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Come si è accennato più volte nel corso del capitolo, nel secondo Seicento la produzione calcografica bolognese relativa a quadratura, veduta e decorazione è molto varia e diversificata. Molte sono le tavole sciolte anonime, a volte anche di qualità alta, che non è

stato possibile associare a un artista o a un frontespizio. Si è visto come accanto agli artisti più famosi, o agli incisori più prolifici, operasse un cospicuo numero di petit-maîtres, che potrebbero essere decoratori di professione, prestati occasionalmente all'arte calcografica. Tra le personalità meno note ha una rilevanza particolare Giacomo Camillo Mercati, il cui nome ricorre spesso in questi anni. Collabora infatti come editore con Buffagnotti a una delle sue serie di soffitti mignon (scheda 3.6.2), con Buffagnotti e Santi alla serie Primi

soffitti (scheda 3.3.9) e fa parte del team della famosa impresa Varie opere di Prospettiva inventate, disegnate e dipinte da Ferdinando Galli d.o il Bibiena Bolognese Pittore, et Architetto dell'A. SS.ma del Sig.re Duca di Parma Raccolte da Pietro Abbati et intagliate da Carlo Antonio Buffagnotti. In Bologna : Le diede in Luce e Stampò Giacomo Camillo Mercati, l'anno 1707. Già il titolo di questa serie, studiata in particolare da Marinella

Pigozzi, fa intendere molto sulla collaborazione di diverse professionalità nella realizzazione di una suite di questa tipologia. Certo la realizzazione della serie bibenesca (composta da una quarantina di tavole) deve essere stata ben più complessa di quelle che si studiano in questa sede, ma chiarisce bene la professionalità di Mercati, che specializzatosi in questo preciso genere di produzione calcografica decide di dare alle stampe alcune suites, probabilmente da lui stesso incise. Oltre alle due serie qui analizzate (schede 3.7.1 e 3.7.2, che gli è attribuita da Davoli) ne è nota un'altra di sole tre vedute circolari che reca il suo nome sul frontespizio (Biblioteca Panizzi, inv. 9506, 2914, 2935).

Oltre alle imprese di Mercati in questa sezione analizzo alcuni casi anonimi di incisione di quadratura per soffitto di dimensioni notevoli che hanno avuto un certo interesse e seguito (schede 3.7.3, 3.7.4).

3.7.1 VARI SOFFITTI / DI GIA:MO CAMILLO / MERCATI

Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna, Gabinetto disegni e stampe, Cartella Autori Vari XXIV inv. 7, 01-15; n. 8, 01-11

Acquaforte, 25 tavole + frontespizio misure medie battuta: 132x175 mm

Luogo e data di edizione: Bologna, post 1694

Inventore: Giacomo Camillo Mercati, incisore: Giacomo Camillo Mercati (?) Editore: Giacomo Camillo Mercati (?)

Primo stato (e probabilmente unico)

Bibliografia: S. FERRARA-G. GAETA BERTELÀ 1975, schede 177-184; Z. DAVOLI-C. PANIZZI 2006, pp. 204-206.

Questa serie di soffitti va certamente datata dopo l'analoga impresa pubblicata dallo stesso Mercati su disegno di Santi e intaglio di Buffagnotti (scheda 3.3.9) e Mercati è probabilmente da considerarsi sia inventore che incisore.

La serie in questione è particolarmente debitrice del lavoro di Buffagnotti, che negli stessi anni porta avanti un'analoga operazione di semplificazione dei precedenti mitelliani e delle soluzioni che andava elaborando la seconda generazione di suoi seguaci. Non è un caso infatti che le otto tavole di Mercati conservate nella Pinacoteca Nazionale di Bologna (vol. 87, inv. PN 12267-12268, PN 12270-12273, PN 12275-12276) siano state attribuite a Buffagnotti nel catalogo Bertelà-Ferrari. Un altro esemplare di 22 tavole si trova nella Raccolta Davoli presso la Biblioteca Panizzi (inv. 9476-9497).

Questa serie si compone di 26 tavole note che hanno dimensioni abbastanza varie, ma una notevole coerenza stilistica (l'esemplare dell'Archiginnasio risulta essere completo, mentre ritengo che quello in Pinacoteca, come già ipotizzato da Bertelà-Ferrari, accolga una tavola apocrifa: scheda 182, vol. 87, inv.12274). I soffitti sono 25 e una sola tavola presenta un fregio per parete (che ricorre anche nella versione della Biblioteca Panizzi e quindi è molto probabile che sia originale della serie).

