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percentuali di fastidio, dolore e stanchezza per ogni distretto corporeo 0%

20% 40% 60% 80% 100%

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2.D

ISCUSSIONE E

C

ONCLUSIONI

Le patologie muscolo-scheletriche derivanti dal sovraccarico biomeccanico rappresentano una realtà trasversale ai molteplici ambiti lavorativi. In particolare, negli operatori della riabilitazione si evidenzia una consistente percentuale di patologie muscolo-scheletriche lavoro-correlate. Questa alta incidenza è motivata dalla movimentazione manuale di carichi e pazienti che il fisioterapista effettua con frequenza durante il turno lavorativo, spesso anche senza che tra un’azione e l’altra ci sia una pausa di recupero fisiologico. A ciò si aggiungono le numerose posture scorrette che il fisioterapista è portato a mantenere per lunghi periodi.

Esistono normative vigenti che mirano alla tutela della salute del lavoratore e alla prevenzione dei rischi derivanti da una scorretta esecuzione di manovre da MMC. Ad esempio, il decreto ministeriale del 10 giugno 2014 ha aggiornato le tabelle delle malattie professionali inserendovi molti dei disturbi muscolo-scheletrici frequenti tra i fisioterapisti, come ad esempio le spondilodiscopatie del tratto lombare, l’ernia discale lombare e le sindromi da sovraccarico biomeccanico derivanti da movimenti ripetuti con continuità per almeno metà del turno lavorativo.

Per quanto riguarda la professione del fisioterapista, non esiste ancora un metodo di valutazione dei rischi lavorativi provocati dal sovraccarico biomeccanico e dall’assunzione di posture scorrette. Al fine di valutare i rischi da MMC è stato somministrato un questionario che analizzasse l’attività del fisioterapista, anche in relazione alla tipologia dei pazienti trattati e alle condizioni dell’ambiente lavorativo. L’aspetto interessante dello studio condotto risiede nel fatto che i destinatari del questionario sono operatori della riabilitazione di un piccolo centro privato. Infatti, nonostante la casistica risulti alquanto ridotta, con soltanto dieci fisioterapisti partecipanti allo studio, i dati estrapolati dai questionari permettono di costruire una panoramica generale dell’attività fisioterapica in ambito privato, per la quale non esistono ancora studi al riguardo.

Le risposte alle domande del questionario hanno permesso di inquadrare l’età media dei fisioterapisti del centro privato, la quale corrisponde a 35,6 anni. Si può dunque sostenere che i lavoratori siano giovani. Su dieci fisioterapisti, tre lavorano sia in regime ambulatoriale sia in regime di degenza. Va sottolineato che la totalità del campione

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analizzato effettua manovre di movimentazione manuale dei pazienti con alta frequenza (il 100% del campione). Il lavoro è generalmente condotto in piedi e richiede una forza significativa necessaria per oltre il 10% del tempo di lavoro.

Nonostante la presenza di ausili in buone condizioni, soltanto il 33% del campione sostiene di utilizzarli regolarmente. Ciò può denotare una scarsa formazione e addestramento all’uso degli ausili, oltre al fatto che spesso si rinuncia all’esecuzione di attività con l’aiuto di un ausilio per mancanza di tempo.

Un dato molto interessante è rappresentato dalla mancanza di pause che non richiedono movimentazione (il 90% del campione risponde in maniera negativa alla domanda). L’assenza di momenti di riposo fisiologico durante il turno lavorativo può costituire uno dei fattori principali per l’insorgenza di disturbi e patologie derivanti dal sovraccarico biomeccanico. Su questo aspetto dovrebbe concentrarsi la sorveglianza del dirigente.

Inoltre, dai dati analizzati risulta una scarsa collaborazione tra i fisioterapisti. La causa principale è da rintracciarsi nella mancanza di tempo, collegata anche al fatto che ogni operatore si dedica esclusivamente al proprio paziente.

