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Analisi dei costi di produzione del bioetanolo nel caso specifico

3.1 Caso specifico: la fattibilità di una filiera agroenergetica in Toscana

3.1.5 Analisi dei costi di produzione del bioetanolo nel caso specifico

L’ultimo passo per concludere lo studio di fattibilità è quello di riuscire a determinare il costo che potrebbe avere il bioetanolo prodotto dalla coltivazioni del mais indicate prima.

La struttura dei costi che può meglio sintetizzare l’intera filiera prende in considerazione questi costi:

• Costi della materia prima

• Costi di trasporto della materia prima all’impianto di produzione • Costo della trasformazione

• Valorizzazione dei sottoprodotti

• Costo di distribuzione e commercializzazione

Per raggiungere l’obiettivo dello studio, che è quello di riuscire a determinare un prezzo del mais che possa comprendere un giusto reddito per gli agricoltori, la determinazione del costo della materia prima sarà l’aspetto fondamentale dell’analisi.

Per quanto riguarda il costo della materia verranno determinati due valori diversi, un valore sarà determinato in relazione ai prezzi del mais indicati dalla Borsa merci, nel caso specifico, quella di Bologna, in quanto centro di riferimento delle contrattazioni sui prodotti agricoli; l’altro valore invece sarà una stima del costo di produzione del mais nella zona scelta per l’attivazione della filiera agroenergetica in Toscana.

Come prezzo del mais è stato utilizzato il valore medio del 2006 riscontrato nella Borsa, cosicché possa essere indicativo di tutte le oscillazioni che tale prezzo ha durante il corso dell’anno, quindi il prezzo utilizzato è 144,98 €/ton.

Invece per la stima del costo di produzione per la zona di riferimento è stato utilizzato il “Tariffario delle lavorazioni meccanico-agricole della Toscana”75; la scelta di tale tariffario è dettata dal fatto che all’interno dei costi proposti da tale testo è incorporato anche il costo del lavoro e quindi la remunerazione del lavoro svolto dall’agricoltore.

Il perché della determinazione di due valori diversi va ricercato nel diverso approccio che viene seguito: scegliendo il valore di mercato, l’ottica è quella di considerare il mais come una semplice materia prima che alimenta il processo produttivo; andando invece a ricercare il prezzo migliore, l’ottica è quella di minimizzazione del costo e quindi di massimizzazione dei profitti, senza prendere in considerazione la possibilità di permettere al comparto agricolo regionale di giocare un ruolo centrale all’interno della filiera. La determinazione del costo di produzione del mais, oltre a essere maggiormente preciso per il caso preso in oggetto, permette di poter includere nella valutazione la possibilità di corrispondere all’agricoltore un giusto reddito e inoltre di essere parte integrante del processo produttivo e di essere centrale alla filiera.

Per determinare gli altri costi sono state effettuate delle stime il più vicine possibile alla reale situazione Per quanto riguarda i costi di trasporto del mais è stata effettuata un’intervista al Dottor Falagiani, Direttore del Consorzio Agrario Provinciale di Livorno, che ha fornito una media regionale del costo della movimentazione della granella su strada, ipotizzando un raggio massimo di trasporto di 150 Km con infrastrutture stradali abbastanza buone, condizioni presenti nel caso oggetto dello studio: il costo oscilla tra 6,5-7,5 €/ton. Per quanto riguarda invece i costi di trasformazione, i costi di miscelazione e i costi di distribuzione sono stati considerati i costi ipotizzati da uno studio condotto dalla Commissione Europea, il “Bio-energy’s

role in the EU energy market. A view of developments until 2020”, che fissa costi di

0,28 €/l per la trasformazione di 0,05 €/l per la miscelazione e di 0,10 €/l per la distribuzione. Vengono presi questi dati in quanto risultano essere i più simili a quelli che è possibile raggiungere sul territorio nazionale, sia per condizioni economiche che ambientali. Inoltre tali stime comprendono già al loro interno la parte di remunerazione necessaria per gli attori della filiera coinvolti in tali operazioni.

E’ necessario, per la parte industriale della filiera, attenersi alle stime effettuate in quanto un’analisi puntuale del costo di trasformazione richiederebbe un’analisi e un approfondimento maggiori. D’altronde basarsi sui costi industriali americani renderebbe lo studio poco rispondente alla realtà, in quanto i costi che è possibile raggiungere negli impianti americani non sono quelli raggiungibili in Europa.

