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ANALISI COMPARATIVA

2. Perché loro

2.1 Analisi dei singoli personagg

Il primo personaggio di cui si tratterà, Titus Trebellenus Rufus, nonostante il suo cursus lo abbia portato più in alto di ogni altro cittadino di Iulia Concordia, non offre molte informazioni in questo ambito: come già visto in precedenza, infatti, non si hanno informazioni riguardo né la sua storia familiare né eventuali relazioni di rilevante importanza politico-sociale. Di conseguenza le riflessioni qui presentate dovranno quindi concentrarsi solo su quanto è noto riguardo Trebellenus stesso e la sua carriera politica, riguardo la quale si ha invece un maggior numero di dati: le ormai note fonti epigrafiche concordiensi e quanto riportato da Tacito (per dettagli si faccia riferimento alla scheda n°1) permettono infatti di ricostruire con grande precisione l'evoluzione politica del Nostro nel periodo compreso tra la sua questura e l'incarico in Thracia, e sempre lo storico fornisce informazioni riguardo la sua morte nel 35 d. C. in relazione alla caduta di Seiano. Ora, tali elementi presi nel loro complesso permettono di compiere la seguente deduzione: nel corso della sua ascesa politica Trebellenus si trovò assai fortemente favorito rispetto ai suoi competitori in virtù di un deciso interesse del

princeps; tale affermazione, sebbene come si è visto non certa, è sostenuta da una serie

di indizi e fatti riscontrabili nella biografia del Nostro. Inizialmente Trebellenus dovette assai probabilmente godere della fiducia dell'Imperatore in quanto i suoi unici incarichi noti possono essere datati ad lasso temporale precedente il 21 d. C., anno in cui inizia il ritiro a Capri di Tiberio; ora, dato che prima di questa fase a contare a Roma erano ancora i desideri e le volontà dell'Imperatore, il fatto che un incarico come quello in

Thracia (che, come Tacito illustra nella sua opera, doveva essere assai delicato) venisse

conferito proprio al Nostro comporta una precisa conseguenza: Trebellenus quasi certamente dovette al tempo stesso possedere grandi capacità politiche e diplomatiche e sopratutto trovarsi solidamente nelle grazie di Tiberio in quanto individui assai abili e fidati avrebbero potuto ricoprire questa posizione. Tuttavia tale attenzione del princeps verso Trebellenus non poteva essere il risultato di una situazione estemporanea ma piuttosto doveva essere il frutto di un lungo processo, e pertanto è possibile inoltre rileggere l'intero cursus honorum del nostro precedente il ritiro di Capri: partendo dall'idea che l'ascesa del Nostro sia stata favorita da un Tiberio impressionato dalle sue abilità nello svolgere i suoi compiti, il fatto che già dopo la pretura gli venisse appunto affidato un compito tanto importante è segnale che tali capacità assai probabilmente

furono evidenti sin dall'inizio della sua ascesa e che quindi anche l'interesse del

princeps assai probabilmente va fatto risalire agli albori della carriera di Trebellenus.

Come già detto, però, tale supporto non fu perpetuo: con il già menzionato ritiro a Capri, infatti, il Nostro andò a perdere il suo più potente sostenitore, e tuttavia quanto riportato da Tacito evidenzia che alla fine della sua vita Trebellenus fosse un individuo di non indifferente peso nella politica e nella società dell'epoca, dato che difficilmente in un'opera come quella di Tacito sarebbero apparsi personaggi di poca importanza; se ora si collega questo suo continuo successo anche dopo il 21 d. C. al suo coinvolgimento nelle repressioni successive la congiura di Seiano ne consegue che assai probabilmente il Nostro divenne assai rapidamente un suo sostenitore (anche se come già affermato all'interno della scheda epigrafica non è oggi noto il suo livello di partecipazione nel complotto), e questo gli permise di continuare la sua ascesa politica. Tale sostegno porta infine un'altra conseguenza, correlata alle origini di Trebellenus: si può ipotizzare che durante il suo dominio sulla politica romana Seiano avesse trovato il sostegno alla sua ascesa non nell'aristocrazia tradizionale ma piuttosto tra gli homini novi (fortemente presenti tra le schiere dei congiurati), e se a questa informazione si associa il fatto che il Nostro fosse un suo sostenitore apparentemente privo di antenati illustri e di origine italica, ne conseguirebbe che anche Trebellenus potrebbe essere identificabile come

homo novus.

