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III. I rapporti sociali nella giustizia aristotelica

3. Sul dikaios e il philos

3.2 Amicizia e giustizia

Considerati i tratti principali dell’amicizia, li si confronti con la nozione di giustizia. Il primo tratto notevole è la funzione naturalmente politica comune a entrambe, che permette ad Aristotele di avvicinarle fin da subito istituendo un paragone che si protrarrà per tutta l’argomentazione. Si legge dell’amicizia e della giustizia come di fattori capaci di mantenere unita e coesa la polis:

496 Aristot., EN, VIII 15, 1162a 34-37. 497 Aristot., EN, VIII 8, 1158b 18-28.

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A quanto pare l’amicizia tiene unite le città [tas poleis synechein], e i legislatori [hoi

nomothetai] si preoccupano di essa più che della giustizia [hē tēn dikaiosynēn], infatti si ritiene

che la concordia [hē homonoia] sia qualcosa di simile all’amicizia [homoion ti tēi philiai] e i legislatori perseguono soprattutto questa, mentre tengono fuori dalla città soprattutto l’inimicizia, come una nemica.498

L’affermazione che l’“amicizia tiene unite le città” riprende un elemento comune alla giustizia, che è il suo ruolo di collante sociale.499 Si avrà in seguito modo di approfondire come la giustizia particolare, soprattutto nella sua versione che si dedica ai rapporti sociali volontari, è un legame che tiene unita la polis nella sua totalità. In qualche modo pare che l’amicizia agisca ancor più efficacemente per il suo essere più vicina alla concordia: per questo, rispetto alla giustizia, è tenuta in maggior considerazione dai legislatori. Il passo successivo a quello appena citato indica questa relazione tra giustizia e amicizia, stabilendo quanto segue:

Tra gli amici non c’è nessun bisogno di giustizia [kai philōn men ontōn ouden dei dikaiosynēs], mentre i giusti hanno ancora bisogno dell’amicizia [dikaioi d’ontes prosdeontai philias], e il culmine della giustizia è considerato un sentimento vicino all’amicizia [kai tōn dikaiōn to

malista philikoneinai dokei].500

Sembra dunque in qualche misura che la giustizia nella sua forma più alta assomigli all’amicizia e che quando c’è amicizia sia sempre implicata una forma di giustizia. Si può anticipare che questo passo dice il vero, ma che va limitato in riferimento all’amicizia perfetta e alla giustizia particolare: le altre forme di philia intrattengono relazioni differenti con dikaiosynē, superandola in ampiezza; viceversa, esistono forme di giustizia diverse da quella particolare che possono darsi senza coinvolgimento amicale.

498 Aristot., EN, VIII 1, 1155a 22-27.

499 Si approfondirà questo tratto della giustizia in seguito, cfr. infra, III 5. 500 Aristot., EN, VIII 1, 1155a 27-29.

185 La seconda differenza riguarda la reciprocità. Parlando dell’amicizia in generale, si era detto che una delle sue caratteristiche essenziali è quella della reciprocità: affinché vi sia amicizia, è necessario che il desiderio per il bene altrui sia ricambiato, ossia entrambi i membri della relazione di amicizia devono trovarsi nella disposizione di volere il bene dell’altro. È, questo, il tratto che distingue l’amicizia dall’eunoia. La giustizia invece non deve essere necessariamente reciproca: la caratteristica essenziale è che deve essere rivolta al prossimo, ossia deve essere compiuta pensando al bene del prossimo ma non è necessario che anche gli altri, che beneficiano dell’azione giusta, si trovino nella medesima disposizione d’animo affinché vi sia giustizia. Dunque la giustizia è rivolta all’altro ma può verificarsi anche senza che vi sia reciprocità, mentre nell’amicizia occorre desiderare il bene reciprocamente.

