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AMORE E PSICHE

Nel documento MITOLOGIA GRECA VELLO D ORO (pagine 62-70)

Amore e Psiche (David) durante uno dei loro incontri notturni, raffigurati da Jacques-Louis David Psiche, una bellissima fanciulla che non riesce a trovare marito, diventa l'attrazione di tutti i popoli vicini che le offrono sacrifici e la chiamano Venere (o Afrodite). La divinità, saputa l'esistenza di Psiche, gelosa per il nome usurpatole, invia suo figlio Cupido (o Eros) perché la faccia innamorare dell'uomo più brutto e avaro della Terra e sia coperta dalla vergogna

di questa relazione, ma il dio sbaglia mira e la freccia d'amore colpisce invece il proprio piede ed egli si innamora perdutamente della fanciulla. Intanto, i genitori di Psiche consultano un oracolo che risponde:

«Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed esponila, o re, su un'alta cima brulla.

Non aspettarti un genero da umana stirpe nato, ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per l'aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta. Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi d'Averno e i regni bui. (IV, 33)»

Psiche viene così portata a malincuore sulla cima di una rupe e lì viene lasciata sola. Con l’aiuto di Zefiro, Cupido la trasporta al suo palazzo dove, imponendo che gli incontri avvengano al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fa sua; così per molte notti Eros e Psiche bruciano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto;

Psiche è prigioniera nel castello di Eros, legata a questo sentimento che le travolge i sensi.

Psiche scopre l'identità dell'amante e fa cadere una goccia di olio bollente, Jacopo Zucchi Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, che Eros le aveva detto di evitare, con un pugnale ed una lampada ad olio decide di vedere il volto del suo amante, nella paura che l'amante tema la luce per la sua natura malvagia e bestiale. È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale:

una goccia d'olio cade dalla lampada e ustiona il suo amante:

«… colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso si allontana in volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa (V, 23)»

Fallito il tentativo di aggrapparsi alla sua gamba, Psiche straziata dal dolore tenta più volte il suicidio, ma gli dei glielo impediscono. Psiche inizia così a vagare per diverse città alla ricerca del suo sposo, si vendica delle avare sorelle e cerca di procurarsi la benevolenza degli dei, dedicando le sue cure a qualunque tempio incontri sul suo cammino. Arriva però al tempio

di Venere e a questa si consegna, sperando di placarne l'ira per aver disonorato il nome del figlio.

Venere sottopone Psiche a diverse prove: nella prima, deve suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; disperata, non prova nemmeno ad assolvere il compito che le è stato assegnato, ma riceve un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che provano pena per l'amata di Cupido. La seconda prova consiste nel raccogliere la lana d’oro di un gruppo di pecore. Ingenua, Psiche fa per avvicinarsi alle pecore, ma una verde canna

la avverte e la mette in guardia: le pecore diventano infatti molto aggressive con il sole e

lei dovrà aspettare la sera per raccogliere la lana rimasta tra i cespugli. La terza prova consiste nel raccogliere acqua da una sorgente che si trova nel mezzo di una cima tutta liscia e

a strapiombo. Qui viene però aiutata dall'aquila di Giove.

Eros risveglia Psiche dal sonno provocato dal dono di Proserpina, raffigurato da Antoon van Dyck L'ultima e più difficile prova consiste nel discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina (o Persefone) un po' della sua bellezza. Psiche medita addirittura il suicidio tentando di gettarsi dalla cima di una torre; improvvisamente però la torre si anima e le indica come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, mossa dalla curiosità, apre l'ampolla (data da Venere) contenente il dono di Proserpina, che in realtà altro non è che il sonno più profondo.

Questa volta verrà in suo aiuto Eros, che la risveglia dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera uscita dall'ampolla e va a domandare aiuto a suo padre.

Solo alla fine, lacerata nel corpo e nella mente, Psiche riceve con l'amante l'aiuto di Giove: mosso da compassione il padre degli dei fa in modo che gli amanti si riuniscano: Psiche diviene la dea protettrice delle fanciulle e dell'anima, sposando Eros. Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio, Bacco

fa da coppiere, le tre Grazie suonano e il dio Vulcano si occupa di cucinare il ricco pranzo.

