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LISTA II – MALATTIE LA CUI ORIGINE LAVORATIVA È DI LIMITATA PROBABILITÀ GRUPPO II – MALATTIE DA AGENTI FISIC

2. A NATOMIA DEL RACHIDE E STUDI DI BIOMECCANICA

2.4. R ISCHI DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEL RACHIDE

Il sovraccarico biomeccanico e di conseguenza la MMC, suo principale fattore di rischio, possono essere correlati a tutta una serie di affezioni cronico degenerative a livello della colonna vertebrale, comuni nella popolazione generale, ma anche in quella lavorativa, nel qual caso vengono definite in maniera generica con il termine di Low Back Pain (LBP).

Le LBP sono al secondo posto tra le dieci problematiche di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro.

Proprio l’attività di MMC, può determinare carichi discali superiori ai limiti definiti tollerabili e pari a 275 kg nelle femmine e 400 kg nei maschi o addirittura il superamento del carico di rottura dell’unità disco vertebra fissato a circa 650 kg.

Con l’invecchiamento si assiste a un decremento nella resistenza ed elasticità del disco intervertebrale, con conseguente progressiva perdita della capacità di fungere da vero e proprio elemento ammortizzante interposto fra le vertebre: l’invecchiamento del disco viene inoltre accentuato dall’effettuazione di sforzi eccessivi e dalla vita sedentaria, oltre che dalla MMC e dall’assunzione di posture fisse.

I disturbi muscolo-scheletrici fanno parte dei “Work-related muscle-skeletal disorders” (WMSD) per i quali il lavoro non è l’unica causa, ma può svolgere un ruolo concausale di diverso rilievo o esacerbare una pregressa patologia. I WMSD possono manifestarsi con forme cliniche ad interessamento prevalente articolare e peri-articolare, muscolo-tendineo, neurologico periferico, con frequente associazione o sovrapposizione di queste forme tra loro. Una non corretta movimentazione manuale può provocare distorsioni, lombalgie, lombalgie acute, ernie del disco, strappi muscolari, fino alle lesioni dorso-lombari gravi.

A questi rischi, strettamente legati all’attività lavorativa, si collegano altri possibili rischi dovuti al trasporto di un carico. Ad esempio il carico:

 può cadere, provocando contusioni o fratture;

 può essere caldo o tagliente, con possibilità di ustioni o lesioni;

 può ostacolare la visione di scalini o oggetti che si trovano per terra, facendo inciampare.

Negli ultimi trenta anni, numerosi studi hanno cercato di definire il ruolo dei fattori lavorativi sui disturbi muscolo-scheletrici. I fattori lavorativi analizzati da questi studi abbracciano un ampio spettro: dal lavoro in posizione seduta al sollevamento di carichi pesanti. Tali studi hanno affrontato il problema da diverse prospettive, incluse le capacità psicofisiche, di resistenza e di carico biomeccanico. Diverse revisioni della letteratura

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hanno segnalato un aumento delle segnalazioni di disturbi muscolo-scheletrici in lavoratori esposti a sollevamenti, posture scorrette, lavoro fisico pesante, movimenti ripetitivi e vibrazioni di tutto il corpo. Tuttavia, queste recensioni sono di utilità limitata nella comprensione della soglia massima del carico e nel definire quando l’esposizione diventi eccessiva. Sembra esserci una funzione a forma di J associata al rischio da sovraccarico biomeccanico del rachide e all’esposizione lavorativa. Infatti, alcuni studi hanno indicato che livelli moderati di carico sui tessuti svolgono un ruolo di protezione da lombalgie; di contro, livelli estremamente bassi o elevati di carico aumentano notevolmente il rischio di lombalgie. Questi risultati sono molto probabilmente legati alla variazione dei livelli di tolleranza o all’adattamento al carico delle strutture della colonna vertebrale. Verosimilmente, moderati livelli di carico, aumentano la capacità e la soglia di tolleranza individuale. Alti livelli di carico semplicemente non farebbero altro che abbattere rapidamente la tolleranza dell’individuo e quindi far aumentare il rischio. D’altra parte, bassi livelli di esposizione al carico diminuiscono capacità e soglia di tolleranza accelerando la degenerazione dei tessuti. Quindi, queste osservazioni indicano dei livelli ideali di esposizione fisica che, se considerati insieme alla condizione lavorativa, possono ottimizzare la salute del rachide.

