Capitolo 5 LA STRUTTURA FINANZIARIA
5.3 ANALISI DELLA LIQUIDITA’
Il concetto di liquidità o solvibilità aziendale di breve periodo, così come quello di solidità patrimoniale, attiene agli equilibri finanziari della gestione.
Oggetto di indagine dell’analisi di liquidità è la capacità dell’azienda di adempiere agli impegni finanziari di breve periodo.
In altre parole, l’analisi di liquidità mira a verificare che l’azienda sia in grado, tramite la liquidità esistente e le entrate attese per il breve periodo, di fronteggiare le uscite attese per il breve periodo.
Poiché, per convenzione, il breve termine è riferito ad un orizzonte temporale di 12 mesi, tale condizione verifica la sussistenza degli equilibri finanziari con riferimento all’intero esercizio successivo.
Affinché l’azienda sia solvibile, tale condizione deve tuttavia essere verificata in qualsiasi istante compreso nei 12 mesi successivi alla data di riferimento del bilancio. Si tratta, in altre parole, di una condizione che deve essere verificata continuamente.
Per l’analisi della liquidità, vengono utilizzati diversi margini o quozienti.
Nel presente lavoro, è possibile, però, calcolare solo il quoziente di disponibilità. Altri margini o quozienti non possono essere calcolati perché non si ha la disponibilità dei dati necessari.
Tab. 5.10 – Quoziente di disponibilità
Dimensione 1988 1989 1990 1991
> 49 1,9 1,6 1,3 1,4
50-499 1,6 1,5 1,3 1,4
< 500 1,4 1,4 1,3 1,3
SETTORE 1,4 1,4 1,3 1,3
Osservando la Tab. 5.10 salta subito all’occhio che il quoziente di disponibilità è per ogni anno e per ogni classe dimensionale maggiore di uno. Questo vuol dire che tutte l’attivo circolante è maggiore del passivo corrente e che dunque si ha, complessivamente, un’ottima situazione sotto il profilo della liquidità.
Una critica frequentemente mossa all’utilizzo del quoziente di disponibilità riguarda la presenza del magazzino al numeratore, in ragione della sua non diretta attinenza con i problemi della liquidità.
Il magazzino, infatti, rappresenta un impiego non numerario non sempre destinato a convertirsi in breve tempo in impiego numerario.
Innanzitutto, esso comprende, quasi sempre, una scorta vincolata9 la cui posizione è più vicina all’attivo fisso che all’attivo circolante.
Inoltre, la parte non vincolata non sempre presenta una liquidabilità a breve. Infatti, prima che le materie prime, i semilavorati e i prodotti finiti diventino liquidità, devono attraversare diversi stadi.
Nelle diverse realtà analizzate, però, si hanno quozienti di struttura secondario (Tab. 5.8) superiori all’unità e quindi il passivo permanente può supportare il finanziamento del magazzino.
Bisogna sottolineare, inoltre che, un coefficiente di disponibilità positivo non rappresenta una condizione sufficiente e necessaria per l’esistenza dell’equilibrio di liquidità.
Sufficiente perché, sono necessarie, due condizioni completive, ossia: le entrate devono essere in fase con le uscite e il movimento delle entrate e delle uscite della gestione ulteriore10non deve turbare la liquidità precedente.
Un quoziente di disponibilità positivo non è condizione necessaria per l’esistenza dell’equilibrio di liquidità. In altre parole, un margine di disponibilità negativo non è indice assoluto di una illiquidità della gestione. La situazione di illiquidità durante l’anno potrebbe essere temporaneamente differita con un succedersi favorevole delle entrate e delle uscite, nel senso che le prime precedono le seconde. In secondo luogo, la carenza di liquidità a fine anno potrebbe essere eliminata dagli andamenti delle entrate e delle uscite relativa alla gestione ulteriore, se le prime fossero superiori alle seconde in misura sufficiente ad azzerare il deficit di liquidità.
9
Questa scorta può essere inserita, con l’attivo fisso, nell’ambito dell’attivo immobilizzato.
10 La gestione ulteriore, si riferisce a nuove entrate e nuove uscite che si formano per la normale
continuazione della gestione (acquisti, vendite, incassi, pagamenti, ecc.). In questo caso si potrebbe verificare una disarmonia delle entrate e delle uscite legate alla gestione successiva alla data di riferimento del bilancio, che può essere imputabile, a sua volta, ad un vero e proprio disequilibrio di tipo economico (nel senso che i ricavi che generano entrate sono inferiori ai costi che generano uscite), ovvero ad una asincronia di origine puramente finanziaria (nel senso che le entrate generate dalla gestione ulteriore, pur essendo in valore assoluto superiori alle corrispondenti uscite, hanno scadenze successive a queste ultime).
A questo punto, è necessario dire che per meglio interpretare l’indice di disponibilità è necessario effettuare un’analisi integrata, e cioè bisogna calcolare gli indici di rotazione del capitale circolante netto11e della durata media del ciclo del circolante, ed inoltre studiare i piani di tesoreria.
Purtroppo, come detto precedentemente, i dati a disposizione non consentono il calcolo di ulteriori indici e l’analisi di liquidità di breve periodo è stata effettuando valutando esclusivamente il quoziente di disponibilità, nonostante i limiti sopra esposti.
11
Gli indici di rotazione del capitale netto indagano la velocità di trasformazione in forma liquida delle
singole classi di valori dell’attivo circolante e la velocità di estinzione delle passività correnti. L’equilibrio finanziario di breve termine è di più agevole raggiungimento, a parità di altre condizioni, quando la velocità di ritorno in forma liquida dell’attivo circolante è superiore alla velocità di estinzione
CAPITOLO 6
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LA PRODUTTIVITA’
6.1
LA PRODUTTIVITA’ DEL PERSONALE
I quozienti di produttività consentono, a parità di altre circostanze, di esprimere valutazioni sulle modalità di utilizzo dei fattori della produzione a disposizione dell’impresa.
La loro funzione è fornire informazioni complementari sulla tipologia del processo tecnico aziendale, completando quelle fornite dal ROI, dal turnover e dagli altri indicatori.
Essi rappresentano quindi un ulteriore livello di approfondimento dell’analisi e rappresentano parametri significativi a livello settoriale.
6.1.1 Fatturato Medio Pro-Capite
Il valore della produzione pro-capite mette in relazione il valore della produzione e il numero dei dipendenti.
Tab. 6.1 Valore della produzione pro capite (milioni di lire)
Dimensione 1988 1989 1990 1991
> 49 1.666 2.242 1.548 1.756
50-499 338 360 344 379
< 500 191 212 231 244
SETTORE 231 253 275 296
Osservando la Tab. 6.1, è subito evidente un forte distacco della classe dimensionale con meno di 49 addetti rispetto alle altre due classi dimensionali, rispettivamente con addetti compresi tra 50 e 499, e con più di 500 addetti.