmente innovativi come quello di garden-sitting per la cura delle piante di chi parte per le vacanze). Il progetto ha assistito alla nascita di una redazione di giovani che racconta il quartiere, tracciando nell’immaginario comune urbano l’identità di un quartiere, dei suoi abitanti e dei suoi commercianti. Questo lavoro di identity-

building è indubbiamente il risultato più impattante sulla reputazione e sull’attrattività

del luogo e sul successo delle attività che le botteghe organizzano anche all’aperto prendendo possesso dei luoghi pubblici.

1 Realizzato in collaborazione con Luca Bizzarri – Direttore dell’Ufficio Politiche giovanili/Ripartizione Cultura italiana della Provincia autonoma di Bolzano 2 A sostegno di questa tesi il recente studio realizzato dalla rivista Vita Le politiche regionali per l’innovazione sociale in Italia (25 gennaio 2019) a cura di Giovanni Vita 3 Elena Granata, Biodivercity, Giunti, 2019, p. 35

4 Ezio Manzini, Politiche del quotidiano, Edizioni di Comunità, 2018, 59 e più in generale sull’importanza che questo autore riconosce alle pratiche di normalità trasformativa ovvero a quei comportamenti che inducono un cambiamento sistemico e di equilibri esistenti (economici, di potere e di sapere)

I O SO N O C U LT U R A R A P PO RTO 2 0 1 9 C U LT U R A C O M E D R I V E R D I SV I LU P PO T E R R I TO R I A L E E S E T TO R I A L E

Sempre nel solco dell’idea che promuove la cultura come dispositivo di sviluppo dei quartieri, si colloca anche il Cohousing Rosenbach, un progetto pilota per giovani di età non superiore ai 35 anni che coniuga la particolare forma abitativa del co-housing

con un percorso di cittadinanza attiva a vantaggio dell’intera collettività. Il patto che

l’ente pubblico stringe con gli abitanti di questo spazio consiste nella messa a disposi- zione di alloggi a prezzo calmierato con l’impegno richiesto ai partecipanti di seguire un percorso di formazione di progettazione culturale e in seguito di co-progettare insieme all’amministrazione provinciale interventi di utilità sociale nei quartieri della città di Bolzano. I risultati di questa azione sono stati veramente sorprendenti in termini di offerta culturale e partecipazione della cittadinanza. In particolare il progetto Vivere:

istruzioni per l’uso (di Asia De Lorenzi e Katrin Tartarotti) è un percorso di interviste

e scambio intergenerazionale tra due mondi differenti: gli anziani del quartiere e i giovani di una scuola professionale della città di Bolzano. I giovani hanno posto domande, dalle più pratiche a quelle più filosofiche, e gli anziani, aperti e sinceri, hanno condiviso le loro esperienze di vita. I racconti e i messaggi emersi dalle interviste sono stati riportati attraverso testi e fotografie così da raggiungere i cittadini e creare anche in loro nuovi stimoli. Questo materiale compone oggi una mostra che coinvolge in maniera attiva i suoi protagonisti e che viene portata in giro per la Provincia. Sempre in ottica di servizio alla cittadinanza e con un occhio di riguardo al dialogo giovani e anziani, si colloca il progetto La tua spesa pesa? La portiamo noi! (di Simone Di Renzo, Michele Cavicchioli, Jusuf Bajraktari, Lorenzo Jacobitti, Ayyoub El Hilaa, Emanuele Balzamà), partito invece dal bisogno concreto della popolazione anziana di trasportare la spesa dal supermercato rionale a casa propria. La conformazione del quartiere con le abitazioni in salita rispetto al supermercato, ha reso questo servizio particolarmente apprezzato dagli abitanti della zona. I giovani cohouser non solo forniscono un aiuto concreto, ma entrano in relazione con l’anziano prestando quell’attenzione e cura che spesso manca in età avanzata.

Non solo di utilità si parla, ma anche di cura nelle relazioni che — a ben pensare — è la

forma di cultura più necessaria e genuina.

La Provincia sta, infine, gestendo un processo di ristrutturazione e rilancio di un edificio di 3000 mq al centro della città di Bolzano guardando con grande interesse alle

esperienze europee degli hub creativi e culturali. L’edificio ha ospitato, fino a qualche

decennio fa, la sede dei telefoni di Stato ed è oggi alla ricerca di una nuova dimensione. Le politiche giovanili provinciali hanno interpretato questa come una missione per costruire uno spazio che sia in grado di essere contaminato proprio da chi in futuro andrà a lavorare nel palazzo, che ha assunto oggi un nome evocativo dalla sua precedente funzione. Drin vuole diventare un luogo di riferimento, quindi, in grado di attrarre i

professionisti della cultura che hanno un progetto e lo vogliono implementare insieme ad altri professionisti. Uno spazio che lavorerà certamente in modalità co-working,

ma che sia allo stesso tempo un luogo per la sperimentazione e la produzione delle

arti contemporanee (musica, teatro, arti performative e così via).

Questa la situazione ad oggi degli interventi pubblici che tuttavia devono cercare di non soccombere all’autoreferenzialità e, anzi, continuare a sponsorizzare modi per garantire la sostenibilità dei progetti alla ricerca di un equilibrio virtuoso tra l’accesso diffuso alle opportunità e la veloce autonomia dal pubblico5.

5 Flaviano Zandonai, Perché l’innovazione sociale non funziona, in CheFare (2019) al link: https://www.che-fare. com/innovazione-sociale- ritorno-ulissi-zandonai/

Alla luce della riforma avviata nel 2014 per la costituzione di un “Sistema museale nazionale” articolato per ‘poli regionali’ e alla contingente situazione derivante dal sisma che ha colpito la nostra regione, si è reso necessario ripensare il modello organizzativo dei musei marchigiani stessi e più in generale degli istituti e luoghi della cultura.

Prioritario è risultato affrontare in maniera unitaria la governance dei numerosi

istituti museali marchigiani articolati sull’intero territorio regionale, puntando sullo sviluppo delle aggregazioni tra musei, al fine di favorire il miglioramento dei servizi —

necessari per rispondere alle aspettative di un pubblico sempre più attento ed interessato — e una promozione incisiva e calibrata, che sappia valorizzare in maniera sinergica il contesto culturale ed il tessuto sociale e economico del territorio.

È infatti importante considerare i musei non solo come luogo destinato alla conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, ma anche come fattore di sviluppo territoriale che punti sulla produttività, sull’economia, sul marketing e sulla gestione attenta delle risorse esistenti.

Nelle Marche, i circa 400 musei e raccolte museali — fra pubblici e privati — censiti nel sito regionale7, costituiscono gli elementi di riferimento per un territorio

ricco di testimonianze del nostro passato e di un patrimonio capace di attrarre costantemente un pubblico ampio e diversificato, permettendo alla nostra regione di attestarsi a livello nazionale fra i primi posti nel settore del turismo culturale.

E i numeri lo possono confermare. Se, ad esempio, si prendono in considerazione i dati dell’ultimo monitoraggio sistematico effettuato agli inizi del 2018 su un campione di 186 musei che hanno partecipato al rilevamento8, le presenze documentate sono

di circa 700.000 visitatori. Va rimarcato che il risultato, discreto ma molto migliorabile, è stato acquisito in un anno ancora fortemente segnato dal fenomeno sismico, benché contrassegnato da numerose iniziative espositive concepite proprio al fine di evitare un crollo delle frequentazioni museali di cittadini e turisti.

La tendenza a superare i particolarismi e la frammentazione nel territorio attraverso

Marche. Musei e patrimonio