Inoltre è stato considerato un prezzo del DDGS che possa essere indicativo del prezzo reale e da vari studi presi in considerazione e da un’intervista fatta al Dottor Domenicali, Direttore Commerciale della Alcoplus, il prezzo con il quale il DDGS viene venduto è in relazione diretta e proporzionale con il prezzo del mais, nell’ordine dell’80-90%. In questo studio è stato preso un valore leggermente inferiore all’80% del prezzo del mais di riferimento.

Prima di procedere alla determinazione del costo ricordiamo i vari dati che sono alla base dell’ipotesi:

• 1 ton. di mais → 330 Kg di etanolo → 418,09 litri di etanolo; • Densità etanolo 0,7893 Kg/litro;

• 1 ton. di mais → 250/300 Kg di DDGS; • 1 ton. di mais → 200/250 Kg di CO2;

• Prezzo mais 144,98 €/ton.; • Prezzo DDGS 115,00 €/ton.; • Prezzo della CO2 50,00 €/ton.76;

Ora è possibile effettuare la stima del costo dell’etanolo proveniente dalla filiera agroenergetica in Toscana:

Tabella 14 Prospetto costi simulazione filiera agroenergetica.

Componenti di costo Valore in €/litro % ∑ %

Costo materie prime (mais) 0,3468

Ricavo vendita DDGS -0,0825

Ricavo vendita CO2 -0,0598

Costo netto materie prime 0,2045 14,02

Costo trasporto 0,0168 1,15 14,02

Costo trasformazione 0,2800 19,20 15,17

Costo miscelazione 0,0500 3,43 34,37

Costo distribuzione 0,1000 6,86 37,80

Totale costo etanolo 0,6513 44,66

Accisa carburanti 0,5640 38,67

Costo etanolo da tassare 1,2153 83,33

IVA (20%) 0,2431 16,67

Prezzo etanolo alla pompa di carburante 1,4584 100,00

Per la determinazione del costo del mais, è stato preso il prezzo di riferimento del mais alla Borsa di Bologna riferito alla tonnellata, sulla base di questo prezzo è stata effettuata la determinazione del prezzo a litro di etanolo prodotto, convertendo la tonnellata di mais in chilogrammi di etanolo e tale valore a sua volta è stato convertito il litri di etanolo, secondo il valore della densità del liquido, quindi 144,98 €/ton di mais corrispondono a 0,3468 €/litro di etanolo prodotto.

La cosa che risalta maggiormente è che oltre la metà del prezzo del carburante è determinato dalle tasse. Il costo di produzione del bioetanolo sarebbe abbastanza competitivo e comunque in linea con gli studi fin qui condotti.

E’ possibile mettere a confronto il costo di produzione del bioetanolo con il costo di produzione della benzina ed è possibile verificare che i costi sono decisamente vicini, infatti come si evince dallo studio condotto il costo di produzione dell’etanolo è di 0,6513 €/litro, valore che vale la pena ricordare essere leggermente maggiore rispetto alle reali condizioni, invece quello della benzina risulta essere per il mese di maggio 2007 di 0,5321 €/litro con tendenze in aumento per il mese di giugno.

Se il bioetanolo come carburante fosse incentivato per i primi anni, in modo tale da poter fare in modo che si sviluppi la produzione e il mercato, per esempio attraverso l’esenzione dell’accisa, si potrebbe avere un prezzo al distributore di carburante decisamente competitivo che inoltre può permettere una certa libertà sulla gestione dei mark up da corrispondere ai vari attori della filiera. Comunque il costo dell’etanolo esentato da accisa risulterebbe essere (tab. 14):

Tabella 15 Prezzo etanolo con esenzione dell'accisa.

€/litro

Costo di produzione etanolo 0,6513

Iva (20%) 0,1303

Prezzo alla pompa 0,7816

Sarebbe quindi auspicabile che, come avviene nel resto dell’Europa, anche in Italia si potesse immettere sul mercato il bioetanolo esentato da accisa, cosicché almeno per i primi anni possa essere incentivata la produzione di bioetanolo, anche perché questo, oltre a tutti i vantaggi ambientali, darebbe la possibilità di destinare alla produzione di mais molti terreni e poi aspetto da non sottovalutare è il fatto che la produzione dell’etanolo avverrebbe sul territorio nazionale e non come per il petrolio che è comunque un prodotto d’importazione.

Tuttavia, considerando le tendenze future, è possibile ipotizzare, che con questi prezzi sia dei carburanti che dei biocarburanti, il pareggio nel prezzo avverrà in un futuro abbastanza prossimo. Infatti, con le attuali tendenze di aumento del prezzo del petrolio e di contro con la possibilità di diminuire i costi di produzione del bioetanolo attraverso l’innovazione tecnologica, i prezzi tendono ad avvicinarsi ulteriormente.

