Zanotti nel descrivere la formazione di questo artista precisa il suo studio su Mitelli, “si diede molto a disegnare; e non solo di suo ritrovamento, ma sulle opere de' principali maestri, e singolarmente d'Agostino Mitelli, di cui fu, finché visse, egregio, e singolare imitatore, e laudator non mai stanco”204 (si veda paragrafo 2.4). È significativo quindi che la
prima serie di incisioni che dia alle stampe sia proprio di traduzione da affreschi di questo artista. La seconda ha impostazione affine alla prima ma è basata su disegni di sua stessa invenzione. In entrambi i casi la scelta è insolita: Chiarini è l'unico tra gli incisori dell'epoca a scegliere di incidere porzioni di quadratura per parete, che in effetti si prestano meglio ad essere tradotti in incisione rispetto alla quadratura per soffitto. La tecnica che impiega in
queste due opere si dimostra molto vicina a quella dell'amico Giacomo Antonio Mannini: sono analoghi i tratteggi fitti e la sensibilità al contrasto tra luci ed ombre.
Oltre alle due serie qui presentate incide la Serenata a Bologna data dal Conte Francesco
Albergati nel 1692205, di lui stesso progetta l'allestimento, e gli apparati scenici per la festa
della Porchetta degli anni 1683, 1684 e 1686206. Mentre è Giacomo Giovannini su suo
disegno ad incidere gli altri apparati effimeri del convito del Gonfaloniere Francesco Ratta da lui stesso curati207, Ludovico Mattioli quelli per la venuta in Italia di Filippo V nel 1702 e
una riunione dei Gelati nel 1705. Anche per le sue imprese di scenografo l'incisione è affidata a terzi: la Forza della Virtù e Nerone fatto Cesare vengono incise da Buffagnotti e Giovannini208. Zeno Davoli, infine, rende nota una stampa di paesaggio firmata da Chiarini,
che probabilmente appartiene alla stessa serie di una in raccolta Bertarelli in cui viene precisato che il disegno spetti a Domenico Santi.
3.5.1 Agostino Mitelli inventore / e dipinse / Marc'Antonio Chiarini / disegnò, et intagliò. / Marc'Antonio Fabbri forma in / Bologna.
Pinacoteca Nazionale di Bologna, Gabinetto disegni e stampe, vol. 88, inv. PN 12326-12331 Acquaforte, 5 tavole + frontespizio
misure medie battuta: 205x123 mm
Luogo e data di edizione: Bologna, ante 1701
Inventore: Marc'Antonio Chiarini, incisore: Marc'Antonio Chiarini Editore: Marc'Antonio Fabbri
Primo stato (e probabilmente unico) Bibliografia: M. PIGOZZI 1989, p. 254.
205 A. OTTANI CAVINA, scheda 318, p. 209, in Architettura, Scenografia, Pittura di paesaggio. 206 E. RIZZOLI 1980, pp. 588-589.
207 Ibidem, schede 318-321, pp. 209-212. 208 M. PIGOZZI 1989.
Questa serie, che non viene ricordata dalle fonti ed è piuttosto rara, è stata resa nota da Marinella Pigozzi nello studio che dedica alla produzione calcografica relativa a Chiarini. La suite che si compone di 6 tavole numerate riprende alcuni scorci architettonici già dipinti da Agostino Mitelli, come recita il frontespizio e come ritorna nelle singole tavole “Mitelli inv: et pin:”. I soggetti devono sezioni di parete ad affresco, ma purtroppo non sono riuscita a ricondurre nessuna tavola alle opere di Agostino.
Quella che Chiarini propone in questa suite è un'immagine dell'operato di Mitelli abbastanza inedita: non lo attraggono infatti le ardite soluzioni che Agostino applica nelle volte, né il ricco repertorio ornamentale, sceglie di riprodurre invece quelle sezioni di quadratura per parete che servono di collegamento tra porte e finestre reali, in cui Agostino crea illusori spazi il cui accesso è immediatamente negato da balaustre, zoccoli e soprattutto pareti e colonne spesso oblique rispetto l'osservatore bloccandone anche lo sguardo. Neppure la critica recente ha riservato a questo tipo di soluzioni molta attenzione, seppure ce ne sia un caso geniale ai lati dell'altare nella Cappella del Rosario, già per angolo. Chiarini si dedica a questo tipo di dettagli, animato forse dalla stessa vena polemica nei confronti delle soluzioni di Ferdinando Bibiena, che acutamente Deanna Lenzi rileva nel suo lavoro di scenografo (D. LENZI in
Architettura, Scenografia, Pittura di paesaggio 1979, introduzione alle schede 222-227).