Come anticipato i soffitti sono di fatto molto affini a quelli intagliati da Buffagnotti: a soluzioni propriamente di quadratura si alternano cornici dall'andamento ovoidale che presentano fascioni e volute. Alcune tavole riprendono l'impostazione di una incisa da Buffagnotti, in quella che ipotizzo essere la sua prima serie dopo la morte di Santi (scheda 3.6.1), vedono cioè il rettangolo della lastra occupato per circa 2/3 dalla soluzione per soffitto, mentre nello spazio rimanente trovano posto volute e scudi.

Due disegni a penna in Collezione Certani, presso la Fondazione Cini, sono copie di due tavole di questa serie (precisamente il 32435 che corrisponde alla tavola n. 8, 03 e il 32434 che corrisponde alla tavola n. 8, 07).

3.7.2 VARI CAPRICCII / DI FREGGI / ET ORNATI

Biblioteca Comunale Panizzi, Reggio Emilia, Raccolta Angelo Davoli, inv. 9500-9505 Acquaforte, 5 tavole + frontespizio

misure medie battuta: 140x225 mm

Luogo e data di edizione: Bologna, post 1694

Inventore: Giacomo Camillo Mercati attr., incisore: Giacomo Camillo Mercati attr. Editore: anonimo

Primo stato (e probabilmente unico)

Bibliografia: Z. DAVOLI-C. PANIZZI 2006, p. 206.

Questa serie, di cui mi è noto solo l'esemplare in esame, è stata attribuita da Zeno Davoli a Giacomo Camillo Mercati, attribuzione che pare verosimile nonostante il suo lavoro non abbia peculiarità stilistiche tali da distinguerlo con certezza da quello di altri maestri anonimi. Si tratta di un esemplare certamente scompleto che, secondo Davoli, “sembra imitazione di un'altra serie antecedente, di cui abbiamo visto un altro foglio attribuito opportunamente da A. Davoli a Mitelli Agostino”. Che ad Agostino spetti la paternità di queste soluzioni mi sembra improbabile: anche se disegni di questa tipologia ricorrono nella sua produzione, lo stile di queste tavole è infatti più manierato, più vicino alle soluzioni di Domenico Santi, a cui potrebbe più probabilmente spettare la tavola vista da Angelo Davoli.

3.7.3 Agostino Mitelli Inv: Pin.t (catino e volta della Cappella del Rosario di San Domenico)

Biblioteca Palatina, Parma, Raccolta Ortalli, vol. 11200-11506, inv. 11451 Acquaforte

misure battuta: 348x438 mm

Luogo e data di edizione: Bologna, 1675 (?)

Inventore: Agostino Mitelli disegnato da anonimo (Francesco o Ferdinando Bibiena?), incisore: Francesco o Ferdinando Bibiena (?)

Primo stato (e probabilmente unico)

Bibliografia: G. RAGGI 2005, p. 47-48, ill.5.

Questa incisione, oltre alla serie di Marc'Antonio Chiarini, è l'unico caso noto di traduzione calcografica da un affresco di Agostino Mitelli. Si tratta della celebre Cappella del Rosario in San Domenico a Bologna di cui vengono riprodotti la fascia scandita da edicole e cartouches del catino e metà della volta antecedente. Che all'autore della lastra interessino esclusivamente le soluzioni quadraturistiche è confermato dall'assenza di figure nelle cartouches che vengono lasciate vuote, analogamente allo sfondato in cui non viene riprodotta l'ascensione della Vergine. La qualità dell'acquaforte è buona e si nota in particolare una certa scaltrezza nel combinare la decorazione dei due vani in un unico foglio. Certo, come anticipato a inizio capitolo, il risultato non è chiaro e questo più che alle doti dell'incisore va ricondotto alla scarsa traducibilità della quadratura in incisione.

Sull'esemplare conservato in Archiginnasio (cart. Gozzadini 1/IV n 67) è annotato a matita “Incisione di Carlo Ant. Buffagnotti (Davoli)”, attribuzione che convince per lo stile incisiorio, fitto e preciso, ma talvolta sciatto nei dettagli delle figure. Tuttavia, come precisa Giuseppina Raggi, Giovanni Mitelli scrive: “Il Filio del Bibiena pittore intaglia à aquaforte le Prospettive di mio Padre in Bologna” (G. MITELLIb, c. 3). Questa testimonianza porta la studiosa a riferire questa acquaforte a Ferdinando o Francesco Bibiena. Quando Giovanni scrive, tra il 1674 e il 1675, i Bibiena nati rispettivamente nel 1657 e nel 1659 erano adolescenti ed è plausibile che uno dei due si sia impegnato come esercizio in questa impresa. La loro formazione, secondo lo Zanotti, era avvenuta presso vari artisti tra cui il Mannini, che come si è visto era un grandissimo ammiratore di Agostino. Se si accetta questa pista, come io sarei portata, credo sia più opportuno attribuire questa incisione al maggiore, Ferdinando, non solo per una questione anagrafica, ma anche per la sua comprovata attività di incisore in età giovanile.