La reciprocità dell’amicizia però può apparire molto simile, anche nella scelta dei termini, all’antipeponthos, che si ricorderà essere una delle specie della giustizia particolare relativa ai rapporti sociali volontari. Si è infatti già letto che:

Quando la benevolenza è ricambiata diviene amicizia [eunoian gar en antipeponthosin philian

einai].501

Il contraccambio similmente consiste nello scambiarsi reciprocamente beni, contraccambiando quanto ricevuto. Ma esistono delle differenze anche tra le relazioni di contraccambio che si istituiscono nell’amicizia e quelle proprie della giustizia particolare relativa ai rapporti sociali volontari. Il contraccambio nell’amicizia è propriamente reciprocità di sentimenti di benevolenza con il prossimo: è il desiderio di agire rivolti al prossimo che dev’essere comune a entrambi i termini della relazione. Il contraccambio della giustizia particolare invece riguarda primariamente la “reciprocità” relativa ai beni secondo la proporzione. A questa distinzione si potrebbe contestare il fatto che il sentimento benevolo dell’amicizia deve anche tradursi in un’equa ripartizione dei beni, come il contraccambio; d’altra parte anche la giustizia relativa alle relazioni sociali volontarie ha una dimensione emotiva, come l’amicizia,

186 e si rivolge al prossimo esigendo una disposizione simile in entrambi i soggetti.502 Questo è vero, tanto che in entrambi i rapporti sono coinvolti una dimensione di reciprocità relativa tanto ai sentimenti quanto ai beni, ma ad essere diverse sono le priorità: l’amicizia dà maggior importanza alla disposizione interiore, la giustizia ai beni.

Si vedano nel dettaglio i due rapporti delineati da amicizia e contraccambio per apprezzarne le sfumature.

Il contraccambio, si è visto, si basa sull’aver determinato l’uguaglianza proporzionale dei beni prima di procedere allo scambio. L’uguaglianza dei beni, come si è già anticipato, è una caratteristica tipica anche dell’amicizia.

Le forme di amicizia di cui abbiamo parlato si basano sull’uguaglianza [en isotēti]: da entrambe le parti si ottengono le stesse cose e si desiderano reciprocamente le stesse cose, oppure si scambiano una cosa con l’altra, per esempio piacere contro utile.503

Se poi si considerano le forme di amicizia tra membri non uguali, si rileva che anch’esse, come il contraccambio, rispettano nel determinare l’uguaglianza il diverso valore sociale dei coinvolti: come già puntualizzato, anche nel dare e nel ricevere amicale c’è rispetto della proporzionalità sociale.

[…] la virtù e l’opera propria di ciascuno di questi individui sono differenti, e differenti sono le cause che provocano affetto: diversi sono quindi gli affetti e le amicizie. […] In tutte le amicizie che si basano sulla superiorità deve essere proporzionale anche l’affetto [analogon …

philēsin], cioè, per esempio, il migliore deve essere amato più di quanto deve amare, e ciò vale

anche per il più utile e per tutti gli altri; quando l’affetto si genera secondo il valore [kat’axian] allora si produce in qualche modo un’uguaglianza [pōs isotēs], la quale, in conclusione, pare essere la caratteristica tipica dell’amicizia.504

502 Cfr. Masi 2017.

503 Aristot., EN, VIII 8, 1158b 1-4. 504 Aristot., EN, VIII 8, 1158b 18-28.

187 L’uguaglianza (to ison) è dunque componente chiave sia nella giustizia che nell’amicizia. In particolare nel momento in cui si considerano i rapporti tra persone disuguali pare che la relazione tra le due persone e i beni avvenga in entrambi i casi secondo proporzione (analogia) stabilita addirittura secondo lo stesso criterio, il valore (kat’axian): si tratta degli stessi termini già incontrati nel corso dell’analisi del giusto particolare. Per questo giustizia e amicizia sono entrambe rapporti sociali che valorizzano la coesione interna di una polis, ed entrambe rispettano le proporzioni sociali preesistenti determinando in tal modo quanto ciascuno deve ricevere dall’altro. Questi elementi non sono tuttavia sufficienti ad assimilare totalmente amicizia e giustizia. Una differenza riguarda proprio la proporzione secondo cui si realizza l’uguaglianza, che può sembrare essere uno degli elementi comuni a giustizia e amicizia. Si legge infatti esplicitamene che:

È evidente che l’uguaglianza [to ison] non si realizza nello stesso modo nell’ambito dell’amicizia e della giustizia, dato che nell’ambito della giustizia l’uguaglianza è in primo luogo secondo il valore e secondariamente secondo la quantità, mentre nell’amicizia è in primo luogo secondo la quantità e solo secondariamente secondo il valore.505

