LISTA II – MALATTIE LA CUI ORIGINE LAVORATIVA È DI LIMITATA PROBABILITÀ GRUPPO II – MALATTIE DA AGENTI FISIC
1. V ALUTAZIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEL PAZIENTE NEI FISIOTERAPISTI DI UN CENTRO PRIVATO
1.1.M
ATERIALI E METODILo scopo di questo lavoro è l’analisi delle conseguenze che l’attività lavorativa di fisioterapia ha sulla salute fisica degli operatori della riabilitazione. A tal proposito è stato fornito un questionario con l’obiettivo di evidenziare gli effetti che la Movimentazione manuale dei pazienti e le posture scorrette provocano sulla salute dei fisioterapisti.
Il questionario è stato somministrato a dieci fisioterapisti di un piccolo centro di riabilitazione privato. Sebbene la casistica sia ristretta, i risultati ottenuti dall’analisi delle risposte del questionario sono comunque in grado di fornire una panoramica generale del funzionamento dei piccoli centri. Infatti, non sempre la grandezza di un centro è direttamente proporzionale al numero di pazienti che si sottopongono alle prestazioni terapeutiche.
Il questionario è stato strutturato sulla base di quello creato dalla Dott.ssa Alessandra Vecoli, prendendo spunto dal questionario dell’azienda ospedaliero-universitaria pisana di Noccioli V., Vecoli A. nel 2008 per il progetto “Riduzione dei danni causati dalla movimentazione manuale dei carichi e dei pazienti”.
Nel questionario elaborato è stata inserita anche una parte relativa alla percezione del corpo, poiché si fa riferimento alla teoria neurocognitiva della riabilitazione. Tale teoria afferma che il corpo è una superficie recettoriale somestesica, che il movimento è conoscenza e che la riabilitazione è apprendimento in condizioni patologiche. Partendo dalle teorie neurocognitive, si può sostenere che il corpo si relazioni con il mondo esterno non solo in soggetti patologici, come nel caso di un paziente, ma di qualsiasi soggetto e dunque anche degli operatori sanitari. La conoscenza che il corpo ha dell’ambiente circostante proviene dall’attività delle cellule del Sistema Nervoso, le quali consentono all’uomo di elaborare informazioni relative alle interazioni con ciò che lo circonda, di
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raccogliere le esperienze effettuate, di utilizzarle in altre occasioni, di modificare le caratteristiche di interazioni successive e di farne oggetto di comunicazione.
I processi cognitivi sono l’Attenzione, la Memoria, il Linguaggio, la Percezione, l’Immagine, la Visione, l’Esperienza, il Problem Solving ed è proprio dall’organizzazione dei Processi Cognitivi che emerge il Movimento. Il corpo è quindi la somma di diversi elementi (ossa, muscoli, SNC, recettori ecc...) che, integrati tra di loro, permettono diverse funzioni specifiche.
Durante il movimento si apprendono principi fondamentali che consentono la corretta esecuzione del gesto (ad esempio, si percepiscono il peso della gamba, la sensazione del terreno sotto il piede, la pressione del piede sul terreno, ecc...). Mediante la rielaborazione di queste percezioni è possibile modificare schemi motori patologici o semplicemente scorretti. È per tale ragione che la riabilitazione è definita apprendimento: infatti, attraverso i processi cognitivi che permettono di percepire il corpo mentre si muove e che consentono la rielaborazione delle percezioni si può raggiungere l'obiettivo riabilitativo.
Partendo da questo importante presupposto, nel questionario sono state incluse domande che indagano la percezione che l’operatore della riabilitazione ha del suo corpo mentre si muove. Se è in grado di sentire il suo corpo mentre effettua manovre di movimentazione manuale del paziente e se percepisce su quali distretti si distribuisce il peso spostato, allora ha conoscenza delle posture scorrette ed è capace di evitarle mediante una rimodulazione del movimento, con conseguente limitazione dei rischi e dei danni di una scorretta movimentazione.
Il questionario, compilato in forma anonima, è stato distribuito di persona ai fisioterapisti di un piccolo centro privato, ai quali è stato spiegato in modo dettagliato il contenuto delle domande. Esso prevede una prima parte generale che fornisce indicazioni sul profilo professionale dell’operatore per quanto riguarda il luogo di lavoro (ambulatorio, degenza o DH) e l’anzianità lavorativa.