La datazione è in effetti precoce considerando che le incisioni di quadratura per soffitto di Santi vanno datate al 1694. Non mi sono note però altre stampe che possano essere ricondotte alle “prospettive” cui accenna Giovanni Mitelli.

Questa stampa assume, inoltre, un'importanza straordinaria come trait d'union tra il lavoro di Agostino e quello che faranno i Bibiena negli anni a venire, partendo proprio dalla sua lezione

e da quella del Troili, e non da un'improvvisa epifania come parecchia critica ha finora lasciato intendere.

3.7.4 Senza titolo (due dettagli di quadratura per soffitto)

Biblioteca Palatina, Parma, Raccolta Ortalli, vol. 11200-11506, inv. 11277, 11278 Acquaforte, 2 tavole

misure medie battuta: 150x446 mm

Luogo e data di edizione: Bologna, post 1665 Inventore: Domenico Santi (?), incisore: anonimo Editore: anonimo

Primo stato (e probabilmente unico) Bibliografia: inedito

Queste due stampe sono un caso molto interessante di studio. Sono difficili da valutare perché il soggetto sono due fasce in cui non viene pienamente sviluppata la soluzione angolare e che sono probabilmente pensate per il lato longitudinale di una galleria. Una simile soluzione con balconcino tondo aggettante nel lato trasversale (11278) è impiegata da Colonna, coadiuvato da Pizzoli, nella Sala del Consiglio in Palazzo Pubblico, sala che tuttavia si differenzia notevolmente da queste incisioni per il ricorrere di colonne (che contraddistinguono la monotona produzione di Colonna dopo la morte di Mitelli). Credo che le soluzioni sperimentate in questi fogli siano più prossime alla vicina Galleria Vidoniana, opera di Domenico Santi e Giovanni Battista Caccioli. La divisione della galleria in riquadri in cui variano le cornici è infatti analoga, nonostante nella galleria dipinta ci sia meno varietà. Anche la soluzione di impiegare fascioni trasversali con tripla cornice decorata tra uno sfondato e l'altro (soluzione peraltro non nuova) è analoga, sebbene con proporzioni diverse. Inoltre in una delle incisioni (la n. 11277) la fascia termina in un timpano composto da due volute che si erge su due modiglioni ed è sormontato da due putti che reggono un tondo, soluzione identica a quella della galleria in questione, non fosse per il tondo che viene sostituito da un vaso di fiori. Che queste acqueforti abbiano carattere di studi preparatori per quadratura viene confermato da un disegno conservato al Museo di Arte e Storia di Ginevra, parte del lascito Gustave Hentsch

(ma già in collezione Fatio, si veda A. DE HERDT 1979, scheda 4). Il disegno ginevrino è infatti corrispondente in controparte all'incisione 11278 e anche le misure coincidono. Il disegno, che non ho potuto vedere di persona, reca un'attribuzione ad Angelo Michele Colonna scritta al centro del foglio (secondo la redattrice della scheda la scritta è databile al XX secolo), attribuzione a cui a mio avviso è da preferire il nome di Santi per la vicinanza alle soluzioni della Galleria Vidoniana, e il ricorrere di diversi elementi tipici del suo repertorio, quali il modiglione antropomorfo, la conchiglia e l'impiego delle rosette (dalla riproduzione mi sembra di riscontrare inoltre il modo che gli è peculiare di rendere le ombre).

Difficile è fare ipotesi più precise su questa impresa editoriale: la Galleria Vidoniana venne commissionata nel 1665 e questa data a mio avviso può essere considerata post quem. Ritengo che queste due stampe sciolte non abbiano mai fatto parte di una serie più articolata ma è probabile che siano riconducibili a un'impresa sovrintesa dallo stesso Santi, impresa che ne riprende due disegni preparatori per affresco e non pensati per l'incisione. Avanzare ipotesi sul nome dell'incisore è difficile, la qualità discreta e il tratto fine sono affini a quelle del Buffagnotti che collabora con Santi, ma si tratta di elementi molto generici.

Due disegni della Collezione Certani, presso la Fondazione Cini, riprendono fedelmente queste due stampe anonime (rispettivamente 32366 e 32365), che a mio avviso non si prestano particolarmente a fornire validi strumenti di comprensione della quadratura agli studenti. Non mi sono note altre prove di queste due incisioni.