La proporzione a partire dalla quale si realizza l’uguaglianza è dunque differente: nella giustizia particolare ha la priorità il rispetto del valore attribuito ad ogni membro della relazione nello scambio di beni, mentre nell’amicizia questo può passare in secondo piano. Ciò che è sottolineato nell’amicizia è invece la volontà di contraccambiare relativamente alla quantità beni, la quale non può incrinarsi dato che “quando ciascuno dei due amici ritiene giusto avere di più, l’amicizia si rompe”, mentre possono verificarsi dei casi nei quali un contraccambio che rispetti il valore sociale non è possibile: in questi casi la proporzione tra valore sociale e beni può essere violata, venendo a mancare la giustizia ma salvando l’amicizia. Si legge infatti più avanti, in un capitolo che svolge il tema delle amicizie tra membri disuguali:

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[…] rispettare il valore delle persone [to kat’axian] restaura l’uguaglianza e salva l’amicizia. Di conseguenza devono avere questo tipo di rapporto anche coloro che sono diversi [tois

anisois]: chi riceve un vantaggio rispetto al denaro o rispetto alla virtù deve rendere onore

restituendo quel che può. Infatti l’amicizia richiede che si faccia tutto quello che ci è possibile, e che non si rispetti rigorosamente la differenza di valore [to dynaton gar ē philia, epizētei, ou

to kat’axian], dato che non è possibile nemmeno far questo in tutti i casi, come avviene per gli

onori che si rendono agli dèi e ai genitori: in questo caso nessuno può contraccambiare secondo il valore [oudeis gar tēn axian pot’an apodoiē], ma si ritiene che colui che li onora per quanto può si comporti correttamente.506

Il rispetto del valore sociale perde nell’amicizia la priorità che aveva nella giustizia. Questo differenzia il tipo di contraccambio che caratterizza giustizia e amicizia, che è rigido nel primo caso e legato alle possibilità materiali nel secondo. È probabilmente per questo motivo che il libro sulla giustizia dedica ampio spazio ai calcoli matematici che determinano e ristabiliscono l’uguaglianza, mentre i libri sull’amicizia possono esimersi da queste operazioni dal momento che un rigido rispetto di esse non è necessario, purché resti intatta la volontà reciproca di approssimarsi quanto più possibile all’uguaglianza.507

Inoltre, le proporzioni che regolano il contraccambio sono stabilite rigidamente dalla legge, mentre nell’amicizia esistono delle convenzioni il cui rispetto non è tuttavia disciplinato altrettanto severamente.

Una differenza tra amicizia e l’intera giustizia riguarda infatti il riferimento alla legge. Si è avuto modo nel corso dell’esposizione di rimarcare come ogni azione che rientri nel genere della giustizia debba necessariamente compiersi secondo la legge, sia essa scritta o semplicemente una consuetudine. Per quanto riguarda invece l’amicizia, il riferimento alla legge è meno stringente. Questo è vero nonostante vi sia questo passo che pare indicare il contrario:

506 Aristot., EN, VIII 16, 1163b 11-18.

507 È comunque opportuno notare che l’amicizia resta cosa umana e, qualora la differenza di valore sia

tanto grande da renderla incolmabile per essenza, anche l’amicizia diviene impossibile. Infatti “se la distanza è grandissima, come quella che ci separa da un dio, l’amicizia non permane più” Aristot., EN, VIII 9, 1159a 4-6.

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Si può pensare che, come il giusto è di due specie, non scritto, e scritto nella legge, anche l’amicizia che tende all’utile sia di due specie, morale e legale.508

Il passo parla di un’amicizia legale ma limita la necessità di attenersi a una legge (di due tipi: scritta o non, di consuetudine o fissata per l’occasione) solamente alle amicizie che tendono all’utile. In questi casi esistono certamente dei contratti, che possono presentarsi in più forme, a regolarle; la giustizia, al contrario, è in ogni sua forma “secondo la legge”. Se talvolta la conformazione con la legge pare estendibile a ogni forma di amicizia è solo perché l’amicizia secondo l’utile è estremamente diffusa, infatti:

Tutti, o quasi, desiderano scegliere belle azioni, ma poi scelgono l’utile.509

Nei casi di amicizia per l’utile, che sono i più diffusi, “il criterio di misura è il vantaggio di chi riceve”,510 e per questo rientra nell’ambito regolato da contratti. Tuttavia in altre forme di amicizia il rispetto della legge o di un contratto non è una caratteristica così stringente, lo è, piuttosto, l’intenzione, come già evidenziato dall’analisi delle proporzioni:

Ma nelle amicizie virtuose non vi sono recriminazioni, e come misura, a quanto pare, si usa l’intenzione del donatore, dato che l’intenzione è la parte fondamentale del carattere e della virtù.511