Più tardi nasce una figlia, concepita da Psiche durante una delle tante notti d'amore dei due amanti prima della fuga dal castello. Questa viene chiamata Voluttà, ovvero Piacere.

La Fiaba

Un re e una regina avevano tre figlie molto belle. Le maggiori erano sposate con giovani di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era tanto bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti l’adoravano come fosse una dea ed alcuni credevano che si trattasse dell’incarnazione della dea Venere sulla terra, trascurando addirittura gli altari di Venere. La dea, sentendosi trascurata ed offesa a causa di una mortale, pensò di vendicarsi. La vendetta consisteva nel far innamorare la fanciulla dell’uomo più sfortunato della terra, con il quale avrebbe dovuto avere una vita di povertà e di dolore; per far questo incaricò il figlio Amore di colpirla con una delle sue frecce micidiali, che facevano innamorare chiunque ne venisse colpito.  Amore si preparò per scoccare la freccia fatale, ma, appena vide Psiche, rimase talmente incantato

della sua bellezza che l'arco e le frecce gli caddero dalle mani ed una freccia lo ferì ad un piede.

Fu così che egli stesso cadde vittima del suo stesso inganno, innamorandosi di Psiche.

Nel frattempo i genitori di Psiche, preoccupati che la figlia non trovasse uno sposo, decisero di consultare l'oracolo di Apollo per sapere se la figlia avrebbe mai trovato un marito. L'oracolo fu chiaro: Psiche doveva essere abbandonata sulla cima di una montagna, vestita da sposa e là sarebbe stata corteggiata da un misterioso personaggio temuto dagli stessi Dei

(Amore era temuto dagli stessi dei che non potevano nulla contro le sue frecce). Al tramonto del sole, Psiche venne lasciata sulla montagna, sola ed al buio e qui s'addormentò.

Amore, vedendola in quello stato, chiede a Zefiro di portarla nella sua reggia. Mentre dormiva venne Zefiro che la sollevò e la trasportò su un letto di fiori profumati, dove Psiche si svegliò al sorgere del sole.

Guardandosi intorno, la giovane vide un torrente e sulla riva un palazzo così bello da sembrare quello di un Dio. Psiche, quando trovò il coraggio di entrare, scoprì che le sale interne

erano ancora più splendide, ma la cosa più strana era che tutte quelle ricchezze sembravano abbandonate e che delle voci le dicevano che era tutto suo.

Giunta la sera, lei si coricò e sentì un’ombra che riposava al suo fianco. Si spaventò, ma sentì una voce mormorarle che lui era il suo sposo e quindi l'avvolse con un caldo abbraccio e

la confortò. Però lei non avrebbe mai dovuto chiedere chi fosse e soprattutto non avrebbe dovuto cercare di vederlo, accontentandosi del suo amore.

La soffice voce e le morbide carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più domande.

Per tutta la notte si scambiarono parole d’amore. Ma prima che l’alba arrivasse, il misterioso marito (che era il giovane Amore innamorato) sparì, promettendole che sarebbe tornato appena la notte fosse nuovamente calata.

Psiche attendeva con ansia la notte e con questa l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni

erano lunghi e solitari, quindi chiese al marito se poteva invitare le sue sorelle. Amore non sapeva dirle di no, anche se era consapevole che questa concessione sarebbe stato causa di dolore e d’infelicità.

Il giorno seguente, Zefiro portò le due sorelle da Psiche. Lei fu felice di rivederle e le due furono contente per il ricco e felice matrimonio. Però ogni volta che le sorelle facevano domande sul marito, Psiche rispondeva che era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia, oppure cambiava il discorso. Le sorelle cominciarono a pensare che Psiche nascondesse loro il marito perché era un mostro. A forza di sentire domande ed illazioni assurde, Psiche confessò allora di non aver mai visto in faccia il marito e che non sapeva neanche il suo nome.

Allora le due sorelle, gelose ed invidiose di Psiche, la convinsero che per la sua vita stessa, avrebbe dovuto scoprire che aspetto avesse il marito, se non fosse davvero un mostro (come aveva detto l'oracolo) che magari prima o poi l'avrebbe divorata.

Quella notte, come sempre, Amore raggiunse Psiche e dopo averla amata s'addormentò. Psiche, quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e prese una lampada per vederlo ed anche un coltello, nel caso in cui lui avesse voluto farle del male. La luce della lampada le rivelò il più magnifico dei mostri:  Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano

dolcemente ripiegate sopra le spalle; accanto a lui c’erano il suo arco e la faretra piena di frecce.