Seguendo ancora una volta l'ordine in cui le epigrafi sono state presentate si passa ora a trattare di Persa, il quale però offre da dire ancora meno di Trebellenus: non solo neppure qui non si hanno informazioni riguardo la sua famiglia o altre relazioni personali, ma anche i dati concernenti la sua carriera politica sono assai scarsi e frammentari; e tuttavia è possibile formulare una piccola ipotesi. Come infatti si è accennato all'interno dell'appena menzionata scheda epigrafica, visti i sacerdozi da lui ricoperti e il modesto inizio politico Persa probabilmente iniziò la sua carriera come

homo novus, e tuttavia il monumento testimonia il conseguimento da parte sua

dell'incarico di praefectus aerari Saturni, carica che precedeva sempre il consolato suffetto e quindi l'accesso all'ordo senatorio; questo, se associato al suo status di patrono di Iulia Concordia, è indizio di una situazione simile a quella riscontrata per

Trebellenus: un personalità dotata di non comuni capacità e per mezzo di esse capace di

Terzo personaggio è Caius Arrius Antoninus, individuo del quale, diversamente dai due precedenti, si conoscono con un certo dettaglio non solo la carriera ma anche la storia familiare e una particolare relazione personale. Cominciando dalla famiglia del Nostro, quanto detto nel capitolo precedente permette di dedurre che quello di Arrius fosse un casato non solo assai prestigioso e dal grande peso politico, ma anche dalle origini assai antiche: il fatto che il suo più antico antenato conosciuto, il senatore Arrius Antoninus, non solo giunse alla carica di consul suffectus ma venne da Nerva preso in considerazione per la successione imperiale è sì indice delle qualità personali di questo, ma la tempo stesso testimonia l'importanza e il peso che il nome di questa famiglia doveva avere nella politica romana del tempo; tale rilevanza inoltre non si esaurì con questo antenato, come indicano le relazioni familiari a lui contemporanee e successive, tra cui va ricordato il suo legame con il futuro imperatore Antonino Pio. È quindi ragionevole ipotizzare che il nome della sua famiglia abbia avuto un peso non indifferente nel favorire la carriera del Nostro, anche se le iscrizioni a lui dedicate permettono di intuire che Arrius non doveva mancare di capacità amministrative e politiche proprie, visti i meriti della sua carriera: il Nostro, durante il suo cursus

honorum senatorio, ricoprì infatti per primo la praetura tutelaris e il giuridicato (due

nuovi incarichi istituiti da Marco Aurelio), contribuì a risolvere la crisi annonaria di

Iulia Concordia avvenuta in seguito all'invasione dei Quadi e dei Marcomanni e inoltre

giunse a rivestire il consolato; se a questo si ricollegano poi le già discusse circostanze legate alla sua morte si ottiene un quadro chiaramente assai simile a quello precedentemente dipinto per Trebellenus, con il princeps intento a favorire l'ascesa di un individuo particolarmente dotato dopo averne constatato l'abilità durante le prime fasi della carriera o forse sin dall'inizio del percorso politico, in questo caso petò in virtù del peso che il nome del casato possedeva nell'arena sociale. Tuttavia, diversamente dagli altri personaggi analizzati nel corso di questo lavoro, è per Caius Arrius Antoninus nota anche un'altra importante relazione, questa volta di tipo personale: a lui infatti scrisse più volte Frontone, noto scrittore e oratore romano e precettore di Marco Aurelio e Lucio Vero; queste epistole, in numero di quattro (anche se solo tre di esse solo davvero rilevanti) sono quindi assai interessanti in questo contesto in quanto permettono di ipotizzare che tipo di rapporto legasse mittente e destinatario. Analizzando questi testi appare innanzitutto evidente che quelle in questione siano missive di supplica o

