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Capitolo 5 LA STRUTTURA FINANZIARIA

5.2 L’ANALISI DELLA SOLIDITA’ PATRIMONIALE

Per comprendere se la configurazione del patrimonio aziendale conferisce all’azienda la capacità di tenere in equilibrio entrate e uscite monetarie nel medio-lungo termine si effettua l’analisi della solidità patrimoniale.

Si tratta dunque di un’analisi sugli equilibri finanziari della gestione. Con l’analisi della solidità patrimoniale, in particolare, si studiano le possibilità di mantenimento tendenziale dell’equilibrio finanziario con riferimento al tempo non breve.

Il patrimonio aziendale è solido se in grado di resistere agli eventi negativi, di tipo interno od esterno, che potranno verificarsi nell’ambito della gestione aziendale.

Un’azienda solida ha buone probabilità di superare disequilibri economici o finanziari di breve periodo, in quanto il suo assetto patrimoniale le consente di assorbire gli effetti negati di tali disequilibri senza compromettere la continuità della gestione.

La solidità patrimoniale è quindi la capacità dell’azienda di mantenersi in tendenziale equilibrio finanziario nel medio-lungo termine.

Tale capacità dipende essenzialmente da due ordini di condizioni:

1. La correlazione tra impieghi a medio-lungo termine le fonti a medio-lungo termine;

La prima condizione attiene alle modalità con le quali vengono finanziate le immobilizzazioni, caratterizzate dal lungo tempo di ritorno in forma liquida e quindi maggiormente rilevanti per il mantenimento tendenziale dell’equilibrio finanziario. L’attivo fisso dovrebbe essere finanziato prevalentemente con il passivo permanente.8

La seconda attiene alla tipologia delle fonti di finanziamento, analizzate non sotto il profilo della velocità di estinzione, ma in merito al loro impatto sul rischio aziendale e sull’autonomia nelle scelte di finanziamento degli impieghi. Le scelte relative alla struttura dei finanziamenti hanno infatti effetti diretti sul rischio aziendale, in particolare sul rischio di insolvenza, e sull’autonomia dell’azienda dai finanziatori. Tali scelte possono compromettere la solidità aziendale qualora creino condizioni di elevato rischio di insolvenza e di forte dipendenza finanziaria. In tali condizioni, l’azienda è infatti molto più vulnerabile ai fenomeni negativi che la gestione o l’ambiente possono riservare. L’analisi sul finanziamento delle immobilizzazioni viene generalmente esplicitata attraverso: il quoziente primario di struttura; il quoziente secondario di struttura.

A questo punto, si procede al calcolo del quoziente primario di struttura nelle diverse classi dimensionali:

Tab. 5.7 – Quoziente primario di struttura

Dimensione 1988 1989 1990 1991

> 49 0,9 1,5 1,3 1,1

50-499 1,4 0,9 0,8 0,8

< 500 1,0 1,0 0,9 0,9

SETTORE 1,1 0,9 0,9 0,8

Con il quoziente di struttura primario, si valuta la capacità dei mezzi propri di finanziare l’attivo fisso. Per la piccola azienda, il quoziente supera l’unità nel 1991, dunque, in medie, le aziende appartenenti alla classe dimensionale con

8

meno di 49 addetti riescono a finanziare l’attivo fisso ricorrendo esclusivamente ai mezzi propri.

Per la media impresa, il quoziente primario di struttura, pur mantenendosi nel 1991 ad un livello accettabile, subisce un decremento nel corso degli anni.

Per la grande impresa, si registra un lieve calo negli anni 1990 e 1991, ma comunque il livello del quoziente rimane sempre ad un livello accettabile sotto il profilo della solidità.

Complessivamente, si assiste ad una situazione generale positiva dal lato della solidità.

Per completezza si analizza anche il quoziente di struttura secondario:

Tab. 5.8 – Quoziente secondario di struttura

Dimensione 1988 1989 1990 1991

> 49 2,5 2,2 2,0 2,0

50-499 2,2 1,7 1,5 1,5

< 500 1,6 1,7 1,5 1,4

SETTORE 1,8 1,7 1,5 1,5

Per la grande e per la media impresa si ha (Tab. 5.8) un quoziente secondario di struttura in diminuzione nell’ultimo anno rispetto al 1988 ma sempre positivo. La piccola impresa, che da un quoziente pari a 2,5 nel 1988 passa nel 1991 ad un valore pari a 2,0, registra un valore superiore rispetto alle altre classi dimensionali.