Altro punto su cui riflettere è la scarsa formazione che i fisioterapisti hanno ricevuto in relazione alla movimentazione di pazienti o carichi. Infatti, soltanto il 40% del campione sostiene di aver ricevuto una formazione di base.

Una sezione del questionario è dedicata alla valutazione del rapporto che il fisioterapista ha con il proprio corpo. Il 70% del campione dichiara che durante l’attività lavorativa riesce a percepire spesso la propria schiena (in una scala da 1 a 5, spesso è 4) e il 60% percepisce qualche volta (da 1 a 5, qualche volta è 3) le proprie spalle. Il fatto di riuscire a percepire qualsiasi parte del proprio corpo potrebbe essere un indice di allarme che non dovrebbe essere sottovalutato. Lo stesso vale per la capacità di sentire dove si distribuisce il peso del paziente nel proprio corpo durante manovre di MMP (a questa domanda l’80% risponde di sentire il peso del paziente «spesso» e il 20% «sempre»).

Nonostante il 60% dei fisioterapisti del sondaggio sostenga che sia possibile variare l’organizzazione del proprio corpo durante l’esecuzione di manovre da MMP, essa non viene regolarmente applicata. Questo risultato può indicare o che la domanda sia stata risposta in maniera superficiale, oppure che l’operatore non è in grado di rimodulare il proprio movimento con la giusta posizione pur sapendo che ciò è possibile, probabilmente a causa di uno scarso addestramento.

Altro aspetto significativo sul quale soffermarsi è rappresentato dalla consistenza di fastidio, dolore e stanchezza avvertiti in diversi distretti corporei. Appare allarmante il

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dato relativo al fastidio che i fisioterapisti partecipanti allo studio dichiarano di provare in zona lombare: essi sono infatti il 90% del campione. Per la stessa zona il 50% sostiene di sentire dolore e il 60% stanchezza. La zona dorsale è un altro punto in cui si avvertono generalmente dei disturbi: il 50% avverte fastidio, un altro 50% dolore e il 40% stanchezza.

Guardando allo studio condotto dal Dott. Alessandro Rustici che, nella sua tesi “Valutazione e azione migliorativa sulle attività a rischio per il personale tecnico sanitario della riabilitazione in AOUP” (2016), ha utilizzato un questionario simile per i fisioterapisti dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana distribuiti in diversi reparti, risulta interessante effettuare dei confronti con i dati ricavati dal sondaggio del collega in ambito pubblico.

Il primo dato su cui soffermarsi è rappresentato dall’età media dei fisioterapisti, che nello studio del Dott. Rustici è di 50,52 anni, a fronte di 35,6 anni rilevati dal nostro sondaggio.

Considerando che il lavoro del fisioterapista in ambito pubblico si svolge prevalentemente in regime di degenza, è interessante confrontare le percentuali relative al grado di collaborazione dei pazienti. Il Dott. Rustici attesta tale distribuzione nel seguente modo: 19,4% di pazienti collaboranti, 75% di pazienti parzialmente collaboranti e 2,8% di pazienti non collaboranti. Dal nostro studio è invece emersa la seguente distribuzione: 73% di pazienti collaboranti, 22% di pazienti parzialmente collaboranti e 5% di pazienti non collaboranti. Va evidenziata la percentuale di pazienti non collaboranti: nonostante il presente studio sia rivolto a un centro privato, in cui la maggior parte dell’attività lavorativa avviene in ambito ambulatoriale, esiste comunque un 5% di pazienti non collaboranti e un 22% di pazienti parzialmente collaboranti.

Pazienti collaboranti Pazienti parz. collaboranti Pazienti non collaboranti Dati Rustici 19,4% 75% 2,8% Dati Tosuni 73% 22% 5%

Tabella I: confronto del grado di collaborazione dei pazienti.