Il problema che ci poniamo ora è di andare ad analizzare l’effettivo costo di produzione del mais sostenuto dagli agricoltori della zona oggetto del nostro studio, per analizzare l’effettiva fattibilità della filiera. Secondo la stima effettuata i costi sarebbero cosi strutturati (tab. 15):

Tabella 16 Costi coltivazione nelle zone della filiera.

Costi lavorazioni meccaniche €/ha

Affossatura 35,00 Aratura 25 cm 155,00 Erpicatura a dischi 1° 58,00 Erpicatura rotativa 1° 71,00 Concimazione presemina 30,00 Semina 58,00 Diserbo 92,00 Sarchiatura e concimazione 48,00 Mietitrebbiatura 170,00 Sub-totale lavorazioni 717,00

Costi mezzi tecnici

Fertilizzanti 220,00 Sementi 150,00 Diserbanti 150,00

Sub-totale mezzi tecnici 520,00

TOTALE COSTI 1237,00

Premio produzione energetiche 45,00 TOTALE COSTI (netto premio) 1192,00

Fonte: FRIMAT e Prof. Mazzoncini.

Questi costi determinano nelle province che sono state individuate un costo per tonnellata di mais prodotta dell’entità di(tab. 16):

Tabella 17 Costo reale nelle province della filiera.

Province €/ton senza contributo EU €/ton con contributo EU

Arezzo 141,37 136,23

Siena 154,24 148,63

Va ricordato che nel prospetto dei costi appena analizzato (tab. 15) è compresa una parte di remunerazione del capitale e dei mezzi meccanici utilizzati in ogni singola operazione. Comunque vediamo come, con il prezzo del mercato di 144,98 €/ton., gli agricoltori non riuscirebbero nemmeno a coprire i costi sostenuti per la produzione. Con questo prezzo, i benefici attesi dalla attivazione della filiera non si realizzerebbero; con quel prezzo riuscire a creare un reddito soddisfacente sarà pressoché impossibile. Gli agricoltori potranno percepire solamente un piccolo reddito derivato, inserito all’interno dei costi, ma sarebbe semplicemente una remunerazione del lavoro, escludendo dal reddito comunque lo sfruttamento del capitale terra e del capitale monetario investito.

L’ultima valutazione che viene fatta è vedere se corrispondendo agli agricoltori un prezzo leggermente più alto il riflesso sul costo di un litro di etanolo è sostenibile e se tale differenza è comunque “sopportabile”.

Verrà fatta una prova con due diversi livelli di prezzo del mais: 150,00 (tab. 17) 160,00 (tab. 18) €/ton:

Tabella 18 Prospetto costi con prezzo mais 150,00 €/ton.

Componenti di costo Valore in €/litro %

Costo materie prime (mais) 0,3588

Ricavo vendita DDGS -0,0825

Ricavo vendita CO2 -0,0598

Costo netto materie prime 0,2165 14,70

Costi di produzione 0,4468 30,34

Totale costo etanolo 0,6633

Accisa carburanti 0,5640 38,29

Costo etanolo da tassare 1,2273

IVA (20%) 0,2431 16,51

Tabella 19 Prospetto costi con prezzo mais di 160,00 €/ton.

Componenti di costo Valore in €/litro %

Costo materie prime (mais) 0,3827

Ricavo vendita DDGS -0,0825

Ricavo vendita CO2 -0,0598

Costo netto materie prime 0,2404 16,01

Costi di produzione 0,4468 29,76

Totale costo etanolo 0,6872

Accisa carburanti 0,5640 37,57

Costo etanolo da tassare 1,2512

IVA (20%) 0,2431 16,19

Prezzo etanolo alla pompa di carburante 1,5014

Vediamo che un aumento di 10,00 euro nel prezzo pagato all’agricoltore per tonnellata di granella di mais determina un aumento nel prezzo dell’etanolo di meno di 2 centesimi di euro al litro del prezzo alla pompa; se invece analizziamo esclusivamente il costo di produzione, l’aumento sarebbe di poco superiore al centesimo al litro e sembrerebbe che tale aumento del prezzo in relazione al prezzo maggiore da corrispondere all’agricoltore sia decisamente sostenibile dall’intera filiera e comunque giustificato o quanto meno giustificabile.

Inoltre tale sostenibilità risulta essere ancora maggiore se l’etanolo venisse immesso sul mercato esentato da accisa. Infatti i prezzi di immissione in questo caso sarebbero(tab. 19):

Tabella 20 Prezzi etanolo esentati da accisa, come indicato in Finanziaria 2007.