Il resto del questionario si compone di 26 domande principali, contenenti sottodomande più specifiche, suddivise in tre sezioni:
a) rilevazione attività;
b) caratteristiche dei pazienti; c) percezione del corpo.
Nella prima sezione si acquisiscono informazioni riguardanti l’attività lavorativa (movimentazione dei pazienti e dei carichi) e la frequenza delle diverse posizioni assunte durante lo svolgimento del lavoro, inclusi movimenti bruschi. Si valuta poi l’adeguatezza
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dell’ambiente di lavoro, la presenza di ausili e l’organizzazione giornaliera dell’attività (se sono presenti pause e l’eventuale variazione dell’attività). Viene infine presa in considerazione la collaborazione dell’équipe e il numero di operatori presenti durante un turno di lavoro.
Nella seconda sezione le domande si concentrano sulla valutazione del paziente. Si richiede all’operatore di indicare età e peso medi dei pazienti e la loro capacità di collaborare, attivamente o meno, con l’operatore stesso. Infatti, si indaga l’eventuale necessità del paziente di ricorrere a facilitazioni motorie o cognitive. È, infine, richiesto all’operatore di valutare la propria capacità di relazionarsi con il paziente, da una parte, e con i familiari/care giver dall’altra.
Nell’ultima sezione si richiede all’operatore di valutare la capacità di percepire il proprio corpo, sia durante il lavoro sia al di fuori dell’ambiente lavorativo. In particolare, si valuta la capacità di percepire schiena, spalle, gambe e bacino durante lo spostamento di un paziente e la possibilità di variare il movimento in modo da poter ridurre eventuali danni derivanti da un movimento scorretto. È richiesto altresì di indicare il distretto corporeo (zona cervicale, zona dorsale, zona lombare, arti superiori e arti inferiori) in cui si avvertono fastidio, dolore o stanchezza e di quantificarne la frequenza.
Alla fine del questionario è data la possibilità di esprimere osservazioni e suggerimenti per migliorare l’organizzazione dell’ambiente di lavoro e dell’attività lavorativa stessa.
1.2.A
NALISI DEI RISULTATIDai dati raccolti attraverso i questionari somministrati si evince che allo studio hanno partecipato dieci fisioterapisti, di cui cinque di sesso maschile e cinque di sesso femminile.
L’età media dei soggetti è di 35,6 anni con un minimo di 25 anni e un massimo di 52 anni.
Per quanto riguarda l’anzianità lavorativa si calcola una media di 11 anni per l’anzianità complessiva (che va da un minimo di 3 anni a un massimo di 25 anni) e di una media di 8,5 anni per quella specifica (in una scala che parte da un minimo di un anno fino ad arrivare a un massimo di 22 anni).
L’attività lavorativa è svolta in regime ambulatoriale da sette operatori della riabilitazione. Tre operatori, di sesso maschile, lavorano anche in regime di degenza.
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media minimo massimo
età 35,6 anni 25 anni 52 anni
anzianità lavorativa complessiva
11 anni 3 anni 25 anni
anzianità lavorativa specifica
8,5 anni 1 anno 22 anni
tipo di attività ambulatoriale ambulatoriale/degenza
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Tabella I: dati generali del personale riabilitativo
Alla domanda riguardante le manovre di movimentazione del paziente, hanno risposto in maniera affermativa 10 operatori su 10. Per quanto riguarda la frequenza, il 70% del campione dichiara di effettuare «spesso» la movimentazione del paziente, il 20% dichiara di effettuarla «raramente» e il 10% sostiene di effettuarla «sempre».
In riferimento alla movimentazione manuale dei carichi, il 20% dichiara di effettuare tale manovra. In entrambi i casi la frequenza dichiarata è «raramente».
Alla domanda riguardante il mantenimento di posizioni scomode per lungo tempo, sei operatori hanno risposto in maniera affermativa e quattro in maniera negativa.
Per quanto riguarda il tipo di posizione assunta durante il lavoro, un operatore ha dichiarato di effettuare lavoro a tappeto, indicando «raramente» come frequenza. In base ai risultati ottenuti, la posizione a tavolino è assunta dall’80% del campione: di questi il 75% sostiene di effettuarla «raramente» e il 25% la assume «spesso». Dieci operatori su dieci confermano di svolgere la propria attività in piedi, di cui il 60% dichiara «sempre» come frequenza e il 40% dichiara «spesso».
98 SI blu NO rosso a tappeto 10% 90% a tavolino 80% 20% in piedi 100 % -