Un altro punto del questionario sul quale effettuare il confronto tra i risultati del presente studio e quelli del Dott. Rustici è quello relativo alla percezione di fastidio, dolore e stanchezza. Per quanto riguarda il fastidio, esso è così rappresentato nella tabella 15 (“Percezione di fastidio dolore e stanchezza”) del collega: il 15% lo avverte raramente,

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il 32% qualche volta e il 26% spesso. I nostri dati evidenziano, invece, la seguente distribuzione: 20% raramente, 30% qualche volta, 50% spesso.

Percezione del fastidio

raramente qualche volta spesso sempre Dati Rustici 15% 32% 26% 15% Dati Tosuni 20% 30% 50% -

Tabella II: confronto della percezione del fastidio.

In riferimento alla percezione del dolore, il Dott. Rustici attesta i seguenti risultati: 33% raramente, 30% qualche volta, 24% spesso. Dal nostro studio emergono invece: 14% raramente, 57% qualche volta, 29% spesso.

Percezione del dolore

raramente qualche volta spesso sempre

Dati Rustici 33% 30% 24% - Dati Tosuni 14% 57% 29% -

Tabella III: confronto della percezione del dolore.

Per la stanchezza, i dati del collega sono: 12% raramente, 24% qualche volta, 42% spesso. I dati del presente studio sono: 30% raramente, 30% qualche volta, 20% spesso.

Percezione della stanchezza

raramente qualche volta spesso sempre

Dati Rustici 12% 24% 42% 9% Dati Tosuni 30% 30% 20% 20%

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Partendo dal presupposto che l’età media dei fisioterapisti partecipanti a questo studio è di 35,6 anni e quella dello studio del Dott. Rustici è di 50,52 anni, i dati rilevati dal confronto appaiono preoccupanti. Infatti, il nostro campione ha una percezione maggiore del fastidio e del dolore, mentre il campione del collega avverte maggiormente la stanchezza.

Questi dati risultano tanto più allarmanti quanto più si prende in considerazione il grado di collaborazione dei pazienti: nel nostro caso la percentuale di pazienti non collaboranti e parzialmente collaboranti è inferiore.

Per quanto riguarda la formazione specifica relativa alla movimentazione dei pazienti, dallo studio del Dott. Rustici emerge che il 25% del campione non l’ha ricevuta, a fronte del 60% del nostro campione che ha risposto in maniera negativa alla domanda.

È quest’ultimo un aspetto fondamentale sul quale riflettere. Una scarsa formazione lavorativa adeguata può rappresentare una causa di aumento del rischio da infortunio del fisioterapista. In quest’ambito è essenziale il ruolo del dirigente, il quale deve possedere le competenze necessarie per essere in grado di constatare la presenza di possibili rischi per la salute fisica dei lavoratori e, di conseguenza, attuare le norme previste dai regolamenti vigenti in materia di prevenzione. Egli deve garantire un ambiente di lavoro adeguato e sicuro, in cui i fisioterapisti possano effettuare manovre da MMP nel pieno rispetto delle condizioni ergonomiche, eventualmente aiutandosi con strumenti ausiliari.

A questo proposito, il dirigente ha il dovere di fornire ai lavoratori la formazione necessaria affinché essi siano in grado di riconoscere i segnali di pericolo del proprio corpo, posseggano la conoscenza di come poter riorganizzare il movimento nel modo più sicuro possibile e le competenze per farlo. Tale formazione passa anche attraverso l’addestramento al corretto utilizzo degli ausili.

Non bisogna dimenticare che una equilibrata distribuzione del personale durante i turni lavorativi e la previsione di pause di riposo fisiologico tra un paziente e l’altro permettono al lavoratore di poter recuperare le proprie forze, evitando un sovraccarico che può portare all’insorgenza di fastidi e dolori.

Un fisioterapista correttamente formato e non oberato è un fisioterapista più responsabile, che lavora meglio come singolo e come équipe.

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A

LLEGATO

1:Q

UESTIONARIO