Con il passivo permanente, le tre classi dimensionali, finanziano anche parte dell’attivo corrente. Il finanziamento dell’attivo corrente con il passivo consolidato può risultare un’operazione corretta se il finanziamento è diretto al magazzino, che è ritenuta la parte meno liquida del corrente.

E’ importante sottolineare che, per la classe dimensionale corrispondente la piccola impresa, un margine di struttura secondario così elevato comporta una potenziale possibilità di maggior nuovi investimenti per poter intraprendere nuove strategie necessarie per affrontare la situazione di crisi.

Inoltre, le immobilizzazione presenti, in media, nella classe dimensionale con numero di addette inferiore a 49 dipendenti, sono meno ammortizzate rispetto alle altre classi dimensionali. Questo aspetto posticipa la necessità di rinnovo delle immobilizzazioni con un conseguente aumento di autonomia decisionale in merito a nuovi investimenti.

Un altro aspetto della solidità aziendale riguarda l’autonomia finanziaria, ossia più un’azienda è indebitata e meno è la sua possibilità di effettuare scelte di reinvestimento nel momento in cui la poste fisse dell’attivo si trasformano in liquidità.

L’ammortamento, che è la parte liquida annuale dell’investimento fisso, diventa liquidità spendibile se il fisso è stato finanziato con mezzi propri, mentre se il finanziamento è avvenuto attraverso il ricorso a debiti, allora l’ammortamento andrà a coprire la quota di rimborso del debito e per attuare ulteriori investimenti bisognerà far ricorso a nuovi finanziamenti. La possibilità di rinnovo delle immobilizzazioni dipendono dalla possibilità di reperire nuovi finanziamenti. Il grado di indebitamento delle diverse classi dimensionali è misurato dal quoziente di indebitamento:

Tab. 5.9 – Quoziente di indebitamento

Dimensione 1988 1989 1990 1991

> 49 3,3 2,2 2,9 3,1

50-499 2,2 2,6 2,5 2,7

< 500 2,5 2,6 2,9 2,1

SETTORE 2,4 2,6 2,7 2,3

Per la prima e anche l’ultima classe dimensionale, rispettivamente con numero di addetti minore di 49 e maggiore di 500, si rileva (Tab. 5.9) una diminuzione del quoziente di indebitamento. Per la media impresa, il quoziente è in aumento. La classe dimensionale, in media, più indebitata risulta quella con meno di 49 addetti.

Per la valutazione della solidità aziendale è importante valutare più che il quoziente di indebitamento, il quoziente di indebitamento finanziario ( Tab. 5.6).

Si era detto in precedenza, che l’indebitamento finanziario aumentava sia per la piccola che per la media impresa, anche se per la prima l’aumento era davvero minimo. Invece, per la grande impresa si registrava una diminuzione.

Si può concludere dicendo che, nonostante la piccola impresa abbia un livello di indebitamento maggiore, principalmente a breve, risulta solida con un quoziente di struttura primario e secondario superiore all’unità e maggiore delle altre classi, e con un minore invecchiamento delle immobilizzazioni tecniche.

Per la grande azienda si rileva una diminuzione del quoziente di indebitamento e nel particolare una diminuzione dell’indebitamento finanziario. La grande azienda, che sostiene ingenti investimenti fissi, probabilmente per il rinnovo di immobilizzi tecnici, nel corso dei quattro anni aumenta l’importo dei debiti a breve e di quelli a lungo, ma al tempo stesso aumenta anche i mezzi propri. I valori relativi ai quozienti di struttura primario e secondario sono alquanto soddisfacenti e la dipendenza finanziaria in diminuzione. Complessivamente, si assiste ad una situazione iniziale stabile e tendenzialmente in miglioramento nell’ultimo anno.

Infine, per la media impresa si evidenzia un aumento dell’indebitamento che si sostanzia in un incremento di quello finanziario. L’aumento dell’indebitamento finanziario, principalmente a lungo (Grafico 5.2) è giustificato dal processo di automazione presunto. Il quoziente primario e secondario, per la media azienda, anche se in diminuzione risultano comunque a livelli soddisfacenti.