raccomandazione, nelle quali il retore romano chiede a Caius Arrius Antoninus aiuto e supporto per due suoi conoscenti, Volumnius Serenus e Baburiana, i quali si trovavano al momento in situazioni difficili; tuttavia oltre che al contenuto delle epistole stesse vanno prese ora in considerazione anche le rispettive posizioni politiche e sociali di Frontone e del Nostro. Il fatto che il retore avesse deciso di rivolgersi proprio al Nostro potrebbe essere inizialmente spiegato in virtù della loro comune origine africana (già precedentemente menzionata all'interno della scheda epigrafica), la quale comportava ovviamente un condiviso background culturale e relazionale; tuttavia, visto il suo ruolo di precettore presso il princeps, Frontone doveva ovviamente possedere nella politica e nella società del tempo di un'ovvia influenza, e di conseguenza il fatto che egli chiedesse il supporto proprio di Arrius in queste situazioni deve essere visto alla luce non solo della comune origine ma soprattutto dell'ormai evidente grande peso che anche questo individuo doveva rivestire all'interno della politica del tempo: infatti, se un individuo come Frontone sentiva il bisogno di ricorrere al supporto del Nostro, pure questo doveva per forza di cose essere in grado di esercitare un'influenza nella società e nella politica romana paragonabile a quella dell'oratore.

Prossimo personaggio in elenco è Caius Cominius Agricola, il più antico dei Cominii noti a Iulia Concordia; purtroppo però questo è uno di quei personaggi di cui praticamente nulla è possibile dire, in quanto riguardo a lui sono certe solo l'appartenenza al ceto equestre e un legame familiare (la cui esatta natura è però ignota) con gli assai più noti Publius Cominius Clemens e Cominius Bonus Agricola, mentre nulla è noto riguardo i dettagli concernenti la sua carriera politica e le sue relazioni familiari e personali.

Se, come appena detto, per Caius Cominius Agricola pochi sono i dati a disposizione, differente è invece la situazione concernente Publius Cominius Clemens, sia per la sfera familiare che per quella politica. Per quanto concerne il primo di questi ambiti, solo una particolare relazione differenzia il Nostro dal suo predecessore: come una già menzionata epigrafe aquileiese permette di dedurre, infatti, Cominius era sposato con

Desticia Titi filia Plotina clarissima femina, figlia appunto di T. Desticius Iuba, senatore

concordiense a cui sono da ricollegarsi due differenti epigrafi analizzate nel corso di questo lavoro. Tale unione è assai rilevante in quanto (come si evince dai testi a lui dedicati) il Nostro, sebbene esponente insigne del suo ceto, fu e rimase sempre un

membro dell'ordo equestre: il fatto quindi che egli sia riuscito a imparentarsi con una famiglia di classe senatoria assai probabilmente non fa che confermare ciò che è stato più volte detto, ossia che quella di Cominius fu un'ascesa politica alquanto prominente, al punto da far passare in secondo piano le sue origini “modeste” (almeno dal punto di vista di un appartenente all'ordo senatorio). Purtroppo questa relazione, sebbene permetta di confermare tale rilevante posizione assunta dal Nostro alla fine della sua carriera, non fornisce alcuno spunto riguardo eventuali fattori di carattere personale che favorirono l'ascesa di Cominius, mentre neppure in questo caso le note relazioni familiari permettono di formulare ipotesi decisive: come illustrato nel capitolo precedente il Nostro e Cominius Bonus Agricola (unico altro membro di questo casato oggi noto) assai probabilmente erano contemporanei, ma la ridotta carriera di quest'ultimo induce a escludere la possibilità che questo possa aver in qualche modo influenzato la più gloriosa ascesa di Publius Cominius Clemens. Per quanto concerne invece i dati relativi la carriera, si può iniziare sostenendo che, prendendo in considerazione gli incarichi rivestiti da Cominius, appare evidente che escluse le procuratele tutto il cursus honorum del Nostro si svolse in Italia e che la sua ascesa sia stata non solo estremamente rapida ma anche dominata da incarichi “pacifici”; ora, partendo da queste premesse, possono essere tratte due differenti conclusioni: in primis è possibile sostenere che Cominius sia stato oggetto di una certa attenzione da parte del

princeps vista l'inusuale velocità della sua ascesa, attenzione che come già detto in

precedenza era però generalmente riservata a individui dotati di capacità non comuni, e questo pertanto permette di affermare che anche il Nostro doveva essere uno di questi abili soggetti; in secundis si può ipotizzare, viste la chiara tendenza della carriera di