La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata e subito fu infiammata di rinnovato amore per il  marito. Moriva dalla voglia di baciarlo e, sporgendosi su di lui,  fece cadere

sulla sua spalla una goccia d’olio bollente della lampada. Svegliato di soprassalto, Amore capì quello che era successo, aprì le sue ali e scomparve e con lui anche il castello svanì.

La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto fuggire. 

Disperata pensò di morire e si getto nel fiume, ma la corrente, pietosa, la riportò a riva

dove la poverina cominciò a vagare cercando il suo perduto amore. Intanto Amore, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata e dallo stesso dolore per la perdita di Psiche, tornò

da sua madre Venere la quale, sentita la storia del figlio, si arrabbiò con lui e lo rinchiude nel suo palazzo. Amore non solo aveva osato amare una mortale, ma non aveva tenuto conto che questa era anche sua rivale. Non potendo sfogarsi su Amore, decise di vendicarsi su Psiche e mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita

come nemica degli Dei, catturata e consegnata agli dei.

Intanto Psiche vaga alla ricerca dell'amato, chiedendo invano aiuto a Cerere e a Giunone.

La fanciulla, disperata, si decide a chiedere pietà alla dea, che la fa trascinare per i capelli al suo cospetto e la consegna alla Tristezza e all'Ansietà, sue serve, perché la torturino.

Quindi la sottopone a quattro durissime prove:

1) Dividere un cumulo di semi diversi in mucchi distinti;

2) Portare a Venere un fiocco di lana di pecore feroci;

3) Prendere in un'anfora l'acqua dello Stige tra draghi mostruosi;

4) Scendere fino agli Inferi per ottenere da Proserpina il balsamo dell'eterna bellezza.

Tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a superare grazie all'inaspettato aiuto:

1) di formiche, che separarono i vari semi;

2) di una ninfa, che le spiegò come e quando avvicinare le pecore;

3) dell’aquila di Zeus, che l’aiutò a prelevare le acque dello Stige; e

4) della torre, da cui voleva gettarsi per la disperazione, che le parlò indicandole l'entrata del mondo sotterraneo e dicendole di portare con sé due monete per pagare Caronte, affinché la traghettasse dall'altro lato dello Stige e tre focacce per distrarre Cerbero.

Ma, quando sta per ritornare vittoriosa, presa dalla curiosità, Psiche vuole provare l'effetto

di quel balsamo e apre il vaso. Poiché esso conteneva un sonno infernale, viene presa da esso e si addormenta profondamente.

Le prove a cui Venere voleva sottoporre la sfortunata Psiche, sembrava non dovessero finire mai, finché Amore seppe quello che stava succedendo e salì sull’Olimpo da Zeus per pregarlo

di permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli Dei in un banchetto a cui partecipò anche Psiche (che intanto era stata svegliata

da Amore). Il problema nasceva dal fatto che Psiche fosse un essere umano mortale e Amore un Dio immortale. Ma Zeus, che poteva tutto, decise di elevare Psiche al grado di Dea.

Psiche bevve una coppa di nettare divino che la fece diventare una Dea. La pace e l'armonia tornarono nell'Olimpo. Amore e Psiche si sposarono e dalla loro unione nacque una figlia che venne chiamata Voluttà.

Il Significato del Mito

Diverse sono le interpretazioni di questo mito.

Lucio Apuleio (II sec. d. C.) incarna il bisogno di una nuova spiritualità, il desiderio di conoscenza,  consapevole del fatto che questo sentiero può portare al difficile passaggio dell'espiazione-riscatto.

Apuleio vede l'Amore come un principio cosmico, divino e sembra conoscere i culti misterici neoplatonici. Secondo Apuleio la salvezza non è automatica per tutti ma si ottiene attraverso il sapere e la rivelazione divina. Oggi potremmo dire attraverso l'autoconsapevolezza e l'illuminazione, percorrendo il sentiero che porta dalla curiosità alla conoscenza e da questa alla saggezza, tramite l'esperienza, la purificazione, l'elevazione e la comprensione.