Dal momento che si è già detto qualcosa dell’amicizia per l’utile, si prosegua considerando la triplice suddivisione dell’amicizia secondo le cause. Si parta dalle amicizie per il piacere o per l’utile: questi tipi di amicizia differiscono chiaramente dalla giustizia per il fine, che sarà il raggiungimento di una forma di eudaimonia personale nei suoi aspetti di raggiungimento del piacere o dell’utile. Questo è anche

508 Aristot., EN, VIII 15, 1163a 22-24. 509 Aristot., EN, VIII 15, 1163a 32-33. 510 Aristot., EN, VIII 15, 1163a 16-17. 511 Aristot., EN, VIII 15, 1163a 21-23.

190 confermato dal fatto che nella loro descrizione dettagliata si può notare che esse non si danno solamente tra cittadini maschi adulti e politicamente attivi, come avveniva per la giustizia, ma anche tra giovani, tra anziani e nei confronti degli ospiti (che, lo si noti, non solo non sono cittadini ma nemmeno fanno parte della stessa polis). Inoltre spesso le amicizie per l’utile e per il piacere non sono durature, altra caratteristica in contrasto con la stabilità che caratterizza la disposizione di dikaiosynē.512 Se la giustizia è indicata più volte come una disposizione stabile e duratura nel tempo (tanto che esistono azioni accidentalmente giuste ma che non corrispondono a giustizia in senso proprio), l’amicizia presenta maggior variabilità: l’amicizia è più breve tra gli utili e i piacevoli, “dato che lo sono finché riescono a procurarsi reciprocamente piacere o servizi utili”. Esiste poi anche l’amicizia tra malvagi (hoi mochthēroi), che “diventano amici solo per breve tempo, se uno prova piacere dalla cattiveria dell’altro”.513 In particolare con l’esempio della philia tra malvagi si nota come la giustizia non sia una virtù sempre presente in ogni forma di amicizia. Il non commettere ingiustizia può trovarsi nelle forme di amicizia per l’utile e per il piacere, ma solo per accidente, mentre compare essenzialmente nell’amicizia perfetta.514 Se piacevolezza e utilità reciproche sembrano già intuitivamente cause estranee a quelle che muovono verso la giustizia, rendendo queste due forme differenti da

dikaiosynē, le caratteristiche dell’amicizia per il bene e secondo virtù rendono

l’amicizia perfetta più simile alla giustizia per molti aspetti. Buoni e giusti sembrano individui dalla disposizione simile: agire desiderando il bene dell’amico e desiderando il bene della comunità sono infatti due concetti che possono essere molto prossimi. Entrambe poi sono stati abituali stabili nel tempo: della giustizia si è già detto, dell’amicizia si sa che è stabile quando è secondo virtù, poiché i buoni “essendo stabili in sé, lo rimangono anche nei rapporti con gli altri”. 515 Discrepanze si notano invece

512 Le caratteristiche dell’amicizia per l’utile e per il piacere si possono leggere a Aristot., EN, VIII 3. 513 Tutte le citazioni del capoverso si ritrovano nel brano presente in Aristot., EN, VIII 10, 1159b 2-11. 514 “Anche […] il non commettere mai ingiustizia e tutte le caratteristiche che si hanno nella vera

amicizia si trovano tra i buoni, ma nulla impedisce che anche nelle altre forme di amicizia si diano tali aspetti”, Aristot., EN, VIII 5, 1157a 22-25.

191 sulla frequenza, che se per la giustizia è un problema non sollevato (rendendo ragionevole supporre che essa sia sempre raggiungibile), dell’amicizia perfetta ci viene detto che è rara.516 Altra caratteristica che rende l’amicizia perfetta dissimile dalla giustizia è che non si può amare perfettamente molte persone allo stesso tempo: sembra anzi che l’amicizia perfetta possa “nascere per una sola persona”.517 La giustizia invece sembra potersi esercitare nei confronti di tutti contemporaneamente.

La giustizia è virtù completa rivolta al prossimo secondo la legge, che nella sua forma particolare agisce assegnando i beni in modo da dare parti uguali secondo la proporzione. L’amicizia invece è benevolenza e desiderio del bene reciproco e non nascosto, a causa dell’utile, del piacere o del bene. Anch’essa gestisce i beni secondo la proporzione, ma assegna maggior rilievo alle intenzioni che al rispetto rigoroso della proporzione matematica.