Cominius di propendere verso l'amministrazione civile piuttosto che verso l'esercito, la

possibile attenzione imperiale e le presumibili grandi capacità, che vi fu una chiara volontà di mantenere il Nostro lontano dai campi di battaglia per ragioni ben precise. Tuttavia quali fossero questa ragioni non è certo: da un lato Lettich419 sostiene che sia

stato un preciso desiderio di Marco Aurelio prima e di Commodo poi, di proteggere

Cominius dai rischi della guerra, e tuttavia l'importanza che il servizio militare e

l'esercito rivestivano nelle cultura romana potrebbe indurre a ipotizzare invece un differente disegno, nel quale quella scelta fu motivata forse proprio da quelle non 419LETTICH 1994, pp.71-72.

comuni abilità del Nostro, le quali forse erano più appropriate all'ambito civile piuttosto che a quello militare.

Procedendo seguendo l'ordine in cui sono state analizzate le schede epigrafiche, il prossimo personaggio a comparire è Titus Desticius Severus, individuo del quale può essere detto di più grazie alle informazioni relative alla carriera che non in virtù di quelle concernenti la famiglia: nonostante si abbiano notizie relative ad un buon numero di membri di questo casato, infatti, il Nostro è l'esponente più antico oggi noto, e pertanto nulla può essere detto di preciso riguardo l'influenza del nome familiare sulla sua carriera personale. Per quanto concerne i dati ricavabili dalla carriera, invece, le iscrizioni dedicate a Severus permettono di compiere qui alcune osservazioni, le quali consentono poi di giungere alle seguente conclusione: anche qui, al pari dei casi precedentemente analizzati, ci si trova dinanzi ad un individuo dotato di capacità non comuni, le quali gli consentirono di intraprendere una solida e luminosa carriera: innanzitutto il primo punto a sostengo di questa ipotesi riguarda un punto specifico della carriera di Severus, ossia il suo incarico di procurator in Cappadocia e Galatia, svoltosi in una fase assai delicata per l'intera regione orientale (durante la presenza di Lucio Vero in Armenia), e il fatto che proprio il Nostro sia stato scelto per questa posizione è indicativo delle sue abilità; in secondo luogo, invece, è da considerare la carriera di

Severus nel suo complesso (va ricordato che riuscì a raggiungere la grande procuratela

della Gallia Belgica, incarico assai prestigioso e importante) e la sua primazia tra i

Desticii stessi; infine va ricordata l'iscrizione onoraria aquileiese già menzionata nel precedente capitolo in quanto essa, nonostante la sua evidente frammentarietà, evidenzia come l'influenza del suo protagonista eccedesse l'ambito prettamente locale. Infatti questo genere di epigrafi (come si vedrà meglio nel paragrafo 3) erano generalmente realizzate in centri in cui il peso del dedicatario fosse tale da “giustificare” il costo economico per i dedicanti in termini di profitto politico e sociale. Va poi aggiunto che come già detto non si hanno oggi informazioni che permettano di ricostruire un quadro relativo agli antenati di Titus Desticius Severus, e vista l'avanzata fase storica rispetto la fondazione della colonia, questo è assai probabilmente segnale di una certa mediocrità del casato all'interno della vita della colonia di Iulia Concordia; di conseguenza è ragionevole supporre che i meriti della sua ascesa siano quindi quasi totalmente da attribuire a lui, vista l'impossibilità di un qualche supporto da parte di familiari influenti.

Prossimo personaggio ad apparire è Titus Desticius Iuba, secondo membro noto della famiglia dei Desticii, riguardo il quale però si hanno assai meno informazioni rispetto al suo predecessore (problema questo comune anche ai successivi membri di questo casato): nessuna informazione relativa alla sua carriera compare infatti nell'unica iscrizione a lui dedicata, e pertanto nessuna riflessione è davvero possibile; solamente il fatto che al Nostro venne dedicata questa epigrafe con il supporto della colonia è un fatto certo, ma questa azione potrebbe essere stata motivata da un gran numero di ragioni non legate alla sfera politica.