Questa serie mi ha permesso di attribuire a Chiarini l'unico disegno che può essergli con certezza riferito: il n. 32819 della Collezione Certani che è preparatorio al frontespizio di questa serie (si veda paragrafo 2.4). È infatti in controparte rispetto l'incisione e presenta diverse differenze: la tenda invadente che ospita il titolo nell'incisione, è raccolta dietro la colonna lasciando la visione della scalinata completa. La soluzione studiata nel disegno vede invece due angeli che reggono una corona d'alloro, entro la quale era probabilmente previsto il titolo in una forma più ridotta. Il disegno 32231, della medesima collezione, mostra una soluzione analoga alla precedente (in tutta la serie ricorrono con particolare insistenza scalinate a chiocciola) e anche se non trova corrispettivo nelle tavole note può essere riferito a Chiarini per il medesimo tratto essenziale, la peculiare attenzione a luci ed ombre data da un'acquerellatura leggera, ma anche la stessa maniera faticosa di tracciare i balaustri, che ricorre anche nella serie incisa.
L'attenzione alla modulazione della luce è presente anche nelle tavole incise in cui Chiarini tenta un sottile tratteggio, talvolta spezzato, come quello impiegato con successo dal Mattioli che incide Santi, ma senza riuscire ad raggiungere lo stesso alto risultato. Le incertezze
tecniche presenti in questa serie saranno completamente risolte nella seguente, e confermano questo lavoro cronologicamente precedente e da riferirsi probabilmente a una fase giovanile dell'artista.
Un ulteriore esemplare di sole tre tavole è conservato nell'album Ortalli 78 (inv. 11313, 11316, 11317).
3.5.2 VEDUTE / di Prospettiva / Inventate, & intagliate, / da / Marc'Antonio Chiarini / DEDICATE / Al merito singolare / Del Molt Ill.re, et Ecc.mo Sig. / d'ambe le Leggi Dott.r / GIUSEPPE ANTONIO / MAZZI
Biblioteca Comunale Panizzi, Reggio Emilia, Raccolta Angelo Davoli, inv. 4361/1-4373 Acquaforte, 13 tavole + frontespizio
misure medie battuta: 209x130 mm Luogo e data di edizione: Bologna, 1701
Inventore: Marc'Antonio Chiarini, incisore: Marc'Antonio Chiarini Editore: anonimo
Primo stato (e probabilmente unico)
Bibliografia: G. ZANOTTI 1739, p. 276; E. RIZZOLI 1980, p. 588; M. PIGOZZI 1989, pp. 254-255; Z. DAVOLI-C. PANIZZI 2006, p. 312.
Questa serie, diversamente dalla precedente, gode di una certa bibliografia a cominciare dallo Zanotti che la descrive: “Tornato finalmente a Bologna pinse l'anno MDCCI alcune prospettive […]. In questo tempo egli pubblicò un libro di prospettive da lui inventate, ed intagliate, le quali ei dedicò a un certo Mazza dottore, cui dipinse ancora molti quadri e prospettive”, fornendo quindi la data di edizione omessa dal frontespizio.
A Chiarini spetta dunque sia l'incisione che l'invenzione delle tavole, che si riallacciano a quelle che ha inciso da Mitelli. Non solo il formato e gli elementi architettonici sono analoghi, ma anche le proporzioni rispetto al foglio e le soluzioni: gli spazi raffigurati sono delimitati, in diversi casi si hanno prospettive laterali o per angolo che bloccano immediatamente lo sguardo dell'osservatore, in altri la visione è bloccata da una finestra o una parete, scale aprono su cortili e ambienti che si riescono solo in parte vedere e comprendere. L'autore offre così una
casistica molto varia di soluzioni di quadratura per parete, argomento sul quale ritorna brillantemente dopo aver meditato la lezione mitelliana, sviluppandola in maniera originale e matura. L'organicità e la coerenza architettoniche di questa suite non verranno replicati dalle incisioni di analogo soggetto di Buffragnotti in cui la struttura archittetonica, come chiarisce Marinella Pigozzi “si definisce per aggregazione, non già per coerenza organica, mentre alle sculture numerose o alle figure compete il compito di trait-d'union” (p. 255).
La qualità tecnica questa volta è bellissima: le sperimentazioni della serie precedente, quali un fitto tratteggio incrociato e un tratteggio spezzato, raggiungono un drammatico contrasto tra luci e ombre, dando anche a queste tavole una percezione di profondità inedita in questo tipo di produzione calcografica.
Un esemplare privo di frontespizio si conserva presso la Biblioteca Casanatense di Roma (inv. 000047924) e uno incompleto presso la Pinacoteca di Bologna (vol 88, inv. PN 12373-12376), uno incompleto presso la Biblioteca Palatina di Parma (vol. Ortalli 78, inv. 11200-11216).