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3.F

ATTORI DI RISCHIO

Le patologie muscolo-scheletriche sono classificate come “correlate al lavoro”, ma elemento caratterizzante di queste patologie e la “multifattorialità” dove, più cause, agenti individuali ed ambientali, di origine professionale o extra-professionale devono essere considerate per la diagnosi e la valutazione.

Le patologie che coinvolgono il rachide possono essere suddivise in due diversi gruppi:

 patologie non etiologicamente correlabili con l'attività lavorativa, ma influenzate negativamente dal sovraccarico biomeccanico;

 patologie a etiologia multifattoriale, nelle quali condizioni di sovraccarico biomeccanico lavorativo possono agire come cause primarie o concause rilevanti. Con riferimento ai fattori di rischio professionali, nella pubblicazione del NIOSH del 1997 sono state prese in considerazione le numerose indagini epidemiologiche presenti in letteratura, indicanti un’associazione tra attività lavorativa e lombalgia ed è stato valutato il ruolo determinante delle azioni di sollevamento e delle vibrazioni trasmesse a tutto il corpo, seguite dal lavoro fisico pesante e dalle posture incongrue.

Lo stress determinato sul tratto lombosacrale del rachide durante i compiti di movimentazione manuale di carichi risulta riconducibile a tre parametri fondamentali: entità del peso, frequenza d’azione, modalità di movimentazione (Menoni, 2011). Ulteriori studi (Anderson, 1999; Hoogendoorn et al., 1999; NRC, 2001; Hoogendoorn et al., 2002; NCHS, 2006; Atlas et al., 2004) hanno consentito di confermare il ruolo di questi fattori di rischio e di identificare i settori lavorativi (industria manifatturiera, trasporti e servizi) e le mansioni (addetti al commercio, costruzioni e assistenza sanitaria) a maggior rischio.

Va comunque ricordato che si è registrata un’elevata presenza di lombalgie anche nelle attività sedentarie.

Nella sopra citata review del NIOSH, così come in numerosi altri studi, si è posta anche l’attenzione sugli aspetti psichici, sociali ed organizzativi in grado di agire sui disturbi muscolo-scheletrici, quali lo scarso supporto sociale, l’attività lavorativa monotona e demotivante. Emerge una possibile prevalenza dei fattori psichici individuali

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per le donne e dei fattori psicosociali per gli uomini, ma risulterebbe altresì possibile che i fattori psicologici possano giocare un ruolo importante nella percezione del dolore, e che lo stress, la depressione o l’ansia, possano costituire importanti fattori di rischio per il dolore lombare acuto e cronico (Menoni, 2011).

L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro nel 2000 ha identificato diversi fattori che possono favorire le patologie muscolo-scheletriche, distinguendoli in fattori fisici (lavoro fisico pesante, sollevamento e maneggiamento di carichi, posizioni scorrette, vibrazioni su tutto il corpo), psicosociali (scarso supporto sociale, attività monotona) e organizzativi (scarsa organizzazione del lavoro, contenuti lavorativi demotivanti).

Diversi studi sottolineano come i fattori di rischio individuali non possano essere sottovalutati (Cadi, 1985; Battie, 1990; Ferguson, 1997; Marras, 2000; Miranda, 2002; Hooftman, 2004).

L’età di esordio è generalmente compresa tra i 35 e i 55 anni e sembra sussista una correlazione positiva tra l’età e l’instabilità della colonna.

Il genere femminile è più colpito, in tutte le fasce di età, ma considerando l’attività lavorativa, gli uomini appaiono a rischio più elevato, probabilmente per differenze legate alla movimentazione manuale dei carichi.

L’altezza (superiore a 180 cm per gli uomini ed a 170 cm per le donne) e la massa corporea (BMI > 30) risulterebbero importanti; mentre l’esercizio fisico può ridurre l’incidenza di lombalgia e la durata dei sintomi.

Fattori genetici e familiari, associati all’età e al carico lavorativo, sembrerebbero avere un ruolo importante, anche se ancora non del tutto chiaro.

Il fumo di sigaretta sembrerebbe avere una correlazione positiva con la lombalgia, mentre l’alcool non risulterebbe avere effetti.

3.1. IL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI PER L'OPERATORE