Diversamente da quanto appena detto per il suo omonimo, con Titus Desticius Iuba c. v. la situazione appare assai differente: anche se neppure qui si hanno elementi che permettano di ricostruirne la carriera, infatti, la presenza della sigla senatoriale c. v. è segnale di un chiaro avanzamento di status da parte di questa famiglia all'interno della società romana dell'epoca; inoltre l'epigrafe stessa porterebbe a pensare che tale promozione sia avvenuta per mezzo di una adlectio inter praetorios, e questo indurrebbe quindi a pensare ad una situazione assai tipica dell'età imperiale, ossia l'ingresso nella classe senatoria per mezzo del favore imperiale. L'ovvia conseguenza di questa affermazione è che quella dei Desticii doveva essere una famiglia assai stimata dal governo imperiale e i cui membri (presenti e passati) dovevano aver dato continua prova delle loro capacità politiche e amministrative, e pertanto è possibile sostenere che la carriera del Nostro e anche quella del suo predecessore Titus Desticius Iuba dovevano essere state alquanto ragguardevoli, anche se come già detto i dettagli di esse oggi sono ignoti.

L'ultimo individuo presentato in questo lavoro è Desticius Iuba. Il più recente tra i membri conosciuti della famiglia dei Desticii, anche di questo personaggio assai ben poco è oggi noto, sia sul piano familiare che su quello politico: se per il secondo l'unica informazione disponibile, fornita dall'iscrizione stessa, è il suo decemvirato, per il primo non vi sono informazioni precise a riguardo. Di conseguenza è sì possibile affermare che il Nostro, prima del suo decesso (come già detto all'interno della scheda epigrafica,

Desticius Iuba assai probabilmente morì assai giovane), iniziò a percorrere il cursus honorum senatoriale e che assai probabilmente il nome della sua famiglia ebbe un suo

ruolo nel favorirlo, tuttavia i dettagli riguardo questa influenza non sono come detto oggi deducibili: vi è un'ipotesi riguardo una più precisa relazione familiare tra il Nostro

e gli altri membri della famiglia, ma non tutti gli studiosi in apparenza la accettano.

2.2 Confronto

Avendo quindi fornito un sufficientemente chiaro ed esteso quadro di tutti quegli elementi che contribuirono all'ascesa dei Nostri, è ora possibile confrontare i dati in esame e a partire da essi trarre delle conclusioni.

Il primo aspetto a risaltare pesantemente è la presenza quasi ubiquitaria dei grandi casati: mettendo a paragone i vari personaggi analizzati nel corso di questo lavoro, infatti, appare chiaro come essi siano quasi tutti appartenuti più o meno certamente a grandi famiglie dell'ordo senatorio o al massimo equestre, dotate quindi di un certo potere e prestigio, in possesso di mezzi economici non indifferenti e di conseguenza assai probabilmente già da tempo inserite nell'amministrazione e nel governo della colonia; certo, è possibile affermare che queste epigrafi non rappresentino la totalità delle iscrizioni concordiensi viste le perdite avvenute nel corso dei secoli, ma nel complesso è possibile considerarle, in assenza di elementi discordanti, un campione sufficientemente realistico della realtà antica della colonia (questo ragionamento, com'è ovvio, sarà alla base anche delle conclusioni successive). Ad ogni modo questa prima considerazione è assai importante per via della sua ovvia conseguenza: vista tale decisa presenza degli appartenenti agli unici due noti grandi casati dei Desticii e dei Cominii tra quei concordiensi che furono capaci di emergere al di là dell'orizzonte locale, è infatti possibile sostenere che un nome familiare prestigioso doveva avere un peso alquanto rilevante nell'ascesa politica e sociale; come è difatti noto nella società romana ogni grande casato era al centro di una assai estesa rete di relazioni politiche, sociali e economiche di natura sia prettamente personale (legate quindi alle connessioni incentrate sul singolo) sia appunto familiare (un esempio a Iulia Concordia può essere il lungo legame tra i Desticii e i Marci Claudii), e tale complesso di rapporti doveva sin da subito fornire a quegli individui che iniziavano la loro ascesa un solido capitale politico