Prezzo etanolo senza accisa €/litro

Prezzo etanolo con mais 150,00 € 0,7960

Prezzo etanolo con mais 160,00 € 0,8246

Inoltre è ipotizzabile che il prezzo effettivo di vendita del carburante con una piccola percentuale di bioetanolo miscelato non cambi e rimanga quello di riferimento

del carburante fossile, quindi anche se l’etanolo effettivamente viene esentato dell’accisa il prezzo poi con il quale viene venduto sarebbe lo stesso della benzina, determinando quindi un guadagno maggiore per le compagnie petrolifere e per i rivenditori del carburante, ma questo guadagno sarebbe raggiunto a danno degli agricoltori, è quindi logico e soprattutto equo che di tale maggior guadagno ne possano beneficiare anche gli agricoltori, anello fin’ora debole della filiera ma centrale per tutto il processo produttivo. Quindi nella stesura dell’accordo di filiera queste valutazioni devono essere prese in considerazione e deve essere tutelata anche la posizione degli agricoltori.

Una considerazione che deve essere fatta a fine della valutazione è quella di ricordare che comunque il prospetto dei costi della produzione è una stima decisamente prudenziale, infatti come tasso di conversione dell’etanolo prodotto dalla granella di mais è stato preso il minore valore riscontrabile tra i lavori svolti; il prezzo di trasporto è considerato un prezzo per singolo trasporto, ma nell’ipotesi di produzione del biocarburante è possibile sicuramente accordarsi per un prezzo più basso, ipotesi possibile viste le ingenti quantità di biomassa da trasportare, inoltre per quanto riguarda la stima della parte di trasformazione, la miscelazione e la distribuzione sono stati presi dati abbastanza prudenziali.

Queste decisioni dovranno essere prese in sede regionale nel momento in cui vengono stipulati gli accordi di filiera, valutando bene i vari margini di guadagno di ogni singolo attore della filiera, senza danneggiare nessuno. Nel compiere queste valutazione la scelta deve ricadere nella determinazione di un prezzo da percepire agli agricoltori per tonnellata di mais che tenga conto dei costi che devono essere sostenuti per la messa a produzione della specie, ma anche della generazione di guadagni dell’intera filiera analizzando bene i flussi che potrebbero essere generati dall’immissione del biocarburante nel carburante fossile, infatti la differenza che c’è tra il prezzo di mercato del carburante e l’effettivo costo di produzione del bioetanolo, nell’ipotesi di esenzione dell’accisa non può essere destinata esclusivamente al rivenditore finale o al produttore di carburante ma deve essere distribuita equamente nell’intera filiera, considerando come ipotesi anche un prezzo superiore da corrispondere agli agricoltori, di quelli indicati e analizzati nel corso della valutazione.

Vediamo così che l’obiettivo raggiungibile attraverso l’attivazione della filiera di ricreare una centralità del ruolo dell’agricoltura all’interno dell’economia locale può essere raggiunto senza particolari riflessi sulla cittadinanza e senza diminuire i guadagni degli altri attori della filiera.

Altro aspetto da non sottovalutare ma anzi da prendere decisamente in considerazione come possibile alternativa per la produzione del mais sono le tecniche a basso apporto di input, sono tecniche che permettono di utilizzare il minimo indispensabile di input senza però diminuire significativamente la produzione. Cioè sono tecniche che permettono di diminuire l’incidenza dei costi sulla singola tonnellata, cioè a una diminuzione del 15% della produzione i costi produttivi si riducono di una percentuale decisamente maggiore. Questo potrebbe determinare una diminuzione del costo di produzione dell’etanolo, anche se tale tecnica portando a ridurre le quantità di produzione determina un aumento degli ettari da destinare a agroenergie.

Comunque è una strada che andrebbe analizzata maggiormente anche alla luce del fatto che tale tecnica di coltivazione viene sovvenzionata con un contributo comunitario di 600,00 €/ha per compensare i minori ricavi derivanti dall’adesione alla tecnica. Tale tecnica permetterebbe inoltre di rispettare maggiormente l’ambiente in quanto è proprio una tecnica che prevede si l’utilizzo dei componenti chimici, ma tale uso viene ridotto al minimo indispensabile.

Le conclusioni.

Sulla base dello studio svolto è possibile trarre delle conclusioni sull’attuale situazione dei biocarburanti in Italia e in particolar modo in Toscana. E’ auspicabile che nel territorio nazionale progetti concreti sull’attivazione di filiere agroenergetiche vengano resi operativi nel breve periodo in quanto come è stato evidenziato anche da questo studio di fattibilità la possibilità di produrre bioetanolo da utilizzare come carburante per il settore dei trasporti è una realtà concreta che se giustamente e prontamente incentivata può creare buone opportunità che si possono concretizzare in varie direzioni.

