Bologna ha una illustre e vasta produzione calcografica nel corso del Seicento, produzione che comprende numerose serie di esemplari per disegnare che vengono proposte con costanza da editori ed incisori. Questa tipologia di incisioni viene data alle stampe allo scopo di fornire le basi del disegno ai dilettanti e i contributi di alcuni dei più importanti artisti bolognesi ne confermano il successo. La tipologia più nota e fortunata di esemplari è quella di dettagli anatomici, di cui la prima e più importante prova si ha con le tavole tratte dai disegni di Agostino Carracci, La scuola perfetta. Il metodo didattico proposto da questa serie trova origine nella pratica di bottega dell'esercizio sugli esempi dei maestri. Gli esemplari, come scrive Marinella Pigozzi, sono “moduli figurativi addomesticati e ripetibili in serie, segni di una abilità che si può apprendere e mettere al servizio del committente di turno, rispettandone le regole, favoriscono la diffusione di un parametro di gusto fra i dilettanti”139.
Accanto a questo tipo di produzione vanno segnalati gli esemplari di elementi di ornato, categoria alla quale Agostino Mitelli dà un grande contributo e impulso. Egli pubblica, tra il 1636 e il 1645, tre serie di cartuches ed elementi decorativi di sua invenzione e una di fregi tratti dal portico di San Bartolomeo di porta Ravegnana a Bologna. Prima di queste sue operazioni editoriali in città dovevano circolare serie incise come quelle dai vasi dei famosi
138 La parte di questo capitolo relativa a Agostino e Giuseppe Maria Mitelli e a Domenico Santi riprende,
approfondisce e amplia con alcune novità, la parte relativa alla quadratura e le schede dettagliate, l'articolo da me pubblicato nel 2012 dal titolo Gli esemplari di ornato a Bologna nel Seicento, i rapporti con la Francia e l'eredità
di Agostino Mitelli (M.L. PIAZZI 2012).
affreschi di Polidoro da Caravaggio nella facciata di Palazzo Milesi140 o le due di girali
disegnati da Polifilo Giancarli e intagliati dal Fialetti. Tuttavia, le opere che maggiormente devono aver influenzato Agostino Mitelli sono gli stemmi araldici di cardinali ed altre personalità in vista, stemmi che vengono stampati copiosi tra fine Cinquecento e inizio Seicento. Questa produzione viene impostata da Agostino Carracci e ha importanti contributi da parte di Francesco Brizio, Giovanni Battista Corioliano, Giovani Luigi Valesio e Oliviero Gatti141. Si tratta di un genere codificato che, proprio per la sua facile
riconoscibilità, era preferito e scelto dai committenti: al centro della lastra viene collocato uno scudo riccamente decorato con ghirlande, figure mitologiche, putti, mascheroni e talvolta animali, e ai lati sono spesso collocate due personificazioni delle virtù attribuite al committente. Si nota come gli elementi decorativi che vengono impiegati siano quelli del lessico maturato dai Carracci in Palazzo Magnani.
L'interesse per queste stampe da parte della famiglia Mitelli è dimostrato dal citato disegno giovanile di Giuseppe Maria, conservato nella Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna, che riproduce le due figure allegoriche sedute ai lati dello stemma del cardinale Sforza nel disegno preparatorio di Guido Reni conservato al British Museum (si veda paragrafo 1.4).
Un altro precedente significativo a Bologna devono essere state le serie incise di esemplari di ricamo: la più importante a noi pervenuta è il Libro dei lavorieri, datato 1591 e dedicato alla Serenissima Maria Gonzaga d'Este da un misterioso autore bolognese che si firma A.P. A questa impresa editoriale segue il libro di straordinaria raffinatezza di Bartolomeo Danieli, stampato nel 1639 da Giovanni Battista Negroponte e Agostino Parisino, editori anche di Agostino Mitelli (si vedano le schede 3.1.1 e 3.1.3).
Dopo il successo delle serie calcografiche di Agostino, che conoscono stati successivi e riedizioni, questa produzione è continuata dal figlio Giuseppe Maria con una serie di incisioni di traduzione dai disegni del padre, e successivamente dall'allievo Domenico Santi che si basa su invenzioni proprie, ma inizialmente sulla scia di quanto proposto dal maestro.
140 Sono note quelle del bolognese Odoardo Fialetti e di Cherubino Alberti.
141 Cfr. D. DEGRAZIA 1984, pp. 53-55. La studiosa ritiene che questo genere, nuovo in Italia, sia stato iniziato da
Queste imprese devono aver avuto un buon successo: della serie di Giuseppe Maria troviamo anche prove poco fresche (come quella della Biblioteca Panizzi a Reggio Emilia) e la copiosa produzione di Santi e Buffagnotti risponde necessariamente a una richiesta di mercato.
È di derivazione mitelliana anche un'altra tipologia di esemplare che non si riallaccia alle serie del maestro, bensì riprende il suo lavoro di quadraturista, sia con citazioni precise dagli affreschi (è il caso di Marc'Antonio Chiarini), che con tavole di quadrature per soffitti che ne interpretano in maniera più o meno stanca alcune soluzioni stilistiche. I maggiori interpreti sono Carlo Antonio Buffagnotti (sempre associato al nome di Ferdinando Galli Bibiena, ma da ricordare anche come allievo di Domenico Santi) e Giacomo Camillo Mercati, completamente taciuto dalle fonti e di cui è nota anche un'attività di editore.
In questo capitolo alla trattazione dei vari artisti affianco una scheda per ogni serie incisa o incisione sciolta di rilievo, sia originale che secondo stato o copia, con l'intento di costituire la prima indagine sistematica in questo ambito molto complesso e cercare di capire la reale portata e diffusione di queste incisioni. Al fine di chiarire il più possibile le modalità di fruizione e l'influenza che hanno avuto queste stampe, menziono di volta in volta i disegni che ne sono copia che ho potuto riconoscere finora.