Secondo James Hillman, classicamente, Eros è stato differenziato in tre componenti o persone: 

1.  himeros, desiderio fisico per l’immediatamente presente che va afferrato nell’eccitazione del momento; 

2. anteros, amore corrisposto; e 

3. photos, desiderio per l’irraggiungibile, l’inafferrabile, l’incomprensibile, quella idealizzazione che si accompagna a ogni amore, sempre al di là di ogni conquista.

Eros (la sessualità), nel suo aspetto perverso (il mostro), seduce Psiche (l'anima) e la rinchiude in un palazzo (la lussuria) e non la visita che di notte (inconscio) affinché ella non possa vedere il suo vero aspetto (regressione, proibizioni, tabù). Una notte (buio della ragione) Psiche infrange il divieto, contempla il suo amante alla luce della lampada (curiosità, risveglio della coscienza).

Vedendosi scoperto, Eros fugge (senso di colpa) presso sua madre Afrodite (regressione). Folle di dolore, Psiche erra alla sua ricerca e si rivolge a Venere che le impone dei lavori estremamente duri (prove, iniziazione, purificazione) che riesce a superare grazie all'inaspettato aiuto  di esseri della natura (magia-mistero-energie cosmiche), sino a che Eros fugge dal palazzo materno e riappare nelle sue vere forme (visione autentica dell'amore, coscienza, sublimazione dell'istinto).

Zeus (lo spirito) gli accorda l'autorizzazione a unirsi a Psiche, resa immortale (unione spirituale).

La successione degli avvenimenti della novella riprende quella delle vicende del romanzo:

prima un'avventura erotica, poi la curiositas punita con la perdita della condizione beata, quindi le peripezie e le sofferenze, che vengono alfine concluse dall'azione salvifica della divinità.

La favola, insomma, rappresenterebbe il destino dell'anima, che, per aver commesso il peccato di hybris (tracotanza), tentando di penetrare un mistero con l'atteggiamento sbagliato,

deve scontare la sua colpa con umiliazioni ed affanni di ogni genere, prima di rendersi degna di ricongiungersi al dio. L'allegoria filosofica è appena accennata (se non altro, nel nome della protagonista, Psiche, simbolo dell'anima umana), ma il significato religioso è evidente soprattutto nell'intervento finale del dio Amore, che, come Iside, prende l'iniziativa di salvare chi è caduto, e lo fa di sua spontanea volontà, non per i meriti della creatura umana. [1]

Nel racconto possiamo distinguere:

LE FASI

1) Lo sposo ignoto (l'inconscio)2) Lo sposo svelato (la curiosità) 3) Psiche errante (la ricerca) 4) Le prove pretese da Venere (l'elaborazione, la purificazione, l'espiazione, l'individuazione) 5) L'epilogo (lo sposalizio mistico, l'unione, la sintesi degli opposti)

LE PROVE

1) Dividere i semi: Districare un groviglio di sentimenti conflittuali e di affetti contrastanti.

2) Prendere un fiocco di lana del Vello d'Oro:     Conquistare il potere e rimanere una persona tenera e comprensiva. 3) Riempire l'ampolla di cristallo:     Tenere una certa distanza emotiva

(aquila) nei rapporti. 4) Discesa negli Inferi:    Imparare a dire di no (alla curiosità).

Esercizio della scelta. Stabilire una meta e mantenerla Interpretazione secondo la psicologia junghiana delle PROVE Tratta da:

Individuazione di Agnese Galotti

Il mito di Amore e Psiche fa riflettere sull’elemento di novità contenuto in essa rispetto al motivo dell’eroe in genere: a differenza di questo, infatti, qui l’inconscio assume più direttamente

la valenza positiva di energia soccorritrice, fonte di trasformazione creativa che genera coscienza.

Le quattro prove cui viene sottoposta Psiche rappresentano il percorso che essa, simbolicamente, deve attraversare prima di giungere alla consapevolezza.

1) La prima prova richiede a Psiche di mettere in atto un principio discriminativo capace di ordinare una quantità di "semi" differenti che si trovano mescolati insieme: "Questo mucchio - osserva Neumann - è in primo luogo simbolo di un’uroborica mescolanza dell’elemento maschile." Le forze inconsce soccorritrici sono, in questo caso, le formiche, "simbolo - secondo M.L.Von Franz - dell’ordine segreto dell’inconscio collettivo", una sorta di "ordine inconscio"

che è il solo capace di far fronte al caos disordinato con cui si presenta l’inconscio

stesso.L’atteggiamento di Psiche esprime quindi un affidamento alle forze inconsce e alla loro benefica azione.