Il lavoro svolto ha permesso di evidenziare alcune peculiarità del settore preso in oggetto, un aspetto che non gioca molto a favore sicuramente è il fatto che non può prescindere da un azione politica volta a supportare la crescita del prodotto. E’ necessaria, almeno per quanto riguarda il breve periodo, la componente politica che possa attraverso esenzioni e incentivi sviluppare la nascita di impianti di produzione. L’azione politica dovrà andare anche nella direzione della concertazione dell’organizzazione di tavoli e accordi di filiera, in quest’ottica fondamentale sarà il ruolo che deve essere svolto dalle amministrazioni regionali, come indicato anche nelle direttive comunitarie. Altro strumento che è possibile utilizzare è quello di creare un sistema di sanzioni per coloro che non rispetteranno i limiti di immissione nel mercato dei biocarburanti, sistema che attualmente almeno nel territorio nazionale non è presente.

E’ arrivato il momento che dalle parole si passi ai fatti e che vengano poste in essere quelle azioni e quelle iniziative volte a sviluppare il settore dei carburanti di origine agricola.

Questo studio può essere un punto di inizio, sul quale poter basare le scelte future in sede regionale per lo sviluppo dei biocarburanti, infatti il lavoro ha cercato di porre l’accento sulle problematiche inerenti all’attivazione della filiera, inoltre il punto di vista seguito è stato quello di colui che deve programmare a livello regionale, o comunque di colui che ha il potere decisionale seguendo dinamiche che un amministratore pubblico dovrebbe avere. Anche le varie scelte che sono state effettuate sono state effettuate nel benessere e nell’equilibrio per la collettività.

Anzi va sottolineato come la Regione in questo caso ha la possibilità di giocare un ruolo fondamentale, infatti è proprio in tale sede che devono essere fatte le scelte e deve essere messo al centro del dibattito politico il ruolo che possono avere i biocarburanti per il sistema energetico regionale.

Tornando ad analizzare i risultati è possibile concludere che il costo di produzione che è stato calcolato durante la simulazione permette di poter considerare l’effettiva possibilità di porre in essere progetti volti alla costruzione della filiera, infatti un costo di produzione di 0,6513 €/litro è un buon punto di partenza sul quale basare la programmazione. Non va tralasciato il fatto che questo settore ha la possibilità attraverso investimenti nella ricerca di migliorare l’efficienza dell’intera filiera, i campi nel quale può intervenire la tecnologia sono molteplici ma è possibile affermare che quelli nel quale l’intervento potrebbe avere un grande impatto sono quelli inerenti la coltivazione del mais e quelli riguardanti gli impianti di produzione. E’ un settore che ha alti livelli di specializzazione tecnologica.

E’ possibile attraverso l’innovazione per esempio aumentare la produzione e la produttività delle coltivazioni, è possibile scegliere specie di mais che posso permettere una maggior resa in etanolo, cioè che abbiano un contenuto energetico maggiore, ma è anche possibile adottare tecniche di coltivazioni che possano permettere l’aumento della resa per ettaro e di conseguenza costi unitari per tonnellata di mais minore. Una delle possibilità è quella accennata alla fine del lavoro di coltivazioni integrate a basso livello di input. L’innovazione e gli investimenti possono essere una determinante importante per il rilancio ulteriore del settore agricolo.

Gli investimenti in tecnologia e comunque i progressi nel campo della ricerca possono inoltre riguardare gli impianti, è auspicabile che nel tempo i costi per la produzione si riducano e che il sistema diventi maggiormente efficiente. Inoltre se andiamo ad analizzare il caso americano è possibile evidenziare come gli impianti sono diventati nel corso del tempo sempre maggiormente efficienti sia in termini di produttività ma anche in termini di minor costi sostenuti. I campi di ricerca sono quelli inerenti all’ottimizzazione delle varie fasi produttive, con ricerche sui prodotti da utilizzare nelle varie fasi ma anche in termini di minor utilizzo energetico. Inoltre la curva d’esperienza nella produzione del bioetanolo è decisamente inclinata, questo determina una possibilità ulteriore di riduzione dei costi.

I possibili investimenti nel campo tecnologico e nel campo dell’innovazione possono essere anche una componente di vantaggio indiretto, il solo fatto di investire nella ricerca ha delle ripercussioni sul territorio decisamente positive. Può essere un elemento che permette di favorire ulteriormente l’integrazione tra pubblico e privato, il