2) Nella seconda prova Psiche è chiamata all’incontro con la forza distruttiva solare del maschile, rappresentata dal mitico "vello d’oro" dei montoni. Qui l’elemento inconscio che soccorre Psiche è la canna parlante (Il consiglio è di aspettare la sera e di raccogliere i ciuffi di vello rimasti

impigliati tra i rovi). Essa simboleggia la voce interiore che invita ad aspettare il momento

opportuno (per l'appunto il calar della sera), per incontrarsi col principio spirituale (rappresentato dal Vello d'oro) senza venirne sopraffatta ed annientata. La calma femminile, la capacità di attendere, dunque, rappresenta una grande risorsa di fronte all’impulsività irrefrenabile, all’istinto che si esprime in maniera violenta. Così descrive Neumann questa seconda prova: "il femminile deve soltanto interrogare il proprio istinto per entrare, al calar del sole, in una relazione feconda con il maschile, ossia in una relazione d’amore. Così viene superata la situazione in cui maschile e femminile si fronteggiano in mortale ostilità."

3) La terza prova è il confronto di Psiche con l’irruente cascata delle acque dello Stige, simbolo dell’incontenibile forza dell’inconscio stesso e della sua mancanza di forma specifica. Il compito di raccogliere un bicchiere di quell’acqua riesce grazie all’intervento dell’aquila di Zeus che si assume il compito di raccoglierla per lei. "L’aquila - secondo M.L.Von Franz - rappresenta l’entusiasmo intuitivo e lo slancio spirituale del pensiero. Proprio quando la psiche umana non può più agire con le sue sole forze, viene sorretta da uno spirito eroico e intuitivo che sgorga dal suo inconscio". Psiche rappresenta allora il femminile capace di contenere in sé e di dar forma all’inconscio che in lei stessa fluisce.

In tutte e tre queste prove è richiesto a Psiche di coniugare insieme gli opposti, superando la sterile contrapposizione.

4) La quarta prova, infine, è composta di due parti:

a) Nella prima parte Psiche deve affrontare il pericoloso viaggio agli inferi, guidata dai consigli di una Torre Parlante, la quale, maschile e femminile insieme, è simbolo della cultura umana e della coscienza umana e per questo viene chiamata "Torre che guarda lontano" .

Essa mette in guardia Psiche dal cedere alla "pietà", quale modalità di relazione con l’altro, che non le consentirebbe di raggiungere la propria completezza.

b) Nella seconda parte, invece, Psiche, tornata dal mondo degli inferi, cede alla tentazione di appropriarsi della bellezza divina e, pensando così di poter risultare più piacevole agli occhi di Eros, apre il vasetto consegnatole da Proserpina, atto questo che risulta per lei fatale. Torna

il tema iniziale della "bellezza", capace di avvicinare l’umano al divino. Tutto il cammino di trasformazione di Psiche è iniziato per Amore, per l’irresistibile desiderio di "conoscere" Amore.

Ora che Psiche ha superato le prove, ha conosciuto e sopportato solitudine e disperazione, ora che ha in mano l’unica arma che conosce per attirare a sé ancora una volta Eros, la bellezza appunto, (l’azione dell’amore, a quanto dice Platone per bocca di Diotima, "è la procreazione nel bello secondo il corpo e secondo l’anima" ). Psiche non può che tendere alla bellezza, pur consapevole che ciò significa "fallire", secondo la logica maschile dell’eroe. E proprio in questo

Ora che Psiche ha superato le prove, ha conosciuto e sopportato solitudine e disperazione, ora che ha in mano l’unica arma che conosce per attirare a sé ancora una volta Eros, la bellezza appunto, (l’azione dell’amore, a quanto dice Platone per bocca di Diotima, "è la procreazione nel bello secondo il corpo e secondo l’anima" ). Psiche non può che tendere alla bellezza, pur consapevole che ciò significa "fallire", secondo la logica maschile dell’eroe. E proprio in questo

Nel documento MITOLOGIA GRECA VELLO D ORO (pagine 62-70)

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